Palazzetto e Salita dei Borgia

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    CT4J8


    Fonte della foto: ProLoco Roma

    Secondo una leggenda romantica, questo fu il luogo in cui Juan fu visto per l'ultima volta prima di sparire nel nulla la sera del 14 giugno 1497. Il duca infatti cenò con Cesare, la madre e alcuni ospiti, dopodiché non se ne seppe più nulla fino al ritrovamento del suo cadavere. La tradizione vuole che la casa di Vannozza e di Carlo Canale fosse proprio lì, nell'attuale via Cavour e nei pressi di San Pietro in Vincoli. In realtà l'edificio apparteneva alla famiglia Margani e in particolare il balconcino amato da Byron è cinquecentesco.

    7chcU



    CITAZIONE
    this is the place were, according to the legend, juan borgia was seen alive for the last time. indeed the romantic era wanted vannozza’s vineyard, where the duke of gandia had his last supper, to have been right here, in san pietro in vincoli (you can spot a small balcony, just above the arch). lucrezia was also rumoured to have killed her lovers in that house. although none of this is true, the legend is still alive and the street here is still named ‘salita dei borgia’.

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    Edited by ‚dafne - 14/6/2021, 15:56
     
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  2. Julia_Katina
     
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    sembriamo delle maniahe, lol
     
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  3. xcusemymonkey
     
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    Sembriamo, giusto. Sembriamo...
     
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  4. Julia_Katina
     
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    Siamo.
     
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    Di suggestivo è sempre suggestivo, se poi conosci i personaggi è anche meglio XD anche se per me dipende anche da quante gente sta in giro. L'appartamento Borgia non me lo son goduto per niente, e pure la salita di Juan coi clacson in pieno giorno non è il massimo
     
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  6. Julia_Katina
     
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    CITAZIONE
    la salita di Juan coi clacson in pieno giorno non è il massimo

    ecco, io lì credo potrei piangere *cretina*
     
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    Foto più estive XD

    dzfmh

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  8. xcusemymonkey
     
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    Io piangerei, specie dopo che son stata capace di dire a mia madre coi lucciconi, alle sei del mattino, sul Tevere: MAMMA, PENSA CHE POETICO QUI CESARE E MICHELETTO BUTTAVANO I CADAVERI...

    (cosa ripetuta in varie edizioni, ogni volta che ci passavo)
     
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    Se vi può in qualche modo consolare pare che la relazione tra l'arco e Juan sia solo leggenda ùù
     
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  10. xcusemymonkey
     
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    Piangeremo lo stesso tutte quante, in stile prefiche XD
     
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    Ok non mi ricordo più dove deve essere postato, quindi lo posto qui, in caso scusatemi per la rincoglionaggine.

    Allora riguarda la famosa casa di Cesare Borgia, Rendina nel suo libro, da credito ad una leggenda, praticamente c'è un PALAZZETTO DETTO DEI BORGIA, dove sembra che il Valentino abitasse quando era ancora cardinale .
    Il palazzo è in via San Francesco di Paolo nel rione Monti, non ci sono prove che sia stato effettivamente proprietà dei Borgia .
    Comunque il palazzetto si affaccia sul vicus sceleratus legato alla vicenda di della figlie del re Servio Tullio che si chiamava Tullia (scusate il gioco di parole), sembra che il palazzetto sia molto suggestivo, tanto da fomentare fantasie di intrighi e assassini da parte della famiglie Borgia.
    La leggenda narra che Cesare abbia ucciso in casa il fratello Juan e poi gettato nel Tevere e che i due fratelli incestuosi si vedessero di nascosto nel vicolo, inoltre , sempre per leggenda, si dice che ci sia una botola sotto il balcone dove i Borgia facevano scivolare i nemici.
    Anche Lord Byron ne era talmente affascinato che si dice passasse molto tempo ad osservare il palazzo aspettando di poter vedere il fantasma di Lucrezia affacciato al balcone in attesa del suo amante...
     
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    Non lo trovo, è lo stesso in cui si dice vivesse Vannozza nei pressi della salita dei Borgia?

    Ecco qua il solito Rendina <3

    CITAZIONE
    ORIGINARIAMENTE nell'antica Roma la strada che corre verso la scalinata di via San Francesco di Paola, nel rione Monti, tra via Leonina e via Cavour, si chiamava clivum Urbis. Succesivamente ebbe il soprannome di vicus Sceleratus, ovvero "vicolo Scellerato", essendo legato alla fosca vicenda della figlia del sesto re Servio Tullio, Tullia. Amante del cognato Tarquinio, detto poi il Superbo, avrebbe ucciso il marito Arunte e suo padre Servio Tullio in una congiura per la conquista del trono; Tullia sarebbe addirittura passata con il cocchio sul cadavere del padre in quel vicolo detto per questo vicus Sceleratus, divenuto poi nella toponomastica ufficiale Salita dei Borgia. E questo cognome, che rievoca intrighi e assassini che furono all'ordine del giorno alla corte del papa di famiglia, Alessandro VI, in qualche modo ricalca lo spirito scellerato evocato nell'antico toponimo.

    Peraltro il toponimo attuale fa riferimento al palazzetto popolarmente detto appunto dei Borgia, che sorge a fronte della scalinata, inserito dal Settecento nel complesso edilizio dell'ex convento della chiesa di San Francesco di Paola, la cui parte più antica è costituita dalla torre mozza a base quadrata, risalente al XIII secolo, ma con un coronamento a beccatelli in travertino del Quattrocento. Proprietà dei Margani, ai quali si deve la costruzione del balcone con finestra ad arco nel 1520, ospitò il papa Giulio II nel 1512 di passaggio dal Vaticano al Laterano per presenziare al Concilio ecumenico Lateranense.

    Successivamente divenne proprietà Cesarini, che vi raccolsero statue antiche, cedute poi ai Musei Capitolini. Finché nel Seicento l'edificio da questa nobile famiglia fu venduto ai Minimi di San Francesco di Paola, diventando parte integrante del convento. E i Borgia? Non c'entrano nulla.

    È accaduto che il prospetto del palazzetto sulla gradinata e l'arco antistante, ricoperto di rampicanti che introduce con un gioco di ombra e luce alla piazza, abbiano assunto un aspetto caratteristicamente cupo che ha fatto sorgere la leggendaria proprietà dei famigerati Borgia, tanto da influenzare lo stesso ufficio di toponomastica nella denominazione della salita
    . Nessun fondamento storico accredita infatti il palazzetto come appartenente alla famiglia del papa Alessandro VI, ovvero all'amante Giovanna dei Catanei detta Vannozza e ai suoi quattro figli. La fosca muraglia del palazzetto sul versante del vicus sceleratus, dove si apre l'arco sulla gradinata, oscuro per il forte dislivello, carico di mistero, ha fomentato fantasie di intrighi e assassini che furono all'ordine del giorno nella famiglia di papa Alessandro VI.

    Questo palazzo, il cui ingresso è al civico 2 di piazza San Pietro in Vincoli, sarebbe stato appunto regalato dal cardinale Rodrigo Borgia, una volta eletto papa nel 1492, alla sua amante Vannozza, perché vi risiedesse con i figli Juan, Cesare, Jofré, Lucrezia, e con il terzo dei mariti che le aveva imposto di sposare, il nobile milanese Carlo Canale. Con il quale è documentato che in realtà Vannozza andò a vivere in una casa di piazza Branca, scomparsa con la stessa piazza quando fu creato il largo Arenula, mandando avanti anche una taverna presso Campo de' Fiori, ereditata dai genitori.

    Questa aveva l'insegna di "Locanda della Vacca", che peraltro non suonava tanto nobile, nonostante lo stemma di falsa nobiltà dei Catanei e Canale ricordato nello stemma, ancora oggi visibile sulla facciata laterale dell'ex locanda al vicolo del Gallo.

    Peraltro gli stessi figli di Alessandro VI vissero con il padre nel palazzo apostolico, dove abitò anche la moglie di Jofré, Sancia d'Aragona, così che il figlio divenne principe di Squillace. E a corte fu il primo matrimonio di Lucrezia con il conte Giovanni Sforza, signore di Pesaro e parente del cardinale Ascanio Sforza, ma che va considerato un codicillo della gratitudine dovuta a quest'ultimo da suo padre per l'elezione pontificia. Celebrato con grande fasto in Vaticano e benedetto dal papa-papà secondo le abitudini instaurate dal pontefice precedente, Innocenzo VIII, successivamente fu dichiarato nullo perché «non consumato». E Lucrezia visse a corte anche con il secondo marito, Alfonso di Bisceglie, figlio naturale del re di Napoli Alfonso II, che fu ucciso nel 1498 da Cesare, al quale non faceva comodo quel matrimonio per i suoi piani politici. Oltretutto a quella data Lucrezia era incinta e non grazie al marito, ma ad opera di un cameriere segreto pontificio, Pedro Calderón, detto Perotto, suo amante da un anno, che fu ucciso dal fratello Cesare; il bambino nacque nel marzo 1498 e il papa lo dichiarò con tanto di bolla figlio di Cesare, ma più tardi invece lo riconobbe addirittura suo figlio. E infine nel 1501 Lucrezia sposò Alfonso d'Este, duca di Ferrara, con matrimonio celebrato per procura in Vaticano il 30 dicembre 1501, tra veri e propri baccanali durati fino all'Epifania; e allora Lucrezia andò a vivere a Ferrara. Tant'è. La leggenda ha avuto la meglio, dando credito ad eventi tragici e cupi che sarebbero avvenuti in questo palazzo, a cominciare dal considerarlo un ripostiglio di denaro e opere d'arte rubate nel palazzo apostolico del Vaticano. Di qui la notte del 14 giugno 1497, sarebbe uscito il primogenito di Rodrigo Borgia, don Juan, per non tornarvi più, ucciso probabilmente dal fratello Cesare e gettato nel Tevere. In questa casa la "spudorata" Lucrezia sarebbe vissuta nei periodi d'intervallo tra un matrimonioe l'altro, prima del terzo, uccidendo qui i suoi amanti dopo averli posseduti, facendoli scivolare da una botola posta sotto quel romantico balcone.

    Romantico per lord George Byron che, durante le sue passeggiate notturne, nel 1817, amava soffermarsi, guardare quel balcone e fantasticare: una fantasiosa ciocca di biondi capelli di Lucrezia in mano, immaginava la bella figlia di Alessandro affacciata, con la suggestione di tormentose passioni. Un quadro che potrebbe fare da copertina a certi "romanzi d'appendice", dei quali Lucrezia divenne protagonista proprio in epoca romantica. Pura leggenda: oltretutto quando quel balcone fu costruito Lucrezia era a Ferrara, dove morì nel 1519.

    Piuttosto la ricordata presenza del papa Giulio II nel palazzo può offrire aspetti cupi nell'area circostante. Infatti la sua presenza si distende in fondo anche sulla vicina chiesa di San Pietro in Vincoli, affiorando nel suo mausoleo realizzato da Michelangelo con la famosa statua di Mosè, alla quale invano l'artista gridò "Parla!", lanciandogli con rabbia anche lo scalpello. Ma non sono motivi artistici ad accomunarlo al palazzo in un'atmosfera borgiana, quanto la profanazione della sua tomba ad opera dei Lanzichenecchi nel 1527; quei soldati mercenari, reduci a mani vuote dal vicino palazzo, buttarono all'aria il suo cadavere deprendandolo delle perle che lo ricoprivano e dei numerosi anelli che aveva alle dita, in un autentico atto banditesco, questo sì, degno dei Borgia.

    Infine va considerato che ha assunto un aspetto oscuro anche il convento, a destra della chiesa, nonostante il bel chiostro ad arcate costruito tra il 1493e il 1503, forse da Giuliano da Sangallo, quando era papa Alessandro VI, e ricostruito nel Settecento da Luigi Barattone, assumendo ancor più un tono severo. La facciata su via Cavour è dominante con i suoi quattro piani di dieci finestre ognuno, a cornice semplice, e non l'addolcisce, all'ingresso della terrazza presso la scalinata, debitamente restaurata nel 2010, la colonna votiva di granito con capitello romanico. Infatti il complesso ha finito per essere quasi completamente inglobato nelle costruzioni del primo Novecento di Enrico Guy e Giovanni Battista Milani, che ospitano la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Roma, con ingresso sulla via Eudossiana.
    - CLAUDIO RENDINA

    repubblica

    Le stesse cose sono riportate nel libro di Augias "I segreti di Roma", quasi pari pari ^^
     
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    Direi che è proprio lui XDDD,anche se nel mio c'è scritto che Cesare lo abitò e non c'è scritta la cosa degli amanti...*delusa*
     
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    Il palazzo in cui abitò Cesare resterà un mistero forevaH.
     
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    Le notti di luna di Byron sospeso sui misteri di Roma

    Immagina la bella figlia di Alessandro affacciata. E pensare che quel palazzetto non è mai stato abitato dai Borgia! E´ stato proprietà Cesarini e Margani, che vi ospitarono nel 1512 Giulio II durante il suo trasferimento dal Vaticano al Laterano, e certamente papa della Rovere mai sarebbe entrato in una casa dove avessero abitato i suoi nemici Borgia!

    Ma Byron "sente" le rovine e i monumenti come superstiti di una tragedia immane, nella quale si riflette il suo intimo tormento, ed è proprio al cospetto di quelle «antiche vestigia» che riesce a cantare in versi melodiosi la magnificenza del passato come contraltare del riprovevole stato presente della «madre di estinti imperi».

    Il resto qua (Claudio Rendina)
     
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24 replies since 1/4/2011, 19:48   1851 views
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