Licia Troisi su Da Vinci’s Demons: “occasione sprecata”

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  1. ‚dafne
     
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    Da Vinci’s Demons è un prodotto Starz, un canale via cavo USA non particolarmente grande, ma che, negli anni, ha dato anche gran bei prodotti, tipo Spartacus. Certo, roba che deve piacerti il genere, ma per chi lo apprezza e riesce a praticare fino a certi livelli la sospensione d’incredulità, c’era da divertirsi.

    Questo per dire che Da Vinci’s Demons non poteva certo fare ascolti à la, che so, Games of Thrones, proprio per limiti intrinseci e non legati alla qualità. Ma io mi ero sempre chiesta perché facesse numeri tanto bassi, e, in generale, in calo col tempo.

    Ieri, guardando l’ultimo – lo dico – fiacco episodio, ho capito perché. Il problema non è stato prendere una figura storica e trasformarla in un eroe da feuilleton, in lotta contro le forze del male. Né è stata la scarsa adesione alla storia, il fantasy e tutte quelle cose che in genere la gente gli rimprovera. Il problema è stato, dopo un certo punto, l’assenza di questi elementi. Mi spiego: quel che mi aveva attirata della serie era la sua aria da libro d’avventura classico, tipo I tre moschettieri, l’andamento quasi da videogioco o gioco di ruolo: la quest, il mistero, le forze del male e del bene contrapposte…per chi l’ha giocato, mi ricordava molto Thief (anche se il riferimento più immediato è probabilmente Assassin Creed, che però io non ho mai giocato).

    Non era una cosa nuova, ma era un bel mix, onesto e ben confezionato, di cose vecchie, messe insieme per fare qualcosa che avesse un’aria nuova. Aveva dei guizzi qua e là, e una trama che mi sembrava appassionante, ed era compatto. C’era un mistero, all’interno del quale Leonardo era stato tirato a forza, spinto anche da motivazioni personali, e una quest limpida che procedeva diritta come una spada. In fondo a tutto, la promessa di cose straordinarie.

    Sarebbe bastato seguire questa traccia anche dopo. Continuare col sense of wonder e darsi al fantasy in modo pieno e completo. Invece, a partire dalla seconda stagione, per qualche ragione la serie ha iniziato a diluire i momenti smaccatamente fantastici, e a perdersi in lunghe e noiose trame collaterali. Il focus si è piano spostato da Leonardo a tutti gli altri comprimari, spesso impegnati in sottotrame noiose, o comunque confuse.

    Alla compattezza tematica della prima stagione si è sostituita una incertezza generale, e la serie è diventata una cosa ibrida, incapace di osare come aveva fatto nella prima stagione. Perché il problema è questo: se inizi spingendo sul pedale dell’eccesso, poi devi andare fino in fondo, non puoi fermati a mezza via. E invece Da Vinci’s Demons l’ha fatto. Intendiamoci, anche la seconda e la terza stagione sono state piene di cose esagerate e assurde; tutto il viaggio di Leonardo nelle Americhe era ispirato a un certo esotismo alle Verne, alla Salgari, ma non fino in fondo. Una cosa come la necessità di scuoiare un tizio per prendere la mappa tatuata sulla sua pelle, dopo la prima stagione, non s’è mai più vista.

    E anche i tormenti di Leonardo, sospeso tra soverchiante desiderio di conoscenza e limiti etici e morali, si sono annacquati, sono diventati più confusi. E così, alla fine, anche la terza stagione si è persa. Il Labirinto presente a intermittenza, e mai messo a fuoco chiaramente nei suoi intenti, persino nella sua natura. Il capovolgimento della natura dei Figli di Mitra improvviso, in alcun modo lasciato quanto meno preannunciare da qualche segnale, prima. E il Book of Leaves ridotto infine a sua sola paginetta deus ex-machina.

    [...]

    wired

    Per correttezza d'informazione, ecco uno stralcio di una review dei primissimi episodi che, come accennato, avevano visto la Troisi molto più entusiasta:

    CITAZIONE
    [...] Intendiamoci, non stiamo parlando di un prodotto di eccellenza: indubbiamente in giro c’è di meglio un po’ sotto tutti gli aspetti, ma Da Vinci’s Demons tutto sommato non è carente in nessuno. Ha un’ottima fotografia, dei buoni attori, sceneggiature non prive di guizzi interessanti, una bellissima regia, e, soprattutto, essendo serie breve, è scritta come cristo comanda. Sì, si vede che è stata progettata, pensata, che dietro c’è una storia che gli autori avevano già in mente e hanno cercato di buttar giù con un minimo sindacale di coerenza interna. Finora non ho visto deus ex-machina eccessivi, e ci sono anche dei rimandi interni tra puntata e puntata che mi fanno pensare ad una progettazione accorta. Niente fatine blu che spuntano fuori ad hoc, per dire. Ah, i costumi non c’entrano veramente una mazza col periodo ma sono splendidi, e l’uso della CG, che qua e là è indispensabile per i fondali, è pressoché perfetto. Insomma, è una cosa consapevole e un artigiano come me apprezza profondamente le cose magari semplici, ma fatte bene, dannazione.
    Comunque, la cosa che davvero mi fa amare questa serie non risiede in tutto quel che ho detto fin qui, ma in un unico, singolo elemento: chi l’ha scritta crede fortemente nella supremazia della fantasia e della buona narrazione su qualsiasi altra cosa. Lo dice anche Leonardo, episodio 5: “Verità, menzogna…non hanno importanza. E’ la narrazione migliore a vincere”. E questo riassume tutte le sei puntate che son state trasmesse fin qui.
    Da Vinci’s Demons è un unico – per me esaltante, devo dire – tentativo di vedere fin dove ci si può spingere a piegare la sospensione di incredulità mantenendo al contempo la fedeltà del pubblico. Per dire, nella sesta puntata abbiamo una roba alla Sansone contro Godzilla, ossia Leonardo che incontra Dracula, quello storico – si fa per dire… – Vlad III l’Impalatore. Voglio dire. Ed è una puntata di divertimento assoluto, anche perché, sebbene il mio cuore vada al cattivo di stagione, Gerolamo Riario, devo dire che Vlad gli è venuto proprio bene bene, sia per l’ottima interpretazione dell’attore, sia per l’atmosfera generale del tutto, oltre che per la vivacità della trama. Ecco altro punto a favore: in ogni puntata succedono cose. Molte cose. Che non necessariamente mandano avanti la trama orizzontale, ma quanto meno intrattengono, divertono, riempiono i cinquanta minuti di puntata, che son mica pochi. [...]

    liciatroisi.it
     
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6 replies since 5/8/2016, 19:10   94 views
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