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CITAZIONE Ogni italiano ha sentito nominare il gran poema di Ludovico Ariosto, l’Orlando furioso, di cui quest’anno ricorre il 500° anniversario. Molti ne hanno letto svogliatamente qualche brano nell’antologia scolastica – per lo più la scena della pazzia del conte che, tradito dalla bella Angelica, si spoglia nudo e si accanisce a sfasciare alberi e piante. Pochissimi, però, lo hanno letto davvero – si intende: dall’inizio alla fine. Né sono stati invogliati a farlo.
Perfino quando la Rai divulgava a puntate e in bianco e nero i capolavori della letteratura italiana e mondiale (dai Promessi sposi ai Fratelli Karamazov fino al Mulino del Po) nessuno ne azzardò una riduzione. Trama improbabile e dispersiva? Troppi personaggi? Troppa violenza esagerata? Troppo fantastico? La versione televisiva del celebrato spettacolo di Luca Ronconi passò sul piccolo schermo solo nel 1975. Ma anche il nostro cinema non ha mai creduto nell’intrattenimento colto e insieme popolare: gli spettatori italiani che avevano affollato le sale per Excalibur non colsero il richiamo del film fantastico-cavalleresco di Giacomo Battiato, I Paladini, imperniato sulla vicenda di Ruggero e Bradamante (1983). Da allora, salvo un’opera-movie statunitense da Vivaldi con Marilyn Horne nel ruolo di Orlando, più nulla. I cavalieri di re Carlo e i loro omologhi saraceni spariscono, inghiottiti nelle elitarie contrade dell’accademia.
È un’eclissi che grida vendetta. Per secoli l’Orlando furioso è stato uno dei pochi libri italiani che tutti avevano letto – non per dovere o studio ma per diletto, cioè per il motivo principale per cui in fondo si dovrebbe dedicare una parte del proprio tempo alla lettura. Le edizioni, le traduzioni in tutte le lingue, e le ristampe (anche pirata) non si contano. Come i seguiti, i rifacimenti, le continuazioni delle avventure di un singolo personaggio, marginale nell’opera magna ma eletto a protagonista nell’opera derivata (oggi nella narrativa globale si preferiscono i termini inglesi sequel, remake, spin off) – che qualsiasi poetastro si sentiva autorizzato a comporre. Perfino l’onomastica italiana ne fu mutata, e città e campagne, corti e bordelli conobbero un profluvio di Doralice, Olimpia, Isabella, Ginevra. Né si contano i quadri ispirati ai personaggi del poema (per lo più femmine nude in pericolo), che i pittori di tutta Europa dipinsero dalla sua pubblicazione e fino alla fine dell’Ottocento.
Il mondo dell’Orlando furioso – un patrimonio inesauribile di personaggi, avventure, sogni, follie – ha accomunato per secoli ricchi e poveri, dotti e illetterati, aristocratici e calzolai. Nelle contrade più remote pastori e pecorai sapevano recitarlo a memoria, e improvvisare varianti della storia per il diletto dei viandanti. Ancora negli anni Settanta tutti sapevano chi fossero Atlante, Medoro, Fiordiligi. In meno di tre decenni, ogni ricordo si è perduto. I duelli di Rinaldo, Mandricardo, Bradamante, Marfisa e infiniti altri, i viaggi, le magie, gli incantesimi, le ricerche insensate, le folli fughe, non hanno lasciato impronte nel nostro immaginario collettivo di italiani – in cui galleggiano, nel migliore dei casi, frantumi sparsi di versi. Ridotti a citazioni ironiche («ecco il giudicio uman come spesso erra!»), o parole entrate nell’uso comune («gradasso», «rodomonte») di cui si è dimenticata la fonte. Le invenzioni di Ariosto hanno fecondato il genere fantastico (oggi si preferisce dire fantasy), e perfino lo splatter e il pulp – ma pochi tra quanti esaltano i sanguinolenti duelli delle serie tv oggi in gran voga ricordano l’archetipo da cui sgorga il piacere inverosimile dell’avventura. Melania Mazzucco - continua su Il Venerdi
CITAZIONE Non ha senso leggere oggi Orlando furioso, a meno che non capiti qualcosa che ti fa innamorare, come è capitato a me, molti anni dopo averlo sentito appena nominare a scuola.
Negli anni del liceo io scappavo come un cavallo e Ariosto lo sfiorai appena, era un nome in una canzone di Venditti, lo guardai passare come Angelica in fuga nella prima scena. Pochi professori si lanciano all'inseguimento , perché è troppa la roba da fare nel programma per fermarsi a lungo nel poema che non si ferma mai, che comincia già iniziato (come un film di 007) e finisce senza finire (come un film di 007, ma di quelli di oggi, con un sacco di azione e di effetti speciali). Così che io l'ho scoperto a quasi 40 anni, grazie a un mio amico che non finirò mai di ringraziare per avermela presentata, la lingua di Ariosto, la sua fantasia.
Leggi questa, mi disse, ed era la pagina in cui Astolfo va sulla luna "altri fiumi altri laghi altre campagne...". Lascio ai letterati le analisi e le informazioni, e li ringrazio da lettore, io sono qui attaccato alla transenna con la fascia in testa a fare il fan di Ludovico Ariosto e del suo innumerevole spettacolo di energia e azione, dove le parole schizzano come sangue finto in un film di Tarantino. Il ritmo, la velocità, la precisione delle scene, il montaggio, le zoomate repentine, la scenografia, la fantasia della lingua, la precisione dell'ottava rima, l'invenzione continua, la sensualità, le battaglie, il divertimento, la mancanza di giudizio. Il puro entertainment, l'elettricità, la luce.
Il Poema si svolge in un adesso assoluto, in un mezzogiorno continuo di un mondo sconfinato eppure percorribile a salti come fosse un campetto di pallone in periferia, dove non cala mai la sera e il metallo delle armature lampeggia e fa socchiudere gli occhi, come in un film dei transformer, ma con la maestria poetica di un signore che ha dedicato una vita a scolpire le parole e poi a lubrificarle. Un incrocio tra Michelangelo e un ingegnere aeronautico. L'ottava rima è la madre del free style improvvisato, eppure Ariosto ci ha messo trent'anni a cesellare le rime, perché questa poema è tutto e il suo contrario, è jazz e partitura, coreografia e delirio, attrazione e cura.
Orlando furioso sta alla letteratura come la scoperta dell'America (che è contemporanea al poema) sta alla geografia (fisica e politica, risorse del sottosuolo, muschi e licheni, guerre di conquista). Colombo pensava di aver trovato una scorciatoia per le Indie, ma era appena sbarcato in un mondo nuovo, che da allora è sempre rimasto nuovo. Gli eredi di Ariosto non sono solo gli scrittori ma i registi, gli inventori, i ballerini di liscio, i programmatori di software, i disegnatori di fumetti, i viaggiatori, i cuochi, gli amanti, i pazzi, i calciatori, i maghi, le contorsioniste, le rockstar e gli astronauti. Jovanotti - continua su Il Venerdì
CITAZIONE Sgarbi, cos’ha ancora da insegnare l’Orlando furioso? «Non ha mai avuto nulla da insegnare ed è stata la sua forza maggiore. Creò difficoltà al De Sanctis perché non c’era alcuna pulsione verso l’Italia o il Risorgimento nei suoi versi. Poeta dell’armonia secondo Croce, secondo me va letto per puro piacere. Poi nelle pieghe del piacere affiorano dimostrazioni di tolleranza e di dolcezza, in sostanza di umanità. Si tratta di una letteratura che non genera fanatismo, che non induce alla realizzazione di ideali o di imprese a cui piegare la società. Ariosto mira alla libertà dei sogni, alla fantasia». In città qual è il primo luogo dove lo andrebbe a cercare? «Andrei giustappunto in piazza Ariostea, una sorta di anfiteatro con una colonna alta trenta metri dove il poeta è stato proiettato verso il cielo, all'altezza dei suoi sogni. Guardandolo dal basso non ho mai visto la sua faccia, perché è stato innalzato oltre il visibile». [...] E intorno agli Estensi? «Riflettendo sul rango sociale di Ariosto, lo status di uomo legato al potere credo fosse parallelo a quello di poeta. Come tale doveva sopravvivere e accettava di essere un cortigiano di Alfonso I d’Este. Per stampare le trecento copie dei suoi libri, che suppongo non gli dessero chissà quali diritti d'autore, sopportava la situazione. Pubblicava per il piacere di fare una cosa bella e aveva più ragioni lui di Benigni. Di sicuro era più autonomo economicamente, ma non bisogna tralasciare che l’opportunismo negli intellettuali è naturale, non debbono essere degli eroi». Sgarbi su La nuova Ferrara
Edited by ‚dafne - 10/10/2016, 14:48
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