Raffaello

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    Sorpresa di Natale ai Musei Vaticani, spuntano due Raffaello inediti

    WyDRdHj


    Due dipinti di donne, una raffigurante la Giustizia e l’altra l’Amicizia, realizzati da Raffaello Sanzio intorno al 1520. È il sorprendente ritrovamento avvenuto all’interno dei Musei Vaticani, durante le operazioni di pulizia e restauro di una delle stanze. Come hanno potuto questi due capolavori restare nascosti per oltre cinque secoli? Per capirlo bisogna ricostruire l'attività artistica degli ultimi anni di vita del maestro.



    Nel 1508 papa Giulio II commissiona a Raffaello gli affreschi dei suoi appartamenti privati. L’artista porta a compimento tre stanze, le celebri “stanze di Raffaello”, con capolavori invidiati in tutto il mondo, come la Scuola di Atene. La quarta stanza invece, la maestosa Sala di Costantino, resta incompiuta a causa della sua morte prematura, avvenuta nel 1520 ad appena 37 anni. Lo racconta anche Giorgio Vasari nel suo “Vite dei più brillanti pittori, scultori e architetti”. “Nell’ultimo periodo di vita - scrive il pittore e storico dell’arte aretino - Raffaello iniziò a lavorare ai dipinti di due figure femminili, sperimentando una nuova tecnica di pittura a olio».



    È proprio questo elemento a confermare la paternità delle opere. Quando i restauratori hanno iniziato i lavori nella Sala di Costantino, si sono accorti infatti che tutti i dipinti erano realizzati con la tecnica della pittura a fresco, eccetto le due figure femminili. A fornirne ulteriore prova sono state le verifiche con i raggi infrarossi. “Il suo tratto è inconfondibile - racconta emozionato Fabio Piacentini, responsabile del progetto di restauro - Basta guardare la delicatezza con cui delinea le onde dei capelli”.

    continua su lastampa.it
     
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    OMG! *-*

    Dalla rivista Bell'Italia di Dicembre, un breve articolo sul restauro del ritratto di Leone X:

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    Restaurato cartone scuola di Atene di Raffaello

    GugrBeS


    Ci sono voluti quattro anni, ma ne è valsa la pena: dal 27 marzo sarà possibile vedere il frutto del restauro del Cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello, conservato alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Un'opera che non solo è il più grande cartone rinascimentale a noi pervenuto (misura 2,85 metri per 804 centimetri), ma che è stata interamente realizzata da Raffaello come disegno preparatorio, a grandezza naturale, dell'affresco 'La scuola di Atene', che decora la stanza della Segnatura in Vaticano.

    Per presentare al meglio il cartone, è stato anche studiato un nuovo allestimento, curato dall'architetto Stefano Boeri, che ha definito il suo lavoro "una sfida da far tremare i polsi". [...] "Ai visitatori che si fermeranno a contemplare le figure tratteggiate dalla mano sublime di Raffaello - dice il prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Marco Ballarini - auguriamo di poter trovare in esse, come accadde a Gustave Flaubert nel 1845, un senso di 'calme et intelligence, certié et force'". Anche per questo il 6 aprile, nel giorno dell'anniversario della morte di Raffaello, l'Ambrosiana offrirà la possibilità di una visita gratuita al museo e alla sala rinnovata.

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    Sulla morte di Raffaello, avvenuta 500 anni fa:

     
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    Il Covid al tempo del Rinascimento: Raffaello ucciso da una polmonite acuta e dai salassi

    Febbre alta e difficoltà respiratoria prolungate nel tempo, 15 giorni tondi tondi, una polmonite acuta a tutti gli effetti. E come estrema cura, ultimo tentativo, il salasso, pratica medievale che ha indebolito ancora di più il paziente fino a farlo morire. Certo, intubarlo non si poteva. Correva infatti l’anno 1520, giorno 6 aprile, venerdì santo, e a spirare era il Divin pittore, ovvero Raffaello Sanzio. Niente malaria, dunque, né tifo, né sifilide - anche se nel suo libro “Le vite” il Vasari annota che la morte è causata secondo il biografo da “eccessi amorosi” - ma appunto una polmonite aggravata da un errore medico: potrebbe sembrare un episodio di cronaca legato a Covid-19, e invece è l’ultima ricostruzione della misteriosa morte di Raffaello, elaborata a 500 anni di distanza dagli esperti dell’Università di Milano-Bicocca.

    LE TESTIMONIANZE
    La loro analisi, basata su testimonianze dirette e indirette dell’epoca, è pubblicata su Internal and Emergency Medicine, la rivista della Società italiana di medicina interna (Simi). Per cercare una soluzione al giallo della morte di Raffaello, i ricercatori hanno confrontato le informazioni contenute ne’ “Le vite” appunto del Vasari con testimonianze di personaggi storici coevi del pittore e presenti a Roma in quel periodo, come quella di Alfonso Paolucci, ambasciatore del duca di Ferrara Alfonso I d’Este o alcuni documenti riscoperti nell’Ottocento dallo storico dell’arte Giuseppe Campori. «Il decorso della malattia unito ad altri sintomi indurrebbe a pensare a una forma di polmonite», spiega Michele Augusto Riva, ricercatore di Storia della medicina dell’Università di Milano-Bicocca. «Non possiamo affermarlo con sicurezza né possiamo ipotizzare se sia stata di origine batterica o virale come l’attuale Covid-19, ma tra le varie cause è quella che più corrisponde a quanto ci viene raccontato: un decorso acuto ma non immediato, la mancanza di perdita di coscienza, assenza di sintomi gastroenterici e febbre continua».

    Ecco come si spiega l’aver escluso gli altri morbi. La sifilide è una malattia dal decorso molto lungo «mentre i testimoni ci raccontano di una malattia sviluppatasi all’improvviso, che porta alla febbre e alla morte sopraggiunta dopo 8-10 giorni. Per quanto la sifilide fosse molto diffusa nel ‘500, i sintomi descritti sullo stato di salute di Raffaello non vanno in quella direzione» continua il professore. Esclusi anche malaria e tifo. «La malaria ha come sintomi febbri intermittenti - osserva il ricercatore di Milano-Bicocca - mentre quella di Raffaello fu continua. Inoltre, in quegli anni non vengono segnalate epidemie di tifo, malattia che, soprattutto per le condizioni igienico-sanitarie di quei tempi, aveva un alto tasso di contagiosità». Non solo. «La sua malattia stata di natura infettiva - prosegue la sua diagnosi medico-storica Michele Riva - ha causato la comparsa di una febbre, ma non stata invalidante: Raffaello riesce a fare testamento, a individuare gli eredi, dare gli ultimi ordini, vigile e cosciente».

    LA PRATICA
    A peggiorare però il quadro clinico ci sarebbe stato anche un errore medico: la pratica del salasso. «Secondo la teoria degli umori, derivata dalla tradizione medica ippocratica-galenica e allora in voga, si pensava che un eccesso di sangue potesse causare la febbre. Uno dei possibili rimedi era il salasso, ovvero sottrarre alla persona malata una certa quantità di sangue per riequilibrare gli umori. Cosa assolutamente sconsigliata in caso di febbre polmonare. Inoltre Vasari ci dice che il pittore nascose ai medici di essere uscito spesso nelle notti precedenti per scorribande amorose. Non conoscendo la condotta del paziente e non potendo inquadrare meglio l’origine della febbre - ipotizza Riva - i medici avrebbero sbagliato a insistere con il salasso».

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    Povero Raffaello, che sofferenza. A questo punto erano meglio gli eccessi amorosi. XD
     
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    Povero Raffaello, che sofferenza. A questo punto erano meglio gli eccessi amorosi.

    In quel caso almeno sarebbe morto contento😏
     
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    Vasari spesso romanza un po' troppo! XD Non è da prendere sempre alla lettera.
     
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    Vasari spesso romanza un po' troppo

    Quello era più pettegolo di una comara di paese!😂
     
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    hahah esatto! Come quando accusò Andrea del Castagno di aver ucciso per gelosia Domenico Veneziano benchè quest'ultimo fosse morto ben quattro anni dopo di lui XD Sotto certi aspetti è un po' uno Svetonio rinascimentale! Per quanto sia importante e preziosa la sua opera spesso deve essere analizzata con cautela.
     
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    Ma poi ho notato che di molti personaggi ammalatisi improvvisamente si diceva fosse a causa del troppo sesso! Probabilmente all’epoca la trovavano una spiegazione sensata XD
     
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    Svelato il volto di Raffaello Sanzio, lo studio in 3D dell'Università di Tor Vergata

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    Sciolto il dubbio sull'identità di Raffaello Sanzio: i resti custoditi nella tomba del Pantheon appartengono all'artista rinascimentale, di cui quest'anno ricorre il 500° anniversario dalla morte. L'analisi del calco in gesso del cranio di Raffaello, ad opera di Camillo Torrenti nel 1833, ha portato alla ricostruzione facciale 3D del volto del grande Urbinate: questo ha permesso di stabilire che lo scheletro riesumato dalla tomba del Pantheon nel 1833 appartiene proprio a Raffaello Sanzio.

    La ricerca, condotta dal Centro di Antropologia molecolare per lo studio del Dna antico del Dipartimento di Biologia dell'Università degli studi di Roma Tor Vergata, in collaborazione con la Fondazione Vigamus e l'Accademia Raffaello di Urbino, apre la strada a possibili futuri studi molecolari sui resti scheletrici, volti a convalidare l'identità dell'artista e a determinare alcuni caratteri del personaggio correlati con il Dna.

    Il lavoro scientifico completo della ricostruzione facciale 3D sarà prossimamente sottoposto per la pubblicazione alla rivista «Nature». La ricostruzione tridimensionale computerizzata del volto in età matura di Raffaello Sanzio è stata compiuta per accertare l'identità dei resti custoditi nella tomba del Pantheon. «A questo scopo è stato utilizzato un calco in gesso del cranio di Raffaello prodotto dal formatore Camillo Torrenti nel 1833 in occasione della riesumazione dell'artista e ora in mostra presso il Museo Casa Natale di Raffaello di proprietà dell'Accademia Raffaello», spiega il professor Luigi Bravi, presidente dell'Accademia Raffaello in Urbino.

    Un dubbio ricorrente sull'identità dei resti ritrovati ha tormentato per secoli i numerosi ammiratori del 'divin pittorè definito da Giorgio Vasari 'un dio mortalè. «Finora, nonostante l'accuratezza delle indagini svolte in quell'anno (1833) dall'anatomista Antonio Trasmondo, principale artefice dell'ultima riesumazione di Raffaello, eseguita con i metodi non risolutivi del tempo ma all'avanguardia per l'epoca, non vi era certezza che i resti ritrovati e conservati nel Pantheon fossero realmente quelli del Sanzio», dichiara il professor Mattia Falconi, associato di biologia molecolare all'Università Roma Tor Vergata.

    Nell'immediatezza dell'altare della Madonna del Sasso, durante lo scavo sono state infatti rinvenute numerose sepolture tra cui quella di alcuni dei suoi allievi e molti resti scheletrici incompleti. L'obiettivo di questo lavoro scientifico è stato quello di realizzare una ricostruzione facciale 3D, realistica e riproducibile, del volto di Raffaello Sanzio, morto prematuramente all'età di 37 anni, molto probabilmente di polmonite.

    «La ricostruzione facciale rappresenta una tecnica interdisciplinare in grado di ricreare con buona approssimazione, basandosi esclusivamente sulla morfologia del cranio, il volto di una persona al momento della sua morte. Questa procedura è stata ampiamente utilizzata per svelare i volti di resti craniali di rilevanza archeologica e storica, nonché per l'identificazione quando utilizzata in ambito forense», spiegano Cristina Martinez-Labarga, associato di Antropologia forense a Tor Vergata, e il professor Raoul Carbone, Grafica 3D Applicata alle Scienze Forensi, presidente della Fondazione Vigamus.

    La ricostruzione è stata eseguita manualmente al calcolatore. Questa tipo di procedura estremamente flessibile consente un'elaborazione fluida, come scolpita manualmente, e la creazione di un prodotto realistico con infinite possibilità di rendering.

    Inizialmente, è stato determinato il profilo biologico dell'individuo in esame. «L'analisi morfologica e metrica del calco conservato presso la casa natale dell'artista ci ha permesso di stabilire che il cranio, mostrando caratteristiche fisiche compatibili con l'aspetto del personaggio, poteva appartenere a Raffaello Sanzio, giustificando in questo modo una eventuale fase di ricostruzione 3D del volto. I risultati finali ottenuti sono coerenti e completamente sovrapponibili con il profilo del grande Urbinate che ci è stato trasmesso da prove storiche e dalle sue opere artistiche», ha osservato il professor Falconi.

    «Questa ricerca fornisce per la prima volta una prova concreta che lo scheletro riesumato nel Pantheon nel 1833 appartiene a Raffaello Sanzio e apre la strada a possibili futuri studi molecolari sui resti scheletrici, volti a convalidare questa identità e a determinare alcuni caratteri del personaggio correlati con il Dna come ad esempio i caratteri fenotipici (colore degli occhi, dei capelli e della carnagione), la provenienza geografica e la presenza di eventuali marcatori genetici che predispongono per malattie», spiega la professoressa Olga Rickards, ordinario di Antropologia molecolare all'Università Tor Vergata.

    Infine, la ricostruzione è stata confrontata con gli autoritratti di Raffaello e con dipinti di altri autori al fine di valutare la possibilità che Raffaello Sanzio fosse il soggetto rappresentato. «Numerosi indizi storico-artistici - commenta il prof. Falconi - sono stati trovati per un particolare dipinto che rappresenta un soggetto a ora ritenuto ignoto». La stampa tridimensionale dell'elaborato, resa in un busto a grandezza naturale e realizzata da Fondazione Vigamus, sarà donata all'Accademia Raffaello e sarà esposta permanentemente nel museo «Casa Natale di Raffaello»

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    Ma è Oscar Isaac! *muore*
     
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    Fa strano se dico che mi ricorda Cesare Borgia? XD A Raffaello la mia testa attribuiva un aspetto molto più "femmineo"!

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    Ecco, infatti uno perfetto per i ruoli di spagnoli calienti lol
     
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    Fa strano se dico che mi ricorda Cesare Borgia?

    Io appena vedo un volto maschile con capelli lunghi e barba penso a Gesù a prescindere! XD Comunque io pure me lo sono sempre figurata con un volto più "pulito" anche in età matura.
     
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