I Medici: recensioni

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    Diciamo che l'ho apprezzato molto finché non ho capito che la questione del fanciullino si sarebbe agganciata al cardinale, però anche così mi piace la delicatezza della storia nella parte con Donatello, con tanto di menzione della bruttissima fine che avrebbe potuto fare.
     
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    Oddio stranamente trova d'accordo pure me XD più che altro è obiettiva cioè non dice che schifo ma neanche grida al capolavoro tipo Repubblica
     
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    E' una buona lettura del fenomeno, anche l'osservazione sul sogno americano calza. Ed è evidente che una storia fiorentina ci "prende"!
     
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    Dopo quasi un anno di attesa, ieri sera, su Rai1, sono stati finalmente trasmessi i primi due episodi della serie televisiva I Medici, frutto di una collaborazione internazionale tra Rai Fiction e Lux Vide. Dico un anno, perché la mia attesa è cominciata non appena sono apparse le prime indiscrezioni sulla serie, proprio mentre veniva girata a Firenze, circa un anno fa. Ovvero, da quando si sapeva poco più del titolo e del fatto che nel cast ci fossero Dustin Hoffman e Richard Madden, ma a me tanto bastava per attenderla con impazienza.

    E ora che, finalmente, parte della mia curiosità è stata soddisfatta, non posso fare a meno di scrivere sul blog le mie impressioni su questi due primi episodi, che sono stati all'altezza delle mie aspettative, ma che non sono stati perfetti.
    Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, di cosa si parla?
    La serie intende narrare le vicende della famiglia Medici, partendo da Cosimo de' Medici, detto “Il Vecchio” e interpretato da Richard Madden; ci tengo a sottolineare che si tratta di Cosimo il Vecchio, nonno di Lorenzo il Magnifico, e non di Cosimo I – come ho visto scritto su molti giornali – che è stato il primo Granduca di Toscana e che è vissuto esattamente un secolo dopo. In particolare, la serie si articola, mediante l'uso di flashback, su due livelli temporali: uno riguarda la giovinezza di Cosimo, il suo matrimonio, il suo rapporto con il padre Giovanni (Dustin Hoffman) e la prima formazione della fortuna medicea; l'altra, vent'anni dopo, vede Cosimo già adulto occuparsi, dopo la morte del padre, degli affari della banca e dalla Repubblica di Firenze, nel tentativo di mantenere e ampliare il prestigio della famiglia.

    Trattandosi, dunque, di una serie storica, verrebbe da domandarsi se sia o meno fedele ai fatti realmente accaduti. In effetti, chi conosce la storia di quel periodo non può fare a meno di notare le inesattezze che sono senza dubbio presenti, ma sarebbe inutile e fuorviante mettersi qui ad elencarle tutte. Infatti, non stiamo parlando di un documentario, che dovrebbe essere tenuto a raccontare la verità oggettiva dei fatti storici, ma di un prodotto ben diverso. Per far sì che il suo prodotto finale sia apprezzato dagli spettatori, lo sceneggiatore deve mantenere un livello più o meno costante di suspense, cosa che non sarebbe possibile, rispettando alla lettera i fatti storici. Inoltre, è altrettanto importante avvicinare i costumi e la mentalità dei personaggi a quelli moderni, non tanto da snaturarli, ovviamente, ma abbastanza da renderli comprensibili agli spettatori. In conclusione, fintanto che non si oltrepassa il limite della coerenza (mostrando, per dire, Cosimo che attraversa la città a bordo di un carrarmato), allo sceneggiatore è consentito prendersi qualche licenza.

    A proposito di questo, mi è parso che la sceneggiatura ci sia andata pericolosamente vicino, proprio all'inizio del primo episodio. Mi riferisco all'avvelenamento di Giovanni de Medici, che avviene tramite la contaminazione dei grappoli d'uva della sua vigna, che lui era solito assaggiare direttamente dalla pianta. Ora, Giovanni non fu avvelenato: morì di morte naturale nel 1429, ma questo non è importante. Ciò che importa è che questo espediente per assassinarlo risulta alquanto artificioso e con scarse possibilità di riuscita. Voglio dire, voi ce lo vedete un sicario che spennella con il veleno tutti i grappoli d'uva di una vigna enorme come doveva essere quella dei Medici? E poi, magari, scoppiava un temporale e il veleno veniva lavato via. Oppure, mettiamo che vengano avvelenati solo alcuni grappoli, quante probabilità c'erano che Giovanni si andasse a mangiare proprio quelli?
    Quanto si progetta un omicidio, soprattutto se non lo si vuole far riconoscere come tale, generalmente si architetta un piano che permetta di colpire solo l'obiettivo prestabilito e con poche possibilità di fallimento, mentre in questo caso il piano, per quanto suggestivo, faceva acqua da tutte le parti.
    Per il resto, lo sceneggiatore ha operato alcune variazioni alla realtà storica mirate alla semplificazione e ad una maggiore comprensione della società dell'epoca e della trama. Ad esempio, la struttura del governo fiorentino era molto complicata, pertanto è stata semplificata, ma non per questo sono stati commessi degli errori.
    Un errore – e anche abbastanza evidente – riguarda invece l'accordo tra i Medici e i Bardi per il matrimonio tra Cosimo e Contessina. Giovanni, parlando con il capofamiglia dei Bardi, menziona una dote che lui dovrebbe pagare al futuro consuocero e si contratta appunto sul valore di questa dote; in realtà era il padre della sposa – o chiunque ne fosse il tutore – che doveva pagare la dote al futuro marito e non viceversa. Tant'è vero che, tra le forme di beneficenza più diffusa, vi era quella di donare dei soldi per le doti delle giovani fanciulle povere, affinché si potessero sposare.

    Ad ogni modo, si tratta di elementi che non pregiudicano in modo definitivo la riuscita dell'intreccio e che possono essere accettati come frutto di quella licenza dello sceneggiatore alla quale facevo riferimento poco sopra.

    Invece, elemento di forza di questa storia è senza dubbio la caratterizzazione dei personaggi. Non solo dei protagonisti, ma anche di tutti quegli importantissimi personaggi di contorno che talvolta risultano più interessanti dei principali. Una menzione speciale va a Filippo Brunelleschi (Alessandro Preziosi), personaggio a mio avviso riuscito benissimo, geniale e folle allo stesso tempo (ho particolarmente apprezzato l'inserimento dell'aneddoto dell'uovo). Altro personaggio che merita una menzione, tra i secondari, è Contessina (Annabel Scholey), donna forte e combattiva, ma non per questo fredda e distaccata.
    Tuttavia, il personaggio meglio riuscito è senza dubbio Cosimo, il protagonista di questa prima stagione della serie, del quale possiamo osservare la grande crescita psicologica tra la giovinezza e l'età adulta: egli abbandona i suoi desideri e le sue passioni giovanili per obbedire al padre e diventa un uomo politico e un uomo d'affari persino migliore di lui.
    Questa osservazione ci è resa possibile da i numerosi flashback presenti in questi primi due episodi. Difatti, la narrazione salta spesso dal passato, dove vediamo Cosimo e suo fratello Lorenzo (Stuart Martin) ventenni, al presente, dove entrambi sono adulti. In questa seconda fase della storia, i due personaggi dovrebbero avere quarant'anni, ma per quanto i truccatori, i costumisti e gli stessi attori si siano impegnati per creare una differenza tra la loro versione giovane e quella adulta, in realtà agli occhi dello spettatore essa non è troppo evidente. C'è comunque da comprendere che, dovendo utilizzare gli stessi attori, questo era l'unico modo per ottenere un risultato accettabile.
    Infatti, narrare la storia in modo lineare, partendo dalla giovinezza di Cosimo, fino a giungere alla sua età adulta, era un'eventualità da scartare: sarebbe stato necessario adoperare numerosi salti temporali, rendendo gli spettatori poco consapevoli dello scorrere del tempo. Utilizzando i flashback, inoltre, è possibile sottolineare i legami diretti tra presente e passato, che è poi quello che interessava allo sceneggiatore. Ad esempio, Cosimo decide di finanziare la costruzione della cupola per la cattedrale perché, fin da giovane, era sempre stato ossessionato da quell'opera e voleva completarla lui stesso, in veste di architetto.
    Tuttavia, come mi è stato fatto notare, la continua alternanza tra “vent'anni prima” e “vent'anni dopo” può frastornare gli spettatori, soprattutto quelli che non conoscono, nemmeno a grandi linee, questa parte della nostra storia, rendendo loro la vicenda poco comprensibile. Ad ogni modo, io la ritengo una soluzione accettabile e che permette di mantenere viva l'attenzione degli spettatori, intrecciando due filoni narrativi diversi, poiché spostati su due piani temporali diversi.

    Per quanto riguarda le location, la colonna sonora, i costumi e le scenografie, non posso fare altro che rendere lode a coloro che ci hanno lavorato. Le location sono bellissime (la serie è stata girata a Firenze, a Roma, a Pienza, a Montepulciano e in molti altri splendidi luoghi della Toscana e del Lazio), così come le ricostruzioni della Firenze antica, con la cattedrale senza cupola e Piazza della Signoria senza gli Uffizi, per fare solo due esempi emblematici. Delle musiche, opera di Paolo Buonvino, mi sono già innamorata: particolarmente bella la sigla cantata da Skin nella sua versione integrale (anche se personalmente trovo il primo minuto un pochino lagnoso). I costumi, poi, pur non essendo un'esperta, li ho trovati davvero bellissimi e adatti a catapultarci in quel periodo di transizione tra Medioevo e Rinascimento rappresentato dalla prima metà del XV secolo.

    In conclusione, dunque, questi primi due episodi mi sono senza dubbio piaciuti, pur con qualche riserva. Tuttavia, non posso fare a meno di constatare la grande qualità di quest'opera, se messa a confronto con altre fiction di produzione italiana, solitamente più assimilabili a soap opera da casalinghe disperate che non a serie tv di livello internazionale come Game of thrones o Roma, per parlare solo di serie in costume. Ma nonostante questo avvicinamento agli standard internazionali, I Medici mantengono una loro peculiarità tutta italiana, non solo nella storia che raccontano, ma anche nella loro stessa costruzione. Sono infatti privi di quell'eccesso di spettacolarizzazione che caratterizzano molte serie tv americane e che talvolta ne pregiudicano la qualità, invece di esaltarla. Mi riferisco, ad esempio, all'eccessivo utilizzo di scene di nudo e/o di sesso presenti in numero decisamente eccessivo nelle prime stagioni di Game of thrones.
    Dunque, I Medici sono una serie lontana anni luce dalle tradizionali fiction italiane e per questo potrebbero non andare incontro al gusto del grande pubblico italiano, ma mi auguro invece che siano apprezzati come meritano, perché sono senza dubbio un prodotto originale e di grande qualità, come se ne vedono ben pochi nel panorama nazionale.

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    in realtà era il padre della sposa – o chiunque ne fosse il tutore – che doveva pagare la dote al futuro marito e non viceversa

    Ah ma quindi non avevo capito male io! Era una cosa stranissima.
     
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    Aldo Grasso ha parlato:

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    «I Medici», ideato da Nicholas Meyer e Frank Spotnitz, diretto da Sergio Mimica Gezzan, non si confronta con la fiction italiana ma con quella internazionale (Rai1, martedì, 21.30). Basti pensare ai «Borgia» con Jeremy Irons. L’intento, spesso raggiunto, è quello di rendere avvincente una storia che può godere di uno degli scenari più belli del mondo. Ogni tanto, però, si cade nel didascalico e l’uso eccessivo del flashback a volte rompe la linearità della storia, a volte rompe, e basta. Ai tempi, non si andava tanto per il sottile per la conquista del potere e anche la Roma papalina non era da meno: per questo assistiamo in Vaticano a scene di sesso, sodomia e corruzione davvero inusuali per gli standard narrativi della Lux Vide, la casa di produzione fondata da Ettore Bernabei. Ovviamente i titoli di coda ci rassicurano che la storia è «frutto di fantasia» e nel corso delle prime puntate ci viene ripetuto quello che potrebbe essere il motto dei Medici: «Fare qualcosa di male per raggiungere il bene». Che è anche un po’ lo scopo della fiction italiana.

    Articolo e video sul Corriere
     
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    Domani una delle mie persone preferite va in uno dei programmi preferiti, ma a stroncare Medici D:

     
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    “I Medici”: poca storia vera e molta fiction, ma la serie funziona

    Dopo una ripetuta e insistente messa in onda del trailer ufficiale, martedì 18 ottobre è stata trasmessa su Rai 1 la prima attesissima puntata della serie tv “I Medici”, la fiction dedicata alla Signoria che fece di Firenze la città del Rinascimento italiano per eccellenza. Quella sera, tutti gli appassionati e gli addetti ai lavori di storia dell’arte e di storia del Quattrocento italiano (ma non solo) si sono accomodati trepidanti sui divani delle loro case aspettando la sigla d’inizio, “Renaissance”, cantata dalla voce delicata e decisa di Skin. Naturalmente, non potevamo mancare anche noi all’appuntamento con la famiglia Medici, curiosi di vedere come il regista Sergio Mimica-Gezzan (pluripremiato per aver partecipato come assistente-regista a film come “Salvate il soldato Ryan”e“Minority Report”) avesse raccontato la storia della Signoria fiorentina.

    Di certo non ci aspettavamo un dettagliato e preciso documentario storico poiché, si sa, nelle fiction televisive vengono generalmente introdotti elementi che esulano dalla stretta realtà dei fatti e dei personaggi, spesso proprio al fine di predisporre lo spettatore a emozionarsi, appassionarsi e ad addentrarsi nelle vicende e negli animi dei personaggi stessi, anche se durante la trasmissione ci sono balzati agli occhi palesi anacronismi artistici e inesattezze difficili da non notare. Ne è un esempio lampante l’affresco che si intravede in una scena della Firenze del 1429 alle spalle dei due fratelli Cosimo e Lorenzo de’ Medici: si tratta di “Venere e Marte al bagno”, affresco realizzato da Giulio Romano nel 1526, che possiamo ammirare nella Camera di Psiche all’interno di Palazzo Te a Mantova.

    Per non parlare dell’inizio del cantiere per la costruzione della cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore: la fine della puntata è dedicata all’avvio dei lavori diretti da un eccentrico ed entusiasta Brunelleschi (Alessandro Preziosi), siamo quindi nel 1429; in realtà, invece, la realizzazione della cupola è preceduta da un concorso bandito dall’Opera del Duomo nel 1418 al quale partecipa anche Brunelleschi e, dopo averlo vinto grazie al suo grandioso progetto ispirato al Pantheon di Roma, darà inizio al cantiere solo due anni dopo, nel 1420.

    La ricostruzione storica, come detto, non rispecchia nel complesso la realtà, se non in pochi passaggi (comunque non privi di imprecisioni), come l’elezione a papa del cardinal Cossa per mezzo di giochetti disonesti e corruzioni, che nella realtà però avvenne a Pisa e non a Roma come mostrato nella serie televisiva. O la rivalità dei Medici con un (forse troppo caricaturale) Rinaldo Albizzi nella vita politica fiorentina, e la guerra di Lucca con il successivo accordo con Francesco Sforza per mettere fine alla guerra stessa.

    Presente anche lo stereotipo delle serie televisive in cui tutti i personaggi principali devono essere belli e prestanti: potremmo citarne alcuni, tra cui Brunelleschi, impersonato da un affascinante Alessandro Preziosi che ricorderemo in un’altra fiction in costume, “Elisa di Rivombrosa”, nelle vesti del bel conte Fabrizio Ristori, e Cosimo de’ Medici, impersonato dal giovane Richard Madden, un figaccione dallo sguardo ammaliante, già famoso per far parte del cast del Trono di Spade. Il racconto della saga della famiglia Medici è basato su un continuo andirivieni tra passato e presente, con un lasso di tempo di venti anni: un modo di raccontare che potrebbe anche creare confusione o fastidio a chi non ama le narrazioni con ripetuti flashback, ma che secondo noi aiuta invece a comprendere meglio gli avvenimenti del presente, sia per quanto riguarda i fatti politici della città che per ciò che concerne la personalità e le decisioni del protagonista principale della serie tv, ovvero Cosimo de’ Medici.

    Seguendo questo andirivieni tra passato e presente, si nota infatti, in questa finzione ricca di incontri improbabili, una netta differenza tra il Cosimo giovane e il Cosimo maturo: agli inizi del Quattrocento, ha ambizioni d’artista, si diletta a osservare le opere e i monumenti dell’arte antica e a disegnare su fogli che porta sempre con sé piuttosto di seguire il volere del padre, Giovanni di Bicci (Dustin Hoffman), un mercante di lana divenuto successivamente banchiere del papa. Importante sarà per lui l’incontro con Donatello a Roma: lo condurrà nella sua bottega dove incontrerà la bella Bianca (Miriam Leone), una lavandaia che posa come modella, di cui si innamorerà follemente. Un amore ritenuto oltraggioso a causa della diversità di rango dei due, e quindi stroncato da Giovanni di Bicci. Nella Firenze del 1429, Cosimo, sposato con figli, succede al padre dopo la morte di quest’ultimo per avvelenamento ed è costretto a proseguire l’attività della sua famiglia, abbandonando momentaneamente i suoi sogni d’artista, fino a quando deciderà di intraprendere la grandiosa impresa della realizzazione della cupola del Duomo.

    Intrighi, corruzioni e cospirazioni che ci faranno appassionare sempre di più alla storia della famiglia famosa per aver portato in auge la città di Firenze e, anche se ciò che viene raccontato è mescolato a un po’ di fantasia, beh, a noi non dispiace perché non è e non deve essere un documentario storico. L’appuntamento quindi è per altre tre serate in attesa di scoprire le nuove vicissitudini de “I Medici”.

    finestresullarte
     
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    Cosimo de’ Medici, impersonato dal giovane Richard Madden, un figaccione dallo sguardo ammaliante



    A me non disturba troppo che siano tutti belli (dopo quattro stagioni di Tudor poi...) però come abbiamo detto molte volte questa cosa che non invecchino salta all'occhio XD

    Riccardo Bocca:

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    "I Medici"? Curano gli ascolti

    Si può serenamente scrivere che "I Medici", la serie in onda da martedì scorso sulla prima rete pubblica, è un prodotto di livello assoluto sia per la disponibilità di denari sia per la capacità globale di messa in scena.

    Già la storia a cui si ispira merita occhi attenti, visto che attraverso l'ascesa della casata oggetto del titolo racconta l'arte e l'epopea rinascimentale fiorentina.

    E poi c'è la capacità di regia, e di interpretazione di attori che vanno dal master Dustin Hoffman al sempre bravo Alessandro Preziosi.

    Però già mentre scrivo queste parole - vi prego di crederlo, sinceramente esposte - la noia invade senza alcun rispetto il comparto cerebrale e non consente di passare al livello superiore;

    che poi sarebbe quello in cui, al termine dei giusti riconoscimenti, si passa all'entusiasmo per l'opera girata da Sergio Mimica-Gezzan.

    No:

    con tutto lo slancio del mondo, è ostico osannare la prima puntata proposta.

    Perché se da un lato il livello era alto, in quanto a gusto e impaginazione, dall'altro mancavano una scrittura e un pathos che sapesse discostarsi dalla matrice polpettonica.

    E qui si chiude il discorso:

    malgrado l'entusiasmo della comandante in carica di Rai Fiction Eleonora Andreatta, e anche malgrado le speranze sparse dal sindaco renzianico Nardella, impegnato ad auspicare che lo show dei "I Medici" possa «contribuire all'orgoglio di essere italiani».

    Obiettivo - è il caso di specificare - che si raggiunge in una trama quando alla descrizione degli eventi si somma l'arte di spogliare le emozioni umane e di esibirle al pubblico in tutta la loro essenza, invece di vagare e rivagare e vagare ancora tra continue ondate di flashback.

    L'Espresso
     
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    però come abbiamo detto molte volte questa cosa che non invecchiano salta all'occhio XD

    Altro punto è che i veri Medici non erano così 'gnocchi' come Richard, Stuart, Alessandro etc (magari! xD). Ovviamente questo fa tutto parte di attirare l'attenzione dei telespettatori, ci mancherebbe altro! u.u
     
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    Sì ma guarda ormai è inutile anche parlarne secondo me, una volta si provava a fare film e serie solo su personaggi storicamente belli così si aveva una scusa per assumere attori avvenenti o si cercava quantomeno di rendere questi attori somiglianti al personaggio che interpretavano, ma credo che l'Enrico VIII di JRM abbia sdoganato definitivamente il casting sfacciato di grandi bellezze per personaggi bruttini. Quello di cinema e tv (soprattutto di tv forse) è un mondo che gira attorno all'estetica, non c'è niente da fare. Avevo letto anni fa un bell'articolo di Natalia Aspesi sul Venerdì al riguardo.
     
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    Questo è vero, ma pensa che nei film/documentari di svariati anni fa si cercavano sempre interpreti che potessero in qualche modo avvicinarsi a un determinato personaggio storico. Se prendiamo ad esempio L'Età di Cosimo de Medici (siccome stiamo parlando di questo argomento in particolare xD), Rossellini scelse per Cosimo l'attore Marcello di Falco che, secondo me, era indubbiamente tale e quale al ritratto del vero Cosimo; oltre al fatto che egli riuscì a rispecchiarlo profondamente.
     
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    Beh è chiaro che ci sono le eccezioni. Ma la serie su Cosimo è rimasta abbastanza di nicchia ed è pure vecchiotta quindi apparteneva a logiche diverse (e più serie), mentre oggi i prodotti che puntano al successo commerciale (cioè tutti) contano sul protagonista bello: Medici, ma anche The Tudors, The Borgias, Victoria, The Crown, Carlos Rey Emperador, Elizabeth, persino Wolf Hall dove il solo personaggio brutto è il duca cattivo in un chiaro rispolveramento della logica di kalokagathia a tutti i costi.
     
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    Nelle serie The Tudors e The Borgias devo dire che le caratteristiche fisiche degli attori ci stavano tutte con i veri personaggi storici. Del resto poi, son tutti dettagli!
     
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    Beh in The Tudors JRM ed Enrico VIII non c'entrano niente l'uno con l'altro purtroppo (non perché JRM fosse bello e magro, com'era una volta anche il re, ma perché basso e biondo, e l'ha ammesso ache lo stesso attore), ma potremmo citare anche Charles Bradon, Thomas Cromwell, Jane Seymour ed altri. Così come per i Borgia Alessandro VI ci avrebbe messo la firma ad essere come Jeremy Irons, mentre Cesare e Lucrezia sono discorsi diversi perché sono descritti come piacenti anche nella vita reale.
     
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