Fanfriction RP, TB e Borgia per il fest

L’unico rumore che si udiva era quello ritmico della frusta che calava sulle sue carni.
Aveva fallito, per la prima volta in vita sua aveva fallito un incarico, non era riuscito ad uccidere Della Rovere. Meritava quelle frustrate, e meritava che fosse proprio il cardinale Borgia a punirlo pensò Micheletto mentre sentiva il sangue sulla pelle, ogni colpo gli ricordava il suo fallimento.
Poi sentì un altro rumore, inconfondibile.
<< Sai Micheletto – gli sussurrò il cardinale Cesare Borgia all’orecchio, vicino troppo vicino – tu hai fallito e io ti ho punito, ma credo che questa sia una lezione che tu devi imparare più a fondo, e io so come >> e detto questo gli abbassò le brache con un unico movimento deciso.
Micheletto indovinò quello che stava per accadere un momento prima che il cardinale Borgia lo violasse con le dita. Movimenti decisi e bruschi che gli causarono dei gemiti, non seppe dire se di dolore o di piacere.
Poi sentì che le dita veniva sostitute da qualcos’altro e gridò. << Fa silenzio, non deve sentirci nessuno >> lo ammonì il cardinale Borgia prima di muoversi.
Erano movimenti decisi e il cardinale tratteneva i gemiti baciandogli le spalle mentre le sue mani si erano saldamente ancorate sui fianchi di Micheletto. Poi la destra prese la frustra, che era stata sempre lì, solo inutilizzata e Micheletto sentì dei colpi, ma questa volta il dolore fu il migliore degli afrodisiaci perché gemette di piacere, non c’era peccato peggiore della lussuria ma se quello era il risultato allora avrebbe sbagliato altre mille volte. Poi il cardinale la fece cadere e gli morse la spalla mentre Micheletto sentiva la linfa del cardinale dentro di sé. Era già eccitato e quando sentì le mani del cardinale su di sé il piacere lo travolse e lui vi si abbandonò come solo poche volte aveva fatto.
<< Confido ora che tu abbia capito, Micheletto >> gli disse Cesare Borgia prima di esigere da lui un bacio violento e possessivo, proprio come il loro amplesso.

<< Sancha sarà anche brava, ma io … >> gli aveva sussurrato all’orecchio l’Aragona.
<< Allora sarò io a giudicare, mmh? >> aveva risposto lui, non immaginando dove il napoletano sarebbe andato a parare. Anche lui l’aveva portato da quei cadaveri e gli stava parlando come lei. Ma non lo avrebbe fatto, si disse un attimo prima che l’altro annullasse la distanza tra loro e lo baciasse. Un bacio tenero che divenne passionale dopo poco. L’altro non gli diede tempo di ribattere e lo fece arrivare di spalle alla prima colonna che trovarono per poi voltarlo di malagrazia.
Stava per fare qualcosa, rispondere al bacio con più intensità, andarsene o anche ferirlo ma non ne ebbe il tempo, né la voglia, specie quando l’Aragona iniziò a massaggiare il suo sesso da sopra la stoffa, con movimenti lenti ma ben calibrati. Trattenne i gemiti e sentì l’altro che se la rideva di gusto.
Voleva fare qualcosa, non subire e basta ma non ne ebbe il tempo perché sentì che l’altro gli abbassava le brache e cessava di stimolarlo, e gemette di disappunto.
Il successivo gemito, di dolore questo, invece lo trattenne, l’Aragona non lo doveva sentire s’impose mentre lo assecondava col bacino.
Troppo breve, troppo lungo ma sicuramente troppo intenso pensò un instante prima di venire e sentire l’altro che si riversava in lui.
C’era sempre quella domanda, ma in quel momento non ci pensava proprio.

Le segrete di Castel Santangelo erano fredde e le catene lo obbligavano a rimanere nella stessa posizione. Non riusciva a guardare fuori dalla finestra e passava il tempo a ricordare Faenza e la sua innocenza perduta.
Sentì la porta aprirsi e lo vide, seguito dal suo sicario. Maledetto il giorno in cui aveva attaccato faenza, maledetto il giorno in cui si era fidato e se n’era andato con lui, maledetto il giorno in cui gli aveva ceduto la sua verginità credendo che l’altro l’amasse e maledetto il giorno in cui lo aveva imprigionato per poi violentarlo per la prima volta.
<< Cesare >> disse, riusciva ancora a parlare sebbene quello gli sembrasse un rantolo. << Astorre, scusa se non sono venuto prima ma ho avuto da fare >> gli rispose l’altro, togliendosi la maschera e mostrandogli il volto deturpato dalla sifilide. Astorre rabbrividì nel vederlo, e se quel bastardo, di nome e di fatto, gliel’avesse passata? << Bastardo >> disse, prima di sentire un bruciore sul viso, il sicario l’aveva colpito. << calma Miguel, calma >> lo riprese Cesare mentre gli passava una mano sui capelli << Come vuoi Cesare >> e Astorre si sentì tremare nel vedere quello sguardo trafiggerlo, quello era odio puro. << Sai Astorre? Il qui presente Miguel mi ha accusato di provare qualcosa per te, vogliamo provargli che non è vero? >> e detto questo lo voltò con forza prima di cominciare a trafficare con la sua casacca di foggia francese.
Non era la prima volta che lo violava, ma quella era la prima volta che qualcuno li osservava, pensò Astorre con terrore sentendo di nuovo il membro dell’altro dentro di sé.
Voleva piangere, voleva gridare ma sapeva di non poterlo fare perché l’altro non si sarebbe fatto commuovere e Miguel de Corella avrebbe provveduto a farlo stare zitto. Si chiese se suo fratello stesse meglio ma una nuova spinta gli fece uscire quelle lacrime che aveva trattenuto
<< Fallo pure, sai quanto me ne importa >> sentì la voce del Borgia lontana, come se non fosse lì ma poi lo sentì trattenere un gemito per poi riversarsi dentro di lui.
Era ancora intontito quando sentì i due catalani che confabulavano tra loro, poi vide Miguel de Corella che si avvicinava a lui, il volto non tradiva alcuna espressione.
<< E dopo il padrone il servo >> disse, aspettando che anche l’altro facesse le stesse cose di cesare, pregando che facesse in fretta e che se ne andassero, pace, lasciatemi in pace, ho bisogno di pace pensò.
<< No és com vostè pensa >> ribatte Corella e lui non comprendeva quel che diceva e avrebbe voluto dirglielo che non capiva quella lingua da marrani ma non ne ebbe il tempo, né le forze.

Marcantonio Colonna aveva certamente dei lati negati, e averlo stuprato rientrava tra quelli, ma ora non voleva pensarci, non mentre stava baciando suo fratello.
<< Credi che sia più grave la sodomia o l'incesto? >> chiese a Giovanni quando le loro bocche si separarono. << Non farmi queste domande proprio ora >> gli rispose Giovanni baciandolo a sua volta. Era diverso dal farlo con Fiammetta, o con Alessandro, ma alla fine era sempre lui ad avere la supremazia. Giovanni tentò di invertire le posizioni ma lui lo bloccò. << Ricordi che sono il maggiore? >> gli sussurrò, prima di iniziare a baciargli il collo, strappandogli dei gemiti sconnessi.
<< Si, ma sei anche cardinale >> gli rispose suo fratello, strafottente. << Dettagli Giovanni, dettagli >> e detto questo gli aprì la casacca e fece scorrere un dito sul capezzolo del fratello che trattenne un gemito. << Non va bene così Giovanni >> e detto questo iniziò a torturarlo finché non lo sentì implorare.
<< Ecco, così si >> e detto questo s’inumidì un dito prima di prepararlo. Fortuna che in quel momento dormivano tutti e si augurò che sua madre e Carlo Canale avessero il sonno pesante. Sarebbe stato proprio divertente se l’avessero mentre stava facendo godere Giovanni nel suo letto pensò, prima di far uscire le dita e velocemente sostituirsi a esse.
Marcantonio Colonna non era stato gentile con lui, né lui aveva intenzione di esserlo con Giovanni mentre lo voltava. Giovanni soffocò il volto tra i cuscini per trattenere i gemiti mentre lui gli affondava dentro tenendolo per i fianchi.
Mise una mano sotto di lui per masturbarlo e godere dei suoi gemiti trattenuti e poi lo sentì sciogliersi nella sua mano.
Venne con un grido dentro di lui, per poi uscire con la stessa malagrazia con cui era entrato e mettersi a fissare il soffitto mentre Giovanni riprendeva fiato.
<< Ci ho pensato, e quando avrò una risposta sarai il primo a saperlo >> gli rispose suo fratello baciandolo, quella sarebbe stata una lunga notte pensò prima di ricambiare il bacio.

Si conoscevano da tempo, e di solito Alessandro Farnese prediligeva la compagnia di Cesare, ma non quella volta. Quella veste color porpora era certamente preziosa, ma aveva il difetto di essere troppo corta.
Il pensiero fu cancellato quando si avvicinò a Giovanni da dietro. Non era Cesare ma lui si sapeva accontentare, Giovanni era troppo immerso nei propri pensieri per accorgersi di lui e se ne avvide solo quando sentì il suo braccio attorno alla vita.
<< Farnese, cosa diavolo …? >> non terminò la frase perché questi iniziò a baciargli il collo, o meglio a succhiare quella pelle così invitante, anche con Cesare era così, solo che era Cesare a farlo a lui. O dopo le lezioni del professor Decio o la sera, meglio se Remolino era nella stanza accanto, era così eccitante farlo sapendo che l’altro li sentiva.
<< Taci Giovanni, taci >> gli rispose, mentre le sue mani scendevano sul suo corpo procurandogli dei brividi. << Lascia fare tutto a me, non te ne pentirai >> aggiunge, mentre disfava i nodi che tenevano i suoi calzoni, che scivolarono giù ad operazione completa.
Poi, lentamente, iniziò a masturbarlo, con movimenti decise eppure lenti, godendo dei gemiti di Giovanni, che cercò la sua bocca per un bacio. Si spostò di lato, no, tutto ma i baci no, quelli erano di Cesare, e solo di Cesare; l’altro sembrò capire il messaggio perché non insistette.
Poi fu tutto così facile, continuare quel movimento finché Giovanni non venne con un gemito più forte degli altri e lui gli concesse un bacio sulla guancia.
<< Ne avevi bisogno, se mi cerchi sono da tuo fratello >> gli disse dopo che lo ebbe aiutato a rialzarsi, quella veste porpora era senza alcun dubbio troppo corta.

Lucrezia sente che secondo la morale quello che sta accadendo in quella stanza del palazzo di Santa maria in Portico è sbagliato. Non solo ma è anche immorale e perverso, da ogni prospettiva ma non riesce a farne a meno. È debole ma ha solo sedici anni, un marito che si è dimostrato inutile, un figlio che ha dovuto abbandonare e un altro marito, sembra la vita di una donna molto più vecchia di lei riflette mentre sente i baci di Cesare sul suo corpo. Cesare la bacia, è delicato, non come de Corella che la sta riempiendo di morsi e graffi mentre la tocca.
Vorrebbe lamentarsi ma sa che sarebbe inutile, non dopo il pasticcio con Pedro così si limita a sospirare e a gemere mentre Cesare le bacia prima il collo poi lentamente scendere verso i suoi seni e iniziare a toccarle con calma i capezzoli, facendola eccitare.
Con Giovanni non era così, con lui non c’era niente e con Pedro era tutto più semplice e più spontaneo riflette prima di accorgersi che Cesare si è fermato e che le sta facendo segno di allontanarsi, forse questa volta non le chiederà altro pensa Lucrezia mentre raccatta i suoi abiti e fa per dirigersi verso la porta. È sulla maniglia quando sente quel rumore, un gemito strozzato e si blocca. Lentamente si volta e li vede: Cesare ha costretto de Corella a sistemarsi come un cane lo stanno facendo. Vede l’erezione di suo fratello scomparire tra le natiche del sicario, il sicario del suo Pedro pensa distrattamente, e l’altro che ansima e geme, non Cesare, Cesare fotte in silenzio, perso nei suoi pensieri, lei lo sa bene.
Quello è ancora più sbagliato, e indecente, immorale, perverso e contro natura eppure resta e si avvicina a loro curiosa. Non sembrano accorgersene, non de Corella che lotta per non cadere sul letto e di certo non Cesare troppo occupato a spingersi nel corpo di quel bastardo, un bastardo come loro.
Finito, e se ne accorge perché Cesare geme per la prima volta e vede de Corella inarcarsi per poi perdere l’equilibro mentre una sostanza bianca macchia le lenzuola fa per avvicinarsi.
Lucrezia vorrebbe dire che no, non è il momento, non è giusto e che è sbagliato, tutto sbagliato ma le parole le sembrano inutili quando Cesare l’abbraccia e se la sistema sopra di sé. Sa quel che deve fare così lentamente comincia a muovere il bacino accorgendosi con un sorriso che l’erezione di suo fratello, il suo Cesare, si sta risvegliando grazie a lei, e che tra poco lo sentirà dentro di sé. Cesare passa la mano sul suo seno mentre Miguel de Corella si alza e li guarda, come se fosse una scena a cui ha assistito tante volte e Lucrezia comincia a credere che sia quella la realtà. Cesare la tocca, al fa stare bene e quando lo sente dentro di sé comincia a muoversi veloce, alla ricerca del piacere che Giovanni non riusciva a darle e che Pedro non può più darle.
È facile per lei venire, grazie anche allo spettacolo di prima e non appena sente che anche Cesare vi è vicino si muove ed esce da lui per poi completare il resto con le sue mani, le sue belle mani nate non per fare quelle cose pensa distrattamente.
Si sente bene mentre sente i baci degli altri, si sente bene con Cesare che la bacia sulla bocca e con Miguel che le accarezza la schiena, si sente bene a fornicare con suo fratello e con l’assassino del suo innamorato, e quello è immorale, Lucrezia lo sa bene, ma non vuole che cessi.