Carlo V

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    Carlo V è stato uno dei più grandi sovrani della storia moderna. Il suo impero era così vasto che si diceva che su di esso non tramontasse mai il sole. Sognò di creare una monarchia universale in grado sia di garantire un ordine politico pacifico ‒ avente nel cattolicesimo il suo fondamento morale e religioso ‒ sia di opporre un'invalicabile barriera all'espansione dell'impero ottomano. Ma il sogno di Carlo V andò fondamentalmente deluso

    La conquista dell'Italia

    Nato a Gand nel 1500 e morto a Yuste nel 1558, Carlo V era figlio di Filippo il Bello d'Asburgo e di Giovanna la Pazza e nipote dell'imperatore del Sacro Romano Impero Massimiliano e del re di Spagna Ferdinando il Cattolico. La sua educazione si svolse sotto le cure della zia Margherita d'Asburgo, del consigliere italiano di questa, Mercurino da Gattinara, e di Adriano di Utrecht, poi divenuto papa Adriano VI, i quali lo educarono all'ideale della monarchia universale. Nel 1506 ereditò dal padre i Paesi Bassi, il Lussemburgo, l'Artois e la Franca Contea; nel 1516 da Ferdinando il trono di Spagna con i domini italiani e le colonie americane; nel 1519 da Massimiliano la corona austriaca. Nel 1519 fu anche eletto imperatore del Sacro Romano Impero.

    La potenza di Carlo suscitò il più vivo allarme nel re di Francia Francesco I, che vedeva il proprio Stato circondato dai domini dell'imperatore. Nel 1521 Carlo fece occupare Milano e nel 1525 sconfisse presso Pavia i Francesi. Venezia, Genova, Firenze e lo Stato pontificio si unirono allora alla Francia. Nel 1527 Carlo non esitò a far mettere a sacco Roma da soldati tedeschi luterani, i lanzichenecchi. La pace di Cambrai del 1529 impose alla Francia la rinuncia a ogni mira sull'Italia. Quindi l'imperatore nel 1530 fece restaurare a Firenze, che nel 1527 si era eretta a repubblica, la dinastia dei Medici. In quello stesso anno il papa Clemente VII a Bologna incoronò Carlo re d'Italia.

    Nel 1536 l'imperatore si impadronì direttamente di Milano, e la guerra riprese prima con Francesco I e i suoi alleati, poi con il figlio di questo, Enrico II. La pace di Cateau-Cambrésis del 1556 sanzionò l'egemonia della Spagna sull'Italia.

    Il conflitto con i protestanti e con gli Ottomani

    Dopo che molta parte della Germania era diventata protestante (protestantesimo) con l'appoggio di principi desiderosi di impadronirsi dei beni della Chiesa, l'imperatore ricorse alla forza. Con la guerra detta di Smalcalda (1546-47) prevalsero le forze cattoliche, ma la riscossa avversaria indusse Carlo a riconoscere con la pace di Augusta del 1555 il diritto dei principi a scegliere secondo coscienza la confessione religiosa, con l'obbligo per i loro sudditi di seguirli in questa scelta (cuius regio, eius religio "di chi [è] la regione, di lui [sia] la religione").

    Con Solimano II il Magnifico gli Ottomani, che nel 1529 avevano minacciato Vienna e le cui flotte attaccavano le coste spagnole e dell'Italia meridionale, erano in piena espansione. L'imperatore reagì conquistando nel 1535 Tunisi, ma poi le flotte cristiane vennero sconfitte. Nel tentativo di conquistare Algeri, in seguito a una forte tempesta, lo stesso Carlo si trovò in pericolo.

    Lo sfruttamento delle colonie americane e l'abdicazione

    Durante il regno di Carlo continuò lo sfruttamento delle colonie americane, dalle quali provenivano anzitutto grandi quantità di metalli preziosi. Nelle colonie le condizioni di vita delle popolazioni indigene erano tali da provocare la sdegnata denuncia di coraggiosi religiosi come il domenicano Bartolomé de Las Casas: allora l'imperatore fece emettere nel 1542-43 le Nuove leggi delle Indie per migliorarne la condizione di semischiavitù, ma queste rimasero largamente disattese.

    Logorato nel fisico e nel morale, essendo ben consapevole di aver visto fallire il proprio disegno di monarchia universale cattolica, Carlo abdicò (1555-56), ritirandosi nel convento spagnolo di Yuste, dopo aver affidato la corona d'Austria al fratello Ferdinando I e la corona di Spagna con tutti i suoi domini al figlio Filippo II. Nel 1558 Ferdinando I assunse il titolo di imperatore del Sacro Romano Impero.

    treccani

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    Per una singolare combinazione di interessi dinastici e di avventure mondiali, Carlo V d'Asburgo divenne imperatore del Sacro Romano Impero e sovrano dei Paesi Bassi e della Spagna. I suoi domini, comprendenti gli immensi territori del nuovo mondo, toccarono un'estensione mai raggiunta prima da nessun altro impero nella storia. In un'epoca di giganti - Lutero, Enrico VIII, Francesco I, Erasmo, Leonardo, Tiziano, Machiavelli -, con la potenza delle armi e l'equilibrio politico, Carlo V plasmò il mondo contemporaneo. In questa biografia il «sovrano per due mondi» rivive in tutta la sua potenza, affascinante e lugubre, fino al volontario crepuscolo in un monastero, sempre inseguito dalle ansie del potere e dalle ombre del regno.

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    Approfitto spudoratamente per chiedere: qualcuno sa com'è questo libro?

    rle3Gdq

    Edited by ‚dafne - 20/6/2019, 23:35
     
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    Uhh, mi pare che l'avesse nominato a lezione il mio prof di Storia Moderna (appassionato di Carlo V) ma potrei sbagliarmi :/ il cognome però mi è familiare.
     
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    (appassionato di Carlo V)

    Che è buono a sapersi! Non è che se ne trovino molti con una certa facilità e prima di spenderci soldi vorrei sapere se vale la pena ;_; certo di quella edizione ho una microcollezione praticamente, quindi potrei aggiungere.
     
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    Io non ho letto la bio, però dell'autore ho letto un articolo sull'equilibrio delle potenze nel '500 ! Lui dovrebbe essere un accademico austriaco e credo che Carlo V sia proprio uno dei suoi campi di ricerca perciò sicuramente non deve essere un volume scadente.
     
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    Grazie ragazze, tornerò dal librusataro a prenderlo :3
     
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    L'orologiaio di Carlo V, un genio italiano

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    Nel 1556 Carlo V abdica e, tempo pochi mesi, va a recludersi nel monastero di Yuste, tra i castagni, le querce, i noci sulle montagne dell'Estremadura. Sono le dimissioni più famose della storia. L'ex Imperatore è triste y final – morirà a breve – ma tutt'altro che solitario. Nel convento girolamita si è portato appresso una cinquantina di famigli. Oltre a dignitari e assistenti spirituali – riferiva il monaco Hernando del Corral stilandone la lista – lo accompagnano chirurghi, panettieri, burrai, macellai... E un maestro orologiaio, tale Juanelo. Chi era? Un tipo rude e geniale che, sgorgato dal contado cremonese, arrivò abbastanza in alto da meritarsi nelle corti europee l'appellativo di Nuovo Archimede. Ingegnere, fabbro, matematico, stupì il secolo con macchine di dimensioni ciclopiche oppure minuscole; di massima utilità o meravigliosamente superflue; diavolerie idrauliche in grado di trascinare «i cieli sulla terra e i fiumi in cielo», ma anche cagnetti automatici che «abbaiavano, scherzavano ed accarezzavansi, ed ora si mordevano, e battuti su la coda con una piccola verga si separavano. Animaletti che parevano vivi».

    A Madrid c'è una fondazione scientifica a lui intitolata. In Italia è pressoché dimenticato. Ma adesso a Cremona una mostra restituisce il dovuto onore a Janello Torriani che nella Spagna imperiale si ritrovò il nome castiglianizzato in Juanelo Turriano. Nacque intorno al 1500. Suo padre era proprietario di un paio di mulini e riuscì ad assicurargli un'educazione. È perciò leggenda romantica che il ragazzo sia stato un selvatico prodigio naïf.

    Janello si formò come fabbro e non sapeva il latino, ma scriveva in italiano e mostrò propensione precoce per le matematiche, che all'epoca erano un pacchetto comprensivo di aritmetica, geometria e astrologia. «Con il suo sapere misto, teorico e manuale, Torriani è un caso esemplare di artigiano vitruviano, ossia di eccellenza pratica con aspirazioni di dignità intellettuale» dice il curatore della mostra Cristiano Zanetti.

    Fino ai trent'anni la vita di Janello resta passabilmente oscura. Nel 1529 il suo nome affiora per la prima volta in un ordine di pagamento relativo a opere di riparazione degli orologi sul Torrazzo cremonese. Nello stesso anno Carlo V scende in Italia per farsi incoronare imperatore da papa Clemente VII nella basilica di San Petronio a Bologna. Si è a lungo ritenuto che in quella circostanza sia avvenuto il primo incontro tra il sovrano e Torriani.

    A Carlo si voleva far dono del favoloso astrario, l'orologio planetario costruito nel Trecento da Giovanni Dondi. Il marchingegno però cadeva a pezzi. Incaricato di rimetterlo in funzione, Janello avrebbe spiazzato tutti costruendone uno ex novo. Studi più recenti raccontano una storia un po' diversa, situando l'exploit nel 1547-50. È in quegli anni che Torriani strega l'Imperatore con il Microcosmo, un orologio che non è copia del precedente, ma un aggeggio «mai visto prima che mostra non solo tutto ciò che concerne le ore, le fasi del Sole, e della Luna», ma anche «di tutti gli altri pianeti, dei segni, ed il corso dei Moti Celesti, i ricorsi, le flessioni, con ordine sicuro ed esatto, e lo rende manifesto all'occhio, con somma cura, e con massima nostra soddisfazione».

    A muovere l'intero ambaradan, 1.500 ruote dentate partorite dalla prima fresatrice di cui s'abbia notizia. Indovinate chi l'aveva inventata.Il Microcosmo è per Torriani il battesimo della fama. Gli è costato tre anni di lavoro e venti di studio. Non gli varrà solo ammirazione, ma pure un vitalizio annuo di cento scudi d'oro. Ormai Janello è entrato nell'orbita dei supremi poteri. Da Milano, dove ha impiantato una bottega tutta sua, si trasferisce a Bruxelles su richiesta di Carlo V. E, seppur obtorto collo, lo seguirà fin nell'eremo di Yuste.

    Nell'ultimo ritiro El emperador conduce vita devotissima, ma non esattamente monastica. Tra messe e preghiere, continua a seguire a distanza gli affari internazionali e a consumare quelle maxi-portate di carne che tanto hanno contribuito alla sua gotta divorante. Carlo è depresso: guerre di religione e incipienti nazionalismi hanno fatto naufragare il sogno – eroico quanto anacronistico – di un'Europa unita sotto i vessilli catto-imperiali. Ah, non sono più niente ormai, ripete. Crapule a parte, suo unico svago sono le magie di Torriani. È legatissimo al suo orologiaio. Lo riceve ogni mattina addirittura prima del confessore.

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    Mi sono messa a leggere il libro di Kholer ed è ottimo ma non è il tipo di biografia che piace a me, ha un ordine tematico piuttosto che cronologico =( lo finirò, ma poi mi cercherò una biografia più "tradizionale".
     
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    The life of Emperor Charles V (1500–1558), ruler of Spain, Germany, the Netherlands, and much of Italy and Central and South America, has long intrigued biographers. But the elusive nature of the man (despite an abundance of documentation), his relentless travel and the control of his own image, together with the complexity of governing the world’s first transatlantic empire, complicate the task.

    Geoffrey Parker, one of the world’s leading historians of early modern Europe, has examined the surviving written sources in Dutch, French, German, Italian, Latin, and Spanish, as well as visual and material evidence. He explores the crucial decisions that created and preserved this vast empire, analyzes Charles’s achievements within the context of both personal and structural factors, and scrutinizes the intimate details of the ruler's life for clues to his character and inclinations. The result is a unique biography that interrogates every dimension of Charles’s reign and views the world through the emperor’s own eyes.

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