La figlia del papa, Dario Fo

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  1. ‚dafne
     
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    Lucrezia, la «santa» dei Borgia
    di Giuseppina Manin

    Ma quale avvelenatrice. Quale mangia uomini assatanata di sesso e di potere. «Lucrezia con i veleni non ha mai avuto a che fare. Lei non ha tramato, non ha ucciso nessuno. È stata soprattutto una vittima, bella e intelligente, nata per sua sventura con il marchio sciagurato dei Borgia». A sorpresa, cinque secoli dopo la sua morte, Lucrezia Borgia trova il suo difensore più strenuo e inatteso in Dario Fo, giullare della storia, premio Nobel per averla sempre raccontata oltre i cliché. A 88 anni Dario le dedica un libro e un ritratto, preso da Bartolomeo Veneto. Che ce la mostra giovane, bionda, lo sguardo deciso, un seno malizioso sgusciato dalla veste, sulla copertinadi La figlia del papa, 190 pagine inframmezzate da bei disegni di Fo (Chiarelettere, e 13.90, in libreria da domani). L’idea di ridare a Lucrezia quel che è di Lucrezia e ristabilire la verità dei fatti gli è venuta guardando in tv il famoso sceneggiato sui Borgia. «Fatto benissimo per carità. Grandi attori, grande pathos narrativo… Ma tutto falso. Un feuilleton che riprende altri feuilleton del passato. Dal seicentesco Peccato sia una puttana, dove John Ford s’ispira alla leggenda di una Lucrezia dark lady, al dramma a fosche tinte di Victor Hugo poi diventato opera lirica con Donizetti, al romanzo di Dumas padre». Ricostruzioni scandalistiche, intrise di eros e morte, tanto più suggestive in quanto la protagonista era una donna, giovane, affascinante, al centro di mille crimini e misfatti. Ma la storia, quella autentica, assicura Fo, non è andata così. «Il Cinquecento italiano lo conosco bene, ho scritto dieci libri ambientati in quell’epoca. Per i Borgia mi sono documentato su vari testi, compreso quello di Maria Bellonci, ho cercato documenti nelle biblioteche di Cesena e Forlì. Alla fine, tutte le fonti più autorevoli concordano che quell’immagine di Messalina lussuriosa e sanguinaria non corrisponde affatto alla vera Lucrezia».
    Che forse non è il caso di proclamare santa subito, ma almeno le si deve qualche scusa per tanta fama sinistra e tanti gossip malevoli che hanno fatto di lei una delle creature femminili più perverse della storia. In realtà, racconta Fo, a giustificare quell’aura nerissima erano i maschi di famiglia. [...]
    Pierre Terrail de Bayard, il “cavaliere senza macchia e senza paura” disse di lei: “Ella era bella e gentile e dolce con tutti”». Tratti che, riferiti da Fo, non possono non far pensare a Franca Rame. «Mentre scrivevo certi passaggi del libro — confessa — dovevo fermarmi per l’emozione».

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    Edited by ‚dafne - 16/4/2014, 18:02
     
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