Rodrigo Borgia - Alessandro VI

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  1. marie.
     
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    Sì ad esempio Pico era seguace della cabala e contrario all'astrologia, un po' il contrario delle idee correnti insomma. Chigi aveva praticamente l'oroscopo di Branko dipinto sul soffitto di casa sua.
    So che qualcuno interpreta alcune scene affrescate nell'appartamento Borgia come sorta di omaggi alla magia, ma lì il discorso è associativo:

    CITAZIONE
    La narrazione del mito di Iside e Osiride ha inizio dagli ottagoni del sottarco con la storia di Io, secondo il racconto ovidiano: dopo essere stata infatti trasformata in giovenca essa divenne Iside regina e dea degli Egizi, lasciando loro leggi e scrittura. Per questo motivo compare nell'ultimo ottagono seduta fra Mercurio, l'uccisore di Argo, ma anche, secondo Cicerone, Ermete Trismegisto, che portò anche lui agli egiziani leggi e lettere, e Mosè il legislatore del popolo ebraico. In tal modo si sottolineava il legame tra sapienza egizia e tradizione ermetico-cabalistica.
    Nelle vele il ciclo si apre con il matrimonio tra Iside e Osiride, cioè tra il sole e la luna e culmina con il Sacrificio di Osiride e la sua divinizzazione, trasformato in bue Api. Il nesso di tale storie con il mistero dell'Incarnazione di Cristo e delle sua Resurrezione, sotteso a tutta la decorazione dell'appartamento, trova un particolare riscontro nelle Antiquitates di Annio da Viterbo, che sottolineava il rapporto tra Osiride e Cristo.

    Wiki.

    Ah ecco una spiegazione:

    Immagine

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  2. xcusemymonkey
     
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    Inutile dire quanto quest'uomo fosse ''avanti''.
    Fatto sta che quindi non si tratta di semplice tolleranza?
     
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  3. marie.
     
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    Allora, se ho capito bene Pico riteneva che la cabala applicata alla religione potesse provare l'esistenza di Dio (!) e se Alessandro VI l'ha assolto dall'accusa di eresia evidentemente non doveva dargli torto o comunque considerarlo, appunto, eretico, e posso solo amarlo per non essersi messo contro Pico della Mirandola! Per quanto il mio pov sulla magia in generale sia troppo moderno per trovarci qualcosa di vagamente sensato.
    D'altronde però era lo spirito dell'epoca, vedere anche Ficino.

    Quanto all'astrologia, se ha rimproverato Ascanio per la sua superstizione nello spostare la data delle nozze di Giovanni secondo gli astri evidentemente non doveva averla in simpatia.
     
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    CITAZIONE
    “On July 9, 1492, Pope Innocent VIII, upon request from Cardinal Borgia and the Catholic Kings, elevated the seat of Valencia to the metropolitan rank, converting Rodrigo Borgia into the first archbishop of Valencia.”
     
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  5. marie.
     
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    Grazie agli studi di Maria Carbonel è emerso che Alessandro VI ribadì e aumentò l'autorità dei maestri di strada e dei magistri viarum, a cui mise a disposizione l'autorità di Pietro Mattuzzi e del suo notaio di fiducia Camilo Beneimbene per organizzare a razionalizzare gli interventi ai monumenti antichi. Ugualmente il Papa istituì discipline legali per controlalre i ritrovamenti, che in non poche occasioni si erano rivelati spogliazioni spontanee quanto aggressive di opere dell'antichità. Presero inizio dunque gli studi di Villa Adriana a Tivoli e la scoperta del palazzo imperiale di Nerone. D'altra parte è noto quanto superficialmente e sistematicamente la Roma del Rinascimento (inclusi i papi Nicola V, Pio II, Sisto IV e Giulio II) distrusse e spogliò gli edifici antichi. Invece Alessandro VI (che tuttavia commise l'errore di disfarsi di un arco romano a Santa Maria in via Lata) mise il proprio impegno negli scavi di Castel Sant'Angelo in cui si rinvenne ad esempio la testa colossale dell'imperatore Adriano, attualmente esposta al museo Pio Clementino del Vaticano, museo che venne aperto proprio al tempo di Alessandro VI con carattere di collezione pubblica e visitabile. [..]
    E' anche noto che Alessandro VI non solo si interessò personalmente ai resti di un sepolcro romano, ma anche ordinò di servirsene in modo appropriato per la meravigliosa decorazione della porta Borgiana di Civita Castellana. [...]
    Se a questo si aggiunge il suo fermo appoggio all'Accademia Romana fondata da Pomponio Let, o il suo impegno personale alla rivitalizzazione dell'edificio e quanto in esso contenuto dell'Università di Roma (La Sapienza) o alla creazione ex novo dell'Università di Aberdeen, Francoforte, Alcall de Henares e Valencia, si dovrà concludere che solo la leggenda nera (e la miopia storica) possono o hanno potuto oscurare la gigantesca personalità culturale di papa Alessandro VI, al quale [...]spetta la considerazione riservata a un principe del Rinascimento, con tutte le tare del suo tempo.

    Felipe V. Garin Llombart
     
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    Leggendo i "Benandanti" di Ginzburg mi sono trovata di fronte ad una piccola annotazione che però ho ritenuto importante per capire come Alessandro VI fosse un papa che sapeva ben distinguere il la pazzia della gente dal vero pericolo. In pratica , Ginzburg dice che sotto il papato di Alessandro i benandanti ,che erano una specie di culto agrario dell'età moderna, in special modo sono venuti fuori in tutto il cinquecento, ma si avevano le loro prime testimonianze alla fine del '400, erano visti da Alessandro come una sorta di folklore quasi divertente e non ci vedeva nulla di maligno per questo non vennero quasi mai inquisiti, mentre papi come Adriano VI o Clemente VIII picchiarono duro.
     
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    Ora sono andata a vedermi la pagina Wiki dei Benandanti XD a studiare storia pare sempre che tutti questi fenomeni si diffondessero solo sotto l'Inquisizione, fa strano sapere che ci fossero anche sotto Alessandro VI XD ma davvero credo sempre di più nella sua tolleranza.
     
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  8. xcusemymonkey
     
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    Ora sono andata a vedermi la pagina Wiki dei Benandanti

    roftl Anche io.
     
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    Ritratto postumo

    tumblr_mivdf4tcLV1rpq8j1o1_r1_500

    CITAZIONE
    Attributed to Juan Ribalta

    Portrait of Pope Alexander VI (ca. 1620)

    Estudi General, University of Valencia, Spain

    source
     
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    Ho letto ieri su Villari che nel 1500, al Giubileo, tra coloro che omaggiarono Alessandro VI c'era Niccolò Copernico!
    In effetti è anche su Treccani:

    CITAZIONE
    E ne fu altra prova il concorso larghissimo al giubileo, indetto da A. per l'anno secolare 1500; si riversò a Roma grande folla di pellegrini - era fra loro il Copernico - non curanti della peste e dei pericoli delle vie, che i decreti del papa non erano riusciti a mantenere sicure: si poté allora dire che "ingens orbis in urbe fuit"

    xx
     
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    12_Papa_Alessandro_VI Artista_della_corte_pontificia_medaglia_di_ales

    481px_Alexander_VI_bust

    Est_tua_d_Alexandre_VI_davant_la_Seu_de_X_tiva

    L'ultima è una statua che si trova a Jativa!

    Edited by ‚dafne - 1/6/2013, 22:28
     
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  12. marie.
     
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    Se Giuda vende Cristo per trenta denari, costui lo venderbbe per ventinove.

    Ottaviano Ubaldini, zio di Guidobaldo da Montefeltro, a Elisabetta Gonzaga
     
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    Two of Alexander's successors, Sixtus V and Urban VIII, described him as one of the most outstanding popes since St. Peter.[3] His reputation rests more on his considerable skills as a diplomat, politician and civil administrator rather than as a pastor, although regarding the latter he was no less effective than any of the other renaissance pontiffs.

    Read more: www.answers.com/topic/pope-alexander-vi#ixzz2WeVPlwXY
     
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    La proposta interpretativa più suggestiva - e che meglio risponde anche
    all'idea che l'immaginario collettivo ha del papa Borgia - è quella di
    Alessandro VIpontifex-imperator. Potere spirituale e potere temporale sono
    in lui tanto intimamente e profondamente connessi che la sovranità pontificia
    si esplicita nel rapporto tra capo della Chiesa e sovrano di un territorio
    .
    Questa è anche, probabilmente, l'anima della sua ideologia e l'essenza
    del suo progetto. Un progetto che non può essere ridotto alla sola costruzione
    di un forte potere signorile per la propria famiglia. Il nepotismo acquista
    con Alessandro significati diversi: non solo promozione familiare,
    ma vero e proprio strumento di dominio e di rafforzamento del potere. Il
    convegno di Perugia è forse quello, tra quanti stiamo organizzando, che meglio
    consente di capire quale era il suo progetto politico ed istituzionale.
    L'azione politica del pontefice nel suo stato può dare elementi di lettura essenziali
    per l'analisi del suo pontificato.
    Machiavelli caratterizza in modo incisivo i principati ecclesiastici:
    «Costoro soli hanno stati e non gli difendono; hanno subditi e non li governano.
    E gli stati, per essere indifesi, non sono loro tolti; et e subditi, per
    non essere governati, non se ne curano, né pensano, né possono alienarsi da·
    loro» . Al controllo ed al sistema difensivo del territorio sono dedicati interventi
    in questo incontro. Machiavelli aveva anche già affermato che si ottengono
    «O per virtù o per fortuna, e sanza l'una e l'altra si mantengono»;
    non so, in questo caso, se più attento alla biografia di Rodrigo o a quella di
    Cesare.
    La sovranità spirituale e temporale di Alessandro VI sembra fortemente
    radicata nel saldo possesso dei territori pontifici, e gli strumenti che hanno
    consentito al Borgia di assumere un ruolo rilevante vanno sicuramente
    ricercati nella sua azione, nel funzionamento delle strutture papali e nel loro
    rapporto con il territorio, le istituzioni, la società. La sua è una vera e propria
    sovranità spirituale e temporale radicata fortemente nel possesso saldo
    dei territori; i suoi modelli non sembrano solo i pontefici medievali (anche
    se la loro ideologia è fortemente presente), ma le signorie quattrocentesche
    .
    La storiografia ha sempre privilegiato il ruolo internazionale della politica
    di Alessandro VI; la sua azione politica sullo Stato pontificio è emersa
    più lentamente. Nel percorso storiografico che le manifestazioni del Comitato
    nazionale tracciano, con il tema Alessandro VI e lo Stato della Chiesa
    si vuole porre attenzione più che all'ideologia al progetto politico ed istituzionale.

    Lo Stato pontificio a fine Quattrocento è una realtà complessa e diversificata,
    segnata da un forte particolarismo nei diversi «domini». Alessandro
    VI, che conosceva perfettamente le sue strutture, per gli importanti incarichi
    ricoperti nei tantissimi anni di permanenza in Curia, perseguì una
    politica di stretto controllo, favorì la creazione di ufficiali centrali, colpì le
    ndite signorili derivanti dall'allevamento, accentuò l'incameramento dei ��lanci ordinari a favore della Santa Sede, intervenne sul collegio cardinalizio,
    che dalla nobiltà romana era influenzato, con la sottrazione dell'appoggio
    napoletano ai baroni ro��
    ni. L� Romagna: l� Marca d� �cona, Perugia,
    l'Umbria, Benevento verificano Il suo quotidiano eserciZIO del potere
    sul territorio e il lavoro su queste realtà consentirà una valutazione non
    convenzionale di aspetti ancora non del tutto chiariti (talvolta appiattiti sul la situazione dei decenni successivi) relativi alle fondamentali strutture po litiche ed amministrative dei domini papali e agli assetti istituzionali delle terre e delle città della Chiesa, al ruolo dei vicari nelle terre mediate su biectae, all'importanza complessiva delle oligarchie in quelle immediate subiectae.
    L'azione politica di Alessandro VI trasformò l'assetto che da qualche tempo si era costituito all'interno delle terre della Chiesa, e aprì, in certo qual modo, nei riguardi della grande nobiltà, nuove prospettive, che sareb bero state realizzate in seguito dai successori. Utilizzò il crollo degli equi libri italiani e delle accese lotte tra le potenze europee per il predominio nel la penisola, per tentare di attuare un proprio progetto; eliminò antichi vica riati; ridimensionò il potere feudale di grandi famiglie baronali; promosse la costituzione di potentati a lui fedeli. Non possiamo però attribuire alla sua azione politica, la volontà di attuare un governo fortemente centraliz zato, che egli non tentò mai di realizzare, preferendo invece la creazione di signorie per i figli.
    Resta comunque il giudizio del Machiavelli: «Surse dipoi Alessandro VI, il quale, di tutti e pontifici che sono mai stati, mostrò quanto uno papa e col danaio e con le forze si poteva prevalere [ ... ] E benché la 'ntenzione
    sua non fussi fare grande la Chiesa, ma il Duca, nondimeno ciò che fece tornò a grandezza della Chiesa: la quale dopo la sua morte, spento il duca, fu erede delle sue fatiche.
    Venne di poi papa Iulio; e trovò la Chiesa grande
    ».
    MASSIMO MIGLIO

    CITAZIONE
    Penso si possa dire che Alessandro VI aveva al momento della sua elezione
    la chiara consapevolezza di un progetto. Non si può certo pensare che
    esso possa essere ridotto unicamente all'ingrandimento nepotistico - o, per
    meglio dire direttamente, filiale - della sua famiglia trasformando la monarchia
    papale in una dinastia ereditaria. Il suo scopo era quello di utilizzare
    lo Stato pontificio, rafforzato e ammodernato nelle sue strutture, per fondare
    un Tempelstaat, uno Stato in cui potere temporale e potere spirituale
    fossero totalmente fusi, come strumento per poter affermare la leadership
    della Chiesa romana nel nuovo mondo emergente dei nuovi Stati europei.
    Penso sia ancora utile richiamare questa vecchia espressione del Gregorovius
    secondo il quale il predecessore di Innocenza VIII e di Alessandro VI,
    Sisto IV, può essere considerato il primo papa-re e Giulio II, il successore
    (non considerando il brevissimo pontificato di Pio III), colui che portò a
    compimento questa costruzione destinata a soccombere o trasformarsi radicalmente
    nel nuovo panorama nato dalla frattura religiosa2. Il pontificato di
    Alessandro VI non può quindi essere considerato come una parentesi: la sua
    indubbia intelligenza e la sua lunga esperienza, la sua autorità di quasi un
    quarantennio come cardinale vicecancelliere della curia romana non permettono
    giudizi semplicistici e in ogni caso coinvolgono non soltanto la sua
    persona ma una intera classe dirigente e un'intera epoca della storia della
    Chiesa e dello Stato papale.

    Atti del convegno "Alessandro VI e lo Stato della Chiesa", che si possono leggere qui.

    Edited by ‚dafne - 31/5/2016, 10:59
     
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    Da Il Cortegiano (cattivo Castiglione!):

    CITAZIONE
    « Eccovi che questa porta dice:ALEXANDER PAPA VI, che vol significare, che è stato papa per la forza che egli ha usata [VI viene inteso come l'ablativo latino di vis cioè con la forza] e più di quella si è valuto che dalla ragione. Or veggiamo che da quest'altra potremo inteneder qualche cosa del novo pontefice»; e voltatosi, come per ventura, a quell'altra porta, mostrò l'iscrizione d'un N, dui PP ed un V, che significava NICOLAUS PAPA QUINTUS, e sùbito disse:«Oimè, male nove; eccovi che questa dice: Nihil Papa Valet [il papa non vale nulla] »
     
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54 replies since 14/3/2011, 21:55   1867 views
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