Palazzo Medici Riccardi

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    Parliamo della cappella in particolare perché è quanto di più rinascimentale e mediceo rimasto nel palazzo, ma se volete discutere dell'intera struttura nessun problema.

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    CITAZIONE
    La cappella di Palazzo Medici è uno degli ambienti più suggestivi del Rinascimento fiorentino. Essa, nonostante certe manomissioni, ha mantenuto integri l’atmosfera originaria e il fascino di decorazioni e arredi.
    In origine, la cappella e il relativo vestibolo, che correva lungo tutta la parete di ingresso, costituivano un vano maggiore di formato rettangolare. L’insieme, ben individuabile nelle piante del 1650, risulta alterato dall’introduzione dello scalone secentesco, come si può notare nella cartografia odierna.
    La cappella è composta da due vani pressoché a pianta quadrata, uno maggiore e uno minore. Quest’ultimo è la scarsella con l’altare, sopraelevata rispetto all’aula principale. Il varco che mette in comunicazione la scarsella e l’aula è incorniciato da due paraste scanalate e rudentate con capitelli corinzi, realizzate in pietraforte e lumeggiate in oro e bianco. I profili angolari di paraste e capitelli si ripetono ai lati della parete di fondo della cappella. Un cornicione, ornato a motivi geometrici, corre lungo le pareti della cappella e nell’architrave poggiante sulle due paraste, delimitando i due vani. Ai lati della scarsella si aprono due piccole sagrestie, di cui solo quella di sinistra è ancora praticabile.

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    [...]

    L’edificazione
    Nel 1422,grazie a una speciale dispensa ottenuta da papa Martino V, Cosimo aveva ottenuto il privilegio di poter disporre di un altare portatile da collocare nei propri ambienti domestici per l’officiatura privata. Tale altare fu dunque trasferito dalla “casa vecchia” alla nuova dimora in via Larga, nella cappella costruita appositamente da Michelozzo per ordine dello stesso Cosimo. Avviata qualche anno dopo l’inizio dei lavori per l’edificazione dell’intero palazzo (1445-46),la struttura della cappella doveva essere compiuta intorno al 1449, quando il capomastro Pagno di Lapo veniva pagato per levare un canapo nell’ambiente della cappella stessa. Nell’aprile del 1459, Cosimo il Vecchio ricevette Galeazzo Maria Sforza, rampollo del duca di Milano suo alleato, nel sacello ormai concluso e compiutamente ornato e arredato, pur essendo ancora privo delle pitture murali.

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    L’architettura di Michelozzo
    La cappella, costituita da due vani di pianta quadrata, un’aula maggiore e una scarsella, con due sagrestiole ai lati, si ispirava alla Sagrestia Vecchia di San Lorenzo realizzata da Filippo Brunelleschi per Giovanni di Bicci, padre di Cosimo il Vecchio. Come si deduce dalle piante secentesche dell’edificio, la cappella insieme al vestibolo antistante componevano un vano rettangolare, delimitato da due muri portanti ortogonali a via Larga e due parete trasversali. Tale vano fu suddiviso con murature di mattoni ad una testa, per ricavare - leggendo le piante da sinistra a destra - lo stretto vestibolo contiguo alla parete di ingresso della cappella, l’aula della cappella stessa, la scarsella e le due sagrestiole ai lati di quest’ultima. Dunque l’altare e la sua ancona risultavano così orientati verso sud, in direzione del centro religioso cittadino segnato dal Battistero e dal Duomo.
    [...]


    La decorazione
    Nella primavera del 1459, quando il sacello di Palazzo Medici fu ammirato da Galeazzo Maria Sforza, l’ambiente era dotato del pavimento di marmi intarsiati, del soffitto ligneo intagliato dorato e dipinto, e l’altare. Questo aveva probabilmente un aspetto leggermente diverso da quello odierno, che è una ricostruzione del 1929 con i materiali rimasti nel palazzo e lì identificati: apparteneva alla struttura orginale la lastra strigilata di marmo rosso di Maremma posta come paliotto.


    Il ciclo pittorico
    La pala raffigurante la Adorazione del Bambino già posta sulla mensa dell’altare era stata da poco eseguita da Filippo Lippi e (ora nei musei statali di Berlino e sostituita da una copia antica ).
    Poco dopo la visita dello Sforza, Benozzo Gozzoli rivestì di affreschi le pareti della cappella e la porzione muraria all’esterno del sacello sopra l’originaria porta d’ingresso, situata al centro della parete sud davanti all’altare, ma oggi non più accessibile al visitatore. Il pittore lavorò fra l’estate dello stesso 1459 e probabilmente i primi dell’anno seguente, sotto l’occhio vigile di Piero de’ Medici e dell’amico Roberto Martelli, Benozzo concluse in breve tempo l’impresa, la cui fama superò quella del suo stesso autore.
    Sulla antica porta dalla parte del vestibolo è rappresentato l’Agnello mistico sull’altare con sette candelabri e sette sigilli pendenti, immagine tratta dalla Apocalisse di Giovanni. All’interno della cappella sono raffigurati il Viaggio dei Magi nel vano maggiore, I pastori in attesa dell’annuncio sopra le porte delle sagrestiole, gli Angeli adoranti ai lati della scarsella, e i simboli de I quattro Evangelisti dietro l’altare (che dopo le manomissioni ottocentesche sono stati ridotti a due, l’aquila di San Giovanni e l’angelo di san Matteo). Tale ciclo fu concepito in stretta relazione tematica e figurativa con la Adorazione del Bambino del Lippi in origine pala d’altare del sacello, nonché conclusione e fulcro al tempo stesso dell’intero ciclo pittorico.
    Risale a tale momento anche la pittura della zoccolatura sotto gli affreschi, di cui sopravvive la stesura originaria solo nella scarsella sulle pareti laterali sotto gli angeli (il resto risale al restauro del 1875-76).

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    L’arredo
    Nei primi anni settanta del Quattrocento venne approntato il coro ligneo, addossato alle tre pareti dell’aula. Attribuito a Giuliano da Sangallo, fu eseguito probabilmente negli anni Settanta del Quattrocento, su commissione di Lorenzo il Magnifico, figlio di Piero de’ Medici.
    Inoltre il sacello era arricchito da un prezioso corredo, documentato dall’inventario del 1492. Esso comprendeva splendidi parati e arredi, come il prezioso Reliquiario del Libretto in gemme e oro, già appartenuto ai reali di Francia (oggi al Museo dell’Opera del Duomo).

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    Posizione e uso della cappella
    Per comprendere l’uso della cappella e il significato della sua posizione nell’ambito della organizzazione degli ambienti di Palazzo Medici, risultano strumenti fondamentali in particolare l’inventario del 1492, la descrizione del Filarete e le piante del 1650 relative in particolare alle soffitte del piano terreno, al primo piano, e alle soffitte del primo piano.
    Al tempo dei Medici gli ospiti di riguardo entravano nel cortile del palazzo, percorrevano il loggiato orientale, salivano la grande scala posta sul lato meridionale (dove poi i Riccardi hanno costruito la scala a chiocciola ancora esistente) e giungevano così al piano nobile; qui, sul pianerottolo, c’erano a ricevere tali ospiti i figli del capofamiglia, che li accompagnavano lungo un corridoio che correva sopra lo stesso loggiato orientale e che in fondo attraverso una porta, probabilmente fiancheggiata da acquasantiere, immetteva nel vestibolo antistante la cappella, dove c’era ad attenderli il proprietario della dimora. Tale percorso fece Galeazzo Maria Sforza in visita a Firenze nel 1459 , ricevuto in cima alla scala da Piero il Gottoso e introdotto quindi in cappella al cospetto di Cosimo il Vecchio. Tale percorso è descritto anche dal Filarete nel suo trattato.
    La cappella era dunque il cuore della casa, punto di arrivo degli ospiti illustri e punto di partenza per visitare l’appartamento principale su via Larga. Dalla cappella infatti parte l’inventario del 1492, redatto alla morte del Magnifico, per registrare gli arredi del primo piano. Proprio a causa del sua duplice finalità di ambiente pubblico e privato, la cappella con il relativo vestibolo non era situata su via Larga, cioè in linea con l’infilata di stanze dell’appartamento principale sul fronte orientale, ma fu bensì edificata fuori asse, spostata leggermente verso ovest in maniera collegarsi sia con l’appartamento che con il corridoio principale del piano attraverso due porte del vestibolo (quella orientale è ancora esistente, aperta sul cosiddetto salone di Carlo VIII).
    [...]


    Gli anni della Repubblica
    Dopo la cacciata dei Medici (9 novembre 1494), i sei sindaci - nominati dalla neonata Repubblica per amministrare i beni medicei - trasferirono molti arredi della cappella dei Magi dal palazzo in via Larga alla canonica di San Lorenzo, su concessione di un decreto governativo del 9 giugno 1495 onde evitare saccheggi e dispersioni. Poi, in base alla delibera dell’11 dicembre dello stesso 1495, tali arredi furono destinati alla cappella dei Signori dedicata a San Bernardo in Palazzo della Signoria, allora sistemata nel vano della sala dell’Udienza. Molti arredi della cappella dei Magi - fra cui la pala d’altare e il coro ligneo - furono così trasportati da San Lorenzo a Palazzo della Signoria.
    Il 30 giugno 1513 gli operai di Palazzo restituirono buona parte degli arredi, insieme agli altri beni sequestrati, a Lorenzo di Piero de’ Medici dopo il reinsediamento della famiglia in città e nella propria dimora.

    tutto su palazzo-medici.it

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    Per quanto riguarda il viaggio dei Magi in particolare lo stesso sito ci viene incontro per le identificazioni:

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    CITAZIONE
    1 - Cosimo il Vecchio de’ Medici
    2 - Piero il Gottoso de’ Medici
    3 - Carlo di Cosimo de’ Medici
    4 - Galeazzo Maria Sforza
    5 - Sigismondo Pandolfo Malatesta
    6 - Cosimino di Giovanni di Cosimo de’ Medici (?), a sei anni, già cagionevole e malato, morto poco dopo nel novembre dello stesso 1459
    7 - Lorenzo di Piero de’ Medici detto il Magnifico
    8 - Giuliano di Piero de’ Medici (in: Caglioti 2000, I, p. 62 nota 20, II, fig. 44)
    9 - Gentile Becchi, precettore di Lorenzo e Giuliano (in: Caglioti 2000, I, p. 62, II, fig. 44)
    10 - Giuliano di Piero de’ Medici
    11 - Giovanni di Francesco Tornabuoni (?), cognato di Piero e Giovanni de’ Medici in quanto fratello di Lucrezia e zio di Lorenzo e Giuliano, inoltre allora fattore nella filiale del banco Medici a Roma
    12 - Giovanni di Cosimo de’ Medici(?)
    13 - Benozzo Gozzoli
    14 - Papa Pio II Piccolomini ( Märtl 2000 )

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    Visitai due anni fa Palazzo Medici per il gusto di ammirare il cortile e la Cappella. Per il resto, il palazzo è adibito ad uffici pubblici e la visita dura veramente poco. Inizialmente infatti ero abbastanza titubante se andarlo a vedere o meno, ma io e la mia famiglia non avevamo speso chissà quale grande cifra per la visita, per cui siamo rimasti convinti della scelta e ai miei è piaciuto tanto! ^__^

    Gli affreschi del Gozzoli, ripeto, sono una vera meraviglia! <3 Sono stata circa un quarto d'ora per ammirare ogni singolo dettaglio, ed è un peccato non essermi portata il blocco per gli schizzi: mi sarebbe piaciuto disegnare dal vivo certi particolari! E, alla fine della visita, sono stata anche nella sala interattiva che si trovava al pianterreno sulla destra infondo al cortile, ci sei stata anche tu Laura? :3
     
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    Se ho capito a quale ti riferisci quando ci sono andata io era *occupata* dalla mostra 'La bellezza salvata'.

    La visita al palazzo non è poi così limitata come si potrebbe pensare, il 'problema' semmai, almeno per noi fissate col Rinascimento (XD) è quanto poco sia rimasto di allora. Però direi che la cappella compensa, peccato non poterci restare quanto si vuole o tutto quel tempo l'avrei passato lì. Anche le mie amiche che erano con me erano un po' deluse dal non vedere niente di Cosimo & co.
     
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  4. cherclarice
     
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    Sì concordo dopo averlo visitato due volte che è un po' deprimente e fortuna che c'è la cappella, non solo perché i Riccardi hanno fatto piazza pulita ma anche perché non c'è un minimo di identificazione topografica degli ambienti su cui ci si possa poggiare per tentare di ricostruire a grandi linee l'assetto originario. La sala interattiva è la Camera terrena di Lorenzo, com'e? *-* Io contavo su quella come l'unico posto intatto almeno nella pianta (ad eccezione ovviamente della cappella) dove avere la certezza che ci abbiano respirato (XD) salvo poi sapere che è chiusa a tempo indeterminato!
     
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    Se ho capito a quale ti riferisci quando ci sono andata io era *occupata* dalla mostra 'La bellezza salvata'.

    Purtroppo non sono al corrente delle mostre che si stanno tenendo in questo mese al palazzo, quindi non avrei la più pallida idea se sia stata abbellita proprio quella stanza. Mi sembra strano però :/ Quello che mi ricordo è che l'entrata era vicino al modellino dell'edificio che si trova infondo a destra del cortile rimanendo da dove si entra per la biglietteria. Come ha detto Chiara, è la stanza al pianterreno del Magnifico! :D

    CITAZIONE
    La sala interattiva è la Camera terrena di Lorenzo, com'e? *-*

    Sì, ho appena letto che è quella! <3 Non è grandissima, e ha pure due busti di Lorenzo e Ficino come per identificare un luogo ben preciso. La sala ha due schermi connessi al sistema 'PointAt' sui quali si può selezionare la lingua e gli argomenti ai quali si è interessati conoscere sul Palazzo e la Cappella puntando semplicemente il dito (o il palmo volendo) della propria mano verso lo schermo. Qui potete trovare un articolo al riguardo di qualche tempo fa.

    Edited by theflorentineangel - 4/1/2017, 13:26
     
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    Qui si parla della camera com'era:

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    CITAZIONE
    Dati Tecnici:
    Perimetro: m. 10,08 (lato est) + 7,58 (lato nord) + 9,98 (lato ovest) + 7,53 (lato sud). Altezza massima: m 7,43. Altezza alla base dei peducci: m 3,82. Altezza delle lunette: m 4,53 (sommità); m 4,22 (punto mediano).

    Descrizione, soggetto:
    La “camera grande terrena” detta di Lorenzo, i cui arredi sono descritti con dovizia di particolari nell’inventario redatto alla morte del Magnifico nel 1492, è identificabile con la sala situata sul lato nord occidentale del cortile di Michelozzo ed è confinante col giardino (Bulst 1970 e 1990).
    L’ambiente è di pianta rettangolare con un rapporto 3:2. Il soffitto presenta una volta unghiata poggiante su dieci peducci in pietra serena, quattrocenteschi. Questi recano l’impresa medicea dell’anello con le tre piume scolpita a rilievo. Gli archi della volta formano sulle pareti dieci lunette: tre su ciascuno dei lati lunghi e due su ciascuno di quelli corti.
    Il vano ha due porte di accesso, probabilmente risalenti alle ristrutturazioni di fine XVII secolo: una sulla parete sud che permette l’accesso dal cortile e l’altra di fronte, sulla parete opposta, che immette in un’altra stanza. Sulla parete occidentale si trovano due grandi finestre aperte sul giardino. Nella parete orientale, verso l’angolo nord, si trova una rientranza nel muro con le dimensioni di una piccola porta (m 1,98x0,93; altezza massima con la cornice: m. 2,19).
    Attualmente nella sala è allestito il “Laboratorio di Lorenzo”, dove i visitatori del museo possono conoscere e sperimentare innovazioni tecnologiche e multimediali applicate ai beni culturali, in particolare ad opere del palazzo (si veda la scheda correlata).

    Notizie storiche:
    Come risulta dall’inventario dei beni del 1492, la “camera grande terrena” era una stanza molto elegante e fastosa, con opere d’arte celebri e di altissima qualità. In essa evidentemente la vita privata si compenetrava della vita pubblica, a cui erano del resto preposti anche il cortile adiacente e la cappella al primo piano. Lorenzo il Magnifico - e prima di lui il padre Piero e il nonno Cosimo - utilizzavano tale camera nelle stagioni più calde, ma anche più in generale quale luogo di rappresentanza per ospiti di riguardo.
    La documentazione figurativa più antica della sala è data dalle piante del palazzo risalenti al 1650. Collazionando questa con l’inventario del 1492 è possibile, almeno in parte, ricostruire l’assetto di questo prestigioso ambiente.
    Il perimetro originario è rimasto immutato, ma sono cambiate le aperture. Le porte a sud e a nord e le finestre sul lato occidentale sono state ampliate probabilmente nell’ambito delle ristrutturazioni approntate dopo l’acquisto dell’edificio da parte dei Riccardi nel 1659. In tale occasione è stata anche chiusa la porta che in origine offriva un accesso diretto al giardino (visibile nella pianta del 1650). Un’altra porta doveva essere situata sulla parete orientale, in corrispondenza dell’incassatura ancora esistente verso l’angolo settentrionale. L’ampiezza di tale vano (m 1,98x0,93), infatti, corrisponde a quella della porta quattrocentesca della cappella del primo piano e doveva essere anche la stessa della altre due aperture della camera terrena.
    La porta sud consentiva l’accesso dal cortile; la porta ovest consentiva di andare direttamente in giardino; la porta nord immetteva nella “antichameretta” per la servitù, con la stufa; la porta est dava accesso alla camera degli staffieri. Questa stanza di servizio, ricordata dall’inventario del 1492, scomparve presumibilmente con la costruzione del vano scala tuttora adiacente alla sala (fra il 1517 e il 1531); in occasione di tale intervento venne aperta la porta verso l’estremità meridionale della medesima parete, registrata nella pianta del 1650, ma non più esistente.

    La stanza era rivestita da una spalliera, in cipresso e noce con cornici intarsiate, che, data la sua lunghezza (m 13,92), doveva a ricoprire almeno due pareti, in un modo analogo a quanto si vede nell’affresco del Ghirlandaio con la Nascita della Vergine in Santa Maria Novella. Il rivestimento a spalliera includeva un armadio, con sette palchetti interni, e due ante di porte alte m 1,88 ciascuna. Un cassone lungo m 8,5 con cinque serrature correva lungo una parte della spalliera.
    Nel corredo ligneo spiccava un monumentale “lettuccio” di cipresso, ovvero una cassapanca con spalliera e braccioli intagliati e intarsiati. Su leggeri materassi appoggiati sulla seduta, lunga circa m 2,35, ci si poteva adagiare nelle ore diurne. La parte alta del lettuccio era ornata da trofei in metallo raffiguranti gigli, probabilmente acquisiti come premi in occasione di tornei cittadini. Alle estremità del lettuccio c’erano due armadi, ciascuno largo circa m 1,40 e dotato di due cassetti. Il grandioso insieme costituito da spalliera, lettuccio e armadi era lungo circa m 19,28.
    Una grande lettiera era costituita da un’alta cassa su cui poggiavano un saccone, un materasso pieno di lana, una coperta imbottita di piume, coltri bianche e cuscini. Sulla lettiera pendeva un baldacchino, costituito da una piattaforma lignea sospesa a cui erano fissati due tipi di cortine: sopra un tendaggio fisso di tela lino, che fungeva da padiglione, e sopra un altro tendaggio scorrevole di saia rossa ricamata, che chiudeva il letto su tre lati. Tale struttura poteva avere delle affinità con quella rappresentata da Andrea del Sarto nella Nascita della Vergine alla Santissima Annunziata.
    Inoltre nella stanza c’erano un tavolo in cipresso con cornici in noce, lungo m 2,61, con sopra un calamaio d’osso, forbicine, due sculture in marmo e altri oggetti da scrivania. I sedili erano uno sgabello in noce, due sedie in cuoio “alla cardinalesca” e una “ciscranna”, cioè una sorta di panca con schienale ribaltabile usata per stare davanti al camino.
    Quest’ultimo era dotato di un ricco corredo di utensili.
    Al di sopra delle spalliere e del lettuccio erano appese sei tavole dipinte, alte m. 2,03 compresa la cornice e lunghe complessivamente m 24,36. Si trattava di opere straordinarie, cinque realizzate da Paolo Uccello (tre pannelli raffiguranti la battaglia di San Romano, una scena con uno scontro di draghi e leoni e una storia di Paride) e una da Francesco Pesello (una scena di caccia). Di tali dipinti sono pervenuti solo i tre pannelli con la Battaglia di San Romano, divisi fra gli Uffizi di Firenze, il Louvre di Parigi e la National Gallery di Londra. Un altro capolavoro era il tondo dell’Angelico raffigurante l’Adorazione dei Magi, identificato con quello alla National Gallery di Washington. Un altro dipinto rappresentava la testa di un San Sebastiano ed era dello Squarcione, forse portato a Firenze da Cosimo il Vecchio al ritorno dall’esilio a Padova. Vi erano poi un quadro con un San Gerolamo e i ritratti di Federico da Montefeltro e del duca Galeazzo Maria Sforza. Quest’ultimo è stato riconosciuto nel dipinto di Antonio Pollaiolo agli Uffizi.
    La sala era illuminata da sette candelieri in ottone, forse in forma di appliques attaccati alle pareti. Sopra erano appesi importanti trofei: due cimieri e cinque palii in broccato rosso foderato di ermellino, legati a un’asta ornata in cima da un giglio dorato.

    In un interessante contributo (Amonaci, Baldinotti in L’architettura… 1990), si è tentato di ricostruire la possibile dislocazione originaria dei principali pezzi di arredo nella camera.
    Sulla parete occidentale, fra le due finestre, si trovava il camino.
    Su quella opposta, orientale, correva il tratto più lungo della spalliera, quello recante sotto la cassa di m. 8,75, lunghezza corrispondente alla parete attuale compresa fra il vano incassato e la porta sud.
    Il resto della spalliera (circa 4 m) proseguiva probabilmente la parete nord, includendo i due “usci”, cioè le ante delle due porte nell’angolo nord-est, comunicanti rispettivamente con la stanza degli staffieri e con l’anticamera. Infine, la pannellatura concludeva con l’armadio a sette palchetti.
    Prossima a quest’ultimo, ancora sulla parete nord, si trovava la lettiera col baldacchino, vicina fra l’altro alla stufa nell’anticamera e in generale ai locali di servizio, ma lontana dalle uscite su cortile e giardino.
    Infine, l’insieme costituito dal lettuccio e dai due armadi laterali, lungo complessivamente m 5,35, si trovata sulla parete opposta, quella sud, fra la porta aperta sul cortile e quella sul giardino.
    L’apparato ligneo, formato da spalliera con cassapanca, lettuccio, armadi, poggiava su una pedana di circa 10 cm, come di consuetudine nel XV-XVI secolo. Il rivestimento, uniformato da un’unica profilatura, doveva essere alto almeno m 2,20, dato che l’incassatura sulla parete est (angolo nord) è alta m 2,19, compresa la cornice.
    I pannelli con la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, che l’inventario del 1492 ricorda sopra la spalliera, dovevano essere collocati sul lato orientale, inseriti fra i peducci. I dipinti dovevano essere appesi con una leggera inclinazione verso l’interno della sala, perché lo spazio troppo ristretto fra i peducci non consentiva di addossarli a parete. Le altre tre tavole potevano essere poste in contiguità e in linea alle precedenti, sui lati corti della stanza, ciascuna sotto una lunetta: una sui restanti quattro metri di spalliera alla parete nord e le altre due sopra porta, armadi e lettuccio della parete sud.

    palazzo-medici.it
     
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    Adesso la cosa mi è chiara! XD
    wGAvg

    In quella camera insomma vi era tanta bella 'robba'! Peccato non avere nemmeno una ricostruzione dal vivo come in altri musei/palazzi sia in Italia che all'estero. In casi come questo ci tocca solamente usare l'immaginazione!

    Ditemi che non sono stata l'unica persona a fantasticare/voler capire dove dormisse Giuliano!!? :woot:
     
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    Ditemi che non sono stata l'unica persona a fantasticare/voler capire dove dormisse Giuliano!!? :woot:

    Ammetto che quando l'ho visitato ho pensato solo ai Contimo e a come Da Vinci's Demons photoshoppò gli attori nella cavalcata dei Magi!

    II0MIVm

    fDDs5eS

    MdHCGqW

    Però sì sarebbe carino sapere dove vivesse Giulianino.

    Edited by ‚dafne - 3/1/2017, 19:25
     
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    Quando visitai la Cappella non avevo ancora visto Da Vinci's che recuperai solamente più tardi. La facce photoshoppate mi fecero davvero ridere a prima vista, anche per i ritratti a parte di Lorenzo e Giuliano! xD
     
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  10. cherclarice
     
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    Ah capito, per caso il busto di Lorenzo è identico a questo qui che sta agli Uffizi? Perché così é per un altro busto collocato nella sala grande, da potersi vedere solo da lontano però data l'inaccessibilità dell'ambiente (l'unico conservato insieme alla Camera terrena #checulo).
    C'e anche del mobilio potenzialmente d'epoca nella camera oppure è chiedere troppo? XD
    Il servizio interattivo già è un passo avanti nella cura dell'ambiente ma se proprio vogliamo essere pignoli sarebbero più agevoli delle indicazioni esplicative in loco per singolo ambiente. Anche io ho dispiegato energie mentali per pensare a dove potesse dormire Giuliano :rolleyes: XD
    Attached Image
    Screenshot_2017-01-03-20-37-51-1

     
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    Sarò cretina ma trovo oltraggioso che si sia scelta la camera del Magnifico per fare una stanza interattiva tbh. XD Andrebbe conservata il meglio che si poteva accidenti, metteteci una ricostruzione di quello che c'era quando ci dormiva lui tipo le stanze di re e regina a Versailles o la stessa stanza da letto del piano di sopra, l'interattività infilatela da un'altra parte (no giuro che non sto cercando di essere volgare).

    La sala grande con busto menzionata (ora c'è anche un albero di Natale):



    palazzo_medici_riccardi

    Edited by ‚dafne - 4/1/2017, 10:34
     
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    Ah capito, per caso il busto di Lorenzo è identico a questo qui che sta agli Uffizi?

    Sì, è quello! Quelli di Lorenzo e Ficino a Palazzo Medici sono più che altro dei calchi ottocenteschi:

    (Non fate caso alla signora in mezzo xD)

    busti-lorenzo-e-marsilio-21-10-2014-32-2



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    FIRENZE – Tornano alla luce due busti dell’Ottocento recuperati dai magazzini della Provincia. Si tratta di due calchi raffiguranti Marsilio Ficino e Lorenzo il Magnifico che da oggi, 21 ottobre, sono esposti al pubblico nella Camera di Lorenzo, al piano terra del cortile di Michelozzo di Palazzo Medici Riccardi.

    Le due sculture vennero ritrovate a gennaio 2014 in un magazzino della Biblioteca Moreniana e subito affidati per il restauro all’Opificio delle pietre dure. Gli interventi di recupero non hanno avuto nessun costo per l’amministrazione. che ha deciso di esporre al pubblico il prezioso ritrovamento. Il restauro è stato eseguito da Maria Grazia Cordua con la collaborazione di Laura Speranza, direttrice dei settori di restauro della scuola di alta formazione dell’Opificio, e Rosanna Moradei responsabile del laboratorio.

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    Per quanto riguarda la mobilia, non mi pare ci fosse!

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    Anche io ho dispiegato energie mentali per pensare a dove potesse dormire Giuliano :rolleyes: XD

    Dajeeee, siamo in due! <3 *abbraccia*



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    Sarò cretina ma trovo oltraggioso che si sia scelta la camera del Magnifico per fare una stanza interattiva tbh. XD Andrebbe conservata il meglio che si poteva accidenti, metteteci una ricostruzione di quello che c'era quando ci dormiva lui

    In qualche post precedente stavo dicendo quasi la stessa cosa xD
     
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  13. cherclarice
     
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    Temo che si siano resi conto solamente a valle dell'iniziativa di come quella sia la camera di Lorenzo XD
    Del resto nell'orbita del palazzo come bene culturale ho avuto modo di entrare in contatto con persone parecchio svogliate e ignoranti, tra cui una tipa che quando le ho chiesto della camera di Lorenzo mi ha consigliato di vedere a Palazzo Pitti.. Ok magari era una semplice sorvegliante ma il fatto che non ci fossero persone piu qualificate l'ho visto un po' come il cerchio concentrico di un disinteresse più generale
     
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    In qualche post precedente stavo dicendo quasi la stessa cosa xD

    Scriviamoglielo che sta cosa non si può sentire su
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    Del resto nell'orbita del palazzo come bene culturale ho avuto modo di entrare in contatto con persone parecchio svogliate e ignoranti

    Haivoglia, ma pure a San Pietro ho chiesto dove fosse la tomba di Paolo III e quello m'ha detto ma sicura che sta qua? Tipo Checco Zalone nel film con la tela del '600.
     
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    Scriviamoglielo che sta cosa non si può sentire su

    L'iniziativa del PointAt è partita - se non sbaglio - dalla fiorentina Cristina Acidici che d'altronde reputo una brava storica dell'arte. Adesso che mi sono ricordata che quella era la stanza del Magnifico, la sua scelta di posizionare proprio lì una sala interattiva mi lascia giustamente sbalordita. Penso che la sua decisione (e quella del Comune) sia stata data dal fatto che il Palazzo ormai è sede di uffici e le poche sale storiche che rimangono (escludendo la Cappella) devono essere comunque ben visibili al pubblico (sebbene la mobilia, gli arazzi e i soffitti li abbia trovati infondo quasi tutti uguali). Altrimenti cosa visiterebbero i turisti? Nulla, se non la Cappella. Però capperi! Quella è stata la camera del Magnifico Lorenzo, ci vorrebbe almeno un pò di rispetto e onore nei suoi confronti, soprattutto per i fiorentini stessi è vergognoso!

    FACCIAMO UNA PETIZIONE! :woot:


    Con questo non voglio affatto criticare la scelta di posizionare una sala interattiva nell'edificio, anzi, è un bene far conoscere alla gente la costruzione storica/artistica di Palazzo Medici attraverso il progresso delle tecnologie che rappresentano ormai il nostro vivere quotidiano; ma se solo la spostassero in un altro ambiente e lì ci ricostruissero la camera com'era un tempo sarebbe il minimo! <3

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    Del resto nell'orbita del palazzo come bene culturale ho avuto modo di entrare in contatto con persone parecchio svogliate e ignoranti

    Haivoglia, ma pure a San Pietro ho chiesto dove fosse la tomba di Paolo III e quello m'ha detto ma sicura che sta qua? Tipo Checco Zalone nel film con la tela del '600.

    Io che sto facendo scuola/lavoro a Palazzo Venezia qui a Roma, sto cercando di prepararmi per evitare la stessa cosa. In genere a noi ragazzi i visitatori non chiedono mai nulla, se non dove si trovi il bagno xD per cui il problema nemmeno dovremmo porcelo. In primis sto cercando di conoscere bene le sale e il Palazzo per distinguermi dalla massa e per non fare la figura dell'ignorante. Oltretutto per me che frequento un liceo artistico è importante/appassionante conoscere queste cose!
     
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14 replies since 3/1/2017, 15:28   843 views
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