La regina delle spade

la spada di Cesare Borgia

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  1. ‚dafne
     
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    CITAZIONE
    The blade of the sword of Cesar Borgia, today in the possessions of the FondazioneCamillo Caetani, is elaborately etched with scenes based on the life of Julius Caesar. Six classically inspired tableaus comprise the core of the decorative program: Worship of a Bull, Crossing of the Rubicon, Worship of Love, Triumph of Julius Caesar, Worship of Faith and PaxRomana. These images are the only extant examples of the personal iconography Cesar Borgia employed to represent himself as the modern Caesar. The etched decoration is most commonly dated contemporaneously to the original fabrication of the sword which due to an inscription onthe hilt is given a time frame between 1493 and
    1498. The inscription refers to Cesar as a Cardinal and these are the years between which he held that title in service to the Roman Church.
    However, that assumption is not inevitably true, and the probability exists that these images were added at a later date.
    Perhaps the most grandiose expression of Cesar’s individual symbolism is found in a parade of the Triumphs of Julius Caesar, held
    in Cesar Borgia’s honor in February 1500.

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    CITAZIONE
    Su tali presupposti vorrei porre l'attenzione non su un dettaglio ma su un emblema della vita di Cesare, perché per la sua ornamentazione quel simbolo è un notevolissimo capolavoro di arte e di oreficeria, ancora oggi ci parla assai più di lui di quanto possano farlo tutti i dipinti che raffigurerebbero la sua immagine.
    È una spada. Una spada non da combattimento ma da parata, costruita quando Cesare Borgia era ancora cardinale, e proprio una riflessione sul tempo in cui venne realizzata ci rivela quali potevano essere le sue aspirazioni, la sua ambizione.
    Probabilmente Cesare fece forgiare la spada nel 1497 quando andò a Napoli come legato pontificio per incoronare il nuovo re, Federico d'Aragona. Gli emblemi, i motti, le imprese guerresche di cui è fregiata ci indicano che quell'arma da parata non era per un cardinale ma per un conquistatore di regni.
    La spada è attualmente conservata a Roma presso la Fondazione Caetani, mentre il fodero - esposto in mostra - è custodito a Londra presso l'Albert Museum. La ricerca sulla spada svolta da Charles Yriarte alla fine dell'Ottocento mantiene tuttora una sua validità scientifica unita a una notevole freschezza letteraria.
    È nota come "la regina delle spade" mentre per quanto riguarda l'ideatore si sono fatti diversi nomi. La si è attribuita ad Antonio del Pollaiolo, o a Raffaello giovane, altri a Michelangelo. L'ipotesi più attendibile è che l'opera sia del Pinturicchio quale inventore delle composizioni, mentre l'esecuzione si deve a un orafo che aveva lavorato alla corte del duca di Ferrara il cui nome era Salomone da Sesso, ma che operò col nome di Ercole de Fideli.
    La spada, che dopo la caduta di Cesare era stata portata in Spagna, venne riportata in Italia nel 1734, e finì in possesso dell'insigne economista e filosofo Ferdinando Galiani, il quale, a conoscenza che il duca Onorato Caetani aspirava ad averla - quale segno di rivalsa contro chi aveva colpito violentemente la sua famiglia - fece in modo che pervenisse al nobile romano attraverso una disposizione testamentaria.
    L'impugnatura della spada è d'argento dorato incrostata di smalti di vari colori. Nel centro dove si posa il pollice vi è da una parte lo scudo con le imprese dei Borgia: un bove rosso e tre liste nere, sull'altra parte scritta in lettere d'argento, "Ces.Borg.Car. Valen" (Cesare Borgia Cardinale Valentino).
    La lama è larga cinque dita, scanalata, è lunga 102,5 centimetri mentre l'impugnatura misura 83 centimetri. Per un terzo della sua lunghezza la spada è dorata e sulle due facce della lama è suddivisa in quattro compartimenti, ognuno dei quali contiene delle composizioni che ispirarono sicuramente il futuro duca Valentino.
    La prima composizione su un lato della spada è una invocazione alla glorificazione del Cesare romano ed è anche un vaticinio: "cum. numine cesaris. omen". Poi scendendo dalla impugnatura sulla lama vi è una celebrazione sacra in stile pagano. C'è un altare su cui si legge: "D.O.M. Hostia" (a Dio ottimo massimo sacrifici), e sull'altare troneggia il bove simbolo dei Borgia, mentre intorno all'altare vi è un tripudio di sacerdotesse nude che bruciano incensi e mantengono il fuoco sacro e a sinistra un guerriero romano con l'elmo.
    Sotto sta un monogramma con intrecciate le lettere che formano il nome di Cesare, con rami e foglie e il bove borgiano.
    Successivamente l'iscrizione "Jacta est alea", con uno squadrone di cavalieri e fanti nudi con insegne sventolanti su cui spicca una C, che passano a guado un fiume. Ai lati un ragazzo che seduto sulla riva del fiume suona un flauto con vicino il bove borgiano.
    Su questa faccia della lama nell'ultima composizione si erge la statua di Cupido con la benda sugli occhi con la freccia e la faretra e con sempre le donne nude che lo omaggiano: il tutto è un richiamo al dio dell'amore. Poi sullo zoccolo della statua le lettere t.q.i.s.a.g; poi ancora: a.m.o.r.
    Nessuno finora è riuscito a decifrare che cosa indichino le lettere t.q.i.s.a.g. Non c'è che da auspicare che in occasione del prossimo restauro della spada qualcuno sciolga l'enigma.
    Sull'altra faccia dell'arma figurano altresì quattro composizioni.
    La prima rappresenta il trionfo di Cesare, con l'incisione di: "D. Ces." (Divus Caesar) con un carro tipo romano trainato da quattro cavalli. Sul carro il trionfatore con in mano un ramo d'alloro, davanti, portate da soldati nudi, le insegne con la scritta s.p.q.r., sotto alla figurazione si legge la parola: "Benemerent" (ai benemeriti), e sotto ancora: "Opus Herc." (cioè il nome dell'artista esecutore).
    La seconda composizione esprime la vita pacifica dopo il trionfo. In un ovale, con il bove borgiano, c'è un intreccio di fronde e due figure alate reggono la verga di Mercurio simbolo della pace e prosperità.
    Poi sotto c'è una scritta: "Fides Prevalet Armis" (la Fede prevale sulle armi), e c'è pure una statua che raffigurerebbe la buona Fede alla quale i soliti personaggi nudi rendono omaggio.
    Infine l'ultima composizione raffigura un mondo di armonia di vita artistica, di allegrezza e felicità: è il risultato delle vittorie guerresche e quindi del regno della concordia. Il quadro compositivo rappresenta una colonna infranta sulla quale è posato un globo con un'aquila che stende le sue ali. Alla base del monumento riposa pacificamente una cerva e uomini e donne nude girano intorno danzando e suonando strumenti musicali.
    L'ideatore e l'esecutore della "regina delle spade" quanto e come avranno discusso con il loro committente?
    Nell'elaborazione delle composizioni certamente Cesare Borgia, avendo studiato nelle università di Perugia e di Pisa, sarà stato condizionato dai suoi studi umanistici. Però quello che mi sembra altrettanto certo è che quelle immagini e quelle scritte, oltre alle reminiscenze romane, sono una testimonianza intima, indispensabile per capire la biografia di Cesare. Come ha scritto Gregorovius: le iscrizioni, così piene di allusioni, fanno capire quali idee bollissero nei pensieri del cardinale.
    Siamo quindi di fronte a un'arma che per lo stile dell'opera, per la grandiosità di immaginazione delle figure, esprime uno stato d'animo: lo stato d'animo di un cardinale che vuole lasciare il principato della chiesa per diventare un principe della terra.
    I tempi erano ormai maturi nell'animo di Cesare per l'impresa decisiva. Il 17 agosto 1498, scrisse il Burcardo, vi fu un concistorio segreto nel corso del quale il cardinal Valentino dichiarò "che egli fu sempre con tutto l'animo inclinato allo stato seculare… e poiché tale era ancora il suo desiderio e la sua inclinazione egli aveva supplicato il Santissimo nostro signore, perché si degnasse, con speciale clemenza, di dargli dispensa, affinché deposta la veste e la dignità ecclesiastica, gli fosse permesso di ritornare al secolo e contrarre matrimonio". E tutti i cardinali "rimisero la decisione su tale dispensa alla volontà ed all'arbitrio del Santissimo signore, nostro papa".
    In questo modo il cardinal Valentino incominciò il suo tragitto per diventare condottiero, per compiere quel programma delineato sulla spada, per diventare il duca Valentino il cui motto fu: Aut Caesar aut nihil (o Cesare o nulla).
    xx

    Foto neanche per idea. C'è un disegno:

    Anha9


    Ed ecco la fodera che si trova al Victoria and Albert Museum di Londra

    NTKBy
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    Edited by ‚dafne - 10/6/2013, 10:44
     
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