Leonardo Da Vinci

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    E' da andare di corsa a vedere !! C'è fino al primo dicembre la mostra a Venezia...Laura i fato sta mandando segnali.
     
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    Devo programmare una decina di viaggi ahahah
     
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  3. marie.
     
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    Arundel1

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    Negli ultimi scritti di Leonardo; probabilmente in data 1518, in una carta di tonalità grigia, ma con dell' inchiostro che si conserva bene, ci sono alcuni diagrammi e, insieme a loro,un blocco di un testo molto ordinato, scritto nella sua abituale scrittura “a specchio”( da destra a sinistra). Non è la , al primo colpo di vista,uno dei manoscritti più interessanti di Leonardo.Pero alla fine offre una sorpresa.Nell’ultimo quarto di pagina, il testo si interrompe con un brusco “ecc,ecc”.L’ultima riga sembra un fragmento di un teorema – la sua mano ha appena indugiato-, però quello che in realtà dice è:

    ”perché la minestra si fredda”.

    fonte

    Io amo quest'uomo.
     
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    Leonardo è allo Zecchino d'Oro XD

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    CITAZIONE
    Una delle canzoni in gara si intitola “Quel secchione di Leonardo”, una canzone scritta da Arianna Giorgia Bonazzi, su musica di Mariano Calazzo, arrangiata da Marco Zannini Quirini. A presentarla sono Jacopo Golin e Maria Cristina Gamarda, due bambini rispettivamente di sei e dieci anni.[...]

    Ecco di seguito il testo della canzone che Jacopo Golin e Maria Cristina Gamarda cantano allo Zecchino d’Oro 2013.



    QUEL SECCHIONE DI LEONARDO

    Testo: A. G. Bonazzi Musica: M. Calazzo

    La mamma del piccolo Leonardo

    Si lamenta perché è così secchione

    Che la maglia non gli passa dal testone

    Il testone di un secchione un po’ testardo…

    Leonardo, sto lavando il pavimento

    Mamma Scusa ma io fo un esperimento

    E’ bagnato non fare un altro passo

    Mamma levati o passami il compasso

    Leonardo finisci la verdura

    Mamma fammi fare prima la scultura

    Leonardino devi fare il pisolino!

    Più tardi… adesso sto copiando un ermellino

    Mamma scusi non ha tempo sta inventando un’invenzione

    Siamo nel Rinascimento e Leonardo è il più secchione!

    Mamma scusa non ho tempo sto inventando un’invenzione

    Sono un bimbo col talento, falla tu la colazione!

    Leonardo puoi fare un po’ più piano?

    Mamma vieni ti presento un aeroplano

    Questo giochi non sono normali

    Vuoi provarti solo un attimo ’ste ali?

    Leonardo ho sfornato il pane fresco

    Allora scotta, ma ci farò un affresco

    Fila a fare la nanna, Leo!

    No! Sto vincendo con Michi a scarabeo

    Mamma scusi non ha tempo sta inventando un’invenzione

    Siamo nel Rinascimento

    E io sono il più

    Il più secchione la…lalalalala lalla…

    La mamma lo voleva più somaro

    Ma si sa, ogni bimbo è un caso raro

    Un genio pazzo d’immaginazione

    Cosa importa se lo chiamano

    Secchione.

    Na na na na na nannna

    Schhh… sta cantando un’invenzione

    Avrà pure un grandissimo talento, ma è un testardo di un testone.

    Mamma avevo un po’ di tempo e ti ho scritto una canzone,

    Quel secchione di Leonardo è già un grande sucessone!

    darlingtodo
     
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    La Belle Ferroniére di Leonardo in partenza per Abu Dhabi

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    Nel novembre 2015 il Ritratto di Dama di Leonardo da Vinci approderà alla nuova sede del Louvre in Medio Oriente.
    Ad annunciarlo è la testata francese La Tribune de l'Art, che sarebbe in possesso di una prima lista di opere che accompagneranno il dipinto leonardesco. Lo stesso giornale ha messo in luce i rischi dell'operazione, apparentemente priva di interesse scientifico, che comprometterebbe l'integrità del dipinto.

    All'inizio del 2014 il museo parigino aveva annunciato che il quadro sarebbe stato trasferito presso il proprio Centro di Ricerca e di Restauro per un intervento di natura esclusivamente estetica volto a bilanciare i colori del viso e dello sfondo.

    La Dama fin'ora ha oltrepassato le mura del Louvre solo nel 2011, in occasione della retrospettiva sul maestro italiano curata dalla National Gallery di Londra. Vani erano stati invece i tentativi di accoglierla in Italia presso il Palazzo della Gran Guardia di Verona nel 2009.

    D'altra parte, la Francia ha sempre respinto a muso duro le richieste provenienti dal nostro Paese, che cerca faticosamente di riportare, anche in via temporanea, i capolavori vinciani conservati all'estero.
    Lo scorso ottobre, pur di ottenere un breve prestito della Gioconda per un'esposizione a Firenze, Silvano Vinceti, presidente del comitato per la valorizzazione dei beni culturali, si era detto addirittura disposto ad incatenarsi davanti al ministero di Parigi.

    lastampa
     
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    IO NON SONO D'ACCORDO CON I FRANCESI, MAI E POI MAI. A parte questa premessa, vorrei articolare dicendo che non trovo assolutamente giusto che la Francia respinga ogni possibile iniziativa italiana di riportare il quadro per una mostra temporanea, credo che ci dovrebbero essere degli accordi per cercare di regolare questi scambi altrimenti l'opera diventa una proprietà privata visto che non si da la possibilità di usufruirne a più persone possibili.
     
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  7. marie.
     
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    IO NON SONO D'ACCORDO CON I FRANCESI, MAI E POI MAI.

    Ahahaahhaha
    Ma veramente che tristezza, senza l'Italia che partoriva Leonardo loro sti quadri non li avrebbero visti mai!
     
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    Appunto, che cavolo un po' di rispetto...comunque è assurdo che aprano una "SUCCURSALE" del Louvre, fa apparire il museo come una azienda in franchising
     
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  9. marie.
     
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    Ahahah sai come quei negozi di scarpe che ti dicono "qua il trentotto non c'è, aspetti che chiamo l'altra sede" XD loro chiamano in cerca di un Parmigianino
     
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    Ahahahahahahah esatto ! No vabbè ma possibile che debba andare fino negli emirati arabi a vedermi un Leonardo ??! Comunque per caso c'è la lista degli altri dipinti che verranno spostati ?
     
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    Il curriculum inviato da Leonardo al Moro:

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    CITAZIONE
    Most Illustrious Lord, Having now sufficiently considered the specimens of all those who proclaim themselves skilled contrivers of instruments of war, and that the invention and operation of the said instruments are nothing different from those in common use: I shall endeavor, without prejudice to any one else, to explain myself to your Excellency, showing your Lordship my secret, and then offering them to your best pleasure and approbation to work with effect at opportune moments on all those things which, in part, shall be briefly noted below.

    1. I have a sort of extremely light and strong bridges, adapted to be most easily carried, and with them you may pursue, and at any time flee from the enemy; and others, secure and indestructible by fire and battle, easy and convenient to lift and place. Also methods of burning and destroying those of the enemy.

    2. I know how, when a place is besieged, to take the water out of the trenches, and make endless variety of bridges, and covered ways and ladders, and other machines pertaining to such expeditions.

    3. If, by reason of the height of the banks, or the strength of the place and its position, it is impossible, when besieging a place, to avail oneself of the plan of bombardment, I have methods for destroying every rock or other fortress, even if it were founded on a rock, etc.

    4. Again, I have kinds of mortars; most convenient and easy to carry; and with these I can fling small stones almost resembling a storm; and with the smoke of these cause great terror to the enemy, to his great detriment and confusion.

    5. And if the fight should be at sea I have kinds of many machines most efficient for offense and defense; and vessels which will resist the attack of the largest guns and powder and fumes.

    6. I have means by secret and tortuous mines and ways, made without noise, to reach a designated spot, even if it were needed to pass under a trench or a river.

    7. I will make covered chariots, safe and unattackable, which, entering among the enemy with their artillery, there is no body of men so great but they would break them. And behind these, infantry could follow quite unhurt and without any hindrance.

    8. In case of need I will make big guns, mortars, and light ordnance of fine and useful forms, out of the common type.

    9. Where the operation of bombardment might fail, I would contrive catapults, mangonels, trabocchi, and other machines of marvellous efficacy and not in common use. And in short, according to the variety of cases, I can contrive various and endless means of offense and defense.

    10. In times of peace I believe I can give perfect satisfaction and to the equal of any other in architecture and the composition of buildings public and private; and in guiding water from one place to another.

    11. I can carry out sculpture in marble, bronze, or clay, and also I can do in painting whatever may be done, as well as any other, be he who he may.

    Again, the bronze horse may be taken in hand, which is to be to the immortal glory and eternal honor of the prince your father of happy memory, and of the illustrious house of Sforza.

    And if any of the above-named things seem to anyone to be impossible or not feasible, I am most ready to make the experiment in your park, or in whatever place may please your Excellency - to whom I comment myself with the utmost humility, etc.

    Leonardo da Vinci's Resume Explains Why He's The Renaissance Man For the Job
     
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    CITAZIONE
    Un nuovo numero da collezione su Leonardo, l'artista, l'inventore e ... l'uomo. E poi tutto sulle sue opere: il vero volto della Gioconda, i simboli nascosti nel Cenacolo e le ultime ipotesi sul dipinto perduto di Anghiari. E i suoi progetti di macchine più originali ricostruiti in 3D. E inoltre le grandi scenografie per il teatro.

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    Ok ecco una cosa di cui non sapevo niente:

    CITAZIONE
    Poi, nella primavera del 1473, a seguito della misteriosa morte per avvelenamento di tutti i cuochi delle Tre Lumache, Leonardo viene promosso in cucina. Leonardo è troppo eccitato dal suo nuovo incarico alle Tre Lumache da mesi ormai pensa ai grandi piatti del Rinascimento e a come "civilizzare" le rustiche pietanze servite alle Tre Lumache. Tuttavia, i clienti della taverna fanno un gran baccano quando Leonardo inventa e serve loro ciò che noi oggi chiameremmo nouvelle cuisine (minuscole porzioni accompagnate da deliziose formine intagliate nella polenta indurita), tanto che Leonardo è costretto a fuggire per salvarsi la pelle; e ritorna a lavorare alla bottega del Verrocchio. L'esperienza alle Tre Lumache ha notevoli conseguenze sulla mente indagatrice di Leonardo. Gli fa capire quanto sia dispendioso in termini di tempo e di lavoro preparare pietanze. E da questo momento in poi penserà sempre più a quelli che potremmo definire "gadgets risparmia-fatica" per la cucina. Comincia allora a scrivere le sue note, ed è abbastanza sorprendente rilevare come per molti dei suoi disegni che per molti anni sono stati interpretati come macchine da guerra, Leonardo avesse pensato a tritacarne, lavatrici, schiaccianoci meccanici e cose del genere.
    Poi nell'estate del 1478, in seguito a una lite fra bande fiorentine rivali, la famosa Taverna delle Tre Lumache prende fuoco. Leonardo abbandona nuovamente le sue pitture per avviare, assieme al suo amico Botticelli, una locanda improvvisata, riciclando per lo più vecchi scenari dello studio del Verrocchio, chiamata Le Tre Rane di Sandro e Leonardo. Leonardo dipinge una delle insegne appese fuori ai lati della locanda, Botticelli l'altra. Il locale non ottiene successo, gli scenari di Verrocchio vengono smontati dalle impalcature e riportati di nascosto nello studio del maestro.

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    Leonardo Da Vinci, scoperti 35 discendenti ancora in vita. E tra loro c’è Franco Zeffirelli


    I risultati dello studio durato oltre 40 anni condotto da Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato presentati a Vinci. Tra coloro che hanno il dna del grande genio il regista fiorentino. Ma anche cittadini comuni: "Per noi era una leggenda, invece i racconti di mia madre sulle lettere scritte al contrario erano veri"


    Leonardo Da Vinci ha 35 discendenti che sono ancora in vita. Lo dice una ricerca durata oltre 40 anni, iniziata nel 1973 e conclusa nelle ultime settimane. I risultati sono stati presentati da Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato al teatro di Vinci, in una serata alla quale hanno preso parte anche alcuni degli stessi “eredi” del genio Presentazione della Fondazione Franco Zeffirellifiorentino. Tra i 35 discendenti che appartengono all’albero genealogico di Leonardo c’è anche un altro artista, dei nostri tempi: il regista Franco Zeffirelli che all’anagrafe si chiama Gianfranco Corsi. Zeffirelli è figlio di Ottorino Corsi (nato e vissuto a Vinci e successivamente trasferitosi a Firenze), nipote di Olinto Corsi, uno dei personaggi più noti della Vinci di fine Ottocento. Secondo la ricostruzione dell’albero genealogico la famiglia Corsi si è imparentata con la famiglia Da Vinci nel 1794 grazie al matrimonio fra Michelangelo di Tommaso Corsi e Teresa Alessandra Giovanna di Ser Antonio Giuseppe Da Vinci, diretta discendente di Ser Piero, padre di Leonardo. “Dopo alcune dichiarazioni dello stesso Zeffirelli – spiega Vezzosi – in occasione del Premio Leonardo che nel 2007 gli venne consegnato dal presidente Napolitano, ho fatto una serie di ulteriori ricerche per definire esattamente il rapporto tra la famiglia di Leonardo Da Vinci e quella dei Corsi, e quindi di Zeffirelli. E anche sulle due case appartenute in antico alla famiglia di Leonardo e poi agli antenati di Zeffirelli nel borgo e nella campagna di Vinci”.

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    Devo riportare una teoria sulla Monna Lisa: che fosse Isabella d'Aragona (e fin qui vabbè, un'identificazione tra tante), e che detta Isabella d'Aragona fosse segretamente sposata con Leonardo XD

    CITAZIONE
    Leonardo da Vinci, che fu uno dei principali pittori di corte degli Sforza per almeno 17 anni dal 1482 al 1499, era pertanto molto pratico dei simboli e dei colori specifici di queste potenti dinastie. Essendo stato pittore di corte degli Sforza per così tanti anni, è sensato supporre che la signora rappresentata al Louvre sia un membro della dinastia milanese. Infatti, questa donna può essere facilmente identificata quale membro degli Sforza sulla base dell’abito che indossa e attraverso i simboli che ne decorano la parte superiore o attraverso il colletto. Secondo una fonte storica scritta, la donna del ritratto indossa un abito tipico della seconda fase del periodo di lutto di un anno delle Duchesse degli Sforza di Milano: " … un abito di colore verde scuro con due maniche di velluto nero e un velo sul capo che la copriva fin sotto gli occhi, con l’abituale acconciatura sotto a questo"21 Naturalmente, il velo della "Monna Lisa" è più corto di quello descritto. Dopo tutto, si tratta di un ritratto, e la parte più importante di ogni ritratto sono sempre gli occhi della persona dipinta. Lo storico Gregory Lubkin afferma che questo tipo di abito venne indossato dalla Duchessa Milanese Bianca Maria Visconti (1425-1468), moglie del Duca Francesco Sforza e da Bona di Savoia (1449-1503), moglie del Duca Galeazzo Maria Sforza, negli ultimi tre mesi del periodo di lutto di un anno. Nel corso dei primi nove mesi di lutto erano consentiti soltanto abiti neri senza alcun gioiello. Quest’ultimi erano proibiti anche negli ultimi tre mesi, mentre le Duchesse Milanesi degli Sforza potevano almeno cambiare l’abito nero con quello indossato dalla celebre donna del Louvre.22

    Rimangono quindi soltanto cinque candidate che avrebbero potuto indossare questo tipo di abito: Bianca Maria Visconti (1425-1468)23, Bona di Savoia (1449-1503)24, Isabella d’Aragona (1470-1524)25, Beatrice d’Este (1475-1497)26 e Cristina di Danimarca (1521-1590)27. Di tutte queste cinque Duchesse Milanesi della dinastia degli Sforza possediamo numerosi ritratti. Quindi la donna raffigurata nella “Monna Lisa” del Louvre non può che essere Isabella d’Aragona (Fig. 6) figlia di Alfonso II d’Aragona, Re di Napoli, e Ippolita Maria Sforza, e moglie del Duca Gian Galeazzo II Maria Sforza (1469-1494). Il ritratto di Isabella d’Aragona nella Figura 6 è straordinario, in quanto il pittore Bernardino Luini ha utilizzato le lettere per dichiararne il nome, cosa alquanto rara nel 16° secolo. Isabella d’Aragona fu una delle donne italiane più famose nel 15° e 16° secolo. Fu l’unica donna che, secondo l’autore Paolo Giovio († 1552), ebbe il privilegio di essere menzionata nel suo stimato libro del 16° secolo “Vitae virorum illustrium”, nel quale venivano altrimenti descritte soltanto le vite di uomini famosi del Rinascimento.28 Nonostante tali informazioni su Isabella d’Aragona siano andate perse nella prima metà del 17° secolo, molti suoi ritratti sono sopravvissuti fino ai nostri giorni. Infatti, ne esistono ancora oltre 250 (Fig. 7)29, che ci raccontano in modo dettagliato la storia della sua vita.

    GoRFEdY

    Leonardo da Vinci ha dipinto Isabella d’Aragona nel suo più famoso ritratto, la “Monna Lisa”, non soltanto con l’abito ducale per la seconda fase del lutto degli Sforza, ma aggiungendo anche simboli specifici degli Sforza. Nella parte superiore dell’abito o colletto del vestito, si può vedere una serie di anelli interconnessi alla base dei quali si trova un complesso motivo, molto caratteristico per Leonardo da Vinci (Fig. 8). Si tratta della sua personale creazione di un nuovo simbolo degli Sforza, che soltanto lui utilizzava. Si tratta di una sorta di firma personale, in base alla quale possiamo affermare che “Monna Lisa” è stata realizzata proprio da lui. L’ispirazione per questo nuovo simbolo fu probabilmente l’immagine del simbolo dei Visconti raffigurante un sole raggiato su un pala d’altare, utilizzata dalla prima metà del 14° secolo (Fig. 9). In questo dipinto religioso, l’illustre e fortemente stimato Galeazzo I Visconti (1277-1328) prestò il proprio volto alla Vergine. Fino all’apparizione della Regina della Scala († 1384), moglie di Bernabo Visconti, soltanto gli uomini della famiglia dei Visconti potevano prestare i propri volti per le raffigurazioni di santi, indipendentemente questi fossero uomini o donne.
    [...]

    E qua inizia la parte divertente:

    CITAZIONE
    Per quanto riguarda il celebre ritratto di Isabella d’Aragona al Louvre, non soltanto sappiamo chi lo dipinse e chi è raffigurato, ma possiamo anche determinare quando il dipinto originale venne realizzato. Isabella d’Aragona fu Duchessa di Milano dal 1489 al 1494. Soltanto durante questo periodo le sarebbe stato permesso indossare l’abito ducale per il lutto, e ci fu soltanto un importante decesso che potrebbe corrispondere a questo periodo. Sua madre, Ippolita Maria Sforza, morì il 19 agosto 1488. Pertanto Isabella d’Aragona deve avere indossato quello specifico abito ducale degli Sforza nella seconda fase del lutto, dal 19 maggio al 19 agosto 1489. Si tratta del ritratto ufficiale della nuova Duchessa di Milano, Isabella d’Aragona, realizzato presso il suo castello a Pavia. Tali affermazioni sono supportate anche dalle immagini sullo sfondo dell’opera.31 Tuttavia la "Monna Lisa" al Louvre non è l’originale del 1489, dove comparivano due colonne come in tutti i ritratti realizzati presso il castello di Pavia (Fig. 16). La "Monna Lisa" è una copia successiva dipinta da Leonardo da Vinci per proprio uso personale.

    I Visconti e gli Sforza erano i maestri nell’uso dei loro simboli specifici per comunicarci non soltanto chi fosse chi all’interno della loro dinastia, ma anche dettagli molto privati su tali personaggi; per esempio, quanti figli e figlie avessero. Molte informazioni personali che non vennero mai annotate per iscritto o che andarono perse nei successivi cinquecento-ottocento anni, sono ancora preservate nei loro dipinti. Di conseguenza, è tuttora possibile conoscere uno dei grandi segreti di Isabella d’Aragona: si sposò due volte ed ebbe otto figli. Quando il suo primo marito, suo cugino Gian Galeazzo II Maria Sforza, morì nel 1494, col quale ebbe tre figli, il figlio Francesco Maria Sforza (1492-1512) e le figlie Bona Maria Sforza (1493-1557) e Ippolita Maria Sforza (1494-1501), ella si sposò in gran segreto col suo pittore di corte preferito, nonché grande amico, Leonardo da Vinci, nel giugno 1497 (probabilmente il 28).32 Si trattò di un cosiddetto matrimonio clandestino, e soltanto pochissime persone ne erano a conoscenza. Per questo non si troverà alcun documento che ne parli negli archivi italiano, in quanto una scelta del genere era considerata in modo molto negativo per una donna del suo stato. Isabella d’Aragona, ex Duchessa di Milano e figlia di un re, sposò un uomo ben al di sotto del suo status. Non era una donna debole: non per niente fu la sola donna ad essere citata nel celebre libro di Paolo Giovio, tra i grandi uomini del Rinascimento. Era perfettamente consapevole delle proprie scelte e sposò Leonardo da Vinci perché ne era realmente innamorata.

    Ci sono anche dei figli:

    CITAZIONE
    Stando alle fonti pittoriche contemporanee, Isabella d’Aragona e Leonardo da Vinci ebbero cinque figli: Francesco (1498-1570), Conte di Melzo (Fig. 17: Francesco da Melzo (destra) col suo amico, il pittore Raffaello), Giovanna (1502-1575) (Fig. 18), Duchessa di Paliano, Maria (1503-1568) (Fig. 19), Margravia di Vasto e di Pescara, Antonio (1506-1543) (Fig. 20), Duca di Montalto, e Isabella la Giovane (c.1510-dopo il 1540) (Fig. 21), Principessa di Squillace.33 Siamo ancora in possesso di un documento scritto contemporaneo, in cui Francesco da Melzo chiama Leonardo da Vinci padre: "e mio quanto optimo Padre … ..."34 I genealogisti del passato e dei giorni nostri hanno commesso grossi errori in merito ai figli di Isabella e Leonardo. Infatti, non avendo trovato da nessuna parte alcun Francesco da Melzo, hanno sempre dato per scontato Francesco da Melzo fosse in realtà un certo Giovanni Francesco da Melzo. In realtà, Francesco da Melzo non compare mai come Giovanni Francesco da Melzo in nessun documento storico scritto, e apparteneva ai Melzo di Sforza o Melzo da Vavero e non ai Lamberghis de Melzo, a cui apparteneva effettivamente Giovanni Francesco da Melzo.35 Lo stesso accadde col secondo figlio di Leonardo, Antonio, Duca di Montalto, che venne confuso con un certo "Antonio d’Aragona", figlio di uno zio di Isabella d’Aragona, tale Ferdinando d’Aragona. Nonostante Antonio, figlio di Leonardo, fosse nato nel 1506 e morto nel 1543 e Antonio, figlio di Ferdinando d’Aragona, fosse nato nel 1499 e morto nel 1553, i genealogisti hanno sempre sostenuto si trattasse della stessa persona.36 Le figlie di Leonardo e Isabella, ovvero Maria e Giovanna, erano molto prossime al fratello Antonio. Nonostante ciò, sono sempre state confuse e considerate figlie di Ferdinando d’Aragona, nonostante questi non abbia mai avuto alcuna figlia femmina. Soltanto per il più giovane dei figli di Leonardo e Isabella, la figlia Isabella la Giovane, i genealogisti hanno abbandonato ogni tentativo di identificarne i genitori. Grazie a lei, conosciamo oggi il titolo originale di ciascuno dei cinque figli di Isabella e Leonardo: Principe o Principessa di Milano e d’Aragona.

    Tutto sul sito dell'autrice: Maike Vogt-Lüerssen
     
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