Amor Sacrilego: il mio romanzo su Cesare e Lucrezia

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    IN PRINCIPIO FU LA TENTAZIONE. LIBRO PRIMO.

    Le streghe di Lilith cantarono a lungo quella notte, disposte come amazzoni davanti al grande fuoco, affinché il Lupo Nero si destasse dall'apatia e tornasse sulla terra, a rendere omaggio alla Lupa Regina.
    Tutta Roma, venne corrotta dall'effluvio sensuale del canto e al mattino, Rodrigo Borgia si svegliò, zuppo di sudore e arso dal desiderio per la sua Vannozza.
    Con il membro che gli doleva, sarebbe stato impensabile salire sul pulpito e annunciare la parola di Dio quando il Diavolo nella sua testa ambiva solo a soddisfare i bisogni carnali.
    - Ah! Benedetta lussuria!!! Mi fai dimenticare il dovere in cambio del piacere! Dio non avrebbe dovuto farti così tentatrice!!! Non per noi uomini di Chiesa!!!! - esclamava tra sè, vestendosi in fretta. Dopo un rapido segno della croce diretto alla Cappella, scivolò fuori dalle porte della città e raggiunse la donna per la quale l'intero suo corpo ormai spasimava.
    Vannozza l’accolse come sempre, allacciandosi mollemente al suo collo: - Non vi aspettavo, monsignore...! Come mai così di buon'ora?
    Rodrigo la guardò, con l'eccitazione di un fanuciullo che si appresta a scoprire le gioie del talamo grazie ad un'abile prostituta: - Non ho fatto altro che sognarvi questa notte…Vorreste saziare questo pover’uomo, donna?
    Vannozza rise, infilandogli una mano tra i capelli polposi: - Ma Lucrezia si sarà appena svegliata! Non volete salutare la vostra bambina prima?
    Lucrezia. Il suo piccolo angelo dai capelli d'oro.
    Rodrigo venne allettato dall’idea di correre da lei e tempestarle le guanciotte rosa di baci, ma davanti alle labbra della donna e ai grandi occhi castani che lo svestivano senza troppi complimenti, la cestinò: - Dopo. - disse, afferrandola saldamente per il bacino e avventandosi sulla sua bocca: -Andrò da tutti i miei figli e trascorrerò con loro l’intera giornata!
    - Prometti? - ammiccò Vannozza, con fare sornione.
    - Sulla Tiara che conquisterò....- fece Rodrigo, ridendole sulla bocca.
    Satana accese le fiamme sotto ai loro piedi e rese molli le loro ginocchia.
    Uomo e donna si baciavano, affondando nelle bocche, toccandosi con le mani, e le fiamme si alzavano, bruciando le carni e scoprendole.
    La piccola Lucrezia, nascosta sotto l’arcata vide qualcosa che forse non avrebbe mai dovuto vedere nei suoi pochi anni d’età. Vide le lingue che si protendevano fuori dalle bocche e la mano del padre intrufolarsi nel corpetto slacciato della madre. Poi ancora le lingua che guizzavano, fameliche e setose, le bocche che si succhiavano, i respiri che ansimavano.
    Rodrigo fece arretrare Vannozza sul grande tavolo del soggiorno e le sollevò le gonne, senza pensare alla Chiesa, ai figli, ai dubbi.
    Annaspava l’amore e, sotto ai pizzi ,Vannozza pulsava con la stessa avidità.
    Satana soffiò la lussuria e portò in alto i loro gemiti, lasciandoli penetrare nelle orecchie di Lucrezia Borgia.
    - Prendimi Rodrigo….siii…Prendimi….!!! Ohhhhh…!!!! - mugolava la donna, avvinghiandosi al cardinale.
    Lucrezia ristette scioccata e per un attimo non potè muovere il piede perché Satana teneva uno zoccolo sulla sua camiciola da notte.
    - Ti piace vero…? Ne sei tentata…dimmelo!- La voce di Satana accarezzò le orecchie della bambina come una piuma di pavone profumata di muschio. - Presto assaggerai anche tu, il piatto più prelibato dell’amore!
    Lucrezia sentì il proprio cuore rotolare e si portò le mani alla bocca, combattendo con il pudore che le faceva chiudere gli occhi e con la tentazione che invece le faceva sbarrare le palpebre.
    Alla fine prevalse il ribrezzo, lo sgomento e non appena lo zoccolo del Demonio si sollevò i suoi piccoli piedi la trascinarono via, lontano dai gemiti e dal risucchio delle bocche.
    Poi corse via, senza occuparsi di sollevare l’orlo della sua veste e andò dall’unica persona che al mondo adorava dopo se stessa.
    Cesare se ne stava vicino alla loggia, a leggere un brano della Bibbia quando la porta si aprì lasciando che sua sorella entrasse nella stanza.
    Lucrezia aveva i lucciconi agli occhi e le lacrime grondavano giù, impallidendole le guance.
    Cesare appoggiò la Bibbia sul ripiano dello scrittoio e si precipitò da lei, preoccupato.
    - Cosa c’è, angelo mio? Chi ti fa piangere? Forse nostro fratello con qualche dispetto?
    Lucrezia si gettò fra le sue braccia.
    A dodici anni, Cesare era alto più dei bambini della sua età e la piccola Lucrezia gli arrivava sul petto se si sollevava sulle punte dei piedi.
    - Oh, Cesare…non voglio! Non voglio….!!!! - singhiozzava la bambina, lasciandosi tergere le lacrime dal fazzoletto del fratello.
    - Cosa non vuoi? In nome di Dio parla…sei sconvolta! - disse Cesare facendola sedere su una poltroncina di velluto, quella in cui amava sprofondare durante le sue letture.
    Lucrezia tirò sul il bel nasino, imbronciata: - Non voglio diventare una buona moglie…come dice papà…!
    - Come?
    - Non voglio baciare mio marito come si baciano mamma e papà…! -strillò, lacrimando ancora più abbondantemente.
    Cesare le accarezzò i capelli, tuffandovi dentro le dita. - Perché? Gli uomini e le donne si baciano…è nella nostra natura, Lucrezia…
    Lucrezia fece il broncio: - No! La mia lingua la uso solo per fare le boccacce a Juan!
    Cesare spalancò gli occhi sorpreso e scoppiò a ridere. - Una vera signora non dovrebbe mai fare le boccacce ad un uomo! Aahahahhah!!!
    - Cesare! Non ridere! Altrimenti ti picchio! - minacciò Lucrezia, sentendosi via via contaminare dalla risata del fratello, Cesare aveva il sorriso più luminoso di tutta Roma e lei se ne beava ogni volta che il destino gliene regalava qualcuno.
    Poi, si frappose in lei il ricordo di quel bacio ed un tremito le si allungò nelle vene. Si gettò sul torace e picchiò sopra i pugni: - Sei cattivo, Cesare! Cattivo!
    Il giovane Borgia smise di ridere come se la voce di Lucrezia avesse frustato la sua bocca. Divenne serio, prese i piccoli polsi nelle mani e guardò la bambina , dritta negli occhi: - Non dire più che sono cattivo…- le mormorò con timbro ostile. - Lo sai che ti voglio bene…Per te farei qualunque cosa…
    Lucrezia superò l’attimo di smarrimento e restituì lo sguardo infantilmente: - Allora dici tu a papà e mamma che non voglio sposarmi con nessuno?
    - Lucrezia…cerca di ragionare…Una donna nasce per diventare una buona moglie oppure una buona monaca…Vuoi diventare suora, Lucrezia?
    - No…non mi piace l’abito delle suore…è troppo scuro!
    -E tu vuoi i colori….tanti colori!
    - Si…come le farfalle che abbiamo visto l’altro giorno giù al lago!
    - Allora Lucrezia…devi diventare una gran dama e i tuoi colori saranno pietre preziose…Le porterai in dote a tuo marito e sarai onorata e rispettata da tutti!
    - No! Che si prenda i miei gioielli…ma io un uomo non lo voglio!
    - Dici così ora…ma cambierai idea quando diventerai una fanciulla…
    - Pregherò Dio affinché resti sempre una bambina! Non mi piace quello che fanno gli adulti! Sono troppo violenti…Sembrano animali!
    Cesare sorrise e le rese il volto tra le mani: - Quella si chiama passione, sorellina…
    - E tu che ne sai? C’è scritto sui tuoi libri? - s’incuriosì Lucrezia, facendosi circospetta.
    - No…certe cose s’imparano quando si smette di giocare…- spiegò Cesare, accarezzandole una guancia setosa.
    D’istinto, Lucrezia abbassò gli occhi sulla bocca del fratello e lui si sentì come bruciare.
    - Lo capirai quando metterai le tue bambole in un baule e allora un bacio ti sembrerà normale come il respirare…
    - Io capisco solo che la tua bocca, fratellino…è diversa da quella del mio papà…- sussurrò Lucrezia, allungando un dito sulle labbra del giovane.
    Cesare si ritrasse appena, sconvolto : -Cosa fai?
    Il dito di Lucrezia seguì i contorni delle labbra con delicatezza: - Hai già baciato una fanciulla, Cesare?
    - Che discorsi sono? - balbettò. Gli tamburellava il cuore.
    - Rispondi…l’hai già baciata? Come si baciano mamma e papà?
    Lui annuì, come sotto tortura e riuscì a malapena a scostarsi: - Ti prego…ora è meglio che torni nella tua stanza…
    - No…! Dimmi solo se è stato bello!- insistette Lucrezia. La curiosità le ardeva nelle viscere degli occhi. Satana dominava quella curiosità e la innalzava in maniera peccaminosa.
    - Si…! E’ stato bello…- rispose con voce piatta. Poi fece per tirarsi su: - E lo sarà anche per te non appena riceverai la corte del tuo primo cavaliere…
    La piccola mano di Lucrezia lo strattonò verso il basso e Cesare ricadde sulle sue ginocchia: - Provami che un bacio può essere bello, fratellino…
    -...Cosa?- L’esclamazione di Cesare risuonò fra le mura della stanza.
    - Altrimenti giuro che mi faccio suora anche se l’abito non mi piace!
    - Sei testarda come un toro, Lucrezia!
    - Non sono abbastanza bella per te? Non ti va di darmi un piccolo bacio?
    Lucrezia si mise a piangere.
    Cesare s’inginocchiò ancora ai suoi piedi: -Ma certo che sei bella, Lucrezia! Ma sei anche mia sorella…cerca di comprendere!
    Lucrezia sniffò: -La mamma sfiora le mie labbra quando viene a destarmi al mattino…
    - Oh…ma quello è un bacio materno…segno che Vannozza ti adora e ti ama d’un amore divino…
    -E tu, fratello…non mi ami come mi ama nostra madre?
    - Certo…ma…
    - Allora puoi baciarmi senza commettere alcun peccato…
    - Lucrezia…
    - Se mi vuoi bene, dimostramelo, Cesare. Tutte le volte che ti avvicini a me per salutarmi, mi sfiori a malapena le guance. Juan no. Lui mi abbraccia e dice che le mie guance sono più soffici delle nuvole del Paradiso…!
    Cesare si sentì aggrovigliare dentro. Il semplice nome di Juan, aveva il tonfo di un temporale. -Juan è un romantico senza speranza…Diventerà un ottimo oratore da grande. Altro che guerriero!
    Lucrezia s’indispettì: -Cosa c’è di tanto mostruoso in un fratello che dedica frasi gentili alla propria sorella? Almeno Juan non mi ammira da lontano come fai tu….
    Cesare ebbe una sensazione di gelo. Per un attimo scese lo sguardo sui polsini arricciati della bimba. -Ti ammiro da lontano perché per me sei sacra, Lucrezia. Ed ogni cosa sacra va guardata con discrezione…alfine di non sciuparla.- Fu la prima scusa che trovò, la più banale, ma anche la più recondita e sincera.
    La bimba si commosse, poggiandogli un indice sotto il mento. Gli fece sollevare la testa: - Sei un magnifico poeta, fratellino…- mormorò. - Ma i precettori mi hanno insegnato che soltanto gli oggetti benedetti vanno guardati da lontano…Non le persone…Persino le statue degli Dèi restano intatte agli sguardi mortali. E poi tu non potresti mai farmi del male…Io lo so. Di te mi posso fidare, così come mi fido della mamma e del papà.
    Cesare sorrise, rincuorato ma ebbe paura di restare imbrigliato negli occhi della fanciulla troppo a lungo. - Allora mi credi quando ti dico che l’amore e la passione fanno parte della nostra vita e che non dovresti temere colui che ti sposerà… Stornò nuovamente lo sguardo sull’arricciatura dei polsini. -Anche tuo marito saprà essere affettuoso, più di me. Più dei nostri genitori…
    Lucrezia fece il broncio : - Lo vedi? Non mi guardi in faccia! Sei troppo occupato a contare i ricci della mia sottoveste! Sono ricci di seta, Cesare! I più belli di tutta Roma! Potresti chiedere alla nostra sarta di applicartene un paio sui farsetti!
    - Lucrezia, smettila! Stai esagerando!-esplose Cesare. - Cosa vuoi che me ne importi dei tuoi ricci e della tua sottoveste? Piuttosto non è bene che una fanciulla giri nel castello senza un abbigliamento conforme alla sua posizione!- Era sconvolto. Sotto la stoffa sottile s’intravedeva la carne nuda della bimba e la rotondità ancora piatta del seno. Provò a rialzarsi.
    Il braccio della bimba gl’impose la genuflessione e le cinque dita bianche sembrano artigliargli la spalla. - Ho ragione! Sei cambiato! Un tempo non avevo bisogno di essere vestita decorosamente per entrare nelle tue stanze! Ora mi dici che è sconveniente!- Le gote di Lucrezia sembravano tirate dalla disperazione. -Cos’è accaduto, fratellino? Mi eviti più di quanto le volpi del bosco evitino le mute dei tuoi cani! Non vuoi che legga fra i tuoi pensieri, nei tuoi occhi? Ti ho mancato di rispetto senza volerlo, Cesare…? Dimmelo, ti prego…!
    - Ma no….che dici?- Il ragazzo s’impose di sfidarla con gli occhi. Lucrezia aveva ragione. Dal momento in cui si era trovato in balia di quegli strani sogni non era riuscito a guardare fitto nelle pupille della sorella, né in quelle di sua madre. Negli occhi neri di Rodrigo Borgia, invece, sprofondava con piacere. - Sei un piccolo angelo…Le tue piume non possono che accarezzarmi…
    - Se è così perché non giochiamo più come un tempo? Prima correvamo giù a lago a bagnarci nell’acqua d’argento o c’inoltravamo nei boschi alla ricerca dei tesori nascosti…! Ora mi lasci sola tutto il giorno…e Juan ne approfitta per farmi i dispetti!
    - Ancora Juan? Scommetto che è stato lui a metterti in testa queste fandonie! Juan vive sui nostri dissapori, sorellina…Ha un’anima maligna…- sibilò.
    Le sue iridi lampeggiarono.
    - Nulla di quello che mi fa Juan è paragonabile al male che mi stai facendo tu. Non mi vuoi più bene, Cesare…Un’altra bambina ha preso il mio posto nel tuo cuore! Preferisci giocare con lei oppure startene chiuso in stanza a leggere i tuoi libri…! - Lucrezia tornò a piangere, strofinandosi gli occhi con i minuscoli pollici.
    Il ragazzo venne colto da un’ondata di tenerezza. - Lucrezia…quello che faccio è per la Chiesa. E ti assicuro che nessuna bambina potrebbe sostituirti nel mio cuore. Nessuna!- precisò.
    - Davvero? Me lo giuri?- La voce di Lucrezia era frammentata dai singhiozzi.
    - Sul mio onore.
    La bimba scosse la testa bionda. - Non voglio che giuri sul tuo onore, Cesare. L’onore si baratta con le monete. La mamma dice sempre che la promessa di un uomo Borgia resta fedele solo qui…-. mormorò, chiudendo gli occhi e protendendo le labbra in avanti.




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    Edited by Alexandra Borgia - 4/5/2021, 10:59
     
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  2. marie.
     
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    Ma sai che scrivi proprio bene? °_° mi sembra di vederli.
     
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    Grazie... :wub:
     
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  4. marie.
     
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    Ma che bello *-* Cesare è già Cesare!
     
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    bè si...questo è un pezzo più in avanti...
     
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    oh *o*
    ma hai provato a pubblicarlo?
     
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    Bhé si...
    La prima parte la sto ultimando...con Rodrigo che fa il patto di sangue e vende l'anima di Cesare al demonio, l'infanzia e l'adolescenza di Cesare e Lucrezia...fino al giorno in cui i due si baciano per la prima volta e Cesare capisce di aver commesso il primo dei suoi peccati mortali...
     
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    CITAZIONE (LadyAlexandra @ 13/5/2011, 13:39) 
    Bhé si...
    La prima parte la sto ultimando...con Rodrigo che fa il patto di sangue e vende l'anima di Cesare al demonio, l'infanzia e l'adolescenza di Cesare e Lucrezia...fino al giorno in cui i due si baciano per la prima volta e Cesare capisce di aver commesso il primo dei suoi peccati mortali...

    Che bello..... :wub: :wub: mi piacerebbe tanto leggere dell'adolescenza di Cesare e Lucrezia.. :wub:
     
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  9. marie.
     
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    Intrigante *-*
     
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    Grazie^^
     
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  11. fiammetta_michaelis
     
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    che bello complimenti <3
     
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    Nuovo outtakes del secondo libro:

    In Nomine Christi.
    Rodrigo aveva spedito Cesare a Spoleto, in una quarantena forzata che avrebbe in qualche modo fatto scemare le chiacchiere in Vaticano. Essere Papa, lo obbligava a tenere lontano il più pericoloso dei suoi figli, quello meno incline all'obbedienza e alle regole.
    Juan era manovrabile. Pendeva dal padre e non si sarebbe sognato di trasgredire un suo ordine. In ogni caso, aveva i suoi trastulli ai quali badare. Donne. Scorribande notturne. E ancora donne. La sua esistenza passava indenne tra le mura della Chiesa. Quella di Cesare no. Si chiacchierava molto riguardo alla visita notturna nella Sala del Pappagallo e l'indignazione serpeggiava lungo i corridoi, nel cuore di San Pietro.
    - Che scandalo! Ricevere suo figlio qui! A poche ore dall'elezione!!! Questi Borgia non sanno cosa sia la decenza...
    - Alessandro VI è un uomo di mondo. Di certo, sa come muoversi e nascondere l'immondizia sotto al tappeto...
    - Condivido pienamente. Secondo me è stato Cesare a prendere l'iniziativa. Quel giovanotto non gradisce essere messo da parte. Lo si capisce subito. Basta dargli un'occhiata. Troppo bello e fiero per indossare una tonaca!
    - Vedrete che presto avremo un nuovo cardinale. Questo Papa ci riserverà delle belle sorprese…esattamente come Callisto III. Che Iddio l'abbia in gloria...
    I vescovi rumoreggiavano tra loro, sgranando rosari senza fare attenzione al numero dei Pater Noster e degli Ave Maria.
    - Prima le pecorelle della famiglia…poi gli altri. Il nepotismo ormai è una moda a cui neppure Sisto IV ha saputo rinunciare…- sibilò Giuliano della Rovere, malcelando la propria rabbia. Odiava Rodrigo. Lo detestava nel profondo dell'anima. Con rammarico, aveva dovuto vendergli il suo voto durante il conclave e accettare numerose prebende in cambio del trono pietrino, perché i giochi erano fatti e più della metà del concistoro aveva abbassato il capo alle sue generose offerte. Rodrigo era riuscito ad attirarlo in trappola, comprando il suo orgoglio a buon prezzo. Non avrebbe dovuto cedergli, ma non poteva tornarsene a casa a mani vuote, rimediando una magra figura con gli altri cardinali. Tuttavia, rodeva. Rodrigo profumava di gloria. Profumava di Vannozza e lei si divideva tra l'amore di un Borgia e quello di un Della Rovere senza accusarne il colpo. Chi amava maggiormente, non l'avrebbe scoperto neppure sotto tortura. Per questo, sognava in grande. Voleva indossare il triregno e sfilare sotto le mura della cattedrale con tutti i trionfi legati all’elezione di un Papa. E ogni notte, si torturava agguantando le mosche quando non poteva agguantare i seni generosi della sua Vannozza.
    - Se il destino continua a giocare carte a favore di questi catalani…presto avremo Cesare come Papa…e tutta l’Italia sarà infestata dalle guerre e dai suoi simboli araldici…
    - Ma Cesare è un giovane arguente. A Perugina e a Pisa in molti lo rispettavano e persino Giovanni de Medici lo trattava come un suo pari, ospitandolo spesso a palazzo. La sua intelligenza precede la sua fama….e corre in sillabiche degne d'un Principe! - sottolineò un altro cardinale.
    - Cesare si preoccupa poco della sua cappa e molto della sua spada. Se dovesse salire al Soglio saremmo costretti ad indossare le armi al posto della croce…- sentenziò Della Rovere, sarcastico. Odiava anche quel ragazzino. Era così pieno di boria, da ricordagli se stesso ai tempi dell'adolescenza. Lo odiava, per una serie d'immotivate ragioni e quelle ragioni c'entravano poco con Rodrigo. Non sapeva spiegarselo...eppure Cesare aveva il potere di farlo sentire un verme tutte le volte che i loro sguardi s'incrociavano.
    - Che Iddio non voglia…- fece un quarto cardinale, segnandosi. - Siamo uomini di chiesa non guerrieri…e non impugnerei una lancia nemmeno sotto tortura…
    - Io la impugnerei volentieri, invece. - sostenne Giuliano. Una luce torva gli attraversò il volto. - Per godermi la sua paura e trapassargli il cuore…
    L’altro si segnò ancora: - Cosa dite? Uccidere è vietato dai comandamenti di Nostro Signore!
    Della Rovere sorrise mestamente: - Nostro Signore parlava di uomini. Non di gramigne. L'erba putrida si estirpa alla radice, se si vuol salvare l'intero raccolto...
    - Suvvia, non esagerate! Cesare è ancora un ragazzino! Che male può fare?
    - E'un ragazzino, certo. Ma negli occhi ha già una fiamma sinistra…- concluse Giuliano, mettendo fine alla discussione e tornando a pregare. - E noi dobbiamo evitare che quella fiamma si propaghi. Ricordatevi dei miei ammonimenti, signori. Il raccolto viene prima delle regole di Santa Romana Chiesa. Ora, preghiamo e chiediamo perdono per le anime dei deboli. Per quelle impure, provvederà Cristo direttamente...

    Come polvere tra le tue mani.
    Mi recavo spesso in Vaticano, accompagnata da mia madre e da Adriana, la cugina di mio padre. Tutti sapevano chi fossi e se da un lato i pettegolezzi sulla carnalità del pontefice dilagavano, dall’altro ricevevo gli onori destinati ad una principessa. Mio padre s’illuminava quando mi guardava e io rispettosamente m’inchinavo a baciare la sua pantofola ricamata d'oro e l'anello del Pescatore.
    Lui, allora, mi prendeva sulle sue ginocchia e mi baciava le guance con tenerezza. - La tua chioma viene cantata da tutta Roma! - mi diceva sempre attardandosi con le dita fra le mie ondulazioni dorate. - E anche la tua bellezza è arrivata alla corte del tuo Sposo…Egli è impaziente di conoscerti.
    - Io no….- recalcitravo scendendo dalle sue ginocchia. Il solo pensiero di dovermi maritare mi rendeva nervosa. Il solo pensiero di dovermi spogliare davanti ad un uomo che non fosse Cesare mi faceva desiderare la morte. -Padre, vi supplico! Non datemi in sposa a nessuno! Non sono ancora pronta per far da moglie e da madre…!
    Alessandro VI quel giorno mi guardò, studiando la mia figura sopra l’abito di damasco che indossavo. I miei seni, sotto il corpetto, avevano assunto maggiore rotondità. Le mie guance erano d’un candore ancestrale. I miei occhi erano d’un verde innamorato, tanto intensi da lasciar presagire il nome dell’amante: - Devi ubbidire, Lucrezia. Non vorresti aiutare tuo Padre a creare un papato indimenticabile?
    - Ma voi sarete indimenticabile anche senza di me! Tutta Roma vi idolatra! La Curia Romana si prostra ai vostri piedi e in pochi giorni avete riempito la tesoreria con nuovi ducati…! Siete maestoso, Padre mio…!
    Alessandro sospirò, accarezzando il capo della figlia: - Lucrezia Lucrezia…! La Chiesa ha bisogno di alleanze potenti. Napoli ci tartassa con le sue mira di dominio e ci ridicolizza davanti alle altre regioni. Dobbiamo portare quanti più regni sotto la nostra mitra e restare uniti….come una grande famiglia…
    - Padre io non voglio! Non voglio un uomo nella mia vita…non ora che sono ancora piccola….
    Rodrigo mi guardò: - Hai solo 13 anni, è vero…ma l’amore di tuo fratello ti ha reso bella come una donna….
    Io trasaliii: -Cosa dite, padre?
    - La verità Lucrezia…niente di più e niente di meno che la verità - reiterò Alessandro. - Ma questo amore ti fa soffrire perché sai che non può continuare…
    Sentii gli occhi riscaldarsi di lacrime: - E’ora che la farfalla abbandoni il suo bozzolo prima che l’inverno la uccida senza darle il tempo di volare sui campi. Anche Cesare presto dovrà prendere delle decisioni importanti…e seguire i miei voleri…
    - Non voglio sposarmi…- dissi ancora, tenendo gli occhi bassi.
    Mio padre mi sollevò il viso tra le sue mani opulente.: - Lo faccio per te, piccola Lucia. L’amore che nutri per tuo fratello potrebbe diventare un’arma micidiale per coloro che denigrano la nostra Famiglia. Abbiamo nemici disseminati ovunque e qualche bocca ha già cominciato a mormorare…
    - Cosa dicono? Parlano di me?
    - E di Cesare…La servitù non è più fedele di una collana che tiene le sue perle avvinte ad un solido fermaglio. La fedeltà di un uomo si misura in base alla sua scarsella…non sulla lealtà.
    Inorridii. L’amore che nutrivo per Cesare mi esponeva al pubblico, rendendomi preda degli uccelli rapaci e dei libelli satirici.
    Qualcuno aveva parlato, raccontando il trambusto che c’era stato nel palazzo di mia madre. Qualcuno doveva aver sentito. Pensai a Cesare, a me, a nostra madre, ai mie fratelli.
    Mi sentii sporca, sudicia.: - Oh, Padre! Cosa posso fare? Io amo, Cesare…e non vorrei ostacolare la sua ascesa…mai….per niente al mondo!
    - Lo so. Come so che l’amore è una forza dalla quale nessun mortale riesce a sottrarsi. E tu che sei così bella, hai ereditato tutto il sangue spagnolo che arde nelle vene dei Borgia…
    Ero scossa, mi sentivo oltraggiata dalle chiacchiere. Mio padre si chinò su di me e depose un piccolo bacio sulle mie labbra. - Segui i voleri di Dio, figlia mia. Tu e tuo fratello dovete domare questa fiamma prima che tramuti in incendio…Pregherò per voi.
    Feci un inchino e lascia la stanza con l’aria di una condannata che si avvia già esausta al patibolo. Non mi accorsi che mio padre aveva portato una mano sulle sue labbra e che assaporava con languidezza il tocco che aveva lasciato sulle mie. Il sangue di Rodrigo Borgia si arroventò e la libidine iniziò a corrergli nelle vene, fino a farlo sudare. - Bestia carnivora, sta lontano da me… non tentarmi…
    A tentare il Papa invece fu Giulia Farnese che, entrando nelle stanza, vide il pontefice prostrato e si offrì di confortarlo con i suoi baci da peccatrice.

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    A venti giorni esatti dall’elezione del nuovo Papa, le predizioni dei cardinali e dei vescovi trovarono il loro fondamento peggiore. Cesare Borgia diventava Arcivescovo di Valenza con una rendita di sedicimila ducati annui e l’implicita dignità di primate di Spagna. Le sue prebende gli fruttavano soldi dorati ed egli poteva spenderli a suo piacimento senza preoccuparsi di come farli rientrare. I ducati entravano nelle sue casse ogni giorno, alimentando la cupidigia del Borgia che vedeva in quell’oro la materia prima della conquista. Rodrigo trasformava la Chiesa in un pozzo di san Patrizio , attingendo acqua da ogni fonte. E Cesare si dedicava ai suoi passatemi preferiti.
    Cavalcava puledri dal sangue imperioso, domava stalloni focosi con la sua frusta, s’applicava al maneggio di tutte le armi e rassodava i suoi muscoli in ogni più duro e violento esercizio fisico.
    Amava la caccia, esattamente come amava la caccia il signore oscuro che lo dominava.
    Batteva le più ispide campagne in cerca di selvaggina e un bel falco, in buon segugio ed un veloce levriero sembravano riuscire a mitigare la sua passione incestuosa.
    A Cesare non mancava nulla.
    Succhiava via ogni sapere dai libri e faceva lavorare la sua mente ad ogni ora del giorno.
    Le donne gli sia aprivano come mantelli ai suoi piedi ed egli saggiava le loro carni dando sfogo alla sua voluttà.
    Mia madre, Vannozza si era eclissata dalle scene e mio padre , in occasione del mio matrimonio con Giovanni Sforza, mi offrì in dono il palazzo di Santa Maria in Portico, a sinistra della Basilica di san Pietro.
    A dirigere la mia casa c’era Adriana Orsini, con Giulia in funzione di dama di compagnia.
    In poco tempo, divenni il fulcro di ogni avvenimento mondano. Mi circondai di nobili gentildonne, di parenti laboriosi, adulatori di ogni specie, principi. La mia bellezza venne cantata in ogni strofa mentre le chiacchiere dei malefici continuavano. Ero frastornata dai preparativi delle mie nozze. Avevo lettere da scrivere ogni giorno in ringraziamento dei doni inviate da tutta Europa, ambascia-tori da ricevere, il corredo da preparare. Mercanti d’Inghilterra, Francia e Germana e Italia venivano da me, a presentare alla neo sposa pelli di zibellino, tele di Reims, broccati finissimi, gioielli. I miei occhi baluginavano sotto le mani degli esperti incisori. Ametiste viola, smeraldi, perle d’oriente erano diventati in breve anelli, braccialetti, collane, pendenti. Mi furono portati anche dei monili religiosi, com’era consuetudine e fra questi spiccavano per bellezza i rosari d’ambra nera, sferette d’oro e corniole. Io sorridevo, accompagnando la foga entusiasta di Ariana e Giulia, ma dentro di me avevo un grande vuoto. Non vedevo Cesare da tempo e le notti senza di lui correvano lente, nefaste e mi avvicinavano con orrore alla mano inguantata dello Sforza.
    Allontanandomi da mia madre e riempiendomi di onori, mio padre pensava di modellarmi in base alla sua ambizione politica e farmi dimenticare il peccato commesso.
    Mi donai anima e corpo ai preparativi nuziali, cercando di strapparmi dal cuore quel capestro che Cesare aveva annodato attorno ad esso.
    Giulia era la mia costola, Adriana il mio verbo.
    I ricevimenti e le cerimonie servivano a mettermi sul trono dei curiosi.
    Lucrezia Borgia, figlia di papa Alessandro VI.
    Dicevano che ero splendida e molte dame provarono a tingersi i capelli del mio stesso colore, usando misture ciarlatane e trattamenti allucinanti.
    Ero una bionda spagnola, l’unica ancella dorata del casato borgiano.
    Anche mia madre era bionda, ma i suoi capelli avevano il colore del grano in autunno.
    Mia madre…
    Non la vedevo da settimane…eppure sapevo che s’interessava di me, chiedendo notizie ora a Juan ora a Jofrè. Rodrigo, mio padre, sembrava averla adombrata nel suo cuore, sostituendola con un diamante più vistoso e fresco: Giulia Farnese, il cui marito aveva ottenuto il cardinalato, più per le abili manovre della moglie che per merito.
    Giulia era bellissima e aveva una capigliatura lunga fino alle caviglie.
    Soleva raccoglierla in una veletta ricamata e tutti l’ammiravano.
    La Sponsa Christi, la chiamavano, alludendo al suo intrallazzo amoroso con il Papa.
    A me non piaceva.
    Era ipocrita, saggiava gli uomini prima di portarli a letto.
    La sua era una bellezza esplosiva, fatta di forme opulente e di occhi azzurri.
    Sbatteva le ciglia sotto ai ventagli e Rodrigo apriva le sue borse.
    Sollevava le gonne e il Papa regalava cappelli di porpora ai suoi parenti.
    Io tacevo.
    Subivo.
    Sottostavo.
    Conoscevo le lingue, amavo il teatro ma nessun idioma e nessun copione rendeva onore ai ricordi d’amore che portavo nel mio letto ogni notte.
    Il mio corpo sbocciava e Cesare non l’accarezzava.
    Il mio grembo chiedeva il suo seme e restava vuoto.
    Mi mancavano i suoi baci, la sua lingua seducente e calda.
    - A chi pensate? -domandava Giulia, tutte le volte che sognavo ad occhi aperti e toccavo le mie labbra con la punta delle dita.
    - A nulla. - rispondevo io.
    Giulia ammiccava: - Cesare è molto di più di un semplice nulla…
    Io giravo la testa, perché ormai portavo il nome di mio fratello inciso su ogni guancia e dentro ogni pupilla. Non volevo che quella sgualdrina mi osservasse.
    - Si racconta molto su di lui…
    - Ah si?
    - Pare che questa lontananza forzata da Roma gli abbia giovato…
    Non volevo ascoltare oltre perché conoscevo le sue astuzie. Sapevo che parole avrebbe usato per ferirmi a fondo.
    - Spiritualmente è meno cardinale di prima. Fisicamente…bhè…è sulla bocca di ogni fanciulla che si porta a letto…
    - Smettetela Giulia, non sono dell’umore adatto per ascoltare queste favole…
    - Favole? - sogghignava l’altra, venendomi vicino. - E’questo che racconta Cesare ad ogni donna che ha la gioia di aprirgli le sue sottane?”
    - Siete volgare, Giulia…
    - Ma molto reale…- conveniva l’altra. - Immagino che ricordiate bene l’ultima favola notturna che ha disegnato sul vostro corpo, Madonna Lucrezia…
    Quella volta, strinsi i denti, cercando di frenarmi dal picchiarla. I miei palmi bruciavano e le mie unghia erano fiammelle accese dalla gelosia che avrebbero desiderato lacerare quelle guance perfette, tanto idolatrate dai poeti. Sollevando l’orlo della mia veste dal pavimento, scappai nelle mie stanze ed una volta davanti allo specchio mi denudai il collo, stracciando la gorgierina di velo che lo copriva. Fissai il rosario di lapislazzuli che si appoggiava sulla mia carne e mi vennero a mente le sue ultime parole d’amore:

    - Vi porterò nel cuore, sempre…perché siete il mio sacro amore.

    - Quante volte mi avete lasciato in un cassetto, Cesare Borgia? Quante volte vi siete dimenticato che esisto, nei baci delle vostre meretrici? - gridai, rivolta al vetro. - Voi godete e sospirate fra le gambe di altre donne…ed io resto qui, a logorarmi per voi? Rifiutando di provare gioia al solo pensiero che il mio Sposo arde dalla passione? - Agguantai il rosario e lo strattonai via dalla mia pelle, con violenza.
    La collana si ruppe.
    Provai dolore, ma dinnanzi al sorriso sornione di Giulia la gelosia ebbe il sopravvento anche sulla striscia rossa che mi aveva attraversato il collo.
    - Continuate pure a crogiolarvi nelle grazie femminili, fratello caro…io torno a vivere! - E piena di rabbia, strappai ad uno ad uno i granelli del monile, provando la stessa gioia che doveva aver provato il giovane Borgia nel mandare in rovina ogni sua promessa d’amore. Le perle caddero sul pavimento, rotolando come biglie di vetro. Avevo le lacrime agli occhi, un buco nello stomaco. Mi sembrava di aver perso tutto quanto in pochi minuti. Il mio castello si era accasciato sulla sabbia, le mie speranze di vederlo tornare e saperlo ancora mio stavano andando dritte verso il precipizio. - Siete un traditore! Un bugiardo…!- strillai. Riconobbi nella mia voce un accento infantile. - Non capite quanto vi ami…e quanto le vostre scelleratezze mi facciano male…
    La gelosia mi corrodeva.
    Si muoveva nelle vene, dentro il cuore, nelle mie arterie.
    Mi gettai a terra e le gonne attutirono la caduta, sgonfiandosi intorno a me come se qualcuno le avesse bucate con un ago.
    - Oh…perché vi amo fino a questo punto? Perché?????
    Le lacrime scesero sulle mie guance sciogliendo il filo cipria che le colorava. Come un gatto famelico mi misi a carponi e cercai di raccattare tutte le perle sparse nelle vicinanze. Ne presi alcune nel palmo e me le portai sulle labbra per ungerle con i miei singhiozzi.

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    Tutto ciò che interessava al mio sposo era stabilire la potenza milanese dentro le roccaforti vaticane di mio padre.
    Tutto parlava di guerra intorno ad Alessandro VI e non passava giorno in cui scoppiassero disordini ai confini dello stato pontificio. Per garantirsi la paura dei suoi nemici e tenere a bada le loro lance, Il 25 aprile del del 1943 mio padre decise di prevenire ogni assalto creando una lega difensiva attorno al suo trono. Ad aiutarlo nell’intento fu Ascanio Sforza mentre le città chiamate alla sua edificazione furono Milano, Ferrara, Siena e Mantova., il re Ferrante di Napoli, stanco e vecchio, iniziò a preoccuparsi della solidità del proprio regno.
    Le manovre politiche continuarono.
    Io ero la pedina.
    Mi muovevo qua e là, diretta dalle abili grinfie di Adriana e dalle pesanti allusioni della nuora.
    Provavo pena per Orso Orsini, il figlio di Adriana che ero obbligato a sostenere le sue corna, nonostante stravedesse per la moglie.
    L'ennesima vittima degli intrighi borgiani.
    Ripresi a rimuginare.
    Il mio sposo era entrato nelle grazie papali, ricevendo in dono un premio alla condotta ed un alto grado dell’esercito milanese.
    Giovanni Sforza non era ricco e sognava l’ora e il giorno in cui avrebbe potuto mettere le mani nel mio scrigno e tuffarsi tra i miei gioielli. A rendere avidi i suoi occhi neri fu la notizia del mio abito nuziale, costato al papa 15 mila ducati.
    Era vero. Possedevo gioielli importanti, vesti raffinate e il mio nome correva per l’intera Italia accompagnato dalle liriche entusiaste degli ambasciatori.
    Ogni speranza di vedere cadere le mie nozze venne infranta il 2 febbraio del 1493, quando messer Niccolò Da Saiano celebrò le nozze per procura.
    Morsicandomi la lingua dal dolore, intinsi la punta della piuma nel calamo e firmai.
    Mio padre mi guardava, mia madre era felice, Jofrè mi studiava dall’alto dei suoi undici anni e Juan dava sfoggio delle sue ricchezze indossando abiti da parata di grande magnificenza.
    L’inverno passò, misurando il passo al trotto dei cavalli e alle penne dei relatori.
    Giunse l’estate, con i suoi fiori e i suoi profumi.
    Nelle mie narici serbavo ancora l’ultima essenza di Cesare.
    Papa Alessandro VI aveva condotto bene la sua manovra.
    Una volta posto il sigillo sui patti nuziali, era sicuro che Cesare non avrebbe potuto intralciare i suoi piani. E cosi fu.
    Mi venne portata una medaglia raffigurante l’uomo che di li a poco avrebbe preso la mia voglia di vivere. Ebbi un moto di nausea di fronte al ritratto.
    Giulia che mi gironzolava intorno si avvicina per spiare la mia espressione: - Guadartelo bene, Madonna. Assomiglia all’uomo che vi portate nel cuore?- disse, sorridendo. - A proposito…Ho una notizia gioiosa per voi, sapete?
    Continuai a fissare il ritratto, cercando di convincermi che sarebbe stato meglio per me se avessi iniziato a rendere familiare quel volto ai miei occhi. - Lasciate il mio palazzo oppure mio padre?- ritorsi io, assaporando un personale momento di gloria.
    Giulia allargò il suo sorriso: - Adoro vostro padre e non gli darei un simile dolore!
    Sospirai: - Compiango il vostro sposo…
    Giulia si stizzì: - Ed io compiango voi, madonna Lucrezia. Vostro padre, il nostro santissimo papa Alessandro VI mi ha appena comunicato che la stagione di studi di vostro fratello è terminata e che proprio due ore fa un messaggero è partito dal Vaticano diretto a Spoleto…
    Mi sentii congelare le guance. - Come? Cosa dite?
    Il sorriso della donna si raddoppiò in lunghezza: - Parteciperà alle vostre nozze…con il suo bel cappello rosso e la sua veste da cardinale…! Avrete due persone a cui indirizzare i vostri sguardi quel giorno…Conterò ciò che riserverete al vostro legittimo sposo e ciò che offrirete al vostro bel fratellino…
    - Strega…siete solo una strega…! - mormorai io, sentendo il pavimento aprirsi sotto ai miei piedi. Lasciai cadere la medaglia e scivolai via dalla stanza per andare a gridare altrove la mia disperazione. E il mio povero cuore si divise in due, tagliato da un pugnale che aveva le dimensioni di un macete.

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    - Finalmente…attendevo questa lettera da tempo…- sibilò il giovane Borgia, fissando la pergamena che recava il sigillo papale. Le sue dita si strinsero attorno alle estremità della carta. - Mio padre pensa di essere più astuto di me. Ha fatto male i suoi conti…
    - Ormai non puoi fare nulla. Il patto nuziale è stato siglato. Lucrezia ha posto la sua firma e sposerà quello stupido Sforza volente o nolente…- Satana girava attorno al suo pupillo, come un mastino che cerca di afferrare la propria coda.
    - Pagherà anche per l’infelicità di mia sorella…- sussurrò Cesare, dando ordini alla servitù di preparare il necessario per la partenza. Gridava nelle orecchie dell’intera Corte imponendo loro un ritmo serrato.
    - Quanta fretta, figliolo! Quelle damigelle non hanno saziato a sufficienza i tuoi tumulti…? Erano le migliori carni fresche del luogo...eheehehehhe.
    - Sai meglio di me che loro non significano nulla. Sono soltanto sgualdrine, un passatempo romantico ai miei intervalli da cacciatore…
    Satana si avvicinò a Cesare: - Avevo ragione o no quando ti dicevo che Lucrezia ti sarebbe mancata? La sua innocenza ti ha reso ingordo, affamato. Reagisci esattamente come un peccatore che nonostante sappia di oltraggiare Dio…continua a gettare fango sulla croce…
    - Sii fiero di te stesso. - rimontò Cesare. - Volevi impetrarmi la Tentazione? Ebbene è attecchita in me, dando i suoi frutti. Volevi il Sacrilegio? Il Peccato? Ho portato a letto mia sorella. La mia anima, ormai, è così lorda che neppure strigliandola tornerebbe al suo originario splendore...
    - Sai quanti uomini si riscaldano nel letto delle loro sorelle? Quanti figli fornicano con le proprie madri? Non sei l'unico ad essere immeritevole del perdono, Cesare...
    - Quindi...non sei ancora soddisfatto? Forse non ti è piaciuto guardarci mentre facevamo l'amore? - ironizzò, tendendo le labbra in una smorfia disgustata.
    - Esattamente, Cesare Borgia. - dichiarò il Diavolo, rabbuiandosi. - Avete fatto l’amore. Niente lussuria. Niente passione sconfinata e fine a se stessa. E tu l’hai guardata con una luce negli occhi che non mi è piaciuta affatto!
    - Ah no? E di che luce parli? - istigò Cesare, sorridendo.
    - Della luce che appartiene solo agli uomini deboli…quella che conduce alla morte…
    - L'unica Luce che conosco mi proviene da Lucrezia. Tu hai perduto quella che ti aveva concesso Dio. Bruci ancora di rabbia. Ora, vorresti privarmi della mia unica fonte di vita? Della MIA Luce?
    - Dipende dalle azioni che compirai, Cesare. Da quanto sei disposto a pagare per non cadere nelle grazie di un sentimento che a me ripugna...
    - Se solo ti azzardi a provarci, mi getterò da un dirupo o mi trapasserò la gola. - disse Cesare, conciso. - Dici che ti serve il mio corpo per avere il dominio assoluto? Che sono obbligato a seguirti nelle tue mostruosità? Fa di me ciò che vuoi, ma finché resterò abbastanza lucido da sapere chi sono e chi sono costretto a diventare...ho piena facoltà sulla mia esistenza. Se tocchi Lucrezia, ti ripagherò con la stessa moneta. Sono abbastanza folle di dolore, da compiere qualsiasi gesto, Satana! Anche contro me stesso.
     
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    Bravissima!!! :wub:
    Ho letto tutto d'un fiato!Mi sono immedesimata tantissimo!Questi libri sono pubblicati??Mi piacerebbe tantissimo leggerli!
    Ancora complimenti!!
     
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16 replies since 7/5/2011, 15:55   4783 views
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