Scoperto il ritratto fatto di Isabella d’Este fatto da Leonardo (?)

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  1. marie.
     
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    Vittorio Sgarbi pensa che non sia un Leonardo:

    CITAZIONE
    Il Leonardo ritrovato? È un'autentica crosta

    Un modesto omaggio al maestro scambiato per un capolavoro perduto Ed è solo l'ultimo caso di attribuzione a effetto ma del tutto implausibile


    Ed eccoci all'ultima scoperta, resa nota nelle «cronache» del Corriere, e rinforzata con un convintissimo e doviziosissimo articolo esclusivo su Sette che annuncia: «Ritrovato dopo 500 anni il meraviglioso ritratto che Leonardo da Vinci fece a Isabella d'Este». Peccato che non ci sia il quadro, o meglio, ci sia la solita patacca, triste, sconfortante, inadeguata, senza neppure la parvenza dell'autografo, a danno di Leonardo e di quanti sarebbero felici di vedere almeno un'opera problematica come è stata, con minor clamore, quella Bella principessa pubblicata anche su Sette, proposta da Martin Kemp con un bel catalogo Allemandi e raccontata dal proprietario, il collezionista Peter Silverman, in un libro pubblicato da Piemme. Basta accostare l'immagine elegante e sofisticata di quest'ultima con quella goffa e bambagiosa, senza volume, senza chiaroscuro, presentata dal Corriere.

    Corriere questa volta ingannato da un'esposizione in prima persona, con tanto di lettera e perizia di Pedretti, non ritenendo, anche per l'esperienza dell'autorevole studioso, di doversi consultare con altri, magari più sensibili ai valori pittorici e meno a misteri ed enigmi da risolvere: penso a Mina Gregori, ad Antonio Paolucci, a Carlo Bertelli, a Nicola Spinosa, a Pietro Marani, a Luisa Cogliati Arano. Pedretti è un formidabile studioso di carte, documenti, teorie, ma rispetto ai dipinti è un gatto nero cieco in una notte senza luna. Dottor Jekyll e Mister Hyde. Vede ciò che non c'è, ciò che pensa debba essere di Leonardo. Insieme alla condizione permanente di mistero che circonda l'artista, c'è anche la confusione delle fonti, che nasconde spesso interessi e illusioni mercantili. Pedretti insegue la scienza, i collezionisti il tesoro. Due percorsi diversi uniti dal tema del giallo, della scoperta.

    Speculazione materiale che si confonde con speculazione intellettuale. Lo stesso intreccio di interessi intellettuali ed economici si è verificato nel Crocefisso attribuito a Michelangelo, improvvidamente acquistato dallo Stato per 3,2 milioni di euro. Peccato che il Crocefisso non fosse suo. Ai grandi nomi si aggiunge anche quello del Caravaggio, suprema sòla.

    Nel caso del Leonardo in esame è instabile anche la proprietà ed è incerta e indefinita l'ubicazione. Non si capisce se per difendere la riservatezza, per timore di furti, per paura delle tasse, o per volontà di confondere le acque. Il dipinto infatti non è stato recuperato nei depositi di un museo e meglio studiato dopo un restauro, ma in una misteriosa e anonima «collezione privata di una famiglia italiana che vive tra il centro Italia e la svizzera tedesca (la cittadina di riferimento sarebbe Turci nel cantone di Argovia)», per non dire che la provenienza è Porta Portese, e la sede di esportazione abusiva (svizzera tedesca) è in un luogo che sfugge alla vincolante normativa italiana, benché si tratti di una crosta di nessun valore, naturalmente ritenuta preziosissima dai proprietari.

    In sintesi si tratta di una modesta e tarda copia (neppure di Salaì o Melzi) del Ritratto di Isabella d'Este conservato al Louvre, mirabile disegno eseguito a carboncino e a pastello giallo, delle stesse identiche dimensioni. Certamente un omaggio a Leonardo. A insospettire, oltre la coincidenza perfetta delle misure, devono essere, al confronto con l'originale, la debolezza del disegno, la totale assenza del volume dei capelli, il traballante travestimento in Santa Caterina. Una modesta testimonianza di devozione a Leonardo di cui Leonardo avrebbe sorriso.

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14 replies since 4/10/2013, 22:36   735 views
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