Isabella d'Este

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  1. marie.
     
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    CITAZIONE
    Isabèlla d'Este Gonzaga marchesa di Mantova. - Figlia (Ferrara 1474 - ivi 1539) del duca Ercole d'Este e di Eleonora d'Aragona. Sposò (1490) Francesco Gonzaga, marchese di Mantova, col quale condivise la responsabilità del governo dello stato: col marito, dopo la battaglia di Fornovo (1495), cercò la pace con Milano e Venezia e l'amicizia francese; in buoni rapporti con i Borgia, ottenne poi con grande abilità dal papa Giulio II la liberazione del marito, fatto prigioniero dai Veneziani. Rimasta vedova (1519), ottenne per il figlio Federico la carica di capitano generale della Chiesa. Ma per dissidî con questo, dal 1525 si stabilì per oltre due anni a Roma, dove si mostrò, al tempo del famoso sacco (1527), organizzatrice energica e oculata. Di raffinata educazione umanistica, la sua fama è legata alla notevole collezione di quadri e di oggetti d'arte e alla splendida corte che raccolse a Mantova attorno a sé, onorata dai più bei nomi delle lettere e delle arti del tempo (B. Castiglione, M. Bandello, Ariosto, Leonardo, Mantegna, Correggio, ecc.).

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    CITAZIONE
    Daughter of Ercole I d'Este and Eleonora of Aragon she enjoyed the benefits of a classical education in one of Italy's most distinguished courts, despite the disruptions occasioned by the War of Venice-Ferrara (1482-84). Among her teachers was Battista Guarini, Guarino da Verona's son and his successor in the chair of rhetoric at Ferrara. Her later concerns for classical learning and astrology also suggest the influence of the ducal librarian, Pellegrino Prisciano, and other humanists in the ducal circle.

    At the time of her marriage at the age of 16 to Francesco Gonzaga {15 February 1490), Isabella was already recognized as an exceptionally astute and cultivated woman, clearly the equal of her husband both intellectually and socially. Francesco's predilections for military life, combined with Isabella's manifest skills and interests in diplomacy, meant that they spent little time together.

    She brought energy, intelligence and judgment to her patronage of literature, music and the visual arts, as to her pursuit of statecraft. Her wealth and taste, and her imperious manner, enabled her to compete - not always successfully - for the services of some of the most eminent artists of the age. Leonardo, Francia and Titian, among others, painted portraits of her. Her contracts and her instructions to artists reveal a discriminating and somewhat arbitrary purchaser who clearly knew her own mind. In 1503 she went so far as to send Perugino a sketch for an allegory she wanted from him. Her artistic patronage reveals the guidance of humanist advisers, arising from her literary interests. Paride da Ceresara helped her formulate the 'inventions' for decorating her study; men of letters such as Bembo and Mario Equicola contributed other decorative schemes. Her circle included Battista Spagnoli, Castiglione and Bandello, and a coterie of other, less well known Mantuan humanists. One of these, Floriano Dolfo, sought to regale her with a series of pornographic letters. Ariosto, Bernardo da Bibbiena and G. G. Trissino numbered her among their benefactors.

    She saw nothing inconsistent about combining a devout Christianity with her classical and even pagan interests. She supported convents and monasteries, and took a keen interest in recruiting singers for the ducal chapel. Some of these, however, may have doubled in service as performers of the secular songs (frottole) composed at Mantua by Cara and Tromboncino. Any more than it stood in the way of her festive life at Mantua, her piety did not interfere with her anti-papal policy, designed to prevent threats to the autonomy of Mantua and Ferrara. When in 1519 her dull and unfaithful husband died, Isabella continued to function as a trusted adviser to her eldest son, Federico II, and succeeded in helping her second, Ercole, to obtain a cardinalate. The years before her death were divided between Rome and Mantua.

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    Edited by ‚dafne - 8/3/2013, 01:19
     
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  2. marie.
     
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    CITAZIONE
    Un micio per la marchesa Isabella d’Este

    Per secoli i gatti, tanto utili nel contrastare il proliferare dei topi portatori di malattie e ladri di cibo e come tali assurti a divinità al tempo degli Egizi che ben avevano valutato la loro abilità nel tenere liberi i granai da animali molesti, furono ignobilmente perseguitati dalla superstizione religiosa cristiana che li associava al demonio. La ferrarese Isabella d’Este, marchesa di Mantova, amava questi esseri tanto affascinanti, specie “quelli listati che vengono de Levante da pigliare ratti” (detti soriani perché presenti in Sorìa ovvero Siria), come scriveva in una lettera del 1495: perché ormai in Italia i gatti erano rarissimi, sterminati dai fanatici. E così i topi ballavano, “non ce lassano vivere in casa”, sospirava Isabella, che vedeva i suoi splendidi pavimenti lignei intarsiati e le tende di seta divorati dai roditori. Sapendo di questa sua passione per i gatti, i cortigiani e gli amici cercavano in tutti i modi di procuragliene. Tolomeo Spagnolo, in una missiva del 1498, racconta le buffe peripezie occorsegli a Venezia per trovare un gatto per la marchesa. Prima egli vuol far rubare un gatto che appartiene a certi frati evidentemente senza pregiudizi sui mici, ma la cosa non va in porto. Poi ammira ad un davanzale “uno bellissimo gatto suriano che havea alquanti sonagli al collo” e sembra quasi di vedere il micione con il suo elegante collarino: attratto anche dal fatto che alle finestre del palazzo osserva alcune ragazze promettenti, l’uomo batte all’uscio ma, afferma con stizza, “vennemi incontro la più brutta vecchiaza che vidi mai”, e inoltre l’anziana si rivela coriacea, non vuole mollare il suo gatto per nessuna ragione, così che Tolomeo le fa il nome altisonante di Isabella d’Este come di colei che è alla ricerca di gatti, ma anche questa mossa non funziona. Offre addirittura un ducato d’oro per il gatto, ed è così agitato per la faccenda che nello smontare dalla gondola mette un piede in fallo e rischia di cadere in canale. Ma pure il figlio della vecchia non vorrà privarsi del felino, e per il mantovano “non è lui mancho asino che la matre sia asina”. Un altro personaggio al quale Isabella richiedeva di cercarle gli amati gatti era Lorenzo da Pavia, un espertissimo liutaio e fine intagliatore di legni pregiati ed avorio, attivo a Venezia, da dove le scriveva spesso. Gli richiedeva oggetti fatti con essenze rare, e strumenti musicali che lei suonava abilmente. Lorenzo acquistava per Isabella anche oggetti di lusso di ogni genere. Da tutto il mondo arrivava a Venezia merce preziosa che trovava la via di Mantova per deliziare la raffinata nobildonna ferrarese: limoni di Rodi, carciofi genovesi, pelli di zibellino, penne di struzzo, libri dalle ricche legature, aromi esotici, cappelli di Fiandra, pietre dure, sculture antiche, scacchi arabi, porcellane, pistacchi e zenzero indiano. Il 27 novembre 1498 Lorenzo invia ad Isabella dei bussoletti (contenitori) da profumo d’ebano e legno d’olivo, ma anche un “gatesino soriano”, il più bello che è riuscito a trovare. L'animale purtroppo giungerà morto a Mantova, perché, scrive Isabella dispiaciuta tre giorni dopo, “quel tristo del nochiero lo ha lassato morire in nave, che molto n’è rencresciuto, però bisogna che di novo faciati praticha per trovarne une che sia ben machiato e bello, che ne fareti cosa grata”. Ma bisognerà attendere il 19 marzo dell'anno seguente perché Lorenzo trovi un altro felino per la marchesa. Stavolta, scrive, “ve mando una belisima gata soriana portata da Damascho et è molto piasevole. Ò fato grande diligencia per trovare dita gata che fose bela”. Il 3 agosto 1501 il fratello di Lorenzo porta da Damasco un gatto soriano, ma la povera bestiola ha sofferto per il lungo viaggio in nave ed è malconcia, quindi non viene inviata a Mantova: purtroppo un altro gatto, più ben messo, era stato rubato. Ancora nel 1501 Francesco Trevisano, un corrispondente di Isabella, ne combina una grossa. Gli viene consegnata una gatta soriana che Alvise Marcello vuol regalare alla marchesa. I Marcello appartengono alle famiglie nuove di Venezia di recente patriziato, ma vantano per tradizione un’origine risalente all'antica Roma, ed un Marcello, Nicolò, è stato doge negli anni 1473-4. Alvise è quindi un personaggio di riguardo. Ma prima che la si possa portare a Mantova “per malla fortuna essendo in amore” la micia salta giù dal balcone della casa del Trevisano e non si riesce più a trovarla. Ora lui è preoccupato, e invoca la marchesa di non far sapere la cosa a Marcello “per evitar ogni scandollo et parolle che sopra dicta gatta potesse ocorrer”, ed anzi sfacciatamente e con mille salamelecchi le chiede di scrivere a Marcello per ringraziarlo del dono in realtà mai ricevuto, così che il ricco veneziano non pensi “El mi par stranio che la Illustrissima Madona non me dagi aviso de la ricevuta gatta”. Chissà se alla fine Isabella l’accontentò. La marchesa desiderava assai più che un solo esemplare, di aver una coppia di mici da far riprodurre, e sguinzagliava i conoscenti per riuscire ad ottenere una cucciolata. E’ poi noto che molte lettere serissime e meste furono scritte per informare parenti ed amici di Isabella della morte del suo gatto preferito, Martino, deceduto nel novembre 1510 e che ebbe un solenne funerale cui parteciparono anche i cani di casa. Al dolce Martino furono dedicati tre epigrammi scritti da intellettuali come il Calandra e Mario Equicola, noto per aver a lungo vissuto a Ferrara. Le lettere citate si trovano in: C.M. Brown-A. M. Lorenzoni, Isabella d'Este and Lorenzo da Pavia. Documents for the History of Art and Culture in Renaissance Mantua, Genève, Droz, 1982.

    xx
     
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    Oddio non mi sarei mai immaginata Isabella una gattara uahauahaua ! No però rimango stupita di questa sua passione per i felini, anche se forse un po' lei aveva lo spirito di una gatta, magari ci si riconosceva XD Mi ha fatto tenerezza il sapere del funerale...aveva un cuore tenero alla fine la nostra Isa <3
     
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    I certainly do not believe that I have done anything on this Milanese journey for which I deserve to become “the common talk of the town”. I know that I have acquired many new friends on your behalf, as well as on my own, and that I have behaved as I ought to do, and as I am always accustomed to behave, for, thanks to the grace of my God and myself, I never needed either to be controlled by others, or to be reminded how to govern my actions. And, although in other things I count for nothing, God has granted me this grace, for which Your Excellency owes me as much gratitude as ever any husband owed his wife, and even if you loved and honoured me as much as possible you could never repay my faithfulness. This makes you sometimes to say that I am proud, because, knowing how much I deserve of you and how little I receive, I am tempted at times to alter my nature and to appear different from what I am. But even if you should always treat me badly, I would never cease to do what is right, and the less love you show me, the more I shall always love you, because, in truth, this love is part of myself, and I became your wife so young that I can never remember having been without it.

    Isabella d’Este, responding to an angry letter from her husband in which he rebuked her for her ladies’ poor conduct during a visit in Milan. source!

    Questo a giudicare dalla didascalia è un suo ritratto, ma non mi risulta incluso tra quelli accertati:

    h6iBYXt



    Edited by ‚dafne - 7/3/2013, 19:43
     
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    Il Moro a Isabella:
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    If any one dares to be rude to you, they will get back as good as they give! I am sure you have far too much spirit to allow rude things to be said to you, and when I read your letter, I could see the angry flash in your eye, and hear the indignant answer that you would have had in readiness for any one who dared insult you.

    source
     
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    Isabella era proprio una tipa tutto pepe *adpra*
     
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  7. marie.
     
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    Sì una grandissima donna, essendo stata una grafomane mi piacerebbe leggere qualche sua lettera, ma non so se esista un suo epistolario in Italia o fuori. ;_;
     
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    Si secondo me c'è sepolto nei meandri di una biblioteca dimenticata da Dio. Perchè in Italia si da sempre molto valore alla storia.
     
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  9. xcusemymonkey
     
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    Solo io sono pienamente convinta che lei ed il Moro fossero una coppia mancata? :shifty:
     
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  10. marie.
     
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    Oddio da come le scrive lì quasi quasi lo sembrano!
     
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  11. xcusemymonkey
     
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    Secondo me a livello di indole si amavano, o almeno erano attratti l'uno dall'altra (ché il Moro era un water non è che avrebbe potuto sedurla in altro modo) e l'intelligenza di Isabella la conosciamo tutti, perciò... Solo che forse erano due ''prime donne'' e quindi in una coppia non è proprio il massimo *affinità tra pg storici*
     
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    Peraltro anche gli storici dicono che a un certo punto il Moro amò sinceramente sua moglie Beatrice, quindi è più probabile che si trattasse di "affinità" tra signori, anche se l'ammirazione per lei mi pare lampante!

    Isabella d'Este nel Regno di Armonia, sembra che lei possa essere la dama incoronata con l'alloro nel centro:

    kingdom_of_love


    CITAZIONE
    Isabella d'Este nel regno di Armonia (o Allegoria dell'incoronazione di Isabella d'Este) è un dipinto tempera e olio su tela (164,5x197,5 cm) di Lorenzo Costa il Vecchio, databile al 1505-1506 e conservato nel Museo del Louvre a Parigi. Fu originariamente dipinta per lo studiolo di Isabella d'Este nel Castello di San Giorgio a Mantova.

    L'interpretazione più accettata del complesso dipinto allegorico/mitologico è legata a un'esaltazione di Isabella d'Este, del suo governo e della sua protezione delle arti, che genera armonia.

    Isabella sarebbe la figura femminile al centro, incoronata d'alloro da Anteros, retto dalla madre Venere vestita, simboleggianti l'amore celeste e virtuoso, in contrapposizione a quello terrestre e carnale. La scena sarebbe ambientata nel giardino dell'Armonia, dove è possibile coltivare serenamente la Musica, le Arti e la Poesia, alle quali si riferiscono i personaggi in cerchio attorno all'incoronazione. In primo piano, oltre i confini del giardino, si trovano Diana (a destra), simbolo di castità, e Cadmo (a sinistra), protettori delle arti al pari di Mercurio. la sua identificazione è facilitata dalla scena di battaglia che si svolge dietro di lui, nella parte sinistra del dipinto. Egli infatti vinse il serpente generato da Marte e ne seppellì i denti dai quali si originò una stirpe che immediatamente intraprese una guerra civile. Le due figure femminili sedute in terra rappresenterebbero infine due Virtù che sorvegliano il mondo di Isabella, vegliando l'ingresso del giardino: quella che incorona il bue sarebbe la Perseveranza e quella che incorona l'agnello la Purezza o Innocenza.

    Un'interpretazione diversa è data da Campbell (2004), che basandosi sul testo greco della Tabula Cebetis, in voga nel Rinascimento, vi ha letto una rappresentazione dei diversi generi della poesia, tra i quali primeggia quella lirica, rappresentata dalla Venere al centro che farebbe incoronare dall'Amore la poetessa Saffo, mentre tutt'intorno si troverebbero le personificazioni dei primi esponenti di questo genere poetico: Callimaco, Properzio, Ovidio e Tibullo.

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    Quando Buzzati esplorò la tomba di Isabella d' Este

    MILANO - Un professore e un prete, tutti e due studiosi appassionati di cose mantovane: Ercolano Marani e don Clemente Berselli. Sono loro i «principali autori del clamoroso ritrovamento», la tomba di Isabella d' Este «la first lady del secolo» e di suo marito Francesco Gonzaga nella chiesa di Santa Paola: è l' estate del 1965. A settembre, precisamente l' 11, all' Ente provinciale per il turismo, una tavola rotonda con esperti e autorità per presentare i risultati dello studio del primario radiologo dell' ospedale di Mantova, Ivo Orlandini: sì, quei due scheletri, quelle ossa possono ben essere di Isabella e Francesco. Sotto un titolo a cinque colonne («Scoperta dopo quattro secoli la tomba di Isabella d' Este e Francesco Gonzaga») è Dino Buzzati a raccontare ai lettori del Corriere, passo per passo, come e perché siano avvenute le ricerche, quali gli interrogativi, quali le risposte. Con il solito scrupolo di cronista, con quel genio poetico che non perde smalto e colore ora che tanti anni sono trascorsi: «Ho provato a infilarmi nella fossa dove sono stati trovati i due scheletri. Le pareti sono di mattoni. Non una decorazione. Non una iscrizione». E già questo fa supporre che siano proprio loro - lui morto nel 1519, lei nel 1539 - perché avevano chiesto una sepoltura spoglia: «L' angustia dell' avello corrisponde». Li avevano cercati lì, riferisce Buzzati, perché il prete e il professore non si davano pace: di tanti - quasi tutti - i potenti si conosce la tomba, della regina del Rinascimento e di suo marito, no. E proprio in quella chiesa lei aveva chiesto di riposare. A seguire, i complicati calcoli del radiologo per ricostruire il profilo di lui: «Il risultato è stato sorprendente: la tipica fisionomia rincagnata da cane boxer che colpisce nei ritratti del duca Francesco Gonzaga...» Insomma, nonostante qualche obiezione, «l' identificazione sembra più che attendibile».

    Guardini Laura

    corriere della sera
     
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    "Isabella d'Este amava preparare personalmente le proprie essenze", sottolinea Laura Tonatto, "a lei va il merito di aver intuito il fascino sensuale e avvolgente di tonalità muschiate". Oggi, viola e muschio sono due dei protagonisti dell'attuale eau de toilette Musk di Etro.

    Essenza 500

    E pare che questi versi dell'Orlando Furioso parlassero di Isabella e Francesco:

    onorato e splendido certame
    avrà col suo dignissimo consorte,
    chi di lor più le virtù prezzi ed ame,
    e chi meglio apra a cortesia le porte.
    S'un narrerà ch'al Taro e nel Reame
    fu a liberar da' Galli Italia forte;
    l'altra dirà: - Sol perché casta visse
    Penelope, non fu minor d'Ulisse. -


    Sempre per Isabella, nel canto 29:

    Per l’avvenir vo’ che ciascuna ch’aggia
    il nome tuo, sia di sublime ingegno,
    e sia bella, gentil, cortese e saggia,
    e di vera onestade arrivi al segno:
    onde materia agli scrittori caggia
    di celebrare il nome inclito e degno;
    tal che Parnasso, Pindo ed Elicone
    sempre Issabella, Issabella risuone. -

     
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    Alcune delle sue lettere e una parte della corrispondenza con il Moro e la sorella Beatrice sono conservate all'archivio di Stato di Mantova, il problema è che le lettere diciamo "private" che non venivano affidate ai segretari, sono rimaste solo pochissime , molto sono andate distrutte. Isabella era una golosona soprattutto di confetti di mandorle e nocciole, era davvero una buongustaia perciò già mi sta simpatica UAHAUAHAUA e poi nella bio che sto leggendo pare che Francesco avesse una grande stima di lei e fiducia perché nel 91 le passò i poteri quando lui dovette assentarsi da Mantova e addirittura scansò il suo segretario un tale che faceva di cognome Secco e che era pro-serenissima !
    Btw c'è questo pezzetto di una lettera di Isabella che scrive al marito che ve la devo postare perché si capisce che lei e Gonzaga avevano una certa complicità , visto che prendevano per il cul la gente XDDD

    CITAZIONE
    "Messer Pellegrino mi ha fatto un lungo esordio, il quale a giudizio mio ha superato quello fatto all'Eccellenza Vostra, poiché ad essa allegò solo Plinio, ma a me ha allegato Tolomeo, Vitruvio, Omero, Orazio e molti altri autori greci e latini. Una cosa mi avrà ben giovato , che avendo veduto et esaminato quei disegni, ho principiato ad imparare architettura in modo che quando la Signoria Vostra mi parlerà dei suoi edifici , la intenderò meglio"
     
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