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Grancontessa Mathilde.
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Anche io ho sentito di questa intervista...Il figlio e la principessa Maria Beatrice (a parte il nome che è stupendo!) non mi piacciono, sopratutto il figlio...Maria Gabriella & Maria Pia <3 Sono le figlie che preferisco in assoluto di Umberto e Maria Josè...Maria Pia è la copia di Umberto e Maria Gabriella la copia di Maria Josè! . -
marie..
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E' vero... In un certo senso lo stesso V.E. assomiglia a Maria José avendo tratti in comune anche con Gabriella... Però BIG NO NO. Come dice Petacco, lui appartiene più alle riviste scandalistiche che alla Storia. XD . -
Grancontessa Mathilde.
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Ahahaha xD esatto! . -
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L'intervista con Biagi <3 . -
Grancontessa Mathilde.
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Bel filmato!!! Avevo sentito che lei non avesse avuto dei buoni rapporti con la regina Elena (durante la guerra), mentre lei afferma che Elena fu sempre gentile... . -
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Non ho mai capito Elena, resta un mistero per me... La vedo come una campagnola XD forse esagero. Però è possibile che sia stata gentile, in fondo dubito che prendesse iniziative, fossero anche state "di pancia". Il vero antipatico credo fosse il re! . -
Grancontessa Mathilde.
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Amedeo, duca d'Aosta (figlio di Elena d'Orleans) disse che (per lui) Vittorio Emanuele III era "il Curtatone" e Elena "la Montanara". Il quel video si vede anche la bellissima sorella di Umberto, la principessa Maria! . -
.CITAZIONEVittorio Emanuele III era "il Curtatone" e Elena "la Montanara"
Devo avere inconsciamente assorbito i soprannomi XD
Wow Maria *O*
Me la sono andata a cercare perché non sapevo niente di lei ;_; ed è morta nel 2001, praticamente l'altroieri! E' strano sapere che queste persone fossero vive fino a poco tempo fa!. -
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Che carini *__* CITAZIONEMaria fu internata in un campo di concentramento!
Ho letto! le sorelle di Umberto sono state piuttosto sfortunate =( ma almeno Maria ne uscì, anche se immagino in che stato!. -
Grancontessa Mathilde.
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Eh sì...Iolanda fu la fortunata mentre le altre no...Muti (Mafalda) morì in un campo di concentramento, Giogiò (Giovanna) rimase vedova del marito (forse avvelenato dopo l'incontro con Hitler) e esilita dalla Bulgaria, Maria ha vissuto (dopo il campo di concentramento) fuori dalla vita pubblica! La regina Elena chiamava i suoi figli con un soprannome tranne Iolanda (non ne sono certa) Mafalda = Muti, Umberto = Beppo, Giovanna = Giogiò e Maria Francesca = Marie o semplicemente Maria. . -
Grancontessa Mathilde.
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Quattro principesse figlie di un re, Vittorio Emanuele III "The little one" e della principessa montenegrina Jelena Petrović-Njegoš...
Video
Inizio dalla maggiore...
1. IOLANDA/YOLANDA/JOLANDA = Principessa d'Italia, d'Etiopia e Albania e per matrimonio acquisì il ruolo minore di contessa.
La Principessa Iolanda Margherita Milena Elisabetta Romana Maria di Savoia (English: Princess Yolanda Margaret Milena Elizabeth Romaine Mary of Savoy) nacque a Roma il 1º giugno 1901. Fu chiamata Margherita in onore della nonna paterna e Milena in onore della nonna materna. Nacque 4-5 anni dopo il matrimonio dei genitori. Visse i suoi primi anni di vita con semplicità accanto al padre e alla madre (felicemente sposati), sopratutto alla madre. Elena aveva avuto un'educazione semplice in confronto alla suocera e al marito (che viveva comunque con molta semplicità), infatti la regina Margherita preferiva che le sue nipoti avessero un'educazione più da principesse. Più cresceva, più diventava bella, era l'orgoglio del padre e della nonna Margherita. Iolanda era alta, snella, elegante, di animo gentile e considerata una delle più belle principesse d'Europa. Era una ragazza molto sportiva, adorava il nuoto e l'equitazione. Proprio il suo sport amato (l'equitazione) la porterà in Inghilterra dove iniziarono a girare voci tra i più famosi giornali inglesi di un possibile incontro e matrimonio tra la bella principessa italiana (Iolanda) e il principe David d'Inghilterra. La regina Margherita prese l'iniziativa per un possibile matrimonio con la casa reale inglese, anche l'Inghilterra era favorevole. I due giovani si dovevano incontrare a Roma ma per qualche motivo Iolanda non fu presente all'incontro, forse perchè malata. David tornò in Inghilterra senza aver incontrato la giovane e bella principessa. Intanto la sua relazione con l'americana e divorziata Wallis Simpson venne a galla e Iolanda si innamorò dell'ufficiale di cavalleria, il Conte Giorgio Calvi di Bergolo. La stampa inglese fu insistente e David dovette smentire ogni possibile relazione con la principessa italiana. Lui diventerà re e abdicherà per sposare Wallis, Iolanda sposerà il suo amato Conte (a Roma, il 9 aprile 1923) grazie al padre che la considerava la sua figlia preferita. La regina Margherita invece fu sfavorevole al matrimonio con il Conte anzi era disgustata. Dopo il matrimonio Iolanda andò a vivere a Pinerolo (Torino).
Dal matrimonio nacquero:
- Maria Ludovica Calvi di Bergolo (Torino, 24 gennaio 1924), sposò Robert Gasche nel 1949, ebbe due figli: Uberto (1951) e Helene (1955); divorziò nel 1975.
- Giorgio Calvi di Bergolo (Pinerolo 1 marzo 1925 - 7 marzo 1925) morì sei giorni dopo la nascita di Broncopolmonite.
- Vittoria Francesca Calvi di Bergolo (Torino, 22 giugno 1927 - Garda marzo 1985), sposò il conte di Brenzone, Guglielmo Guarienti nel 1947, da cui ebbe tre figli.
- Guja Anna Calvi di Bergolo (Torino, 8 marzo 1930) sposò nel 1951 Carlo Guarienti di Brenzone, da cui ebbe due figli.
- Pier Francesco Calvi di Bergolo (Torino, 22 dicembre 1933) sposò Marisa Allasio nel Santuario di Serralunga di Crea, da cui ebbe due figli.
Iolanda seguì i genitori con il marito ed i figli nell'esilio del 1946 ad Alessandria d'Egitto e vi rimase fino alla morte del padre Vittorio Emanuele III, poi con la sua famiglia si trasferì nuovamente a Roma in una villa edificata nella tenuta di Capocotta, a quel tempo ancora proprietà degli eredi Savoia e oggi parte della tenuta presidenziale di Castelporziano. Durante l'esilio ad Alessandria d'Egitto la Principessa fu l'istitutrice di Bob Krieger, divenuto poi fotografo. Ha pubblicato nel 1974 un libro di impressioni giovanili e ricordi: "Paesaggi scomparsi" per l'editore Giovanni Volpe di Roma. Giacomo Puccini dedicò a Jolanda di Savoia "L'inno a Roma". In suo onore, nel 1904, a Castiglione Marittimo in provincia di Catanzaro, fu fondata una società operaia di mutuo soccorso che prese il nome di "Principessa Iolanda Margherita". Nel 1910 il Comune di Le Venezie in provincia di Ferrara fu ribattezzato - a seguito della visita di Vittorio Emanuele III - Jolanda di Savoia, denominazione che conserva tutt'ora. Morì in una clinica a Roma (16 ottobre 1986) a 85 anni e fu sepolta nel Cimitero Monumentale di Torino.
Tra i suoi possibili pretendenti o candidati (al matrimonio):
- Il Principe David d'Inghilterra (1894-1972) il futuro Edoardo VIII, figlio del re Giorgio V e di Mary di Teck.
- Il Principe Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942), figlio del duca d'Aosta, Emanuele Filiberto e di Elena d'Orleans.
- Il Principe Leopoldo del Belgio, poi re Leopoldo III, (1901-1983), figlio di Alberto I e di Elisabetta Wittelsbach.
- Boris III, zar di Bulgaria (1894-1943), figlio di Ferdinando I e di Maria Luisa di Borbone Parma.
- Il Principe Giorgio di Grecia (1890-1947), figlio del re Costantino I e della principessa Sofia di Prussia.
- Il Principe Carol di Romania (1893-1953), figlio del re Ferdinando I e di Maria di Sassonia-Coburgo-Gotha.
- Il Principe Nicola di Romania (1903-1978), figlio del re Ferdinando I e di Maria di Sassonia-Coburgo-Gotha.
- Alessandro I di Jugoslavia (1888-1934), figlio di Pietro I re di Serbia e di Zorka Petrovic Niegosh, cugino di Iolanda.
- Giuseppe Francesco d'Asburgo-Lorena (1895-1957) figlio di Giuseppe d'Asburgo-Lorena del ramo d'Ungheria e di Augusta Wittelsbach.
Edited by ‚dafne - 14/7/2017, 18:50. -
marie..
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Ma daiii non avevo idea che avesse quasi sposato Edoardo VIII! In un certo senso meglio che non se ne sia fatto nulla, visto il tipo, e poi se si è innamorata di un altro meglio ancora! Interessante anche che sia quasi finita per imparentarsi coi Wittelsbach. Devo dire che Iolanda mi era sfuggita, grazie delle info (sei espertissima! *w*) . -
Grancontessa Mathilde.
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Iolanda non si innamorò mai di David, anzi non desiderava diventare regina, rifiutò la vita di corte! Erano le sorelle Giovanna e Mafalda che partecipavano attivamente a balli e feste di corte! La regina Margherita era molto ambiziosa, affermava che sia Iolanda e Umberto erano molto simili (fisicamente) a lei. Avrebbe voluto che Iolanda diventasse regina. La stampa era insistente sul fatto che David ne fosse perdutamente innamorato, cosa che si rivelerà non vera. I frequenti viaggi in Inghilterra di Iolanda, portarono ad alimentare le affermazioni, tanto che gli inglesi davano quasi per certo il matrimonio. In realtà come ho detto prima non succederà nulla! In seguito, la stampa, questa volta del Belgio diede per certo il matrimonio tra Iolanda e Leopoldo (fratello di Maria Josè), ma come sappiamo lui si innamorò e sposò Astrid di Svezia.
L'inno a Roma (di Giacomo Puccini) dedicato a Iolanda:
Video
Foto di Iolanda...
Baby Iole:
Iolanda con una delle zie materne:
VEIII, Elena, Iole (la bambina con i capelli riccioli e neri) e Muti (Mafalda):
Iole (la bambina con i capelli riccioli e la frangia), Muti, Beppo e Giogiò (la bambina piccola in braccio a Iole):
Ancora loro 4 (Iolanda è la bambina con il fiocchetto e i capelli gonfi):
Ancora loro 4 (Iole è quella con il ciuffo):
Di nuovo loro 4 (Iolanda è la bambina più alta):
Iolanda è la bambina al centro della foto con i capelli lunghi e neri:
Iolanda, Beppo, Muti e Giogiò:
Iolanda:
Sempre loro 4 (Iolanda dovrebbe essere la ragazza all'estrema destra):
Tutti i figli di VEIII (Iolanda è all'estrema destra, ha in braccio la sorellina, Maria):
Tutti e 5 (Iole sempre a destra):
Il matrimonio con il Conte (c'è anche, a sinistra, la regina Margherita):
Questa foto rappresenta la famiglia reale italiana al mare (Si può vedere il conte di Bergolo, presumo che ci sia anche Iolanda):
Iolanda:
Iolanda e i figli:
Iolanda:
La nonna paterna di Iolanda:
La famiglia di VEIII (Iolanda è quella a sinistra della regina Elena (la donna con il cappello è Elena):
Credo che lei assomigli molto al fratello Umberto!. -
Grancontessa Mathilde.
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2. MAFALDA = Principessa d'Italia, d'Etiopia e Albania per nascita, e langravia d'Assia-Kassel per matrimonio.
La Principessa Mafalda Maria Elisabetta Anna Romana, Muti il suo soprannome (English: Matilda Maria Elisabeth Anna Romana) nacque a Roma il 19 novembre 1902, secondogenita di re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena. Il nome era stato scelto da Vittorio Emanuele, ricordando Matilde di Savoia, figlia di Amedeo III, il crociato fondatore dell’abbazia di Altacomba, e sorella di Umberto III il Beato. Matilde sposò nel 1146 Alfonso di Borgogna, primo re del Portogallo ed ebbe una figlia che chiamò Mafalda (in lingua portoghese Mahalda): promessa ad Alfonso II d’Aragona, la principessa preferì il monastero alle nozze, morendo poi in odore di santità ed è tuttora venerata a Cascia (Perugia). Un’altra Mafalda di sangue blu, ma non di Savoia, fu regina di Castiglia, beatificata da papa Pio VI.
Mafalda cresce in un ambiente più familiare che nobiliare. Quando nel 1900, all’assassinio di Umberto I, Vittorio ed Elena salirono sul trono, cambiano radicalmente la vita di corte. Il Quirinale fu la loro prima dimora, ma scelsero di vivere nell’ala detta «della Palazzina», la zona più raccolta e per ubicazione e per struttura, per poi andare ad abitare a Villa Savoia. Il temperamento di Mafalda era allegro e brillante: estroversa e socievole, trascorse una giovinezza felice, grazie alla forte unione familiare, alla presenza costante e dolce della regina Elena, all’affetto di Vittorio Emanuele III, all’affiatamento con il fratello Umberto e le sorelle, in modo del tutto speciale con la principessa Giovanna. Di indole docile ed ubbidiente, ereditò dalla madre il senso della famiglia, i valori cristiani, la passione per l’arte e la musica. Amava il ballo e in particolare la musica classica, soprattutto le opere di Giacomo Puccini, il quale le disse che proprio a lei avrebbe dedicato la Turandot.
Trascorse infanzia e giovinezza divisa fra Roma e le località di villeggiatura: Sant’Anna di Valdieri, Racconigi, San Rossore. Durante la prima guerra mondiale seguì, con le sorelle Iolanda e Giovanna, la madre nelle frequenti visite negli ospedali ai soldati feriti e collaborando agli innumerevoli atti di carità verso i sofferenti ed i poveri della Regina Elena, donna dall’altissimo profilo spirituale della quale è già introdotto il processo di canonizzazione. Mafalda partecipava a balli di corte, molto spesso con la sorella Giovanna.
Conobbe in seguito il langravio Filippo d’Assia (1896-1980), principe tedesco (figlio del Langravio Federico Carlo d'Assia-Kassel, per poco tempo re di Finlandia e Carelia, e della principessa Margherita di Prussia), giunto in Italia per i suoi studi di architettura. Inizialmente il padre fu sfavorevole a questa unione! Le nozze si celebrarono a Racconigi il 23 settembre 1925. Vittorio Emanuele III per la fausta occasione donò alla figlia un piccolo casale romano situato fra i Parioli e Villa Savoia. Alla casa venne dato il nome di Villa Polissena, in memoria della principessa Polissena Cristina d’Assia-Rotenburg, seconda moglie di Carlo Emanuele III di Savoia.
Dalla loro felice unione nacquero quattro figli:
- Maurizio d’Assia (1926)
- Enrico d’Assia (1927-1999)
- Ottone (1937-1998)
- Elisabetta (1940)
Fu il periodo dell'ascesa in Italia del fascismo, visto da Mafalda con simpatia. Per la nascita dei suoi figli, Hitler le conferì la croce al merito (come a tutte le mamme di numerosa prole). Pur non riconoscendo alcun titolo nobiliare, il partito nazista assegnò a suo marito Filippo un grado nelle SS e vari incarichi. La principessa di Savoia fu donna coraggiosa che non misurava il rischio quando si tratta di intervenire per gli altri, così come avvenne durante la seconda guerra mondiale. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943, Hitler progettò la sua vendetta ai danni della famiglia reale italiana e come vittima da immolare indicò proprio la consorte del principe d’Assia. Mafalda partì per Sofia per stare accanto alla sorella Giovanna, il cui marito, Boris III re di Bulgaria, era morto per avvelenamento il 28 agosto 1943. La principessa di Savoia non fu messa al corrente dell’armistizio e venne informata soltanto a cose fatte alla stazione ferroviaria di Sinaia, in piena notte, dalla Regina di Romania, che le aveva consigliato di non tornare in Italia. Tuttavia decise di fare ritorno a Roma per congiungersi con i suoi figli e con la sua famiglia d’origine (il marito era prigioniero di Hitler in Germania, alla sua insaputa): era convinta che i tedeschi l’avrebbero rispettata in quanto moglie di un ufficiale tedesco. Con mezzi di fortuna, il 22 settembre 1943 raggiunse Roma e scoprì che il re, la regina ed il fratello Umberto avevano lasciato la capitale. Riuscì a rivedere, per l’ultima volta, i figli Enrico, Ottone ed Elisabetta (Maurizio era arruolato in Germania), custoditi da monsignor Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, nel proprio appartamento.
La Gestapo, che aveva aperto su di lei un vero e proprio Dossier, fece scattare l’«Operazione Abeba»: cattura e deportazione di Mafalda di Savoia. Il 23 settembre 1943, all'improvviso, venne chiamata al comando tedesco con tutta calma, per l'arrivo di una telefonata del marito da Kassel in Germania. Un tranello: in realtà il marito era già nel campo di concentramento di Flossenbürg. Mafalda venne subito arrestata e imbarcata su un aereo con destinazione Monaco di Baviera, fu poi trasferita a Berlino ed infine deportata nel Lager di Buchenwald e rinchiusa nella baracca n. 15, sotto il falso nome di Frau von Weber. Le venne vietato di rivelare la propria identità e per scherno i nazisti la chiamavano Frau Abeba. Occupò una baracca insieme all’ex deputato socialdemocratico Rudolf Breitscheid ed a sua moglie, e le venne assegnata come badante la signora Maria Ruhnau, alla quale Mafalda, in segno di riconoscenza, le regalerà l’orologio che portava al polso. La dura vita del campo, il poco cibo (che divideva con coloro che reputava avessero più bisogno di lei) ed il glaciale freddo invernale, deperirono ulteriormente il già gracile e provato fisico di Mafalda. Malgrado il tentativo di segretezza attuato dai nazisti la notizia che la figlia del Re d'Italia si trovava a Buchenwald si diffuse. Dalle testimonianze si apprende che i prigionieri italiani avevano sentito dire di una principessa italiana reclusa e che un medico italiano lì rinchiuso le aveva prestato soccorso. Si sa anche che mangiava pochissimo e che quando poteva faceva in modo che quel poco che le arrivava in più fosse distribuito a chi aveva più bisogno di lei. Nell'agosto del 1944 gli anglo-americani bombardarono il lager; la baracca in cui era prigioniera la principessa fu distrutta e lei riportò gravi ustioni e contusioni varie su tutto il corpo. Fu ricoverata nell'infermeria della casa di tolleranza dei tedeschi del lager, ma senza cure le sue condizioni peggiorarono. Dopo quattro giorni di tormenti, a causa delle piaghe insorse la cancrena e le fu amputato un braccio. L'operazione ebbe una lunghissima, sconcertante durata. Ancora addormentata, Mafalda venne abbandonata in una stanza del postribolo, privata di ulteriori cure e lasciata a sé stessa. Morì dissanguata, senza aver ripreso conoscenza, nella notte del 28 agosto 1944, a soli 42 anni. Il dottor Fausto Pecorari, radiologo internato a Buchenwald dichiarò che Mafalda era stata intenzionalmente operata in ritardo e l’intervento era il risultato di un assassinio sanitario avvenuto per mano di Gerhard Schiedlausky (poi condannato a morte dal tribunale militare di Amburgo e giustiziato per impiccagione nel 1948), come era già avvenuto per altri casi, soprattutto quando si trattava di eliminare “personalità di riguardo”.
La salma di Mafalda di Savoia, grazie al padre boemo Joseph Tyl, monaco cattolico dell’ordine degli Agostiniani Premostratensi, non venne cremato, ma fu messo in una cassa di legno, sepolta sotto la dicitura: 262 eine unbekannte Frau (donna sconosciuta). Trascorsero alcuni mesi e sette marinai italiani, reduci dai lager nazisti, trovarono la bara della principessa martire e posero una lapide identificativa. Il dottor Fausto Pecorari, subito dopo essere rientrato a Trieste, si recò personalmente a Roma dal Regio Luogotenente principe Umberto per comunicargli la triste notizia del decesso per assassinio della principessa Mafalda.
La principessa Mafalda riposa oggi nel piccolo cimitero degli Assia, nel castello di Kronberg im Taunus vicino a Francoforte sul Meno. Pare che dopo essere stata diseppellita dalle macerie, causate dal bombardamento alleato, Mafalda venne stesa su una scala a pioli per essere trasportata nella squallida casa che era stata adibita a infermeria. Nel tragitto notò due italiani dalla "I" che avevano cucita sulla giubba. Fece segno di avvicinarsi col braccio non ferito e disse loro: «Italiani, io muoio, ricordatevi di me non come di una principessa, ma come di una vostra sorella italiana». Hitler la chiamò "la più nera carogna nella casa reale italiana."
Dallo studio dell’esistenza della principessa e della sua personalità, emerge la figura di una principessa briosa e mite, intelligente e colta, sempre dedita agli altri; una sposa ed una madre esemplare, di grandissima fede cattolica, sempre pronta alla carità per i più bisognosi e disagiati. Persona semplice, indulgente, benevola e amabile. Piuttosto cagionevole di salute affrontò ugualmente e con amore quattro gravidanze, di cui l’ultima a 38 anni. Donna di grande classe e finezza di tratti, era fortemente ancorata ai valori e ai principi evangelici.
Il destino la segnò crudelmente, ma il martirio di Buchenwald non fu altro che l’epilogo di una vita perennemente spesa e protesa verso il prossimo: per vivere accanto all’amato marito, sopportò il rigido clima tedesco fino a quando non le venne impedito dai medici; accettò di occuparsi del «caso Montenegro» (restaurazione del trono Petrovich) per amore di suo padre e di sua madre non considerando che la Gestapo l’avrebbe pedinata; si recò al funerale del cognato per amore della sorella Giovanna, sebbene l’Europa vivesse giorni di ferro e fuoco; per sentire telefonicamente il consorte in Germania, cadde nella trappola predisposta dall’ufficiale tedesco Herbert Kappler, comandante del Servizio Segreto delle SS e della Gestapo a Roma.
Il sacrificio della breve vita è l’ultimo atto di una scena terrena occupata prioritariamente dalla presenza del Vangelo nella sua esistenza: anche nel campo di concentramento di Buchenwald non badò a se stessa, in cima ai suoi pensieri c’erano i figli, il marito, i genitori, gli internati del campo e in particolare agli italiani del lager, ai quali fece sentire tutta la sua vicinanza. Le sue ultime parole furono proprio dirette a loro: «Italiani, io muoio, ricordatemi non come una principessa ma come una vostra sorella italiana».
All’esterno della neoclassica Villa Polissena, nella via oggi intitolata a Mafalda di Savoia, è collocato un piccolo altare composto da un rilievo della Vergine con il bambino (a cui Mafalda era molto devota) e da un busto della principessa, sul piedistallo del quale sono incise queste parole: «Alla memoria di Mafalda di Savoia, principessa d’Assia, nata a Roma il 19 novembre 1902, morta da martire a Buchenwald il 28 agosto 1944». La martire Mafalda di Savoia riposa oggi nel piccolo cimitero degli Assia nel castello di Kronberg in Taunus a Francoforte-Höchst, frazione di Francoforte sul Meno.
Più di centocinquanta vie, piazze, giardini pubblici intitolati a lei (anche in città tradizionalmente rosse come Forlì o Modena), un comune che porta il suo nome (in provincia di Campobasso), cippi e monumenti eretti in suo onore, diverse scuole italiane e club dedicati alla sua memoria… le richieste di intitolazioni topografiche proseguono dal nord al sud d’Italia. Figlia ideale, madre ideale, moglie ideale… principessa dai connotati straordinariamente umani e cristiani, Mafalda rappresenta una vittima sacrificata sull’altare degli olocausti perpetrati in una guerra dove l’odio ha espresso le sue più turpi facce, in una guerra più ideologica che di conquista. Lo scrittore Riccardo Bacchelli scrisse di lei: «Da lieto inizio di secolo al cupo fondo di immane tragedia storica. Mafalda di Savoia oltraggio di bieco odio e di spietato destino confermò lei nelle strenue virtù delle pie e forti antenate regali la mita fortitudine, la gentile bontà della donna, dell'italiana, della cristiana, vittima innocente, illuminarono di luce spirituale l'orrenda prigione, la fine atroce». Lo scrittore svedese Axel Munthe ha dedicato a Mafalda di Savoia il libro La storia di San Michele, considerato il suo capolavoro.
Nel 2005 è stata girata e prodotta una fiction televisiva in due puntate sulla vita della Principessa Mafalda. La fiction è stata liberamente tratta dalla biografia storica di Cristina Siccardi. La produzione si è avvalsa della consulenza storica di Maria Gabriella di Savoia, per ricostruire al meglio gli scenari e le atmosfere dell'epoca.
Interpreti: Stefania Rocca, Clotilde Courau (moglie di Emanuele Filiberto di Savoia e pronipote acquisita della principessa-martire), Franco Castellano, Johannes Brandrup.
Edited by ‚dafne - 14/7/2017, 18:51.