I Medici: dove (altro) vedere il cast

“Medici” was set in the 15th Century, do you have a taste for working in historical dramas now?
I do love it. I don’t know how to do modern anymore. I hadn’t done anything that far back, I think most of the stuff I had done had been 20th Century. But it’s great finding out about another bit of history and studying that for a few months. It makes me feel smart!

Do you bring any 21st Century home comforts to work with you for when you’re off set? Are we likely to see your character Lorenzo Tweeting in the background?
Ha. I do take my phone on set sometimes, which I should stop doing, but luckily I’ve got one of those leather iPhone covers on it so it looks like I’ve got a period handset if I leave it tucked into my belt.

What are the best and worst things about 15th Century living?
Worst thing about 15th century living? Definitely the smell. Best? You get to ride a horse everywhere.

We’ve seen you horse riding in “Medici” – are you going to be riding a horse to Tesco or perhaps in a field anytime soon? Or is that something you’ll leave for the set?
I’d love to be able to get away with riding a horse in London Town. Imagine turning up to a meeting and tying your stallion up in Leicester Square. I’m still slightly terrified of them but I’m getting there. I did another period drama recently and was very excited about the pre-production horse riding lessons. But unfortunately my character doesn’t have a horse and all I got was some rowing lessons in a metal can they said was a boat but I think was a big wheelie bin cut in half.

Come Yara in Sirene. «E pensare che non volevo nemmeno fare il provino perché era un periodo in cui mi sentivo molto fragile, sballottata di qua e di là. Cotroneo ha creato un mondo marino matriarcale in cui le donne comandano e ha messo al centro una famiglia di sirene, mamma e tre figlie, raccontandole con la sua scrittura surreale. Non sapevo se avrei potuto sostenere un'intera serie, né se sarei stata capace di recitare in una commedia. Ma ho ascoltato il cuore e la pancia, e si è rivelata una delle lezioni più grandi della mia vita: mi ha insegnato ad essere leggera». Accanto a lei, in Sirene, c'è Luca Argentero: «Una bella persona, per niente vanitoso. Gli uomini che sanno di essere belli invece sono insopportabili».

Che Valentina sia allergica alla vanità è evidente anche dall'uso che fa dei social: una pagina Facebook gestita distrattamente, un account Instagram (con oltre 15mila follower) dove pubblica foto di paesaggi e le varie fasi di realizzazione di quadri dipinti da lei, davvero notevoli per una ragazza che rifiuta di definirsi "artista". «Se fosse per me farei a meno dei social», confessa. «Ma voglio aspettare di capire come usarli a fin di quello che secondo me è il bene. Chi fa questo mestiere deve scegliere se ciò che dice è positivo o negativo. Ad esempio ho deciso di non pubblicare mai più foto in cui fumo, perché il messaggio che mandi attraverso i social comporta una responsabilità. Se pubblichi solo selfie dove sei truccatissima e vestita dai migliori stilisti mandi un messaggio fasullo. E io sono stufa di tutto ciò che è fasullo, degli idoli basati sul nulla totale».

Le avventure di «Sirene», fiction che sfida le convenzioni
Come sempre le fiction di Ivan Cotroneo affrontano i temi della diversità. L’idea è molto curiosa, ma non sempre la recitazione è all’altezza

«Ricordati, una volta che ti sarai trasformata in donna, non potrai mai più ritornare a essere una sirena!» (Hans Christian Andersen, La sirenetta). Come al solito, le fiction di Ivan Cotroneo sfidano le convenzioni, si aprono a generi insoliti per la tv generalista, affrontano i temi della diversità. [...] L’aspetto più interessante della serie in sei puntate è il punto di vista delle sirene (che poi è quello del vecchio marziano che capita a Roma), un dispositivo linguistico di straniamento per vedere le cose quotidiane in un’ottica diversa. Così le quattro sirene scoprono Partenope (mitologicamente la loro città), ma anche la televisione, i telefoni cellulari, i social. Scoprono soprattutto i non facili sentimenti degli umani a cui, inevitabilmente, devono sottostare. L’idea è molto curiosa, ma non sempre la recitazione è all’altezza della sfida: ancora acerba quella di Valentina Bellè, un po’ ridicola quella di Luca Argentero che parla con cadenza napoletana, lui così torinese.

Possiamo tirare tutti un bel sospiro di sollievo, Fabrizio De André. Principe libero non delude. Anzi, è anche meglio di quanto ci si sarebbe aspettato da un prodotto pensato per la prima serata di Rai1. Diciamola tutta, è un bel film. Forse qualcosa si sta davvero muovendo, in positivo, anche dalle parti di viale Mazzini. Diciamo che, comunque, le prime immagini circolate in Rete di Luca Marinelli in versione Faber avevano fatto ben sperare e infatti l’attore romano ha vestito benissimo i panni del cantautore genovese. E pazienza se non viene rispettata la cadenza ligure, potremmo parlare di dettaglio tranquillamente trascurabile di fronte a un prodotto così rispettoso della figura di cui narra. Garantiscono l’impegno e la presenza di Dori Ghezzi, vero e proprio motore di questa fiction prodotta da Rai Cinema e Bibi Film, che uscirà il 23 e 24 gennaio, in 300 sale del circuito Nexo, e sarà su Rai1 il 13 e 14 febbraio. Tre ore nelle quali si racconta un pezzo della vita di De André, ma soprattutto tre ore nelle quali si è voluto far emergere l’uomo più che l’icona o il santino.

[...] Marinelli è circondato da un cast di prim’ordine, tutti i personaggi sono ben a fuoco, a partire da Valentina Bellè nei panni di Dori Ghezzi, per proseguire con Elena Radonicich che interpreta Puny, la prima moglie di De André, con Ennio Fantastichini, il padre, e con Davide Iacopini, il saggio fratello Mauro. Una menzione speciale la merita Gianluca Gobbi che fa rivivere Paolo Villaggio: una bellissima sorpresa.

Il film andrà in onda su Rai1 in due puntate: nella prima viene messo in scena il percorso di crescita di Fabrizio, il ragazzino che scopre il rock di Elvis e si innamora della chitarra, dono del padre, il giovane in conflitto con il suo ambiente borghese e la scoperta dei bassi di Genova e delle loro prostitute, i primi passi nel mondo dello spettacolo con l’amico Villaggio e poi in quello della musica, con le prime canzoni e i primi dischi. Notevole l’incontro e la conseguente amicizia con Luigi Tenco.

[...] Si arriva ai titoli di coda soddisfatti: non è un’agiografia e nemmeno un romanzone televisivo didascalico.