Giuliano della Rovere (Giulio II)

NON SARÀ COME LUI



PAPI. Venne dopo i Borgia e fu peggio di loro, però che eredità artistica
Da domani il conclave nella Cappella Sistina a 500 anni dalla morte di Giulio II che la volle affrescata. Uomo «terribile e diabolico» (Machiavelli), ma che mecenate!

Il conclave inizierà domani nella «sua» Cappella Sistina, quella che volle affrescata da Michelangelo, e proprio a 500 anni dalla sua morte; ma è sicuro che i cardinali non penseranno a lui, il terribile Giulio II, come esempio per il nuovo Papa. «Spirito diabolico», lo definì Nicolò Machiavelli, capace di «pigliare la golpe e il lione, procedé in ogni sua cosa impetuosamente; e trovò tanto e tempi e le cose conformi a quello suo modo di procedere, che sempre sortì felice fine». Ligure, nato Giuliano della Rovere a Albisola il 5 dicembre 1443 da una modesta famiglia, diventato Papa nel 1503 e morto, settantenne, potentissimo, «la nocte de la domenica venendo al lunedì», verso le una del 21 febbraio 1513. Anche le Guardie Svizzere, che domani saluteranno i cardinali prima di chiuderli a chiave, sono un'invenzione di papa Giulio II. Aveva avuto almeno tre figlie naturali, tra cui donna Felice della Rovere, sposa di Gian Giordano Orsini, capace di influenzare il padre, ma anche altri due Papi: Leone X e Clemente VII. I nemici lo accusarono di accompagnarsi anche a ragazzi; la sifilide lo tormentò fino alla morte. Detto il Terribile, si lanciò in guerre e assedi. Due anni prima di morire, già ammalato, il 2 gennaio 1511 partì per conquistare il castello di San Felice, a pochi chilometri da Mirandola urlando, secondo il veneziano Gerolamo Lippomano che era al suo seguito: «Vederò si averò sì grossi li coglioni come ha il re di Franza!» Nevicava, durante l'assedio. Dormì in una casa di contadini; poi, dopo aver fatto bombardare il forte, vi entrò vittorioso scalando una scala a pioli. A 28 anni era già cardinale, grazie allo zio generale dei francescani divenuto Papa nel 1471 con il nome di Sisto IV, e grazie alle sue conoscenze riuscì a far eleggere Papa Innocenzo VII, che ben lo retribuì. Patì invece sotto Alessandro VI, il Borgia. Aspettò i 26 giorni del pontificato di Pio III, e nel conclave che si chiuse il 31 ottobre del 1503, proprio grazie al Valentino — Cesare Borgia, figlio di Papa Alessandro — Giuliano divenne Papa con il nome di Giulio II. Ma il primo atto fu la vendetta contro i Borgia. Dopo la battaglia di Agnadello, il 14 maggio del 1509, in cui alla guida della Lega di Cambrai, grazie alle truppe francesi di Luigi XII, sconfisse l'esercito veneziano, recuperando allo Stato pontificio Ravenna, Rimini, Cervia, e Faenza, di fronte al doge Loredan che si umiliava — una lettera «piena di viltà e di sommissione», scrisse Machiavelli — non contento maltrattò gli ambasciatori veneziani e «disseli che li faria amazar tutti e mangiare a li cani». Questo era Giulio II, uomo d'azione e di potere, non certo letterato. Eppure quanto fece per la cultura! Potenziò le Università di Lisbona, Siviglia, Perugia e Roma, e, soprattutto, fu sommo patrono di scultura e pittura. Era un vero Principe del Rinascimento, uno splendido mecenate, un cultore del bello. Fu lui ad acquistare il Laocoonte, la statua romana scoperta nel 1506 e oggi ai Musei Vaticani, e poi l'Ercole e Telefo e l'Arianna sdraiata. Fu sua la decisione di ricostruire la basilica San Pietro e di affidarne i lavori a Bramante; lui a porre la prima pietra nel 1507 e a indire un Giubileo per raccogliere i fondi. Nello stesso tempo aveva commissionato a Michelangelo la grande statua di bronzo che lo raffigurava, eretta a Bologna nel 1508, e distrutta dai cittadini nel 1511, e il proprio monumento funebre, e infine a obbligare il Buonarroti all'imnpresa ciclopica di affrescare il soffitto della Cappella Sistina, impresa per la quale il pittore ricevette 6.000 ducati. Chiamò a Roma Andrea Sansovino, cui affidò l'incarico di costruire in Santa Maria del Popolo due grandi monumenti funebri. Dopo aver chiamato nei Palazzi Vaticani pittori come il Perugino, il Pinturicchio, Lorenzo Lotto, fu capace di allontanarli per affidarsi a un giovanissimo Raffaello per le sue Stanze e per il proprio ritratto, quello che lo consegna alla storia.

Horace Vernet

Pope Julius II orders Bramante, Michelangelo and Raphael works on the Vatican and St. Peter’s Basilica (1827)

Musée du Louvre · Ceiling of the Salle 8 (Palais du Louvre - Musée Charles X)