Intrighi, sesso, sangue con qualche "svarione" nella leggenda nera dei Borgia

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. marie.
     
    .

    User deleted


    Ha uno svarione pure l'articolo, che confonde le due serie più recenti :rolleyes:
    CITAZIONE

    2713borg01



    Incredibile il numero di volte in cui la "saga" dei Borgia sia stata protagonista di film, musica lirica nella splendida opera di Gaetano Donizetti, drammi teatrali con la penna di Victor Hugo, romanzi e storie romanzate come quella di Alessandro Dumas (I Borgia, ed. Sellerio) e infine il saggio storico "classico" di Maria Bellonci dedicato a Lucrezia, la figlia del papa. Fino all'ultimo serial televisivo in dodici lunghe puntate gonfie di sangue, di sesso, di intrighi e di qualche svista storica. Questa coproduzione internazionale europea, in onda su La 7, non rappresenta in assoluto un inedito in quanto già trasmessa sulla rete SKY cinema nel 2011 e sospesa senza giungere alla fine. Una realizzazione imponente come non se ne vedevano da tempo. Diretta da Oliver Hischbiegel, la struttura del testo di Tom Fontana, girata a Praga, con il grandioso impegno di quattromila comparse, novantacinque "ruoli parlanti" sostenuti da attori provenienti da diciotto Paesi diversi, centotrenta persone della troupe presenti ogni giorno sul set di lavorazione, quattrocento cavalli e sei mesi di riprese.
    Siamo nella splendida e miserabile Roma rinascimentale del XV secolo, alla corte pontificia con le trame, gli accordi e le alleanze di Rodrigo Borgia (futuro papa Alessandro VI) nipote del pontefice, lo spagnolo Callisto III, che ha iniziato qualche anno prima la scalata della Spagna al soglio di Pietro. Al papa in carica, Innocenzo VIII, resta ormai poco da vivere. Come scrisse Pasquino, "un buon numero di romani potrà chiamarlo padre". Lasciò infatti otto figli e otto figlie che ricoprì di ricchezze e di doni più che tangibili, ville favolose, abbazie, ricchi territori. Il nepotismo tuttavia non fu la sua colpa peggiore: i papi dell'epoca precedente alla Riforma protestante erano notoriamente libertini, "amanti della famiglia propria" e avidi di ricchezze. Innocenzo che avrebbe voluto una nuova crociata contro gli infedeli finì invece per "patteggiare" con il sultano Bayaged ben 40.000 ducati più il dono di una reliquia (la punta della lancia che avrebbe ferito il costato del Cristo sulla croce), per salvare la vita al fratello Djem dell'"infedele" tenendolo in Vaticano come ostaggio. Emanò inoltre una bolla contro maghi e streghe dando il via ai futuri roghi e nominò Tomàs de Torquemada grande Inquisitore di Spagna contro i Valdesi.
    E' il 1492, un anno grande e drammatico. Cristoforo Colombo scopre il "nuovo mondo", a Firenze muore Lorenzo il Magnifico, a Roma il rapido conclave estivo (Innocenzo VIII era morto in luglio) si era concluso nella Cappella Sistina già ornata dagli affreschi di Pinturicchio e di Raffaello,(ma non ancora del Giudizio Universale di Michelangelo) con la elezione di Rodrigo Borgia, ventiquattresimo vicario di Cristo in terra con il nome di Alessandro VI. Una elezione che gli era costata il "dono" (di scambio) ad Ascanio Sforza, suo diretto rivale, di numerose mule cariche di prezioso vasellame d'argento. Un'amplificazione questa. Ma sicuramente circolò in quella preziosa occasione un bel giro di danaro. Dunque Rodrigo Borgia sale alla cattedra di Pietro con la maestà e la sicurezza di chi non teme e di chi è protetto.
    Avviato dallo zio Callisto III alla carriera ecclesiastica, è cardinale a venticinque anni e ne ha appena sessanta da pontefice, quindi un'età giovanile, anche in quell'epoca, per essere papa. L'ascesa degli spagnoli a Roma si confermava potentissima mentre le grandi famiglie romane, gli Orsini, i Colonna, i della Rovere si dilaniavano schierandosi, chi per gli Sforza di Milano, chi per la Casa d'Aragona di Napoli e chi con il Re di Francia Carlo VIII di Valois pretendente al Regno di Napoli.
    Si sa quanto la situazione di tutta l'Italia fosse difficile in quegli anni. Signorie e piccoli stati si contendevano i territori, ad una pace temporanea seguiva subito dopo una lotta sorda di spiate, di omicidi senza nome e di veleni. Anche Rodrigo Borgia era padre e grandemente nepotista. I suoi preferiti, quattro giovani ormai, Giovanni, Cesare, Lucrezia e Goffredo; la loro madre, Rosa Vannozza Cattanei di famiglia mantovana, era stata la donna più a lungo amata da Rodrigo. Durante i trenta anni del loro amore più volte dotata di marito, a copertura "dell'onore e dello status" ed in seguito, finita la passione era rimasta l'amica fedele e protetta del papa. Dotato di appetiti sessuali ed affettivi fortissimi, il sessantenne pontefice si era innamorato, fino all'ossessione, di Giulia Farnese, la bellissima quindicenne sposa (semifedele) di Orsino Orsini.
    Il personaggio più popolare della famiglia, nei secoli a venire, fu la bionda Lucrezia, venere demoniaca, signora del veleno in coppa, colei che era detta "la più bella sgualdrina di Roma". In contrasto, però, con la fama che la circondava, morì a trentanove anni, alla corte degli Estensi a Ferrara per le complicazioni della sua ottava gravidanza, in un finale "casalingo" che non combaciava con l'immagine di una "dark lady" In realtà Lucrezia fu soltanto la pedina "matrimoniale" di famiglia, utile a stringere man mano le alleanze che occorrevano al potere dei Borgia. Maritata a Giovanni Sforza, il tiepido marito voltagabbana, divorziata da lui e rimaritata con l'amatissimo Alfonso d'Aragona fatto uccidere (pare dal fratello di lei, il machiavellico Cesare) per far posto al più attuale pretendente alleato, Alfonso d'Este duca di Ferrara. E infine Cesare, il duca Valentino, personaggio terribile e drammatico, morto come un soldataccio di ventura, in Spagna nei pressi di Pamplona, alla fine della sua gloria e del sogno di un'Italia unita.
    I Borgia e la loro orrenda fama. Fu il grande storico dell'ottocento Ferdinand Gregorovius ad impiantare la "leggenda nera" di questa famiglia di "stranieri". E tale è anche la visione del "polpettone" televisivo.
    Alessandro VI fu indubbiamente un peccatore secondo i canoni moderni (all'epoca le corti nobiliari agivano allo stesso modo se non peggio) ma fu anche un pontefice di straordinaria lungimiranza. Aveva infatti inviato la riforma degli ordini religiosi, ben consapevole dei mali della Chiesa e dell'avvicinarsi della frattura protestante. Fu inoltre uno statista accorto e capace. Aveva intelligenza degli affari di stato e l'intuito politico rapido e giusto. Ma i suoi peccati (soprattutto quelli della carne) lo persero per sempre alla memoria delle generazioni.

    fonte
     
    Top
    .
0 replies since 16/3/2013, 18:22   112 views
  Share  
.
Top
Top