Niccolò Machiavelli e "Il Principe"

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    Ai miei tempi (parlo della fine degli anni Trenta del secolo scorso) il "Principe" si leggeva e il suo autore veniva studiato nel secondo anno del liceo classico e poi di nuovo ripreso a approfondito nei corsi di scienze politiche dell'omonima facoltà universitaria. E poiché la libertà di insegnamento continuò a esistere, sia pure con molti limiti, anche durante il fascismo, molto dipendeva dalla qualità culturale degli insegnanti oltre che dalle letture e dal discernimento degli studenti.
    Il mio ricordo e il bagaglio culturale che personalmente ne ho ricavato sono quelli di una netta contrapposizione tra Machiavelli e il machiavellismo. Il pensiero di quell'autore (e il suo pregio) non è affatto quello di aver legittimato la cupidigia del potere e i crimini che quel sentimento può comportare, bensì d'aver dato un fondamento teorico all'autonomia della politica e dell'etica che fornisce a quell'autonomia un punto di riferimento senza il quale la politica diverrebbe un'attività abietta di sopraffazione e di arbitrio.

    La prima distinzione che Machiavelli introdusse nei suoi scritti politici (dei quali il "Principe" è certamente il più affascinante ma non il più importante) è quello tra i fini e i mezzi: i fini configurano una visione del bene comune, i mezzi debbono essere appropriati a realizzarli ma senza mai prenderne il posto. Quando i mezzi diventano essi stessi altrettanti fini, la cupidigia del potere non ha più come obiettivo la visione del bene comune ma semplicemente il mantenimento e il rafforzamento del potere, che è cosa completamente diversa e immorale.
    Machiavelli aveva direttamente vissuto la democrazia comunale della sua città con la carica di segretario, che non era il vertice della gerarchia comunale fiorentina ma tuttavia abbastanza importante. Le lotte di fazione, la supremazia delle Arti, il malcontento popolare ma soprattutto le clientele e i mezzi finanziari nelle mani di alcune famiglie del notabilato fiorentino, gli avevano dato la misura d'una decadenza ormai insostenibile: una città sia pure importante come Firenze non era più in grado di affidarsi a una democrazia popolare limitata al territorio d'un tratto della valle dell'Arno; le Signorie, i Capitani di ventura, le potenze straniere e soprattutto la Chiesa e il suo potere temporale incombevano.

    Machiavelli aveva ben chiaro che il sogno d'una confederazione italiana diventava sempre più necessario ma vedeva altrettanto chiaramente che era il potere temporale del Papa a renderlo impossibile. E fu allora che puntò sul Borgia. Il figlio del Papa ambiva a costruire uno Stato che fosse guidato da lui e non dalla Chiesa, puntando sulle Romagne e sulle Marche e poi Pisa e poi Napoli e poi Milano e naturalmente Firenze. Il Papa - forse - come autorità religiosa benedicente, ma la famiglia Borgia come autorità governante quello Stato, cioè una prima parvenza di Italia.

    Questo fu il sogno di Machiavelli: una speranza, anzi un'illusione, ancorata però a una consapevole necessità che anche l'Italia, come già gran parte delle altre potenze europee, unificasse le sue genti e non restasse in balia di piccole e volatili tirannie che presto sarebbero franate dinanzi agli eserciti invasori, come difatti avvenne.
    [...]

    Eugenio Scalfari - Machiavelli non fu machiavellico
     
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    Questo fu il sogno di Machiavelli: una speranza, anzi un'illusione, ancorata però a una consapevole necessità che anche l'Italia, come già gran parte delle altre potenze europee, unificasse le sue genti e non restasse in balia di piccole e volatili tirannie che presto sarebbero franate dinanzi agli eserciti invasori, come difatti avvenne.

    Sicuramente qualcosa che Machiavelli aveva, secondo me, era la lungimiranza (almeno in questo ambito letterario, diciamo, le vicende personali si prestano ad interpretazioni soggettive). Aveva anche il realismo, però, di notare l'irrealizzabilità (?) immediata di determinati scenari, e di optare per compromessi (vedi la figura del principe, appunto).

    CITAZIONE
    Quell'immagine della Fortuna come donna da picchiare mi era tornata in mentre proprio poco tempo fa. E' un po' inquietante, inutile negarlo!

    Effettivamente è un'immagine leggermente disturbante, ma suppongo che a quell'epoca non lo fosse e che, anzi, fosse così comune da poter essere utilizzata come similitudine.
     
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    Sicuramente qualcosa che Machiavelli aveva, secondo me, era la lungimiranza (almeno in questo ambito letterario, diciamo, le vicende personali si prestano ad interpretazioni soggettive). Aveva anche il realismo, però, di notare l'irrealizzabilità (?) immediata di determinati scenari, e di optare per compromessi (vedi la figura del principe, appunto).

    Realismo mi sembra la parola giusta. C'è una frase chiave: essendo l’intenzione mia stata scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso più conveniente andare dreto alla verità effettuale della cosa che alla immaginazione di essa. Alla fine mi pare quasi che lui sia punito con la sua pessima reputazione per aver detto le cose come stavano anziché discettare di astrazioni e stati ideali che non si sono mai visti essere in vero. Bisognava che considerasse le cose come stavano, anche perché mentre scriveva questo famoso opuscoletto si diceva che il papa volesse regalare uno stato a Giuliano di Nemours, il quale probabilmente sarebbe stato una parte di Romagna e in tal caso il Principe in generale e il caso di Cesare Borgia in particolare sarebbero calzati a pennello per Giuliano, ammesso che "lo intendesse". E poi va calcolata l'amarezza generale di Machia, che si era appena vista distruggere la Repubblica grazie alla "mollezza" di Soderini.
     
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    Così una lettera di Machiavelli è stata salvata dall'asta e dal fallimento del Madoff dei libri

    H0JNbkr


    Un biglietto dell'autore de "Il Principe". Rubato dalla Biblioteca Nazionale di Firenze a fine '800. Da allora, il buio. Fino all'affioramento in una vendita a Parigi il 16 giugno. Ma l'intervento del ministero dei Beni Culturali ha bloccato il lotto e riportato la lettera autografa in Italia. Con una storia da scrivere


    Un biglietto firmato da Niccolò Machiavelli. Che lega uno spregiudicato banchiere del Rinascimento a un truffatore del Duemila. Passando da una casa d'aste francese che il 16 giugno 2018 avrebbe voluto mettere in vendita quella piccola, preziosa, cartolina, firmata dall'immortale autore de “Il Principe”. Ma grazie all'intervento della direzione Archivi del ministero dei Beni Culturali l'autografo sta invece tornando a casa, alla biblioteca Nazionale di Firenze. Da dove la lettera era stata rubata fra il 1881 e il 1900, insieme ad altri tre messaggi dell'umanista, rimasti tutt'ora perduti.

    Per comprendere ora il significato di quella nota, salvata da un salotto privato per tornare a far parte del patrimonio pubblico italiano, bisogna partire dal suo destinatario. È il 23 settembre del 1523: Machiavelli scrive un biglietto al cognato, Francesco Del Nero. Un nome che oggi non evoca molto, forse, ma allora indicava invece un funzionario di peso. Si trattava infatti del «business partner di Filippo Strozzi», come racconta Marcello Simonetta, ricercatore impegnato nell'edizione nazionale delle lettere personali di Machiavelli, prevista per il 2019. Proprio mentre ripercorreva i corridoi della Biblioteca Nazionale di Firenze nello studio, si è accorto dell'asta dove era riemersa la lettera scomparsa dagli archivi alla fine dell'800. Un breve messaggio, che deve il proprio valore commerciale a quella firma e il valore storico a quell'amicizia fra Machiavelli, Del Nero e Strozzi.

    «Filippo Strozzi è infatti un personaggio chiave per comprendere il Rinascimento quale momento in cui viene sancito il divorzio fra etica e politica, da una parte, e il matrimonio fra politica e finanza dall'altra», racconta Simonetta: «Strozzi incarna il meglio e il peggio del suo tempo». [...] Il biglietto, insieme a altri tre autografi di Machiavelli, doveva essere la parte con maggior “interesse commerciale” dell'archivio personale di Del Nero, conservato per secoli grazie alla raccolta del bibliotecario dei Medici Antonio Magliabecchi, che nel 1786 lasciò tutti i suoi volumi «a beneficio universale della città di Firenze».

    Un intenditore la sottrae e la porta così a fine '800 sul mercato nero. Da lì se ne perde ogni traccia. Fino a maggio, quando ricompare fra i lotti all'incanto in una vendita molto particolare. Si tratta infatti di una delle aste riparatorie legate al caso “Aristophil”, una società francese specializzata in volumi rari e antichi fondata nel 1990 da Gérard Lhéritier. Soprannominato in Francia “il Madoff dei libri”. Il fondo Aristophil aveva infatti un funzionamento truffa, ricostruito dalle indagini francesi dopo la liquidazione giudiziale del 2015.

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    Qui la puntata di Quante Storie dedicata a Machiavelli con Michele Ciliberto.
     
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    Riprendendo il discorso sulla bisessualità di Machiavelli dal topic dei libri, google riporta innanzitutto a questo studio che lo definisce chiaramente "closeted man":

    CITAZIONE
    « What we did as adolescents » : in this 1523 reply to Machiavelli about the intimacy of Machiavelli’s son Ludovico with a man, Francesco Vettori leaves no doubt about Machiavelli’s own homosexual experiences : « Since we are verging on old age, we might be severe and overly scrupulous, and we do not remember what we did as adolescents. So Lodovico has a boy with him, with whom he amuses himself, jests, takes walks, growls in his ear, goes to bed together. What then? Even in these things perhaps there is nothing bad. » - Michael Rocke, Forbidden Friendships: Homosexuality and Male Culture in Renaissance Florence, 1997. Haig Patapan in Machiavelli in Love, 2006, note 78 of Chap 1, points that Ridolfi does not exclude some isolated homosexual experiences of Machiavelli in his young years, that Machiavelli’s friends (as for instance Donato del Corno) were homosexuals, but deduces « from personal correspondence » that Machiavelli was heterosexual – using personal correspondence to deduce heterosexuality is extremely naive when the obvious strategy of lying everywhere is the most essential caracteristic of repressed homosexuals, and especially logical in a man so keen to recommend lying in his writings – the conclusion of Patapan is ambiguous – suggests Machiavelli could have been tempted by homosexuality – and lacks the simple light of repressed homosexuality evident from Machiavelli’s hostility to his own son having homosexual experiences and from his cult of virility in his writings)

    Innate bisexuality and its massive repression in humankind-a first survey of the social consequences of unnaturalness in humans - Florent Pirot

    Robert Black nel suo libro Machiavelli riporta che nel 1500 Niccolò non poteva restare in Francia perché lì sodomiti e omosessuali erano perseguiti severamente e suggerisce che avesse verseggiato su Giuliano de' Medici, ma che poi Biagio Buonaccorsi avesse mutato il nome Giulio in Giulia per proteggerlo.

    CITAZIONE
    Se avessi l’arco e le ale,
    giovanetto giulìo,
    tu saresti lo Dio – ch’ogni uomo assale.
    La bocca e le parole
    son l’arco e le saette che tu hai;
    non è uom sotto il sole
    che nol ferisca quando tu le trai.
    Ond’avvien che tu fai
    che ’n un voltar di ciglia
    presto si lega e piglia — ogni mortale.
    Tu hai di Apollo il crine
    lucido e biondo e di Medusa li occhi:
    diventa sasso al fine
    chiunque ti guarda, ciò che vedi o tocchi:
    e’ prudenti eli sciocchi
    prende ’l tuo dolce vischio;
    ch’i’ non mi arrischio — a darti al mondo equale.
    Giove, se tu riguardi
    costui che bello al mondo sol si vede,
    tu conoscerai tardi
    aver fallito a rapir Ganimede.
    Costui ogni altro eccede,
    come fa ’l sole il rezzo:
    di lui ribrezzo — sente ogni animale.

    x

    CITAZIONE
    I

    Io spero, e lo sperar cresce ‘l tormento:
    io piango, e il pianger ciba il lasso core:
    io rido, e el rider mio non passa drento:
    io ardo, e l’arsion non par di fore:
    io temo ciò che io veggo e ciò che io sento;
    ogni cosa mi dà nuovo dolore;
    così sperando, piango, rido e ardo,
    e paura ho di ciò che io odo e guardo.


    II

    Nasconde quel con che nuoce ogni fera:
    celasi, adunque, sotto l’erbe il drago:
    porta la pecchia in bocca mèle e cera
    e dentro al picciol sen nasconde l’ago:
    cuopre l’orrido volto la pantera
    e ‘l dosso mostra dilettoso e vago;
    tu mostri il volto tuo di pietà pieno,
    poi celi un cor crudel dentro al tuo seno.

    x

    CITAZIONE
    Se senza a voi pensar solo un momento
    Stessi, felice chiamerei quell'anno;
    Parrémi lieve ogni mio grieve affanno
    S'i potessi mostrarvi il duol ch'io sento.
    Se voi credessi, viverei contento,
    Le pene che i vostri occhi ognor mi danno,
    E questi boschi pur creduto l'hanno,
    Stracchi già d'ascoltare il mio lamento.
    Di perdute ricchezze o di figliuolo,
    Di stati o regni persi il fin si vede;
    Così d'ogni altra passione e duolo.
    O vita mia che ogni miseria eccede!
    Che a voi pensar convienmi e pianger so
    Ne trovare al mio pianto o fine o ſede.

    x

    Edited by ‚dafne - 5/3/2020, 00:34
     
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    Non ho mai pensato che Niccolò potesse essere omosessuale, o in questo caso bisex! Probabilmente perché non ho mai letto nulla sulla questione in maniera più approfondita dando per scontato che fosse uno "sciupafemmine" nato XD
     
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    Secondo me è perché gli studi su di lui sono in larga parte datati e anche quelli più recenti sono spesso basati su quelli datati e nel passato non si teneva in nessun conto la omo o bisessualità dei personaggi storici, anzi se si poteva nasconderla era meglio. Se poi ci si metteva pure Buonaccorsi a censurare le cose non ci aiutava. xD
    PS: Per Viroli, i versi per Giuliano sono adulatori e non "romantici".

    Ma parliamo di che bravo poeta fosse?

    Edited by ‚dafne - 5/3/2020, 14:34
     
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    Grazie per tutte le citazioni e i link! Questo è l'intervista che citavo nell'altro topic. Poi ho trovato un articolo che già nel 1999 parlava della bisessualità di Machiavelli (click) citando un saggio di Mario Martelli, che però non sono riuscita a trovare. Martelli viene anche menzionato in "Tutta un'altra storia" di Giovanni Dall'Orto, che nelle note parla di altri testi dedicati all'omosessualità di Machiavelli: un saggio di Guido Ruggieri in Love, Sex, Self and Society in the Italian Renaissance e Between Friends di John M. Najemi.

    CITAZIONE
    Ma parliamo di che bravo poeta fosse?

    Mi pare fosse rimasto male perché Ariosto non l'aveva inserito tra il suo elenco di poeti nel Furioso? XD
     
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    quel desiderio di incontri omosessuali era nascosto spesso e volentieri dietro il verbo ''toccare''. Nel linguaggio fiorentino dell'epoca - sulla scorta degli studi del francese Jean Toscan - ''toccare'' veniva impiegato in senso osceno con il significato di ''usare con giovani maschi''.

    Cosi' sulla base di questa decifrazione, Martelli chiarisce che Machiavelli stesso rivendicava la sua bisessualita' allorche' in una lettera affermava: ''Tocco e attendo a femmine''.

    A me dispiace pure che si faccia tanto mistero e silenzio su una cosa che a quanto sembra lui viveva con tanta naturalezza? Comunque il titolo l'ombra dell'omosessualità mi fa ridere. xD

    CITAZIONE
    Mi pare fosse rimasto male perché Ariosto non l'aveva inserito tra il suo elenco di poeti nel Furioso? XD

    Povero. xD Io non so mettere in riga due rime quindi sono affascinata da chiunque verseggi, ma mi sembra davvero in gamba!
     
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    Auguri al Machia <3 Festeggio riportando la sua quote sull'elenco di poeti nel Furioso. Da una lettera ad un amico:

    CITAZIONE
    ... Io ho letto a questi dì Orlando Furioso dello Ariosto; e veramente el poema è bello tutto, e in di molti luoghi è mirabile. Se si truova così, raccomandatemi a lui, e ditegli che io mi dolgo solo che, avendo ricordato tanti poeti, che m'abbi lasciato indreto come un cazzo...
     
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    Oddio ahahahah credo di averlo letto prima ma avendolo rimosso rivederlo è stato un autentico piacere!
     
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    Illustrazioni (favolose)di Santiago Caruso per un'edizione spagnola del Principe:





    Tutte qui.
     
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    Ma che meraviglia!
     
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    Che bellezza! Chissà se anche qui in Italia faranno mai un'edizione de Il Principe illustrata come quelle della Rizzoli che stanno uscendo ultimamente. Della serie: "Shut up and take my money" XD
     
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107 replies since 20/5/2011, 12:20   2493 views
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