Nella sfida dei «Borgia» in tv vince la serie girata in Europa

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    La partita impossibile si è giocata sul terreno della storia. Per una volta una serie tv prodotta e girata in Europa ha sfidato una produzione americana (sullo stesso tema) e lo ha fatto rivendicando lo «scrupolo del racconto» e l’attenzione «ai dettagli che una sensibilità europea è più abituata a cogliere, trattandosi del suo passato». Nel caso de I Borgia — la seconda stagione torna (dopo due anni dalla prima) su Sky Cinema 1 Hd da oggi, ogni venerdì alle 21.10 — questa attenzione ai dettagli si vede nelle stoffe dei vestiti scelte per ritornare di colpo a un tempo feroce e lontanissimo, o negli affreschi che hanno richiesto più di sei mila ore di lavoro per trasformare un palazzo dalle pareti bianche fuori dal centro storico di Praga (dove sono in corso le riprese della terza stagione, che andrà in onda il prossimo settembre) in una maestosa residenza romana del primo Rinascimento, traboccante di decorazioni e raffinate miniature. Quando il proprietario del palazzo ha visto il sontuoso risultato, non solo non ha più voluto che alla fine dei lavori lo imbiancassero nuovamente, ma ha rinunciato al compenso per l’affitto. È probabilmente anche per questo che I Borgia sono venduti in 90 Paesi e, soprattutto, sono sopravvissuti alla serie (che nel frattempo è stata sospesa) della Showbiz con un protagonista premio Oscar, Jeremy Irons. «Erano due prodotti con lo stesso nome: abbiamo puntato su quello europeo — rivendica fiera Margherita Amedei, direttore di Sky Cinema —. Il realismo era per noi un grosso pregio in confronto a serie che ricostruiscono il passato senza rispetto per quello che realmente è stato. È stata una scommessa». Una scommessa da 24 milioni di euro (due milioni a episodio), un budget decisamente poco europeo. Tanto che, ammette Oliver Bachert, uno dei produttori, all’inizio si era pensato «di unire le due produzioni: la nostra con quella americana. Ma c’erano divergenze soprattutto creative: loro hanno puntato tutto sulla figura di Rodrigo Borgia, noi abbiamo scelto invece di concentrarci sui suoi figli, sui giovani». E tra i giovani, c’è anche Giulia Farnese, interpretata da un’attrice italiana, Marta Gastini. «È stata una grossa fortuna essere scelta — racconta —. Lavorare in una serie scritta da Tom Fontana (un americano dunque, ndr) è un regalo. Al provino mi ero presentata per il ruolo di Lucrezia, ora però con l’attrice che la interpreta, Isolda Dychauk, siamo molto amiche». La serie è stata preceduta da polemiche per le scene molto esplicite di violenza e di sesso. Di quest’ultime è stata spesso protagonista: mai nessun imbarazzo? «All’inizio un po’ di preoccupazione c’era anche perché era la prima volta che facevo cose del genere. Ora è diventato molto più semplice », ammette questa ragazza di 23 anni che ha come mito Natalie Portman, e che nella serie è la potente amante di Rodrigo, ovvero Papa Alessandro VI. Un pontefice tormentato dai suoi incubi, che fa uso di primordiali psicofarmaci sotto forma di intrugli che curano «la melanconia », che non disdegna le armi e le cospirazioni oltre che i piaceri della carne. Eppure, secondo John Doman, che lo interpreta, non si tratta «di un personaggio cattivo. All’epoca quella era la normalità». Da americano, conosceva la storia dei Borgia? «Solo i nomi. Quando è arrivato questo ruolo per documentarmi ho comprato moltissimi libri. Ovviamente su Amazon»

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  2. Lucrezia89
     
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    Io preferisco la versione americana perché quella europea l'ho trovata molto noiosa e, per me, gli attori non sono stati azzeccati.
    Io avrei preso gli attori americani "The Borgias" e avrei messo alla regia Fontana... almeno sarebbe stato più sopportabile vedere la versione europea
     
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  3. marie.
     
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    Secondo me ci sono stati attori giusti e sbagliati in tutte e due, diciamo che Jeremy Irons benché sia grandissimo io non lo avrei scelto! D'altronde molti si lamentano di John Doman perché è americano... I registi mi piacciono entrambi, hanno stili diversi ma vabbè. La cosa che mi incuriosisce è la parte in cui dicono che Neil Jordan aveva detto che si sarebbe concentrato di più sul papa mentre Fontana voleva puntare sui ragazzi: ogni volta che parlano danno una versione diversa della divergenza creativa e ho visto spesso su tumblr delle fan che si lamentavano che The Borgias parlasse troppo di Rodrigo! Eppure per me c'è troppo Rodrigo anche in Borgia.
     
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  4. greenfree841
     
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    Ma non scherziamo. Per come siamo abituati a vedere le seie americane. Questa non vã. Cento volte meglio quella europea. Per una volta.
     
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    Quando gli americani si mettono a fare le cose "storiche" hanno la fissa di romanticizzare, semplificare e lucidare: sono campioni di white-washing in modi che manco nelle fiction di raiuno. Io ai Borgia americani rimprovero soprattutto questo. Ed è ancora peggio se pensiamo che hanno prodotto The Borgias in mezzo a un fiorire di antieroi che stanno facendo la storia della televisione. A un certo punto hanno reso tutto più dark, ma per me era noia dark quindi non cambiava niente.
     
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    Quando gli americani si mettono a fare le cose "storiche" hanno la fissa di romanticizzare, semplificare e lucidare: sono campioni di white-washing in modi che manco nelle fiction di raiuno.

    Ti quoto in toto ! Credo che il grande problema sia sul fatto di come si approcciano alle materia sui banchi di scuola XDD Sono semplicistici e sintetici al massimo, oltretutto pensano a colpire l'occhio più che la mente diciamo cosi XD
     
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  7. Andrasta
     
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    Non c'è paragone: la serie americana è pura spettacolarizzazione (d'altronde gli americani in questo sono maestri), le scelte storiche e stilistiche poi lasciano molto a desiderare. Leggevo un'analisi condotta da uno spettatore americano tesa a giustificare il fatto che in The Borgias Lucrezia vestiva abiti di colore molto chiaro (impossibile: i colori tenui erano per i poveri). Il telespettatore diceva: "fa nulla che non sia storicamente vero, perché quei vestiti rosa e azzurro fanno sembrare Lucrezia più innocente". Eppure, l'attrice tedesca dei Borgia non ha avuto bisogno di questi escamotage da quattro soldi per interpretare una giovane ragazza ingenua e impotente nella prima stagione. I dettagli fanno l'insieme, non c'è nulla da fare, e Fontana lo sa. Altri ragazzi americani poi (e qui mi si è accapponata la pelle) si lamentavano di non riuscire a seguire la trama a causa dei molti nomi dei vari personaggi... Come se nella Roma del '400 vivessero quattro gatti e la storia fosse una favoletta da raccontare ai bambini. E non è soltanto una questione di fedeltà storica, perché non stiamo parlando di un documentario: è soprattutto una questione di contenuti. I dialoghi, le battute, gli sguardi, tutto in Borgia ha un significato intenso e coinvolgente, nulla è lasciato al caso. In The Borgias, dopo qualche puntata, è come sbattere la testa contro la stessa parete: dialoghi insignificanti, battute banali e scontate, elaborazioni superficiali di un'epoca che meriterebbe quantomeno un'attenzione più profonda alla formalità verbale. La serie americana è stata prodotta per un pubblico americano, con il solo fine di scandalizzare, suscitare facili emozioni e vendere alla massa di telespettatori medi. La superiorità della serie europea è schiacciante e lo conferma il fatto che l'altra serie si sia dovuta fermare (altrimenti avrebbero fatto la 4, la 5, la 6 etc. Scadendo in ulteriori banali stereotipi).
     
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6 replies since 16/9/2013, 13:25   1019 views
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