Giorgio Vasari e le "Vite"

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    Pittore, architetto e scrittore (Arezzo 1511 - Firenze 1574). Artista manierista, fu attivo, come pittore e soprattutto come architetto, in diverse città italiane (Arezzo, Bologna, Napoli, Roma). Il nome di V. rimane legato però soprattutto alle grandi committenze pubbliche dei Medici a Firenze (complesso degli Uffizi) e alla raccolta delle Vite, edite la prima volta nel 1550 (Vite dei più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri), che costituiscono la prima opera moderna di storiografia artistica, nelle quali V. definì il canone dell'arte italiana fra Trecento e Cinquecento.

    VITA E OPERE
    Ad Arezzo frequentò la bottega di G. de Pierre de Marcillat; a Firenze studiò con Andrea del Sarto e B. Bandinelli, conobbe Michelangelo e fu introdotto nella cerchia della corte medicea. Ad Arezzo conobbe Rosso Fiorentino; quindi lavorò con F. Salviati e poi presso V. Ghiberti. Importanti nell'ambito della sua complessa formazione furono inoltre i viaggi a Roma (1532 e 1538). Alla produzione giovanile risalgono il basamento dell'organo del duomo di Arezzo (1535-37) e vari dipinti per chiese cittadine (Deposizione di Cristo, SS. Annunziata). Lavorò inoltre alla decorazione dell'abbazia di Camaldoli (1537) e del refettorio di S. Michele in Bosco a Bologna (1539-40), opere che denotano un accostamento a F. Salviati e al Parmigianino. Alla prima commissione per una chiesa fiorentina (Allegoria della Concezione, 1541, SS. Apostoli) seguì un viaggio a Venezia; iniziò (1542) la ristrutturazione e gli affreschi della sua casa ad Arezzo; lavorò quindi a Napoli (1544-45) nel monastero degli Olivetani. A Roma fu introdotto con successo nella cerchia del cardinale A. Farnese, per il quale decorò (1546) la sala della Cancelleria. In questi anni fu in stretto contatto con Michelangelo, la cui influenza è evidente nella cappella Del Monte in S. Pietro in Montorio a Roma, complesso intreccio di architettura, scultura e pittura, e nel progetto per Villa Giulia (1550-52). Chiamato a Firenze (1554) da Cosimo I, negli anni seguenti fu al centro dei principali avvenimenti artistici della città. Nell'attività per il granduca V. si dimostra artista versatile, che coniuga la continuità della tradizione architettonica fiorentina con le necessità di decoro e convenienza. Con vari collaboratori lavorò alla decorazione di Palazzo Vecchio (Quartiere degli Elementi, 1555-57, e di Leone X, 1555-62; salone dei Cinquecento, 1562-65; studiolo di Francesco I, 1570-72). Iniziò (1560) la fabbrica degli Uffizi, sede degli uffici di tredici magistrature; ideato come raccordo spaziale tra Piazza della Signoria e il fiume, l'edificio è scandito da una tripartizione orizzontale, che ne sottolinea le caratteristiche di assialità e simmetria. All'attività per i Medici si affiancarono committenze private e lavori di rimodernamento di chiese medievali (pieve di S. Maria ad Arezzo, 1560-64; S. Maria Novella, 1565-67 e S. Croce, 1566-68, a Firenze). Tra le ultime opere, il progetto delle logge di Piazza Grande in Arezzo (1570-72) e le decorazioni nelle tre cappelle Pie e nella Sala Regia in Vaticano (1571-73); incompiuta, per la sua morte, la decorazione della cupola del duomo di Firenze, per la quale lasciò numerosi disegni. V. ebbe un importante ruolo nella fondazione/">fondazione dell'Accademia delle arti del disegno (1563) e fu collezionista di disegni di maestri italiani. Tra i suoi scritti la rilevanza maggiore spetta certamente alle Vite, di cui pubblicò una seconda edizione nel 1568 presso l'editore Giunti (con titolo un po' modificato e con l'aggiunta delle Vite de' vivi, et de' morti, dall'anno 1550 infino al 1567), opera fondamentale nella storiografia artistica italiana, in cui V. elaborò il concetto dello svolgimento e della "rinascita" dell'arte attraverso tre età, che segnano l'abbandono del Medioevo, l'ingresso nell'età moderna tramite il recupero dell'antico, e la piena maturità, espressa nell'opera di Michelangelo.

    treccani

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    fonte
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    ROMA - “Le tecniche artistiche e la conservazione delle opere” è il titolo del primo incontro promosso da Verderame Progetto Cultura - con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività culturali - nell’ambito di un ciclo di eventi promosso a margine del progetto di recupero e restauro di tre importantissime opere d’arte come la Maddalena penitente di Caravaggio, il San Giovanni Battista - copia da Caravaggio - e la Deposizione dalla Croce di Giorgio Vasari, in corso, fino al 28 Giugno, presso la Galleria Doria Pamphilj di Roma.

    A due mesi dall’avvio dei lavori di recupero delle opere dei due sommi maestri italiani, il pubblico potrà apprezzarne l’andamento e i progressi attraverso i racconti e le testimonianze dei restauratori e dei tecnici impegnati presso la Galleria.

    A svelare al pubblico i primi ritrovamenti dietro la tavola del Vasari e le tele del Caravaggio, saranno i restauratori e i tecnici Marco Cardinali, Maria Beatrice De Ruggieri, Giulia Silvia Ghia - Presidente di Verderame Progetto Cultura, Matteo Positano e Paolo Roma.

    “I Dialoghi dell’arte – Caravaggio incontra Vasari” è un progetto di restauro a porte aperte. L’iniziativa intende offrire un punto di vista diverso attraverso il quale affrontare i temi dell’intervento conservativo e delle ricerche tecniche sulle opere d’arte, permettendo anche al grande pubblico, solitamente escluso da questi delicati interventi, di avvicinarsi ed osservare i lavori di restauro in corso.

    Per tutta la durata dei lavori, quindi fino al 28 giugno, i visitatori della Galleria Doria Pamphilj potranno ammirare attraverso un vetro appositamente installato, le opere “sotto la lente” dei restauratori e dei tecnici al lavoro, nonché seguire l’allestimento in progress della documentazione tecnica all’interno delle cornici “vuote” disposte a quadreria sui pannelli espositivi.

    ilmessaggero

    Edited by ‚dafne - 26/7/2018, 12:25
     
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    Il patrimonio pubblico italiano acquisisce la ‘Fede’ di Giorgio Vasari

    1381224368434_Vasari_-_La_Fede_-_foto_2011


    CITAZIONE
    Si è svolta lo scorso venerdì 11 ottobre a Venezia, alla presenza delle autorità e della cittadinanza, la cerimonia ufficiale di presentazione del dipinto su tavola raffigurante la Fede di Giorgio Vasari, proveniente dalla collezione inglese di Lady Kennet, esposta per l’occasione nel portego del Museo di Palazzo Grimani e acquisita dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con il concorso di enti e fondazioni private che operano per la salvaguardia di Venezia.
    L’opera, di formato oblungo,2 è dominata dall’imponente figura allegorica della Fede, colta nell’atto di battezzare con la mano sinistra un fanciullo seduto sopra un vaso all’antica, mentre con la destra tiene la croce, suo attributo canonico. Nell’angolo in basso a sinistra compaiono i volti barbuti degli apostoli Pietro e Paolo.

    L’artista conferisce massimo risalto alla figura femminile, che si espande quasi interamente nello spazio, avvalendosi di una forzatura di memoria michelangiolesca nella torsione dei volumi, funzionale a produrre l’effetto di stacco dal fondo blu del cielo.

    Vasari si esprime con un linguaggio pittorico di grande solidità disegnativa, ma al tempo stesso utilizza una grafia elegante e raffinata nella resa degli ornati, dalla complessa acconciatura femminile alle pregiate guarnizioni della veste, di stupefacente effetto illusionistico nella finzione dei metalli che riflettono la luce.
    L’opera appartiene ad un complesso decorativo d’invenzione grandiosa, concepito come un insieme di nove comparti su tavola con figure allegoriche di Virtù e Putti con tabella, realizzati su commissione di Giovanni Cornaro nella primavera del 1542 per uno dei soffitti del palazzo di famiglia, affacciato sul Canal Grande, oggi palazzo Corner-Spinelli.3

    Le rimanenti tavole, tra cui si segnalano la Giustizia e la Pazienza, sono entrate da tempo a far parte delle raccolte delle Gallerie dell’Accademia di Venezia,4 e pertanto si ricongiungono idealmente a quella in esame, secondo un progetto di recupero e ricomposizione del soffitto ad opera della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Venezia e dei comuni della gronda lagunare, che ha scelto Palazzo Grimani come sede ideale per l’esposizione dell’opera vasariana.5

    La Soprintendenza veneziana ha inoltre avviato il restauro di tutte le tavole nel Laboratorio Scientifico della Misericordia a Venezia, affidando il lavoro alla restauratrice Rossella Cavigli, in sinergia con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per la Provincia di Arezzo.

    Il soggiorno veneziano di Vasari non rappresenta un episodio isolato, poiché si lega a quello di Francesco Salviati, Giuseppe Porta Salviati e Federico Zuccari, contribuendo in maniera determinante all’evoluzione manierista della pittura cinquecentesca in laguna, recepita da alcuni maestri che dialogano in modi e forme del tutto personali con i pittori di provenienza centro italiana, per lo più attivi per committenti privati come i Grimani di Santa Maria Formosa.6

    La novità più significativa riguarda la tipologia decorativa del soffitto a quadri riportati:7 ne sono testimonianza esemplare i riquadri a tema biblico di Tiziano per il soffitto di Santo Spirito in Isola (ora nella sacrestia della Basilica di Santa Maria della Salute),e quelli dipinti da Veronese nella sacrestia della chiesa di San Sebastiano.

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    Ma è bellissimo! Vedi che ogni tanto ne azzecchiamo una!
     
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    Hanno fatto una grande cosa davvero, finalmente qualcosa di cui essere "orgogliosi" ! Comunque Venezia , ma il Veneto in generale, cerca di andare avanti come può nei Beni artistici e culturali anche se quella storia dei traghetti in laguna fa accapponare la pelle.
     
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    Giorgio Vasari e l’Allegoria della Pazienza



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    La Galleria Palatina organizza una mostra incentrata su uno dei più significativi dipinti delle collezioni medicee, l’Allegoria della Pazienza, oggi conservata nella Sala di Prometeo, ed appartenuta al cardinale Leopoldo de’ Medici.

    L’opera, assegnata al Parmigianino negli inventari di Palazzo Pitti, catalogata nelle prime guide del museo sotto il nome di Francesco Salviati, attribuita poi a Girolamo Siciolante da Federico Zeri ed oggi riconosciuta come frutto di collaborazione tra Giorgio Vasari e lo spagnolo Gaspar Becerra, ha una storia collezionistica complessa, che coinvolge alcuni importanti personaggi legati alla corte di Cosimo I e allo stesso Giorgio Vasari.

    Fu infatti Bernardetto Minerbetti, vescovo di Arezzo e ambasciatore di Cosimo I, nonché fine uomo di lettere, patrono dell’Accademia degli Umidi, a chiedere all’aretino, poco dopo il 1550, un dipinto che rappresentasse in modo nuovo ed emblematico la virtù principale del suo carattere, ovvero l’arte della Pazienza. Vasari accetterà, proponendo al suo committente un’invenzione ispirata alla statuaria antica, arricchita da un raffinato repertorio simbolico allusivo al tempo e alla vita umana. E così prende corpo l’invenzione di una giovane donna avvinta da una catena ad una roccia, attende pazientemente che dal vaso ad acqua sgorghino le gocce necessarie a corrodere la pietra restituendole la libertà. Questa immagine, erudita e coltissima, avrebbe raccolto un grande successo ben oltre i confini di Firenze, giungendo ben presto alla corte ferrarese di Ercole II d’Este, che non esitò a ricavarne la sua ‘impresa’. A pochi anni dal dipinto per Minerbetti, il duca Ercole II d’Este commissionò infatti una nuova versione della Pazienza a Camillo Filippi, per destinarla alla cosiddetta “Camera della Pazienza”, nella torre di Santa Caterina del castello ferrarese. Il duca fece introdurre la stessa personificazione anche nel verso di una celebre medaglia coniata da Pompeo Leoni nel 1554, sul basamento di un suo busto scolpito da Prospero Sogari Spani e in una serie di monete coniate dalla zecca di Ferrara.

    Ma perché l’invenzione vasariana ebbe tanto successo? E perché la virtù della Pazienza era considerata così importante nell’arte e nella letteratura del pieno Rinascimento?

    La mostra, a cura di Anna Bisceglia così come il catalogo edito sa Sillabe, indaga su questi aspetti seguendo il filo delle committenze, le fonti letterarie, i percorsi degli artisti, sullo sfondo complesso e affascinante dell’Italia delle corti. Accanto all’Allegoria della Pazienza figura la versione dello stesso tema eseguita da Camillo e Sebastiano Filippi e conservata presso la Galleria Estense di Modena (1553-54), da cui proviene anche il busto di Ercole II scolpito da Prospero Sugari, detto il Clemente (1554), sul cui basamento è effigiata la stessa virtù, e le medaglie di Pompeo Leoni sempre per il Duca (Firenze, Bargello, 1554 ca). Accanto a queste, ad illustrare il motivo iconografico nella sua complessa genesi, è prevista una grande tavola proveniente dall’Accademia di Venezia. Essa è parte di un soffitto a scomparti lignei eseguiti per la famiglia Corner nel 1542; inoltre la piccola tavoletta degli Uffizi, nota erroneamente come Artemisia che piange Mausolo, ma che deve riconoscersi invece come una Pazienza, alcuni disegni e incisioni del Gabinetto Disegni e stampe di Firenze e del Cabinet del Dessins du Louvre.

    Fonte : QUA

    Io l'ho vista e devo dire che mi è piaciuta moltissimo, anche perché all'interno della Galleria Palatina è come una piccola nicchia rinascimentale, inoltre è stato un piacere vedere le lettere di Vasari , anche perché si sono mantenute benissimo ed è possibile avvicinandosi anche capire la scrittura senza sforzarsi troppo !
     
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    Grazie Cla <3
     
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    Ma di nulla ! Mi dispiace solo.non aver potuto fare le foto :-(
     
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    rovato un video <3

     
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    Io sto seguendo la Bisceglia su twittah e lei mi piace molto, mi pare una con le ovaie dritte che sa il fatto suo in una comunità come quella dei musei fiorentini che è espressamente sotto direttori e vicedirettori uomini , comunque la mostra su Vasari è una chicca, anche come è stata disposta a me è piaciuta molto, pur non essendoci tantissimi pezzi nella cornice della galleria palatina risalta !
    Oltretutto la galleria è un gioiello già per conto suo, è una perla sia per l'architettura che per le opere che ci sono all'interno: Tiziano, Caravaggio, Tintoretto..peccato che non si conosca molto, forse è la meno conosciuta tra il patrimonio fiorentino !
     
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8 replies since 29/6/2013, 00:23   170 views
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