Dario Fo e i Borgia

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    cesare borgia il condottiero fb

    CITAZIONE
    «Con tutta la loro incredibile brutalità e il loro spaventoso cinismo, quella era gente che aspirava a lasciare ai posteri qualcosa di straordinario; questi che oggi ci governano hanno come unica preoccupazione continuare a regnare. Rodrigo, papa Alessandro VI, era uomo coltissimo, questi non hanno il minimo interesse alla cultura. Lui chiamava a sé i più grandi scienziati perché lo aiutassero a pensare il massimo della modernità, loro che avevano già la testa nel domani. Questi quale proiezione al futuro hanno mai? Tirano a campare per altri sei mesi con sgambetti e tradimenti, che a differenza di allora non hanno neppure nulla di glorioso. E Lucrezia, denigrata per secoli come un’intrigante sgualdrina incestuosa e avvelenatrice, lei donna straordinaria che da vittima seppe battersi come una leonessa col padre e il fratello Cesare, lei che per un certo periodo governò persino la Chiesa, lei che voleva buttare all’aria il mondo...».

    [...] Per far paragoni non c’è nemmeno bisogno di tornare indietro cinquecent’anni, ne bastano cinquanta o poco più: «Se penso com’era l’Italia quando io ho cominciato! Vitale, piena di entusiasmo, c’erano offerta e domanda di cultura, se possedevi un minimo di intelligenza scenica un teatro lo trovavi e potevi subito realizzare ciò che sognavi... La cultura oggi è morta, fallita, distrutta. Sa che a Milano sono nove i teatri chiusi? Grandi sale, da 2500 posti, non teatrini. E anche i piccoli sbaraccano, uno sotto casa mia aveva quattrocento posti, non ce la faceva, l’hanno ridotto a duecento, neppure così riesce a reggersi in piedi, finirà anche quello... Davvero: magari avessimo ancora gente come i Borgia!» .

    tutto qui

    CITAZIONE
    EVEN WITH THEIR UNBELIEVABLE BRUTALITY AND THEIR APPALLING CYNISM, THOSE WERE PEOPLE WHO WANTED TO LEAVE SOMETHING EXTRAORDINARY TO POSTERITY; THESE PEOPLE WHO RULE TODAY HAVE THE ONLY CONCERN TO KEEP RULING. RODRIGO, POPE ALEXANDER, WAS A VERY LEARNED MAN, WHEREAS THESE PEOPLE HAVE NO INTEREST IN CULTURE. HE WOULD CALL THE GREATEST SCIENTISTS TO HELP HIM THINK IN THE MOST ADVANCED WAY, THEY WERE ALREADY THINKING OF THEIR TOMORROW. WHAT PROJECTION OF FUTURE DO THESE PERSONS HAVE? THEY TAKE IT ONE DAY AT A TIME THROUGH TREASON AND BACKSTABBING, WHICH, UNLIKE THE OLD ONES, DON’T EVEN HAVE ANYTHING GLORIOUS.

    [...] FEW PEOPLE KNOW THAT, BY HER FATHER’S ORDER, LUCREZIA FOUND HERSELF RUNNING THE PAPACY FOR A WHILE. AND WHAT DID SHE DO? SHE SET THE CANONIZATION OF TWO WOMEN, AS TO BEGIN A NEW VISION OF THE CHURCH AND THE WORLD!

    translation by us, please credit if taking!

    Edited by ‚dafne - 13/10/2016, 21:12
     
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    Dario Fo: "Meglio i Borgia di certi politici di oggi"


    Cinici e spietati. Ma capaci di costruire futuro e cultura. Il premio Nobel nel suo ultimo libro rivaluta Lucrezia, Cesare 
e papa Alessandro. Al contrario degli onorevoli del terzo millennio. "La cultura oggi è morta, fallita, distrutta: magari avessimo ancora i Borgia"


    di Roberto Di Caro


    Gli anni dei Borgia fra Quattro e Cinquecento come specchio della dissoluzione contemporanea di etica e politica? «Macché! Magari fosse così!», risponde secco Dario Fo: «Con tutta la loro incredibile brutalità e il loro spaventoso cinismo, quella era gente che aspirava a lasciare ai posteri qualcosa di straordinario; questi che oggi ci governano hanno come unica preoccupazione continuare a regnare. Rodrigo, papa Alessandro VI, era uomo coltissimo, questi non hanno il minimo interesse alla cultura. Lui chiamava a sé i più grandi scienziati perché lo aiutassero a pensare il massimo della modernità, loro che avevano già la testa nel domani. Questi quale proiezione al futuro hanno mai? Tirano a campare per altri sei mesi con sgambetti e tradimenti, che a differenza di allora non hanno neppure nulla di glorioso. E Lucrezia, denigrata per secoli come un’intrigante sgualdrina incestuosa e avvelenatrice, lei donna straordinaria che da vittima seppe battersi come una leonessa col padre e il fratello Cesare, lei che per un certo periodo governò persino la Chiesa, lei che voleva buttare all’aria il mondo...».

    Il titolo è da feuilleton d’antan, “La figlia del Papa”, e t’aspetteresti che la storia fosse poco più di un escamotage per sciabolare la corruzione e la pochezza dell’oggi, infarcita di battutacce su questo e quel politico, banchiere, sedicente imprenditore. Invece no, per niente.

    Il prossimo libro di Dario Fo, in uscita per la nuova collana di narrativa di Chiarelettere, riscrive fedelmente la vicenda di Lucrezia Borgia e dei suoi tempi tormentati. A dirla tutta, poche sono state le biografie più arate di questa, e negli ultimi tempi nei Borgia inciampi ovunque ti giri, dalle serie televisive (due quelle in corso, francese e canadese) fino alla copertina dell’“Officiel” dove s’annuncia un “Borgia style” tutto velluti e damascati.

    A che pro l’ennesima rilettura? «Mi sono letto una messe di resoconti e testimonianze che quasi nessuno s’era preso la briga di studiare, cosa di cui non mi capacito. E mi sono reso conto che la storia come veniva raccontata era una cialtronata: censurava la dignità, la rabbia, la disperazione e il coraggio di questa fanciulla, la sua fuga in una comunità di ex-eretici, la sua passione per figure del mondo cristiano che furono autentici rivoluzionari come Bernardino da Siena e Santa Caterina...» Ecco allora che, «per ripristinare la verità storica», Dario Fo rigira come un calzino l’immagine di Lucrezia tramandata dal John Ford di “Peccato che sia una puttana”, «a lei chiaramente ispirato», fino al dramma di Victor Hugo musicato da Donizetti e alla lettissima psicobiografia di Maria Bellonci, «che di Lucrezia non capì nulla perché si lasciò trascinare dalla moda, dalla visione ottusa e brutale dei raccoglitori di effetti sessuali».
    I Borgia secondo Fo, le tavole del libro

    Non che della sgualdrina faccia un santino, certo però è un bel ribaltone, quello di Fo: «Pochi sanno che, su ordine del padre, Lucrezia si ritrova in un periodo della sua vita a gestire in prima persona il Papato. E cosa fa in tale veste? Decide la santificazione di due donne, come ad aprire alla possibilità di un’altra visione della Chiesa e del mondo!» Ma siccome Fo è Fo e il libro non è un pamphlet, quello che leggi è un racconto teso come una corda, costruito su piani diversi, studiato su prolessi e svelamenti, montato a scene come per il teatro, «fatto, mi pare, con mestiere», rivendica l’autore.

    Pezzi di teatro già innervano il testo scritto e ne forniscono una chiave di lettura. Soprattutto la narrazione di una scollacciata pantomima messa in scena dall’Ariosto alla corte di Ferrara, dove Lucrezia era diventata duchessa e reggente: duelli, squartamenti, papi guerrieri e teste di cardinali che cadono, musici e giocolieri, l’italiana regina di Francia che s’ingozza di mappe e territori e cresce a dismisura sulla scena, in chiusa il carnascialesco funerale e la discesa agli inferi di Giulio II, successore e nemico di Alessandro VI Borgia e di Lucrezia.

    Rappresentazione dell’Europa di quei tempi, perché cosa meglio del teatro e del grottesco possono mostrarne il caos dilagante dove «vince chi scanna prima»? C’è da scommettere che anche “La figlia del Papa” prima o poi sul palcoscenico finirà.

    Se però il gioco è il teatro, e il suo tempo che esso svela nel doppio del grottesco, riesce difficile accontentarci di una ricostruzione storica, ancorché inedita e documentata. Così viene di nuovo voglia di pungolare Fo sull’oggi. Esempio, in un dialogo tra Alessandro VI e suo figlio Cesare lui scrive di frate Savonarola, che predicava incombenti sventure ed esortava alla purificazione del mondo nella Firenze dei Medici, e di come il Papa citasse le sue invettive proprio mentre tramava per mandarlo al rogo. Fo vede per caso in giro qualche Savonarola, insinui avendo in mente Beppe Grillo? Lui svicola via, no, no, Savonarola è un personaggio di allora, «talvolta grande ma comunque fuori chiave: perché, nella sporcizia e nell’infamia dei tempi, non aveva capito l’importanza della bellezza e della sua rappresentazione, tanto da scambiare per empietà e impurità il nudo della Primavera di Botticelli che era invece il massimo segno della pulizia e della purezza».

    Oggi gli spregiatori dell’arte non hanno il volto spiritato del frate fiorentino ma quello da maestrina diligente dell’ex-ministra Gelmini: «Sa che solo qualche settimana fa si è concluso l’iter burocratico ed è diventata operativa la sciagurata norma da lei voluta quand’era all’Istruzione, che nei fatti cancella dalle scuole lo studio di arte, pittura, scultura, teatro?» Iconoclasti non perché invasati, ma per banalità di spirito.

    E gli intellettuali del nostro tempo? Nel raffronto, non ci fanno una figura migliore. Innamorato «di questa donna dal fascino straordinario» e da Lucrezia ricambiato è Pietro Bembo: di loro due molto racconta nel libro Dario Fo, e delle lettere che per quattordici anni si scambiarono, «splendide, vere opere d’arte quelle di lei».

    Bembo il letterato, il poeta, l’umanista, che anni dopo ritroviamo persino cardinale e politico di Curia. Ma prima che tu faccia in tempo a chiedere se vede in giro qualche Pietro Bembo, è Fo a domandarsi dove mai si nasconda l’intelligencija di oggi, perché non trovi il coraggio di esporsi. Per far paragoni non c’è nemmeno bisogno di tornare indietro cinquecent’anni, ne bastano cinquanta o poco più: «Se penso com’era l’Italia quando io ho cominciato! Vitale, piena di entusiasmo, c’erano offerta e domanda di cultura, se possedevi un minimo di intelligenza scenica un teatro lo trovavi e potevi subito realizzare ciò che sognavi... La cultura oggi è morta, fallita, distrutta. Sa che a Milano sono nove i teatri chiusi? Grandi sale, da 2500 posti, non teatrini. E anche i piccoli sbaraccano, uno sotto casa mia aveva quattrocento posti, non ce la faceva, l’hanno ridotto a duecento, neppure così riesce a reggersi in piedi, finirà anche quello... Davvero: magari avessimo ancora gente come i Borgia!» .

    espresso
     
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    Lo dicevo anche io l'altro giorno! Dove sono i bei spargimenti di sangue d'una volta?
     
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    Bellissimo articolo, penso che comprerò il libro di Fo anche se non sono d'accordo sulla visione che ha della Bellonci che in fondo ha scritto una bio molto più realistica di tante altre sulla figura di Lucrezia. Btw noi sono tre anni che diciamo che ci vorrebbero più Borgia al mondo, perciò Fo sei arrivato tardi :P
     
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    Anche secondo me la Bellonci ha scritto un ottimo libro. Ho l'impressione che tra quello di Fo e quello della Bellonci ci sarà la differenza di vedute che hanno spesso un uomo e una donna su una stessa cosa XD poi certo, quello di Fo sarà un romanzo... Ma già da quel che dice in questo articolo mi pare chiaro che abbia delle idee molto precise che vanno sul "riabilitante" spinto. Sulla scia di Cardini diciamo.
     
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    Ma già da quel che dice in questo articolo mi pare chiaro che abbia delle idee molto precise che vanno sul "riabilitante" spinto. Sulla scia di Cardini diciamo.

    Si infatti, ma credo che sia il periodo storico in cui ci troviamo che porta a queste riabilitazioni ? Siamo talmente dispersi che forse si torna a guardare al passato ? C'è anche da dire che con il cinquecentenario del Principe, i Borgia sono stati sotto i riflettori, però forse è l'ora che si riguardi la lezione delle cose antiche.
     
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  7. marie.
     
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    Si infatti, ma credo che sia il periodo storico in cui ci troviamo che porta a queste riabilitazioni ? Siamo talmente dispersi che forse si torna a guardare al passato ?

    Concordo! Si dice spesso che la politica non cambia ma i politici cambiano eccome. Qui passiamo da quelli che commissionavano la Primavera a quelli che la appiccicano da Eataly XD
     
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    Aahahaha abbiamo fatto un bel salto, ora l'arte è stata sostituita da un marchio alimentare, d'altronde se Renzi commissionasse (?) un affresco ho paura che nessuno avrebbe quel genio..è una decadenza che non è solo dalla parte del politico, ma anche del popolo.
     
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    Poi oggi si commissiona altro, ci sono altre forme d'arte e un affresco appare come un'imitazione cheap di cose insuperabili... Ma ben venga anche, ogni epoca deve avere le sue espressioni (io non avrei MAI cancellato super papa Francesco da quella parete di Roma)... Il problema è che si sta delegando un po' troppo alla moda e all'architettura secondo me, e soprattutto la moda è troppo elitaria ed *effimera* per essere davvero parte di una cultura. Per cui sarà pure bello che un Renzi vada a una sfilata perché LAMODAITALIANA blabla (tralasciamo il fatto che i marchi se ne siano scappati all'estero e che D&G evadano allegramente le tasse) però francamente anche ammettendo che Lorenzo de Medici si facesse vedere sottobraccio coi sarti poi non è che si fermasse lì. Ho l'impressione che si parli troppo di arte in relazione alla moda, che è troppo elitaria ed effimera per considerarsi cultura di un *popolo* e all'architettura, che però ha almeno il pregio di rimanere negli anni e rendersi utile.
    Sono stata a una conferenza sull'arte moderna e faceva tristezza quanto fosse ristretto l'evento (io son finita lì solo perché un amico ha invitato un amico, ecc), sembrava un grosso esercizio di onanismo autoreferenziale XD quindi se Fo fa la sua mostra su Lucrezia benissimo, perché Fo ha un raggio di pubblico ampio e sa farsi ascoltare. Però Fo è uno, e non ha politici dietro ormai.
     
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    ben venga anche, ogni epoca deve avere le sue espressioni (io non avrei MAI cancellato super papa Francesco da quella parete di Roma)... Il problema è che si sta delegando un po' troppo alla moda e all'architettura secondo me, e soprattutto la moda è troppo elitaria ed *effimera* per essere davvero parte di una cultura.

    Concordo con te ! La moda di certo non può far parte di una cultura, più che altro perché come hai ricordato, non è qualcosa che rimane nel tempo, è qualcosa troppo limitata e poi sinceramente non penso che le generazioni future andranno a vedere una mostra tra 500 anni dei calzoni a zampa di elefante! Saremmo davvero troppo miseri a credere che un vestito possa essere manifesto di una cultura, è degradante da un certo punto di vista pensare che cultura sia per forza associata a marketing o industria. Renzi la fa forte perché ha Pitti a Firenze che ogni anno porta soldoni alla città e al comune, ma Pitti pur essendo una bella manifestazione è un evento per l'azienda, per riuscire a vendere e per dimostrare che il cashmere è meglio della lana (con tutto il rispetto per chi studia moda che è bellissimo), ma è fatto tutto per portare guadagno e non di certo per dimostrare la cultura di una città. Quello che manca è pure una visione "storica" della cultura, è tutto fast and furious, non si pensa con lungimiranza, ma sul "momento", non c'è l'idea della memoria e forse questo è una causa e allo stesso tempo una conseguenza della minor importanza che si da nelle scuole alla Storia.
     
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    Oggi è doveroso =(

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    Narratore: Dario
    Sulla vita, sui trionfi e sulle nefandezze più o meno documentate dei Borgia, si sono scritte e messe in scena opere e pièces teatrali, realizzati film di notevole fattura con attori di fama e, ultimamente, anche due serie televisive di straordinario successo.
    Ma perché mi è venuto in mente di raccontare e mettere in scena questa storia?
    Vedendo una di queste serie televisive mi sono reso conto che era tutto fonte di invenzione tesa a meravigliare e stupire.
    Si raccontava solo quello che interessava al pubblico, l'emozione e la sessualità, e mi sono reso conto che tutto era giocato con l'interesse di andare nel fango, nello sporco pruriginoso di queste storie, che era pretestuoso, non stava in piedi. E allora ci siamo messi a studiare, la mia casa si è riempita di libri su Lucrezia Borgia, sul papa suo padre, sulle lotte, sulle guerre e sui macchinamenti feroci e ipocriti e piano piano mi sono reso conto di quante infamie e menzogne siano state raccontate su questi personaggi, in particolare proprio su Lucrezia Borgia, la figlia del papa.
    Il clima in verità a Roma nel '500 era a dir poco osceno. Vi leggiamo un passaggio sulla situazione in Vaticano e sul comportamento di qualche papa.

    tutto sul Sole

    Due dipinti di Fo, Lucrezia allo specchio e Gli occhi pieni di malia:

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    Un altro grande intellettuale che se ne va... :cry:
     
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    Quando ero credo alle elementari ho visto in un programma di Celentano Fo, Jannacci, Gaber, Albanese e lo stesso Celentano che si divertivano come BAMBINI cantando "Ho visto un re". Ogni tanto lo riguardo, e oggi ho realizzato che ne sono rimasti solo due.

    Fo era speciale, aveva un modo di fare che ti dava l'impressione di conoscerlo di persona. Anche Umberto Eco era una persona piacevolissima, ma lui lo guardavi con una certa deferenza. Fo ti pareva di poterlo invitare a prendere un caffè.
     
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