MostraBembo+ „Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento“

Dal 2 febbraio al 19 maggio

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    CITAZIONE
    Esposti a Palazzo del Monte di Pietà i capolavori che il Bembo riunì nella sua casa di Padova
    Letterato, mecenate e creatore della lingua italiana che parliamo ancora oggi, Pietro Bembo fu inventore, con Aldo Manuzio, dei libri di tascabili piccolo formato che, lontani dagli ingombranti tomi universitari, diventarono dei veri oggetti di "design" ambitissimi dai giovani alla moda dell’epoca.
    Dopo 500 anni saranno riuniti per la prima volta le opere meravigliose degli artisti di cui Bembo fu amico e di cui si circondò nella sua casa di Padova, in via Altinate, dando vita al primo "museo" del Rinascimento.
    La mostra inizia nella Venezia del tardo Quattrocento, con le opere di Bellini, Giorgione e Aldo Manuzio. Poi Ferrara, dove Bembo amò Lucrezia Borgia, Mantova, con Isabella D’Este e dove il Bembo scoprì il Mantegna, poi Urbino del giovane Raffaello, Perugino, Gian Cristoforo Romano.
    Il percorso di mostra approda poi nella Roma dei Papi, dominata dal maturo Raffaello, con Valerio Belli e Giulio Romano. Giunge a Padova, la città dove Bembo scelse di vivere conservando i propri tesori nella casa di via Altinate, il primo museo del Rinascimento.
    Il viaggio si chiude nella Roma di Paolo III Farnese, con Bembo ritratto da Tiziano in veste cardinalizia, accanto ad opere stupende di Michelangelo e Sebastiano del Piombo, mentre i legami con il Veneto sono evocati attraverso le opere di Sansovino, Giulio Clovio, Bartolomeo Ammnnati, Danese Cataneo.
    Esposte opere di Mantegna, Michelangelo, Hans Memling, Giorgione, Tiziano, Raffaello, Bellini, Giulio Romano, più Perugino, Francesco Francia, Lorenzo Costa, Sebastiano del Piombo, provenienti dai più importanti musei europei e degli Stati Uniti.
    Ma anche sculture raffinatissime, un maestoso arazzo dalla Cappella Sistina, strumenti musicali unici, libri a stampa fra i più preziosi del mondo, gemme incise, sculture romane in marmo e in bronzo come l'Antinoo Farnese o l'Idolino di Pesaro, capolavori dall'antico Egitto come l'arcana Mensa Isiaca
    Alla fine del viaggio sembrerà di avere assistito, accanto a Bembo, alla nascita del Rinascimento.
    Un’arte che ancora oggi è celebrata nel mondo ed anche una certa un'idea di Italia, che ora più che mai dobbiamo conoscere e difendere.

    xx

    Grazie a Cla per la segnalazione!

    Edited by marie. - 11/2/2013, 16:19
     
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    A me pare una bellissima mostra, tenendo conto anche delle presentazione e del fatto che sia tenuta nella residenza di Bembo mi ispira pure..Padova è vicina da Bologna perciò ci faccio un pensierino.
     
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  3. xcusemymonkey
     
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    CITAZIONE
    L'invenzione del Rinascimento

    L’invenzione del Rinascimento
    Conferenza su Pietro Bembo al Bo


    L'invenzione del Rinascimento

    È un uomo nuovo quello del Cinquecento: capace di essere al contempo poeta e letterato, collezionista e intellettuale, frequentatore di corti e fine polemista, viaggiatore e geniale inventore, interprete di una visione della vita che si volge alla classicità del passato per progettare il presente e ridisegnare il futuro.

    Nel 1470 a Venezia nasce il più grande esegeta di questa rivoluzione mentale: Pietro Bembo. Amico dei maestri della pittura italiana (Raffaello, Giorgione, Tiziano e Michelangelo solo per citarne alcuni), il letterato veneziano dimostrò non solo di possedere grandi intuizioni e intelligenza nei confronti della rivoluzione delle arti che caratterizzò il periodo rinascimentale, ma fu egli stesso centro e motore dei nuovi ideali estetici di misura, grazia, eleganza, forza espressiva, recupero delle forme classiche e, soprattutto, di unità linguistica espressiva. È proprio questo suo imporre un canone letterario unico che fa di Bembo l’Uomo rinascimentale, punto di riferimento non solo per l’Italia, ma per tutta l’Europa.

    Martedì 29 gennaio alle ore 15.00 in Archivio Antico di Palazzo Bo, via VIII febbraio 2 a Padova, si terrà la conferenza dal titolo “Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento” organizzata dall’Università di Padova. Dopo i saluti di Giuseppe Zaccaria, Magnifico Rettore dell’Ateneo patavino, e l’introduzione di Luca Illetterati, Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA) dell’Università di Padova, interverrà Guido Beltramini, Direttore del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza.


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    Pietro Bembo e l’invenzione del Rinascimento. Capolavori da Bellini a Tiziano da Mantegna a Raffaello. Padova, Palazzo del Monte fino al 19 maggio 2013. La mostra è curata da Guido Beltramini insieme a Davide Gasparotto e Adolfo Tura.

    Un collezionista sensuale, Pietro Bembo (1470 – 1547), un uomo di cultura immensa ed eguale passione per la vita, e il sogno. Fu molte cose: poeta, storiografo, bibliotecario; amò donne bellissime come Lucrezia Borgia, e le cantò con rispetto misto a fervore; era amico e protettore degli artisti e amava l’arte, con quel rapporto intimo che lega il collezionista alla propria raccolta. ”Questa mia sensualità”, scrive nel 1542 il più grande letterato d’Italia parlando dei suoi oggetti d’arte come beni da toccare e da guardare da vicino, per andare alla scoperta ogni volta di qualcosa di nuovo e di diverso. Questo veneziano che trascorse la vita a girovagare tra le corti d’Italia, e che nella Roma di Leone X trovò il suo momento culminante – assieme a una porpora cardinalizia e al ruolo di segretario papale – quando si trattò di trovare il luogo dell’anima scelse Padova e quella casa con orto e giardino, ancora esistente in quella che oggi è via Altinante. Qualcuno (Pietro Aretino) disse che Bembo aveva riportato la corte papale a Padova, tanto era elevato il giro delle sue frequentazioni, tanto era preziosa quella raccolta d’arte che l’intellettuale volle riunire in quelle stanze per il godimento personale e dei suoi ospiti. E così dal 1521 e per un ventennio circa, Padova fu il fulcro di una fitta rete di relazioni e di scambi culturali dove Pietro Bembo era la celebrità e la sua casa, un concentrato di meraviglie, con una biblioteca ricca di preziosi volumi a stampa e di manoscritti antichissimi, di “anticaglie famose” (Aretino), dipinti, sculture, monete, gemme, vasi. Era un museo, anzi era “il museo”, “la casa delle Muse” (o “Musaeum”). In quella dimora padovana prendeva vita qualcosa di inedito che avrà ripercussioni nei secoli a venire, nasceva una nuova tipologia di raccogliere e presentare l’arte e la conoscenza.
    Dopo la morte di Bembo i capolavori vennero venduti dal figlio Torquato e si dispersero nel mondo. Oggi sono conservati in grandi musei internazionali, che li hanno concessi eccezionalmente per la mostra che, a distanza di 400 anni, li riunisce per la prima volta.

    Alcuni oggetti della collezione del Bembo appartenevano già al padre, colto umanista e diplomatico, come ad esempio il dittico di Hans Memling (oggi suddiviso fra Washington e Monaco di Baviera). Altri dipinti se li era procurati Pietro in vario modo. Probabilmente proveniva dalla marchesa di Mantova Isabella d’Este il grandioso San Sebastiano di Andrea Mantegna (Venezia, Galleria Giorgio Franchetti alla Cà d’Oro), mentre alla personale amicizia con Raffaello si fa risalire la presenza nella collezione del Doppio ritratto di Andrea Navagero e Agostino Beazzano (Roma, Galleria Doria Pamphili), che raffigura due grandi amici di Bembo. Le antichità si devono soprattutto alla grande passione di Pietro per la storia greca e romana: teste in marmo e in bronzo, sculture, monete, gemme intagliate, vasi. Meravigliosa la testa di Antinoo (Napoli, Museo Archeologico Nazionale), e non meno bella la testa bronzea del cosiddetto Servilius Ahala (Napoli, Museo Archeologico Nazionale), che Bembo credeva raffigurasse l’imperatore Antonino Pio, e la statuetta di un Cupido disteso e dormiente.

    Una raccolta di pezzi straordinari che, dopo la morte di Pietro Bembo le grandi famiglie principesche (Farnese, Medici, Gonzaga, Wittelsbach) fecero a gara per accaparrarsi.Nel testamento Bembo aveva specificato che la raccolta non doveva essere smembrata, ma le cose andarono evidentemente in maniera diversa. www.mostrabembo.it (a.d)

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    Viaggiando tra le corti italiane conosce i maggiori artisti ma anche l'amore cortese (di cui racconta negli "Asolani"), tra Isabella D'Este e Lucrezia Borgia, di cui conserva una ciocca di capelli tra le lettere appassionate. Anche quella biondissima ciocca è esposta in mostra, così come degli stupefacenti ritratti di Giorgione, il "San Sebastiano" di Mantegna, un enorme arazzo proveniente dalla Cappella Sistina. Pietro è chiamato a Roma da papa Leone X che lo vuole suo segretario. Il rapporto con Raffaello e Michelangelo in quegli anni è strettissimo. Ritorna a Padova nel 1521, dopo la morte del pontefice, e vuole radunare attorno a sé tutto il meglio di quel che ha visto, studiato e vissuto. La collezione si arricchisce di medaglie antiche, di tesori archeologici e manoscritti, di oggetti unici come la mensa isiaca, una tavola d'altare con incisi geroglifici relativi al culto di Iside. Quando nel 1539 papa Paolo III Farnese lo nomina cardinale e lo richiama a Roma, Bembo è ormai un monumento vivente, il modello dell'intellettuale tout-court. Il suo progetto di unire l'Italia attraverso la cultura e di farla rinascere è diventato realtà. La mostra di Padova è lo strumento giusto per capire la forza di quel progetto.

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    A me sembra una mostra bellissia e non mi piace neanche Bembo, figurati un po'..
     
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    Visto cha a Padova ci abito sabato vado e vediamo com'è. Mi hanno detto che è molto molto bella!
     
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    Aw che invidia! Comunque un salto da quelle parti entro Maggio penso di riuscire a farlo, devo andare a trovare un'amica <3
     
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  9. xcusemymonkey
     
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    Mamma mia, come vorrei andarci anche io!
    Questa mostra dovrebbe avere come sottotitolo qualcosa tipo ''imperdibile'' .
     
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  10. xcusemymonkey
     
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    Padova celebra Bembo, il cardinale-Mecenate

    Una grande mostra che raccoglie le opere che l'alto prelato, grande linguista e amante dell'arte, radunò a casa sua in quello che fu il "primo museo del Rinascimento". Si potrà vedere fino al 19 maggio

    Avere Ludovico Ariosto per amico, Isabella d'Este come accompagnatrice al liuto, Lucrezia Borgia come amante e un papa per diretto interlocutore nonché "datore di lavoro", non è da tutti: c'è questo, e molto altro, nella biografia di uno degli uomini più potenti del Rinascimento, il cardinale Pietro Bembo. Accreditato nelle storie letterarie come "fondatore della lingua italiana", magari poco menzionato o tenuto in disparte rispetto ad altre figure forse più popolari, il Bembo, molto ben conosciuto agli studiosi, fu una figura centrale del suo tempo e in particolare lo fu a Padova, la città dove nacque (nel 1470), dove studiò e poi tornò a vivere alla morte di Leone X dè Medici, il papa che lo fece suo segretario e plenipotenziario.

    LE IMMAGINI

    Per la prima volta ora la sua città gli dedica una grande mostra nella sede del Palazzo del Monte, con l'intento di ricostruire la sua straordinaria collezione d'arte, definita casa delle Muse, ovvero Museo, "il primo museo del Rinascimento": un'impresa che ha significato raccogliere insieme, per la prima volta dopo cinque secoli, capolavori dispersi per il mondo per riportarli "a casa". E fu proprio nella sua spartana abitazione di via Altinate che il Bembo tenne insieme una gran messe di opere, donate, acquisite, scelte nell'ambito della produzione di alcuni geni del tempo, all'epoca allestite nei saloni del palazzo e nei sontuosi giardini ricchi di essenze esotiche e rare. Sono capolavori di maestri come Raffaello e Giorgione, Perugino e Mantegna, Bellini e Tiziano a potersi vedere per la prima volta tutte insieme nell'ambito dell'esposizione a cura di Guido Beltramini, realizzata con il sostegno della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, visitabile dal 2 febbraio al 19 maggio. Alla morte di Bembo i capolavori della casa, ora diventata Museo della Terza Armata, vennero venduti dal figlio Torquato e si dispersero nel mondo: oggi sono conservati nei grandi musei internazionali che li hanno concessi eccezionalmente in prestito in occasione della mostra padovana.

    Così come per la lingua italiana Bembo scelse a modello di purezza il Petrarca dando origine al "petrarchismo" in letteratura, nell'ambito delle arti figurative promosse con convinzione l'opera di maestri come Raffaello, di cui fu amico personale e naturalmente anche di Michelangelo. L'esposizione si snoda in senso cronologico, seguendo gli spostamenti della vita di Bembo, prendendo le mosse dal tardo Quattrocento, con le opere veneziane di Bellini, Giorgione e Aldo Manuzio (con cui egli stampò la prima edizione delle Prose della Volgar Lingua nel 1525) proseguendo per Ferrara, teatro della passione vissuta con Lucrezia Borgia, e poi la corte di Mantova, dove conobbe le opere del Mantegna senza tralasciare quella di Urbino, dove vide i lavori del giovane Raffaello, di Perugino e Gian Cristoforo Romano. Centro dello splendore dell'attività anche di mecenate del Bembo fu poi la Roma dei Papi, dove dominano ancora Raffaello, Giulio Romano, Valerio Belli.

    Il viaggio si conclude nella città di papa Paolo III Farnese, con Bembo consacrato nelle sue vesti di cardinale nel ritratto di Tiziano. Una corsa nel tempo, uno sguardo sul Rinascimento dalle origini alla sua piena espansione attraverso le opere di Mantegna, Michelangelo, Hans Memling, Giorgione, Tiziano, Bellini, Giulio Romano, Perugino, Francesco Francia e Lorenzo Costa, provenienti dai più importanti musei europei e degli Stati Uniti. Innumerevoli le sculture (molto apprezzate da Bembo quelle di epoca romana) e un grande arazzo della Cappella Sistina, strumenti musicali e i tanti libri manoscritti oltre ai volumi a stampa: tutto quanto nel pieno del Rinascimento componeva il grande quadro della cultura, segno di potere, status symbol di un'epoca.

    Notizie utili. A Padova, Palazzo del Monte di Pietà, piazza Duomo 14. Dal 2 febbraio al 19 maggio. Chiuso i lunedì non festivi. Biglietti: intero 8 euro; ridotto 6 euro; ragazzi dai 6 ai 18 anni, 3 euro.

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  11. marie.
     
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    Biglietti: intero 8 euro; ridotto 6 euro; ragazzi dai 6 ai 18 anni, 3 euro.

    Oops ho detto alla mia amica che era gratis XD mi fingerò sorpresa ahahah
     
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    Sono andata a vederla oggi pomeriggio e secondo me vale la pena: è studiata bene e anche il modo in cui tutto è distibuito nella varie sale è coerente e molto preciso e organizzato. C'è anche una sala dedicata non a Bembo ma a Isabella d'Este e a Elisabetta Gonzaga, mentre un paio di sale sono sul Rinascimento in generale. Unico consiglio: non scegliete la visita guidata a meno che non siate super appassionate; magari ero io che mi sono beccata l'unica guida "storica" che si soffermava su ogni singolo dettaglio: molto competente, ma se non siete patite di storia vi addormentereste dopo mezz'ora. DA VEDERE!
     
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  13. marie.
     
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    Sono andata a vederla oggi pomeriggio e secondo me vale la pena: è studiata bene e anche il modo in cui tutto è distibuito nella varie sale è coerente e molto preciso e organizzato. C'è anche una sala dedicata non a Bembo ma a Isabella d'Este e a Elisabetta Gonzaga, mentre un paio di sale sono sul Rinascimento in generale.

    Ma dai sembra fantastica! Grazie davvero delle info e del consiglio! Di solito io preferisco sempre non avere una guida, ma è anche vero che raramente visito mostre su cose che non mi sono prima studiata per fatti miei.
     
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    Di solito io preferisco sempre non avere una guida, ma è anche vero che raramente visito mostre su cose che non mi sono prima studiata per fatti miei.

    Anche io preferisco arrangiarmi ma sono andata con mio fratello che ha 6 anni e neanche a dirlo mi è toccato tenerlo in braccio un'ora e mezza perchè si è addormentato praticamente subito. E io che speravo la guida lo tenesse sveglio...
     
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  15. xcusemymonkey
     
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    Mamma mia, mi viene il mal di stomaco a leggere una recensione positiva e non poterci andare ;_;
     
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31 replies since 11/2/2013, 16:09   331 views
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