Rinascimento: tanto profumo poca igiene

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    bagno

    Ai tempi d’oro della Roma imperiale furoreggiavano bagni pubblici, bagni turchi e terme, e non c’era romano che non trascorresse una parte della sua giornata nelle avvolgenti acque del tepidarium, per poi tonificarsi con quelle gelide del frigidarium.
    I bagni pubblici erano un luogo di aggregazione dove uomini e donne trascorrevano il proprio tempo chiacchierando, mangiando, bevendo e … non solo!

    Il Rinascimento ereditò, invece, dal medioevo una profonda diffidenza nei confronti del corpo, anche se al contempo veniva esaltato il culto del bello e la riscoperta del nudo (ovviamente a livello artistico).

    A determinare questa diffidenza contribuì certamente la controriforma cattolica, ma anche e soprattutto il diffondersi della peste e della sifilide, quest’ultima “importata” in Italia dalle truppe francesi entrate nel nostro Paese al seguito di Cesare Borgia e per questo motivo chiamata “mal francese”.

    Nel tentativo di limitare il diffondersi di questi terribili contagi vennero chiusi i bagni pubblici e i bordelli che, in linea di massima, erano diventati più o meno la stessa cosa, unendo così i motivi di ordine igienico a quelli di ordine morale e sociale.

    Era opinione comune che l’acqua calda dilatando i pori della pelle, facilitasse l’assorbimento delle malattie; si temevano addirittura le cosiddette “gravidanze da bagno”, si credeva, infatti, che le donne potessero essere fecondate da spermatozoi avventurosi vaganti nell’acqua calda.
    Nacque un vero e proprio terrore dell’acqua e ci si orientò verso nuove tecniche di igiene personale “asciutte”.

    E’ ovvio che le classi sociali più basse, abbandonarono in pratica ogni tipo di pulizia, mentre chi poteva permetterselo, cominciò a curare le parti più visibili del corpo.
    I manuali di buone maniere del tempo oltre a suggerire i comportamenti da tenere a corte, insistevano sulla necessità di tenere ben pulite le parti del corpo più visibili come viso e mani.

    Era comunque vivamente sconsigliato l’uso dell’acqua a meno di miscelarla con aceto e vino, perché si era convinti che danneggiasse la vista, causasse mal di denti e rendesse la pelle troppo chiara d’inverno e troppo scura d’estate.
    Si suggeriva di frizionare il viso, le ascelle e i capelli con un panno e una spugna profumata o, per quel che riguardava i capelli, usare la cipria come uno shampoo secco
    .

    Il profumo entrò necessariamente nella toeletta di uomini e donne che ritenevano che, oltre a coprire i cattivi odori, avesse anche un’azione disinfettante.
    Contava avere un “aspetto” pulito, ed ecco che i nobili iniziarono ad indossare di preferenza indumenti bianchi che venivano cambiati di frequente.

    Una volta l’anno veniva fatto un bagno vero e proprio, ma prendendo le dovute precauzioni come fosse stata una pericolosa medicina: prima del bagno era necessario purgarsi, subito dopo era consigliato riposo a letto che poteva durare anche qualche giorno e osservare una dieta leggera.

    Nel 1610, re Enrico IV trovò perfettamente normale che il suo ministro Sully non fosse in condizione di recarsi da lui, anche se convocato, a causa del necessario riposo conseguente ad un bagno.
    Non solo il sovrano francese raccomandò al suo ministro di restare a casa quel giorno, ma consultò anche il medico di corte, la cui opinione fu che qualsiasi sforzo avrebbe potuto pregiudicare la salute di Sully, questi fu, in ragione di ciò, invitato a non recarsi alla presenza del re fino all’indomani e poi solo se fosse rimasto in camicia da notte, papalina e pantofole.

    Il bagno “annuale” veniva fatto prevalentemente nel mese di maggio e considerato che la maggior parte dei matrimoni si svolgeva a giugno, divenne abitudine che le spose, per contrastare il proprio ed altrui “aroma”, si dotassero di un bouquet di fiori, tradizione che vive tuttora anche se ormai nessuno ne conosce l’origine.

    Ovviamente i parassiti pullulavano, ma erano sopportati con buona grazia, nel solito galateo si consigliava ai figli dei nobili di accettarli come cosa naturale ma “di non grattarsi la testa a tavola, prendere dal collo e dalla schiena pidocchi, pulci o altri parassiti ed ammazzarli in presenza di altra gente”.

    Se a tutto ciò si somma il fatto che le strade ricevevano tutto ciò che gli abitanti non volevano più, acque nere, scarichi delle attività artigianali, rifiuti di qualsiasi natura, e che tutto finiva nei corsi d’acqua che attraversavano le città e i borghi caricandosi di ogni sozzura, e che spesso tale acqua era usata per bere, lavare i patti e le pentole … beh, non ci si stupisce che periodicamente esplodessero epidemie di peste, colera e quant’altro che falcidiavano la popolazione senza pietà, ma senza scalfire la convinzione comune che lavarsi fosse la causa di tanta tragedia.

    posfiera.org

    Edited by ‚dafne - 15/3/2013, 18:14
     
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    Uhm mi lascia un po' perplessa, non tanto per la questione, perché effettivamente l'igiene non era la prima cosa, ma per esempio il mal francese furono i francesi ad esportarlo a Napoli e non quando Cesare discese in Italia con le truppe di Luigi XII . Per quanto riguarda l'acqua io sapevo che più che altro era vista come vettore di impurità , però questo soprattutto in Francia a partire dal regno dei Borboni, anche perché la cipria, il belletto e la moda dei profumi più che rinascimentali sono di epoca a cavallo tra il Seicento ed il Settecento....
     
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    furono i francesi ad esportarlo a Napoli e non quando Cesare discese in Italia con le truppe di Luigi XII

    Sì quella svista perplime anche me XD ma mi auguro che il resto sia giusto.
    Sui profumi, in giro ne trovo anche del '500. In realtà ho trovato questo articolo proprio cercando informazioni sui profumi. Ad esempio:

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    L’epoca d’oro della profumeria arriva con il Rinascimento, fase storica caratterizzata da una costante aspirazione al bello e da una rinnovata spinta alla creatività, grazie anche alla competenza appassionata di personaggi di alto lignaggio e a materie prime fino ad allora sconosciute, che i grandi esploratori portano dai loro viaggi.

    La Spagna, che assieme al Portogallo è diventata il paese più ricco del vecchio mondo (grazie allo sfruttamento delle colonie), stabilisce il monopolio su ingredienti quali muschio, ambra grigia, zibetto, sandalo.

    L’Italia non resta a guardare. Nel 1508, i domenicani fiorentini di Santa Maria Novella creano un laboratorio di distillazione di essenze profumate, presto imitati dai carmelitani scalzi di Venezia. La città lagunare, in particolare, è celebre in tutta Europa per i suoi muschiari (particolarmente abili nella preparazioni di prodotti a base di muschio e ambra) e per i lissadori (a loro si devono i primi anti-età e le prime tinture per capelli). A Venezia, cosmopolita per vocazione, nonché centro di cultura e di piaceri, ci sono tutti i presupposti perché vengano pubblicati i primi manuali sull’arte della cosmesi e della profumeria.

    In Francia, perché la profumeria si affermi definitivamente, è necessario aspettare fino al 1533, anno in cui Caterina de’ Medici, promessa sposa di Enrico II, arriva a Parigi da Firenze, scortata, tra gli altri, da Renato Bianco, suo naso personale. René le Florentin, come viene presto ribattezzato, ottiene un successo immediato e in breve non è più in grado di soddisfare le richieste di una clientela sempre più numerosa. Ma è a Grasse, in una cittadina medievale nel Sud della Francia, che avviene una vera e propria rivoluzione... profumata! Lì, infatti, comincia a svilupparsi la cultura della piante da profumo.

    il resto qua
     
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    Ahahahah stavo giusto per citare Caterina ! No è che io, probabilmente sbagliando, ho sempre associato i profumi come sostituzione ai bagni nel Settecento, mentre appunto nel Rinascimento ho sempre pensato fossero una caratteristica in più per essere affascinanti, più che per evitare di lavarsi XD Ovviamente la prima cosa non esclude la seconda, perciò sono io che devo rientrare nell'ordine delle idee..e comunque mi piacerebbe molto poter sentire n profumo stile cinquecento XD
     
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    Anche a me! Tant'è che cercavo proprio una descrizione delle fragranze. Nei romanzi (so che probabilmente non dovrei prenderli come riferimento documentativo, ma ok) leggo cose "acqua di rosmarino" per gli uomini, ad esempio...
     
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    CITAZIONE (‚dafne @ 28/2/2013, 22:13) 
    Anche a me! Tant'è che cercavo proprio una descrizione delle fragranze. Nei romanzi (so che probabilmente non dovrei prenderli come riferimento documentativo, ma ok) leggo cose "acqua di rosmarino" per gli uomini, ad esempio...

    Allora sul libro dei profumi ho trovato qualche ricetta di una o due fragranze che ti copio incollo qua:

    CITAZIONE
    Per ottenere l'acqua di lavanda, per esempio, bisogna mettere dei fiori di lavanda freschi o secchi in una boccia larga e bagnarli con acqua vite buona, lasciarli riposare due o tre giorni e aggiungere tre dita di acqua di rosa fina e garofani a questo punto: "distilla per bagno overo a lentissimo fuoco poi metti al sole la detta acqua in una guastada bene serrata con alquanto musco soluto con detta acqua, et buttalo dentro caldo et quanto più starà al sole, tanto più sarà migliore e fina".

    Pare che insaporire le acque distillate col muschio fosse un procedimento frequente.

    Passo a descrivere la famosa "Acqua celestiale", essa aveva la capacità non solo di profumare il corpo delle donne come quello di principesse et gran maestre, ma anche di far scomparire ogni macchia o lentiggine della pelle:

    CITAZIONE
    Acqua Celestiale è una ricetta complessa e continue una lista di moltissimi ingredienti: garofani, noci moscate, zenzero, zedoaria, pepe lungo e tondo, coccole di ginepro, scorze di arancia, fiori di salvia, basilico, rosmarino, maggiorana, menta, pulegio, genziana, fiori di sambuco, fiori di rose bianche e rosse, legno di aloe, cardamomo, cannella, mastice e fiori di aneto...e l'elenco continua. Si devono aggiungere frutta secca, zucchero, e acquavite distillata cinque volte e il tutto va posizionato su un fornello per la distillazione a fuoco lentissimo fino a che l'acqua non diventerà bianca.

    Le ricette più numerose comunque sono quelle per fare oli, acque e paste profumate: "balle, moscardini, uccelletti e paternostri": le balle sono saponette sferiche, i moscardini solo pasticche odorose che si lasciavano sciogliere in bocca per proumare l'alito, gli uccelletti sono le essenze che si bruciavano proprio nei bruciaprofumi a forma di uccelli ed infine i paternostri sono i grani del rosario ottenuti impastando farina, gomma adragante e sostanze profumanti che venivano bucati per far passare il filo e infine seccati .
    Addirittura pare che il governo veneziano nei provvedimenti contro la peste abbia emanato delle disposizioni di igiene nelle case secondo cui alcuni profumi come quelli di: pino, incenso, storace, pece, benzoino e simili fossero prescritti per purgare i libri e le scritture, nonché la casa doveva essere lavata frequentemente ed incensata.
     
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5 replies since 28/2/2013, 20:04   696 views
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