Leonardo Da Vinci

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  1. xcusemymonkey
     
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    CITAZIONE
    Leonardo da Vinci. - Pittore, architetto, scienziato (Vinci, Firenze, 15 aprile 1452 - castello di Cloux, od. Clos-Lucé presso Amboise, 2 maggio 1519). Ha personificato il genio rinascimentale che rivoluzionò sia le arti figurative sia la storia del pensiero e della scienza.

    continua su treccani

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    fonte e più info: drawings of leonardo



    CITAZIONE
    Leonardo, nell'Ultima Cena
    «due autoritratti» del maestro


    20120817_leo00



    LONDRA - Non uno ma due autoritratti di Leonardo giovane 'nascosti' in bella vista in uno dei suoi dipinti più famosi: questa la tesi di un esperto d'arte britannico secondo cui il maestro da Vinci si sarebbe immortalato in due apostoli dell'Ultima Cena.

    Delle fattezze di Leonardo giovane si sa poco, tranne che, secondo Giorgio Vasari, il poliedrico genio del Rinascimento era un uomo di rara bellezza. E anche se da tempo gli studiosi sospettavano che il pittore toscano si fosse ritratto in uno dei suoi quadri, come avevano fatto prima di lui Andrea Mantegna e Benozzo Gozzoli e forse ai suoi tempi anche Michelangelo nella Cappella Sistina, finora nessuno aveva individuato il quadro o l'affresco dove questo sarebbe avvenuto per Leonardo.

    Ora invece Ross King, l'autore del popolare bestseller internazionale 'Brunelleschìs Dome', ha suggerito che il pittore della Gioconda avrebbe dato le sue fattezze agli apostoli Tommaso e Giacomo Minore nel Cenacolo di Milano. «L'Ultima Cena è l'unica opera di Leonardo su cui nessuno, accademico o dilettante, si è mai esercitato a trovare un ritratto di Leonardo», ha detto King all'Independent. La prova della sua tesi sarebbe contenuta in una poesia poco nota scritta negli anni Novanta del Quattrocento, quando Leonardo stava dipingendo l'Ultima Cena nel refettorio di santa Maria delle Grazie a Milano.

    Il suo autore, Gasparo Visconti, era un amico dell'artista e, come lui, un dipendente della corte degli Sforza. Visconti prende in giro in versi un artista di cui non fa il nome per aver messo il suo autoritratto nei suoi dipinti «per quanto bello possa essere» e con «gesti e espressioni» tipici del personaggio. Il dito alzato dell'apostolo Tommaso nell'Ultima Cena sembra evocare un gesto tipico attribuito a Leonardo, sostiene l'autore di Brunelleschìs Dome il cui lavoro su Leonardo sarà pubblicato a fine agosto da Bloomsbury.

    King collega ai due apostoli anche un ritratto a seppia che raffigurerebbe Leonardo nel 1515, opera di uno dei suoi assistenti: l'uomo dalla bellezza classica che vi è raffigurato ha un naso 'grecò, capelli lunghi e una lunga barba, «rara quest'ultima in un uomo italiano dell'epoca». Tommaso e Giacomo Minore hanno entrambi le stesse fattezze.

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    Edited by marie. - 13/11/2013, 10:25
     
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  2. Filippa Lillonza II
     
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    E' una curiosità un pò bizzarra su Leonardo Da Vinci che ho letto oggi
    l'ho inserita in questa discussione già aperta, in caso se sono nel posto sbagliato ditemi che la sposto.


    CITAZIONE
    Leonardo l'insonne
    Si dice che lo scienziato del Rinascimento avesse una sua teoria del sonno: dormiva 15 o 20 minuti ogni quattro ore. Il tempo rimanente vegliava, dedicandosi ai suoi studi ingegneristici. Nulla si strano: gli psicologi a inizio Novecento hanno definito questo sonno polifasico, per differenziarlo da quello bifasico - in cui si dorme due volte al giorno - e da quello monofasico in cui si dorme solo una volta al dì, solitamente di notte.
    In buona compagnia. Diversi uomini geniali fecero però compagnia a Leonardo nella pratica del sonnellino breve: dall'inventore Thomas Edison a Nikola Tesla, il fisico serbo noto per i suoi studi sull'elettromagnetismo. E anche uomini di Stato: tra i più famosi il politico statunitense Benjamin Franklin e l'inglese Winston Churchill, fino all'imperatore francese Napoleone Bonaparte.

    Fonte: Focus Storia n.71
     
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  3. marie.
     
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    Oddio ma come si fa? XD
     
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  4. Filippa Lillonza II
     
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    Non ne ho idea. Forse funziona anche per lo studio intensivo XD
     
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  5. marie.
     
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    Non ricordo se ci fosse:

    tumblr_m4jhnehgtY1r8dv1ho1_500

    CITAZIONE
    Dov’è Valentino?
    Stivali
    Casse in dogana
    Falleri
    Frate del Carmino
    Squadre
    Piero Martelli
    Salvi Borgerini
    Rimanda le saca
    Sostentaculo delli ochiali
    Lo ‘gniudo del Sangallo
    La cappa
    Porfido
    Gruppi
    Squadra
    Pandolfino


    Where is Valentino?
    Boots
    Crates in the customhouse
    Falleri
    Monk of the Carmine
    Squares
    Piero Martelli
    Salvi Borgerini
    Return the bags
    A support for spectacles
    The nude of Sangallo
    The cloak
    Porphyry
    Groups
    Square
    Pandolfino

    [ NOTE: A list from around the time when Leonardo was in the service of Cesare Borgia. In “The Prince”, Niccolo Machiavelli gave his ideal statesman the name Valentino, based on Cesare Borgia, the Duke of Valentino. Leonardo also referred to him as such - or perhaps was the one from whom Niccolo took the idea to use that name? As for the “support for spectacles”: Leonardo seemed to have needed glasses; they are mentioned more than once in several lists. The support would probably have been a new frame. ]

    source: leonardian tumblr

    Edited by marie. - 19/5/2013, 17:10
     
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  6. Filippa Lillonza II
     
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    Cos'è?
     
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    pope
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    Una lista non meglio specificata XD
     
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  8. Filippa Lillonza II
     
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    Ho capito. Beh è sicuramente curiosa!
     
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  9. marie.
     
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    Vi riporto la questione della Bella Principessa, avvenuta solo pochi anni fa senza che la sottoscritta riuscisse ad accorgersene XD

    CITAZIONE

    La Principessa di Leonardo

    Il ritratto di giovanetta è stato finalmente attribuito con sicurezza all'autore della Gioconda. I fori della verità



    3diTb

    MILANO - Tre fori sulla pagina di un incunabolo portano a Leonardo. Alla biblioteca nazionale di Varsavia è affiorata una prova che due studiosi (lo storico dell’arte inglese, Martin Kemp, professore emerito dell’università di Oxford e l’ingegnere francese Pascal Cotte, che con un suo speciale apparecchio ha già esaminato La Gioconda e la Dama dell’Ermellino) stavano cercando da tempo. Per determinare, senza più il minimo dubbio, che il disegno singolo su pergamena (sottoposto tre anni fa alla Eidgenössische Technische Hochschule di Zurigo all’analisi del carbonio 14) della Bella principessa proviene da un codice dal quale è stato staccato ed è un ritratto leonardesco del 1496. Non è quindi un’opera di ambiente tedesco del XIX secolo, quando gli artisti cosiddetti Nazareni rifacevano l’antico. (Come tale fu venduta da Christie’s a New York per 21.850 dollari nel 1998 ed è ora in mani private).

    tutto qua

    Sull'argomento anche questo libro
     
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  10. marie.
     
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    CITAZIONE
    «Macché Monna Lisa, la Gioconda
    era Pacifica Brandani, morta di parto»


    Lo storico Roberto Zapperi: diede alla luce il futuro cardinale Ippolito de' Medici, figlio illegittimo di Giuliano di Nemours


    20110623_gioconda



    ROMA - Macché Monna Lisa: semmai, donna Pacifica. Uno studioso di Roma pensa di poter dimostrare che il dipinto più famoso al mondo non eterni le fattezze di Lisa Gherardini, moglie del mercante di Firenze Francesco del Giocondo, bensì quelle di Pacifica Brandani da Urbino, morta pocodopo aver dato alla luce il futuro cardinal Ippolito de’ Medici, avuto in modo illegittimo nel 1511 da Giuliano, duca di Nemours (1479 - 1516). Giuliano l’aveva commissionato a Leonardo per darlo al figlio, che non aveva conosciuto la madre. Però, muore anche lui, prima di poterlo ritirare; e l’artista lo porta, con altri due quadri, in Francia. Questo, in soldoni, dice Roberto Zapperi (abita al Gianicolo, con un panorama che mozza il fiato), a lungo redattore al Dizionario biografico dell’Enciclopedia Treccani, intenso sodalizio con la moglie, Ingeborg Walter: scrivono anche libri a quattro mani.

    Zapperi è uno storico: analizza e racconta documenti. «A Clou, vicino ad Amboise dove Leonardo viveva - spiega Zapperi - il cardinale Luigi d’Aragona, che era insieme con il proprio segretario Antonio De Beatis, chiede di quei tre quadri all’artista, che di uno dice: è una donna che interessa al magnifico Giuliano de’ Medici». Ma non poteva essere Monna Lisa? «Certo no: perché Giuliano, tra il 1494 e il 1512, non è mai potuto tornare a Firenze, da dove era bandito». Ma ad Aragona, Leonardo afferma che è fiorentina. «Perché Giuliano non gli ha raccontato di dove lei fosse; del resto, era sempre la madre di un figlio illegittimo; quindi, che fosse di Firenze lo arguisce lui». D’altronde, aggiunge: «A quei tempi gli artisti non dipingevano per proprio diletto. Lo facevano se avevano una committenza».

    E il bello è che la storia è antica e poco indagata. Zepperi l’ha riscoperta e poi si è messo a caccia, corroborandola. Ne ha tratto un libro edito in Argentina e in Germania, e ora, riscritto e con più dati, in mano a Marsilio: «Vorrei che si intitolasse Addio Monna Lisa».

    Il nome di Pacifica l’aveva fatto, tanti anni fa, Carlo Pedretti, grande studioso di Leonardo, ma senza coltivarlo. In molti credono che Vasari, alla base dell’identificazione con Monna Lisa, non fosse alieno dal raccogliere tante chiacchiere. «Mi era successo di scrivere, con mia moglie, un libro - continua Zepperi - Ritratto dell’amata, in Italia edito da Donzelli. Avevo dedicato un capitolo a Ippolito de’ Medici, figlio di Giuliano». Tante ricerche negli archivi; documenti mai visti da nessuno. «Pacifica è sposata e Giuliano trascorre una decina d’anni a Urbino. Era un donnaiolo e un poeta. Al momento del parto, non c’era. E il bimbo viene abbandonato davanti a una chiesa. La madre che morirà di lì a poco, è documentato, glielo manda a dire a Roma, dove Giuliano era dal futuro papa Leone X, fratello di quattro anni maggiore: entrambi erano figli di Lorenzo il Magnifico».

    Ippolito viene rilevato dal padre che lo dà a balia; poi, crescerà all’ombra dello zio, divenuto Papa: Raffaello lo ritrae, a nemmeno sei anni, in un affresco delle Stanze in Vaticano. Il bambino, secondo la ricostruzione di Zapperi, domanda della mamma. Il babbo ha al servizio Leonardo, che vive nel Palazzo del Belvedere, in Vaticano, dal 1513 al 16, e pensa perfino a come prosciugare le paludi pontine. È a lui che Giuliano commissiona un ritratto da dare al bimbo, di soli quattro anni. «Forse, Medici descrive Pacifica a Leonardo». Un ritratto inventato o, al massimo, raccontato.

    Sta di fatto che Leone X va in guerra con la Francia. Manda Giuliano a capo degli armati nella Pianura Padana. «Era un po’ malmesso per via della tubercolosi - aggiunge Zapperi - a Firenze si ammala e muore. Non ha il tempo di ritirare il quadro. Leonardo lo porta in Francia, dove va anche perché Papa Leone aveva per pittore Raffaello. Il cardinal d’Aragona lo vede. Poi altri passaggi, perché Leonardo non vende quel quadro. Lo dona a Gian Giacomo Caprotti, suo pupillo e forse qualcosa di più; il Salaì, come era soprannominato, lo porta a Milano e ne trae copia: lo dice il suo testamento. Infine, lo acquista Francesco I e poi va al Louvre».

    Professor Zepperi, sicuro?
    «Certissimo: ho lavorato anni. E ho il vantaggio di essere uno storico: leggo i documenti, non mi occupo d’arte». Ma perché una notizia-bomba, come questa, è così poco nota? «Forse, perché non amo farmi pubblicità. Un mio amico dice che mi sono imboscato all’Enciclopedia Treccani. Non ho mai pensato all’Università: era uno schifo già ai tempi miei». Poi: «Su Monna Lisa non ci sono testimonianze; su Pacifica, quella del cardinal d’Aragona, da cui sappiamo che era un ritratto per Giuliano de’ Medici». Avrà tutti contro: «Mi importa assai poco. Io sono certissimo e mi basta». E fa pensare: Papa Leone e Giuliano ritratti da Raffaello, come Ippolito da bambino, che, quando sarà cardinale, anche Tiziano immortalerà. La madre ritratta da Leonardo. Una splendida galleria, con i migliori nomi del dipingere italiano.

    <il Messaggero

    Io amo Zapperi per cui crederò a lui ùù #storica seria
     
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  11. marie.
     
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    C'è un altro studio che conferma l'identificazione!

    CITAZIONE
    13/12/12 10:57 Pesaro (PU) – Il misterioso paesaggio alle spalle della “Gioconda” di Leonardo da Vinci è quello dell’antico Ducato di Urbino e del Montefeltro. E’ quanto sostengono la pittrice e fotografa di paesaggi Rosetta Borchia e la docente di Geografia fisica all’Università di Urbino Olivia Nesci, che dopo quattro anni di ricerche hanno dato alle stampe il risultato del loro lavoro scientifico: “Codice P: Atlante illustrato del reale paesaggio della Gioconda”, pubblicato da Mondadori Electa. A svelare tutti gli elementi che hanno portato a questa scoperta saranno le stesse autrici, domenica 16 dicembre, alle ore 17, all’Hotel Excelsior di Pesaro (viale Nazario Sauro 30/34), in un incontro promosso dallo stesso Hotel Excelsior e dalla Provincia di Pesaro e Urbino, a cui parteciperanno il presidente di Eden Viaggi Nardo Filippetti, il presidente della Provincia Matteo Ricci e l’assessore al Turismo della Provincia di Rimini Fabio Galli.

    Note come “cacciatrici di paesaggi”, Olivia Nesci e Rosetta Borchia già nel 2007 avevano scoperto nel Montefeltro sette paesaggi riconducibili alle opere pittoriche di Piero della Francesca. Contemporaneamente a queste ricerche, lo storico Roberto Zapperi aveva ritrovato, nel 2009, la vera identità della Gioconda, già dichiarata fin dagli anni ’50 dai più grandi storici di Leonardo (Chastel, Pedretti, Perrig).

    La donna ritratta, come confermano le due ricercatrici, è Pacifica Brandani, dama alla corte di Urbino, amante di Giuliano de' Medici, morta dando alla luce il figlio avuto da Giuliano. Alle sue spalle, una veduta aerea estesissima sull’antico Ducato di Urbino vista dalle alture della Valmarecchia, oggi territorio appartenente a Marche, Emilia Romagna e in parte Toscana. Mai le due ricercatrici avevano pensato di cercare lo sfondo della Gioconda. Al contrario, amano dire: “è Pacifica che ci ha cercato, che ci è venuta incontro”. Per entrare in quel paesaggio ed identificarlo, occorreva trovare la chiave con cui Leonardo l’aveva secretato. “Questa chiave – spiegano Borchia e Nesci - si chiama ‘compressione’, una tecnica di rappresentazione prospettica che coglie e sintetizza la bellezza. Dunque un nuovo paradigma del paesaggio, esperimento sulla realtà che assume un significato innovativo”.

    Tra i codici di Leonardo (codice Arundel, Royal Library -London), le due ricercatrici hanno rinvenuto anche alcuni disegni preparatori di quel paesaggio, mai prima d’ora riconosciuti. Due le possibili date in cui furono fatti quei disegni: 1502 (quando al seguito di Cesare Borgia spaziava in quei territori nella veste di Soprintendente generale alle fortificazioni militari) o 1516 (in un viaggio da Roma a Bologna, fatto insieme a Giuliano de’ Medici e Papa Leone X: lasciata la Toscana, si imboccava la via Ariminensis, proprio dentro il paesaggio dipinto da Leonardo). Tante altre curiosità verranno svelate durante la presentazione dell’Atlante, che propone ben 164 tavole illustrate (foto aeree, immagini satellitari, panoramiche, schemi geomorfologici) mettendo a confronto il paesaggio dell’opera e quello di oggi. L’ingresso è libero ma è necessario prenotarsi telefonando all’Associazione Montefeltro Vedute Rinascimentali, cell. 366.9508583; [email protected]

    Il Ducato di Urbino racchiuso nel paesaggio della “Gioconda”
     
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  12. marie.
     
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    gioconda

    CITAZIONE
    Non la fiorentina Lisa Gherardini e neanche il Salai ‘en travesti', amante e discepolo dell'artista rinascimentale, ma Pacifica Brandani, cortigiana di Urbino, amante di Giuliano de' Medici, duca di Nemours. La tesi non è del tutto nuova, già nel 1957 il grande studioso leonardiano Carlo Pedretti aveva fatto il suo nome ma senza approfondire la ricerca. L'ipotesi è stata ripresa ai giorni nostri dallo storico Roberto Zapperi che si basa su uno scritto dell'epoca che riporta un colloquio tra Leonardo e il cardinale Luigi d'Aragona in cui il pittore riferisce al prelato di aver dipinto il celebre ritratto per incarico appunto di Giuliano de' Medici. Inoltre, a supporto di questa tesi ci sarebbero anche alcuni studi che in passato avevano individuato nello sfondo del quadro il paesaggio del ducato di Montefeltro. Dalla relazione tra la Brandani e il duca nacque un figlio maschio presto rimasto orfano di madre e sembrerebbe che, proprio per colmarne la mancanza, l'erede della famiglia Medici avrebbe ordinato a Leonardo di dipingergli un ritratto, basato solo sulle sue descrizioni, in cui il bimbo potesse finalmente vedere la mamma.

    fondo ambiente

    CITAZIONE
    Since October 2009 we now have another candidate for the Lady at the Louvre. According to the Italian historian Roberto Zapperi the Mona Lisa painting depicts Pacifica Brandano or Brandani. For a number of years this woman was the mistress of Giuliano de' Medici (1479-1516) and bore him his illegitimate son, the future Cardinal Ippolito de' Medici (1511-1535). Roberto Zapperi seems to have been afraid of nobody being interested in his research with regard to Pacifica Brandano. Again, Leonardo da Vinci and "Mona Lisa" had to serve as the attraction in this case. That would be the only explanation why he makes the completely unscientific claim that the Lady at the Louvre is Pacifica Brandano. In Antonio de Beatis' travel diary we find the following entry dated 10th October 1517: "Our master went with the rest of us to one of the suburbs [of Amboise] to see Messer Leonardo Vinci of Florence, an old man of more than seventy [Leonardo was 65 years old], the most outstanding painter of our day. He showed the Cardinal [Luigi of Aragon] three pictures, one of a certain Florentine woman portrayed from life at the request of the late Magnificent Giuliano de' Medici, another of the young St. John the Baptist as a young man, and one of the Madonna and Child set in the lap of St. Anne. All three works are quite perfect, though nothing good can now be expected from his brush as he suffers from paralysis in the right hand [after a stroke in early 1516]" (in: The Travel Journal of Antonio de Beatis – Germany, Switzerland, the Low Countries, France and Italy, 1517-1518. Translated from the Italian by J.R. Hale and J.M.A. Lindon. Edited by J.R.Hale. London 1979, p. 132)

    kleio
     
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    Oggi Leonardo da Vinci avrebbe compiuto 561 anni!

    Alcune quotes dal Codice Atlantico:

    CITAZIONE
    Chi tempo ha e tempo aspetta, perde l'amico e danari non ha mai. (Codice Atlantico, 4)

    CITAZIONE
    Chi non stima la vita, non la merita. (Codice I, 15)

    CITAZIONE
    Life is pretty simple: You do some stuff. Most fails. Some works. You do more of what works. If it works big, others quickly copy it. Then you do something else. The trick is in the doing something else. It had long since come to my attention that people of accomplishment rarely sat back and let things happen to them. They went out and happened to things.


    Edited by ‚dafne - 21/5/2014, 15:48
     
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    La morte di Leonardo da Vinci

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    494 anni fa se ne andava l'indiscusso genio del Rinascimento. Ecco la sua storia e il suo testamento

    Leonardo da Vinci morì il 2 maggio 1519. Questo evento, tanto semplice nella sua normalità, è però ricco di antefatti, racconti, leggende e riletture storiche, inevitabili nel caso di una figura complessa come quella dell'indiscusso genio del Rinascimento, che oggi rivive, in versione remix, nella serie Da Vinci's Demons. A rendere così movimentato l'evento era stato lo stesso Leonardo (1452-1519), che aveva redatto un testamento indicando ai posteri le sue volontà per quella che sarebbe dovuta essere la sua tomba. Evoluzioni e riletture invece furono opera del caso, del corso della storia, degli estimatori del genio italiano e di semplici curiosi che, indagando sulla morte di Leonardo, intendevano carpirne i segreti sulla vita.

    Il testamento era stato fatto poco prima di quel 2 maggio, alla fine di aprile, il che lascia supporre come Leonardo sentisse ormai di essere prossimo alla sua dipartita. Per quale ragione, però, non è chiaro. Non sappiamo infatti se soffrisse di qualche malattia: sembra in effetti probabile che negli ultimi tempi la mano destra del maestro fosse paralizzata, ma non si conoscono le cause di questa paresi. Di certo, però, Leonardo si trovava nei pressi di Amboise, al castello di Cloux (o Clos Lucé), al momento della stesura del testamento.

    La Francia era diventata la sua patria da circa tre anni, da quando cioè aveva smesso di girovagare per l'Italia per trasferirvisi su invito del sovrano Francesco I. Questi era un così grande estimatore del genio italiano che Leonardo, si dice, morì praticamente tra le sue stesse braccia, come mostra anche il dipinto di Jean Auguste Dominique Ingres (sebbene, anche qui, le teorie siano discordanti).

    Nel suo testamento Leonardo disponeva, tra l'altro, che i suoi preziosi manoscritti con la caratteristica grafia a specchio – forse anche il suo Codex Leicester, il più costoso reperto del genere al mondo - andassero all'allievo Francesco Melzi; un giardino di sua proprietà fuori Milano al domestico Battista de Vilanis e al suo allievo Salaì (Gian Giacomo Caprotti); alla domestica qualche soldo e un mantello foderato di pelliccia. Le sue volontà in merito alla sepoltura furono altrettanto chiare: una volta morto, Leonardo voleva essere seppellito nella cappella di Saint-Florentin ad Amboise. Ma la distruzione della chiesa, negli anni a seguire, portò a trasferire i presunti resti di Leonardo nella cappella di Saint-Hubert nel Castello di Amboise, dove sono tutt'oggi.

    Che lì dentro ci siano proprio le spoglie del genio dietro l' Uomo Vitruviano (la cui paternità leonardesca è stata messa in discussione) non è però del tutto certo. Infatti alcune profanazioni di tombe potrebbero aver confuso e disperso i resti di Leonardo. Anche con l'intenzione di far luce sulla loro identità, qualche tempo fa venne avanzata l'ipotesi di riesumare le spoglie. Ma non solo: l'obiettivo, alquanto discusso, era anche quello di cercare nell'eventuale teschio del genio indizi circa la sua somiglianza con quello della Monna Lisa, che secondo alcune tesi non sarebbe altri che un Leonardo mascherato.

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  15. Nainerouge
     
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    Posso dirvi che per lavoro sono stata nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, cioè davanti al Cenacolo, per un'ora e mezza? Con nessuno a parte un giornalista, due fotografi e il mio responsabile?

    È bellissimo, rovinatissimo ma bellissimo.
    E capisco tutto il fascino e le ipotesi che ha suscitato. Così come più conosco Leonardo più capisco perché si fosse creata una sinergia con Cesare.
     
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173 replies since 18/8/2012, 12:54   4336 views
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