La figlia del papa, Dario Fo

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    CITAZIONE (‚dafne @ 11/4/2014, 10:09) 
    Allora, sono a pag 42 e vi posso dire che più che un romanzo è una narrazione, perché nonostante ci sia del fantasioso, in primis i dialoghi, più che un romanzo storico pare di leggere il testo di un cantastorie. Aiuta il fatto che Fo è un volto noto, per cui leggere diventa come sedersi in platea e ascoltarlo parlare (che è una cosa meravigliosa). Ci sono delle imprecisioni storiche anche se minime (ad esempio Cesare già cardinale quando Lucrezia si sposa) su cui si soprassiede perché la prosa è oro purissimo, si mixa il rigore storico (la parte su Rodrigo cardinale) all'ironia e allo sguardo affettuoso (è palese che per Lucrezia Fo ha un occhio di riguardo). C'è una parte stupenda in cui Lucrezia racconta a Cesare di una pantomima che ha visto passando da Ferrara, poi riflette sulla loro infanzia. Una delicatezza commovente ;_;
    Aggiungo che Fo è un pittore bravissimo. Alla faccia, certi disegni.

    Mi autocito perché ho finito il libro e non ho molto da aggiungere. Non aspettatevi un romanzo.

    Alcune curiosità: Lucrezia resta la creatura buona che è all'inizio per tutto il resto del libro. A un certo punto Francesco Gonzaga le chiede addirittura qualcosa come Ma voi aiutate solo i poveracci o ogni tanto fate qualcosa per voi stessa?
    Mi è piaciuto molto il suo rapporto col duca Ercole; è interessante anche quello con Isabella anche se a mio parere è un po' inverosimilmente buono. Credo anche che su Isabella si potesse scrivere di più, ma Lucrezia è la padrona assoluta della scena. L'amore con Bembo è molto tenero, in qualche modo la grande fiamma si dissolve e lui la lascia andare. Francesco è molto più sfacciato, ma il rapporto con lui resta platonico per via della sifilide. E' Francesco ad annunciare a Lucrezia la morte di Cesare, nella mezza pagina forse più toccante di tutta la seconda metà del libro.

    In conclusione è un bel libro, ma Fo fa bene a trarne una pièce perché questo non era materiale da carta bensì da messinscena.
     
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    Ieri Dario Fo era a Glob e ha parlato di Lucrezia e del libro:

     
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    Puntata di Glob:
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    Edited by ‚dafne - 23/6/2014, 13:28
     
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    Da Vanity Fair n. 19 del 21 Maggio 2014

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    Allora l'ho appena finito quindi sono ancora in fase digerimento ma posso dire tranquillamente che non mi è piaciuto. Mentre lo leggevo ogni tre pagine la mia reazione era del tipo "wtf?" really, are we really doing that?" e quando comincio a insultare le cose in inglese tra me e me vuol dire che siamo alla frutta. L'unica cosa che salvo è lo stile di Fo, che almeno mi ha spinto ad andare avanti altrimenti avrei acceso il camino a giugno e ci avrei buttato il libro dentro: molto teatrale, il linguaggio non è quello classico di un romanzo, sembra quasi di leggere il testo di una commedia, perchè un testo del genere dramma o tragedia certo non si può definirlo. La cosa che mi ha fatto girare di più le scatole è la frase poetica sul retro della copertina, dove Dario Fo scrive "Personalmente non ho fatto altro che ricercare la verità", poi vai a vedere la bibliografia e la mia lista della spesa è più lunga, ma soprattutto dov'è la Bellonci? Se non avesse scritto quella roba dietro magari non mi sarei incavolata così tanto, perchè avrei visto la faccenda solo come uno strano romanzo storico. Però così no, anche perchè Puzo è più accurato, qua sono tutti impazziti cavolo, poi la gente mi pare OOC da morire, come se stessi leggendo una fanfiction scritta male, quelle in cui l'autore prende i nomi e poi si inventa tutto il resto.
     
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    Guarda non ti dico che non m'è piaciuto perché non è vero, ma non m'è piaciuto "come romanzo" perché sono perfettamente d'accordo, non è un romanzo: si legge come una piece annacquata da un po' di prosa, e se Chiarelettere l'ha usato per inaugurare una collana di romanzi ha sbagliato. E' un testo per il teatro, e infatti Fo vuole portarlo a teatro: è una cosa che va ascoltata e vista, non letta.

    La Bellonci a Fo non è piaciuta, e sto ancora qua a chiedermi perché visto che il suo resta il mio libro sui Borgia preferito. Sono confusa XD
     
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    Come testo teatrale è apprezzabile, anche perchè è proprio quello stile un po' colloquiale, informale e dialettale che mi ha fatto proseguire la lettura. Sul fatto che vada ascoltato e non letto sono perfettamente d'accordo, infatti spesso immaginavo proprio il palco con le persone che parlano gesticolando da morire come fanno spesso gli attori XD E' un po' come l'opera di Donizzetti o quella di Hugo, che sono studiate per la rappresentazione scenica e lette sono oscene sopratttutto nel reparto trama e coerenza con la storia. Non è tanto il libro in sè che mi ha fatto incavolare perchè fosse brutto, ma perchè io (forse perchè sono cretina) sono partita dal retro di copertina e quindi mi aspettavo una cosa completamente diversa e le mie aspettative erano in questo caso fondate perchè quando leggo "verità" io quella mi aspetto (allerta abuso del verbo aspettare). E' come quando dan brown scriveva che quello che dicceva del codice da vinci era tutto vero: non ci siamo capiti.
     
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    Io ti dirò non ho badato molto a quella affermazione forse perché avevo letto già degli articoli e me la ritrovavo ovunque quindi per me si era assottigliata a livello di significato, però secondo me l'hanno anche sfruttata troppo e male: se me la metti dietro a un libro io mi aspetto praticamente un saggio, mentre Fo si era limitato a dire che per scrivere questo libro, che è comunque fiction, aveva cercato la verità su Lucrezia al netto di pettegolezzi, calunnie e luoghi comuni. Dopodiché però il libro restava fiction, pure con qualche erroruccio di tempistica oltretutto!
     
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    Bisogna che cominci a buttarmi ciecamente sui libri senza leggere copertine, trame o altro XD
     
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    Poi andrebbe pure detto che 'sta Lucrezia è un filino troppo innocente eh... E anche chi la circonda, non dico Bembo ma Francesco Gonzaga? E Isabella d'Este che è tutta "Credo che tu ti sia fatta mio marito, ma whatevs, hai la mia benedizione"? XD E' evidentissimo l'affetto con cui Fo guarda a Lucrezia, ma credo che quella totale purezza potesse appartenere alla Lucrezia bambina e alla Lucrezia più anziana, non alla Lucrezia giovane donna... Almeno secondo me XD
     
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    Credo che l'idea di fondo fosse sfatare il mito creando una figura agli antipodi rispetto a quella che è stata resa celebre e quindi purificarla completamente da ogni macchia. Anche sulla storia del primo figlio Fo taglia mooolto corto, per non parlare del rapporto che Lucrezia ha con Cesare e Rodrigo, praticamente inesistente, anzi sembra disprezzarli quasi da subito. Ercole diventa il padre-fata madrina e sostituisce praticamente la figura di Rodrigo, che non è poi stata così a lungo al suo posto (non mi ricordo nemmeno più come inizia il libro, però mi pare che ci sia tutta lo storia dello scambio di padri). L'innocenza ci sta fino a una certa età, ma già dopo il primo matrimonio penso che avesse capito come andavano le cose, e da anziana la vedo redenta più che innocente, perchè volente o nolente le esperienzae di vita te le porti dietro, non si possono cancellare i fatti (oddeo sono in fase di ripasso di Freud-Jung per la maturità, ma non si vede, nooo XD)
     
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    PER NON PARLARE DEL RAPPORTO CHE LUCREZIA HA CON CESARE E RODRIGO, PRATICAMENTE INESISTENTE, ANZI SEMBRA DISPREZZARLI QUASI DA SUBITO.

    In effetti questo aspetto potrebbe essere quello che mi ha irritato di più, particolarmente col padre poi, perché in realtà non c'è segno che i rapporti tra i due si fossero mai raffreddati nemmeno dopo Alfonso.

    Presentazione del libro al tg1:
    CODICE
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    Recensione da Repubblica:
    CITAZIONE
    UN LIBRO inconsueto, anche per un Nobel che di libri ne ha scritti tanti, e non solo di teatro. La figlia del papa, nuova opera di Dario Fo, si legge come un vero romanzo e il piacere è assicurato. Al centro di intrecci crudelissimi e di una galleria di personaggi da paura c'è una donna affascinante, forte, determinata come Lucrezia Borgia. Proprio così: la ragazza che tra ‘400 e ‘500 si fece valere in un mondo maschile, violento, assetato di potere, che tenne testa al padre "vero", papa Alessandro VI e al fratello Cesare pluriassassino. Tenne in pugno tre mariti più gli amanti tra cui il poeta Bembo. E tutto in 39anni come sottolinea Fo che ripercorre la vita di Lucrezia rielaborando le ricerche storiche con il metodo usato in altre sue celebri ricostruzioni da San Francesco a Caravaggio, cambiandone cioè il senso. Ne esce il ritratto innamorato di una grande donna, di aurea bellezza (le illustrazioni sono dello stesso Fo), intelligente e libera, appassionata studiosa, attenta ai poveri e ai disagiati, sensibile ai carcerati... Chiaro che ai lettori viene in mente Franca Rame. Ma anche a Dario Fo.

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    Edited by ‚dafne - 23/6/2014, 13:27
     
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    Dario Fo nella stupenda trasmissione di Strabioli, Colpo di scena.



    Altrimenti guardatelo qua

    Edited by ‚dafne - 26/6/2014, 14:27
     
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    Appena letto su fb che Chiarelettere sta ristampando il libro per la sesta volta!
     
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    Lucrezia Borgia consegna a Dario Fo le chiavi della città

    Nepi – (e.c.) – Lucrezia Borgia consegna a Dario Fo le chiavi della città di Nepi.

    Un momento bello e inaspettato per il premio Nobel che, tra il primo e il secondo tempo della sua lettura-spettacolo in scena sabato 21 giugno, ha visto una delegazione di figuranti in costume e lei, Lucrezia Borgia, salire sul palco e porgergli la chiave della città.

    “Un momento bello quello della rievocazione – afferma il sindaco Pietro Soldatelli -. Abbiamo pensato a questa rievocazione per mostrare che Lucrezia Borgia era felice che Dario Fo avesse fatto riecheggiare la sua figura.

    Sono molto soddisfatto, c’è stata un grande presenza di pubblico, i biglietti hanno fatto il tutto esaurito già da una settimana prima dello spettacolo”.

    E’ stato un evento molto particolare visto che lo stesso Dario Fo ha scelto Nepi come location per la prima lettura-spettacolo del suo libro “La figlia del papa” e che riproporrà in tutti i luoghi dove è stata Lucrezia Borgia, tra cui Ferrara.

    Il premio Nobel si trovava a Nepi già dal giorno prima dello spettacolo per ammirare e apprezzare le bellezze di Nepi.

    “E’ stata una bellissima convivenza – continua il primo cittadino -, Fo ha avuto modo di apprezzare la qualità della vita della cittadina e l’accoglienza dei nepesini, che è stata grande”.

    Da 19 anni il “Palio del Saracino” è un evento molto importante per Nepi, perché ripercorre alcuni episodi importanti per la cittadina, come la guerra contro i Saraceni, le sommosse popolari nel Medioevo e il saluto della popolazione a Lucrezia Borgia che nel 1499 ha preso possesso del Castello.

    Una celebrazione resa ancora più importante dalla scelta di Nepi come prima dello spettacolo di Dario Fo.

    “Da 19 anni onoriamo la figura di Lucrezia Borgia – spega il delegato alla Cultura, Moraldo Adolini – e siamo stati onorati di avere Dario Fo in città. Siamo molto soddisfatti di come è stato gestito l’evento e di essere riusciti a ricavare 700 posti a sedere per lo spettacolo del premio Nobel”.

    Il momento del passaggio della chiave della città durante lo spettacolo, è stato pensato in una settimana ed è stato un modo per poter creare un legame tra Dario Fo e Nepi.

    “La forma scenica con cui si è svolto il passaggio della chiave è stata molto apprezzata perché non è stata formale e burocratica, ma si è sviluppata in modo spontaneo e naturale all’interno dello spettacolo. Ed è stato un modo per poter legare Nepi a Dario Fo. Ringrazio tutti quelli che in un modo o nell’altro hanno partecipato alla realizzazione di questo evento e lo hanno reso possibile”.

    In più una novità che l’amministrazione spera di mettere in atto nel 2015.

    “Il prossimo anno ci sarà il 20esimo Palio del Saracino e ci farebbe piacere un ritorno di Dario Fo. Siamo rimasti in contatto con lui con la promessa di risentirci tra qualche mese e vedere se tutto questo si potrà realizzare”.

    tusciaweb
     
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