CITAZIONE
Andrea del Verrocchio, in origine Andrea di Michele di Francesco de' Cioni, nato a Firenze fra il 1434 ed il 1437, fu uno scultore, orafo e pittore fiorentino che tra gli scultori italiani del primo Rinascimento divenne famoso quasi come Donatello.
Della sua vita ci sono rimaste poche note biografiche, era figlio di Michele di Francesco Cioni, edile, in famiglia i soldi scarseggiavano sempre e Verrocchio, dopo la morte del padre, dovette mantenere la madre e gli otto fratelli; per questo non si sposò mai.
Iniziò a lavorare come orafo, nella bottega di Giuliano Verrocchi, dal quale sembra che Andrea abbia in seguito preso il cognome per dedicarsi alla pittura verso il 1465 quando lavorò con Fra Filippo Lippi nel coro del Duomo a Prato. Alcuni storici sostengono, che Verrocchio fosse stato allievo di Donatello, ma, basandosi sul suo stile, sembra più probabile che lavorasse con Antonio Gamberelli, chiamato Antonio Rossellino per il colore dei suoi capelli.
La reputazione del Verrocchio andò via via affermandosi, figura tipica dell’artista imprenditore di se stesso, guidò una importante scuola d’arte (bottega) di Firenze in cui, oltre a dipingere ed a scolpire, si realizzavano armi ed armature di pregio, oltre ad oggetti che richiedevano un’alta preparazione artistica ed un notevole impegno tecnico per l’esecuzione. Nella sua bottega molti artisti del Rinascimento italiano hanno studiato pittura e scultura; gli studenti che divennero altrettanto famosi furono Leonardo da Vinci ed il Perugino che, a sua volta, divenne maestro di Raffaello.
Riconosciuta la sua abilità di orafo e di scultore, già ai suoi tempi fu molto discussa l’attività pittorica, anche per l’impossibilità di distinguerla da quella dei suoi allievi. Lo stile del Verrocchio in pittura è intensamente realistico, con modi ripresi dalla pittura fiamminga, costruito da una linea espressiva e ricca di pathos.
Tra il 1474 e il 1475 realizzò il Battesimo di Cristo, ora agli Uffizi, con il giovane allievo Leonardo da Vinci, che dipinse quasi sicuramente l'angelo di sinistra e i fondali paesistici. La sua crescita artistica fu stimolata da Piero de Medici e da suo figlio Lorenzo, patroni di Firenze, ma solo dopo la morte di Donatello nel 1466, divenne il loro scultore preferito, fino a quando l'artista si trasferì a Venezia per realizzare la statua equestre del condottiero Bartolomeo Colleoni eretta in Campo San Giovanni Battista.
Nel 1465 circa scolpì il lavabo della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, mentre tra il 1465 e il 1467 eseguì il monumento funebre di Cosimo de' Medici nella cripta sotto l'altare della stessa chiesa e nel 1472 terminò il monumento funebre per Piero e Giovanni de' Medici.
Non vi sono tracce di lavori del Verrocchio fatti a Roma, anche se si dice vi sia stato per lavori commissionati da papa Sisto IV. Lo stesso Domenico Ghirlandaio, maestro di Michelangelo, fu temporaneamente in contatto col Verrocchio.
Molti artisti che si formarono in quel tempo si ispirarono al suo stile, fra questi anche personaggi famosi come Sandro Botticelli e Francesco di Giorgio.
Il Verrocchio, per la sua tirchieria, per l'abitudine a piangere eternamente miseria e per risposte mordaci fu una fonte inesauribile di aneddoti, come quello che lo vede contrapposto al doge di Venezia. Lo scultore fiorentino aveva appena terminato il modello di cera del Colleoni quando un altro scultore, Vellano di Padova, grazie ad intrighi e parentele era riuscito ad ottenere l'incarico di fondere il cavaliere, lasciandogli soltanto il cavallo. Preso dalla collera, Verrocchio decapitò il proprio modello ed il Doge, altrettanto arrabbiato, lo minacciò intimandogli di andarsene da Venezia, pena la testa. L'artista prontamente ribatté: "Me ne guardo bene, perché io so rifare il capo ad un cavallo, mentre voi non sapete riappiccicare la testa agli uomini!".
Andrea del Verrocchio morì improvvisamente a Venezia nel 1488 mentre stava lavorando al Colleoni; alla Galleria degli Uffizi ed in molti musei del mondo sono custodite le sue opere fra le quali sono da ricordare il magnifico Candelabro del 1468 ora al Museo di Amsterdam, il Putto con delfino, la Dama col mazzolino, il monumento funebre di Francesca Tornabuoni.