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Sempre dal blog di Antonio Genna:
Julie de Bona – Le Bazar de la Charité (TF1) Le Bazar de la Charité, la fiction evento di TF1 che in Italia arriverà dal 26 dicembre su Netflix con il titolo Destini in fiamme, porta in scena il destino di tre donne molto diverse, sopravvissute al drammatico incendio che ha sconvolto la Parigi di fine ‘800. Julie de Bona interpreta Rose, la cameriera di Alice Jeansin, e racconta qualcosa del suo personaggio, di come si è calata nei panni di una donna rimasta profondamente ferita dal fuoco. “Io ho il ruolo di Rose Rivière, una domestica della famiglia alto borghese dei Jeansin, interpretati da Antoine Duléry, Florence Pernel e Camille Lou. Rose è una ragazza del tutto normale, coraggiosa, generosa, devota, al servizio degli altri. E’ molto innamorata del marito, che lavora come cocchiere della famiglia. E’ un matrimonio d’amore e questo è assai raro, assai moderno per quei tempi. La coppia ha un sogno e lo sta per realizzare: partire e rifarsi una vita negli Stati Uniti. Ma la tragedia del Bazar de la Charité stravolgerà completamente le loro vite. Ammetto che non conoscevo per niente la storia di questo dramma. Credevo di essere l’unica a non saperne nulla, poi ho capito che non era così. Ma si tratta di un evento che ha segnato profondamente delle generazioni. Prima delle riprese ho letto un romanzo, mi sono documentata sul contesto politico perché il mio personaggio fa parte della classe operaia. Inoltre molte persone hanno degli aneddoti familiari su questo fatto, ci sono numerose testimonianze dell’epoca di gente che è sopravvissuta all’incendio. Rose è la più sfortunata delle tre protagoniste. Per cercare di soccorrere Alice (Camille Lou) rimasta indietro, viene spinta nelle fiamme dal fidanzato di quest’ultima e rimane gravemente ustionata e sfigurata. Per capire meglio il personaggio ho cercato di mettermi in contatto con associazioni che si occupano di persone ustionate, però è davvero troppo difficile per le vittime parlarne. Su Instagram c’è una ragazza ustionata che ha cominciato a fare dei video per parlare di sé. Racconta tutto il dolore, il ricovero, lo shock quando si è vista. Ho potuto trarre un po’ ispirazione da questi filmati. Nella sua condizione di domestica, Rose non ha speranze né futuro. Una persona gravemente ustionata oggi può creare empatia. Non la si può emarginare dalla società. A quell’epoca invece si veniva emarginati, lei non esisteva più. Bisognava lavorare su questo. Per me è stata una grande sfida e non ho esitato un attimo quando me l’hanno proposta. E’ stato un vero e proprio dono. Credo che Rose sia una sopravvissuta, ma credo abbia un qualcosa della supereroina. Non si arrende, nemmeno quando scopre di essere incinta. Quando mi sono vista deturpata, mi son detta che forse io non ce l’avrei fatta. Prima di iniziare le riprese ero spaventata, non sapevo come potevo interpretarla, se sarei stata all’altezza. Ho recitato con il corpo, con gli occhi , con la voce, persino con il respiro. E’ stato destabilizzante perché ho dovuto ripensare il modo con cui ho imparato il mio lavoro. Ma ho avuto una grande fiducia nel regista, Alexandre Laurent. Senza dubbio è il progetto più straordinario, il ruolo più impegnativo, inatteso, da togliere il fiato, della mia carriera. Recitare le scene dell’incendio è stato qualcosa di tutt’altro che facile. C’erano le fiamme attorno a me, anche se sono state prese tutte le misure di sicurezza, era lo stesso terrificante. Fisicamente era difficile e sfiancante perché bisognava ripetere più volte le scene. Alla fine di quelle sequenze ho pianto. Recitando però, tutto diventa istintivo. La vera sfida per me era rendere credibile come Rose sia uscita da quell’inferno, di come il corpo e la testa possano reagire a un trauma del genere”.Attached Image
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