Omosessualità nel Rinascimento

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    “Grande peccato è quello di questa città, la Sodomia, per il quale Iddio non ti vuol vedere, Firenze: di questo n’è pieno el popolo. Se tu non vi provvedi, Firenze, Iddio ti farà pericolare. Provedivi, Firenze, e ponvi le pene gravi a chi in questi incorresse, altrimenti guai, guai a te, se non lo fai.”

    Correva l’anno 1494, e con queste crude parole un illustre personaggio, protagonista indiscusso della scena politica e religiosa di Firenze, invertiva la tendenza di una città, storicamente tollerante. Era un semplice frate, divenuto celebre per i suoi sermoni di austerità e devozione, un predicatore contro la corruzione ed il peccato, un profeta intriso di magia che si opponeva ad una Roma marcia ed appassita, ad una Chiesa che stava crollando sotto le languide carezze dei Papi, durante sporchi fescennini vaticani. Era un semplice frate ossessionato dal peccato.Correva l’anno 1494: il Rinascimento era alle porte, un nuovo mondo chiamato America prendeva forma e colore nel mappamondo, e, a Firenze, venne il tempo di Girolamo Savonarola.

    tutto qua
    CITAZIONE
    SAVONAROLA: AL ROGO I SODOMITI!

    Era certo molto più rischioso, per non dire suicida, rincorrere uomini e giovinetti nel periodo del Rinascimento in Italia, quando infastidire fornaretti, setaioli, chierici e farsettai veniva duramente punito: soprattutto con forti ammende a Firenze, soprattutto con la decapitazione e il rogo oppure con l' esilio a Venezia, senza contare la gogna, le frustate, il taglio del naso e le ricorrenti proposte legislative, non approvate, di castrare o evirare i maschi nefandi. Le torture più feroci Romano Canosa, noto pretore del lavoro in Milano, autore tra l' altro di una Storia della prostituzione in Italia dal Quattrocento alla fine del Settecento, studioso di minoranze perseguitate del passato, ha scritto Storia di una grande paura (editore Feltrinelli, pp. 192, lire 35.000), in cui attraverso le invettive di predicatori lunatici, atti di processi feroci (per affrettare le confessioni venivano torturate anche le vittime della violenza), scritti di apocalittici moralisti, lettere di allegri sporcaccioni, racconta di quanto se la passavano male, a Venezia e a Firenze nel Quattrocento, i sodomiti incalliti o casuali. Il maledetto e abominando e detestando peccato, il peccato contro natura, il puzzolente peccato, la turpitudine brutta, gli abusi porcini, l' enormis criminis, la pratica innominabile, il maledetto vizio, la lorda brama rea vituperevole, la lascivia over luxuria molto vituperosa, vergognosa et detestanda, non riguardava solo l' atto carnale tra uomini: il vero delitto era la sodomia, omosessuale o eterosessuale, per cui il veneziano Consiglio dei Dieci, l' organo di massima sicurezza dello Stato, veramente assatanato contro questo delitto, arrivò nel 1468 a obbligare i chirurghi a denunciare anche le donne "che favoriscono tale vizio e sono rotte nelle parti posteriori". Con le donne, spose ubbidienti o meretrici generose, la giustizia veneziana fu spesso meno severa che con i "pazienti" uomini: anche se qualche avogadore proponeva di decapitarle e bruciarle in piazza, la maggior parte delle sodomizzate, consenzienti o no, veniva semplicemente bandita dalla città, per sempre o anche solo per qualche anno, come capitò nel 1484 alle prostitute "ree confesse" Clara di Corfù e Marieta di Verona, non ancora dodicenni. Più disgraziata Rada de Jadra, ruffiana che fu decapitata e bruciata per aver costretto le sue prostitute a farsi sodomizzare. Sino alla metà del ' 200 c' era stata verso l' omosessualità una certa tolleranza, con predicatori che denunciavano l' abominio e papi e governi che lasciavano correre, mentre fioriva una letteratura gay e le passioni tra uomini potevano anche essere discusse pubblicamente, come racconta John Boswell in Cristianesimo, tolleranza, omosessualità (Leonardo editore) che si ferma all' inizio del ' 400; ed è da qui che parte la ricerca di Canosa su quella che fu in quel tempo, come dice il titolo del suo libro, "una grande paura". Una paura irrazionale come furono le altre paure di un' epoca superstiziosa, violenta e leggiadra: paura dei turchi, considerati crudelissimi sporcaccioni, oltre che pericolosi nemici della cristianità, paura degli eretici che sin dall' XI secolo venivano giudicati anche protervi fornicatori, paura delle donne che erano il massimo della schifezza con i loro 102 vizi, almeno secondo Pelayo, paura delle streghe che, tra gli altri orrori, praticavano anche la sodomia con il gelido diavolo. In pratica tutti i nemici di allora, i fantasmi che volevano cancellare Dio e distruggere l' Occidente, condividevano lo sporchissimo vizio, il lordo cancro. Capitava che i sodomiti non fossero né turchi, né eretici, né donne, né streghe: ma la loro nocività era ugualmente apocalittica, tanto che non solo i predicatori ma anche i legislatori si impegnavano indefessamente per estirpare il putrido peccato che provocava, secondo il consiglio dei Dieci, "la ira de la Maestà Divina contro el Stado", e costringeva il Signore a comportarsi come con Sodoma e Gomorra: inviando ricorrenti epidemie di peste che decimavano la popolazione, oppure spaventosi incendi e nubifragi e minacciando la totale distruzione e cancellazione delle città piagate dal peccato. Gli Ufficiali di notte In difesa delle città e dell' amor di Dio vegliavano a Firenze gli Ufficiali di Notte, a Venezia i Signori di Notte, che non solo sollecitavano delazioni, ma instancabilmente percorrevano le strade e irrompevano nelle case alla ricerca di esecrandi peccatori da arrestare, processare, condannare, magari con un po' più di severità verso i poveracci e di comprensione verso i nobili e i ricchi mercanti. E certo gli speciali magistrati antivizio avevano un gran da fare: soprattutto a Firenze, che sin dal Trecento veniva chiamata "Città sodomitica", tanto che in Germania i sodomiti venivano chiamati "florenzer". Verso il secondo decennio del ' 400 gli omosessuali dovevano essere così numerosi che per non spopolare la città con tagli della mano, castrazioni, morte sul rogo, pene previste con le vecchie leggi, i legislatori chiusero un occhio sull' ira divina e sulle sue pestilenze, e istituirono le pene pecuniarie. Ci fu un momento in cui si calcolò che almeno un uomo su quattro si appassionava a giovinetti ma anche a vecchioni (secondo le ricerche dei magistrati, l' età media dei partner attivi era di 27 anni, ma la gamma dei volonterosi amatori andava dai 10 agli 83 anni), il che rendeva impossibile perseguirli tutti: nei settant' anni di vita, prima di essere cancellata nel 1502, allo scopo di attenuare un po' la nomea sodomitica della città, gli Ufficiali di Notte istruirono diecimila processi con 2000 condanne: tra gli imputati prevalevano calzolai, rigattieri, tessitori; tra le famiglie nobili, anche se più protette, ce ne erano di incallite: nei registri dei sodomiti il nome Rucellai appare dodici volte, Cavalcanti otto, Frescobaldi quattro, Machiavelli quattro, Medici nove, Pitti sei. E se Bernardino da Siena agli inizi del ' 400 predicava furibondo la dannazione dei sodomiti poetando ad esempio la pia Venezia che li metteva sul rogo, sempre a Firenze alla fine del secolo, Gerolamo Savonarola se la prendeva ancora con le leggi troppo blande e rivolgendosi ai troppo teneri magistrati tuonava: "Io vorrei vedere che voi facessi un bel fuoco, dua o tre, là in piazza, di questi soddomiti o maschi o femmine, ché si truova anche delle donne che attendono a quello scellerato vizio... Non punite di denari né secretamente, ma fate fuoco, che ne senta tutta l' Italia". Come racconta l' appassionato e minuzioso Canosa, non furono soltanto i predicatori d' assalto e il ceto politico ad occuparsi di sodomia: la letteratura minore del secolo dedicò all' inclinazione scritti poetici per condannarla, per prenderla in giro, per descriverne gli esiti passionali. Ma dalle lettere che per esempio all' inizio del ' 500 Niccolò Machiavelli scambiava con l' amico Vettori, si capisce che la vituperata e perseguitata sodomia poteva entrare tranquillamente nella vita dei fiorentini meno impressionabili e più privilegiati. Scrive per esempio il Machiavelli, spettegolando di sé e degli altri: "El conte Orlando è guasto di nuovo d' un garzone..." e parlando di un altro amico dedito alla caccia di ragazzotti, "e quello intrattenendolo e trovatogli la vena larga et più volte baciatogliene... e se lo messe nel carnaiuolo di drieto!". Un quesito senza risposta Chi pensa che l' omosessualità oggi sia più diffusa, si sbaglia: in tempi di forte repressione, per esempio nel ' 400, essa era soltanto meno visibile, non tanto perché rappresentava un peccato contro la morale o un atteggiamento riprovato dalla società, quanto perché, se scoperti, si rischiavano sia la borsa che la vita. L' ossessione dei governi per acchiappare i sodomiti con l' insensato proposito "di estirpare el vizio contro natura" partiva anche da ragioni demografiche, così almeno pensa Canosa: e per esempio le vittime della peste del 1347 furono a Firenze 80 mila, su una popolazione che non raggiungeva le 120 mila persone. La sodomia, come gridava San Bernardino, interferiva non solo con la grazia di Dio, ma anche con la indispensabile ripopolazione. Mentre a Venezia una delle cause sia della bassa natalità che della fiorente sodomia, era il fatto che gli uomini amavano restare scapoli sino ai 40 anni: tra i nobili della Serenissima, nel XVI secolo, il cinquantuno per cento in età matrimoniale era ancora scapolo e nel XVIII addirittura il sessantasei per cento. Gli uomini non si sposavano perché appassionati sodomiti o diventavano sodomiti perché non si sposavano? Il quesito non ha risposta: anche perché allora, come oggi, non mancavano gli omosessuali che prendevano moglie e i mariti che diventavano omosessuali. Comunque quel ciclo repressivo contro la sodomia fu molto lungo, la tolleranza arrivò solo alla fine dell' Ancien régime.
    di NATALIA ASPESI

    repubblica

    Edited by phèdre - 6/6/2014, 18:01
     
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    Non leggete se siete impressionabili: la pera è quella roba spaventosa che abbiamo visto usare contro gli omosessuali in Borgia 2.

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    La pera rettale, al pari di quella vaginale e orale, è stato uno strumento di tortura usato nel medioevo dall'inquisizione, il suo impiego era previsto per i presunti omosessuali passivi. Come nella versione vaginale, lo strumento è costituito da tre segmenti in bronzo, i quali, in posizione chiusa, danno allo strumento l'aspetto di una pera. Girando una chiave posta sul "picciuolo", tramite una vite interna, i tre spicchi si espandono in modo uniforme, distanziandosi uno dall'altro. La versione destinata agli omosessuali, dovendo entrare nell'orifizio anale, risulta di dimensioni minori di quella vaginale. Le modalità d'uso erano a discrezione del carnefice, allo scopo comunque di lacerare in modo progressivo, ano e intestino retto.

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    Li mortè non avevano pietà ! Comunque avevano un bel coraggio a inveire e fare roghi quando la Chiesa stessa pullulava di sodomiti, in più non mi ricordo dove , ma lessi di molti omosessuali nelle file degli inquisitori, se ritrovo l'articolo o il libro faccio un sunto.
     
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  4. lucrezia97
     
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    Le argomentazioni utilizzate dai sodomiti per giustificare il loro amore omosessuale.

    CITAZIONE
    E' ovvio che non tutti avranno avuto il coraggio (o l'incoscienza) del Bazzi. Tuttavia anche chi era meno sfrontato di lui aveva a sua disposizione una serie di argomentazioni piu' o meno serie per difendere il suo amore. Ecco le principali.

    I ) Che se pure in teoria la sodomia e' generalmente esecrata, la praticano tutti. Cosi nel famoso processo ad Arnold de Verniolle, del 1323, un ragazzo diciottenne cerca di sedurre Arnold, argomentando che "molti buoni uomini facevano nel predetto modo, ed egli rispose che si e, come aveva sentito dire, persino i religiosi"t'. Lo stesso Arnold aveva dichiarato in altra occasione "che avrebbe ben da fare il signor vescovo se volesse arrestare tutti quelli attualmente infettati da detto crimine a Pamier, poiche' erano piu' di mille e tre"62.

    2) Che anche i papi ed i re amano la sodomia. Cosi il Cammelli, accusato di praticarla, ribatte: Se questa e' infamia, gli e' mia infamia antica, / e di Roma e del Pana e del suo clero 63. Tale argomento e' talmente noto da essere spesso messo in bocca ai perso naggi omosessuali da scrittori che omosessuali non erano. Cosi, nella gia' citata commedia, argomenta Cavicchiolo alla consorte che si stupisce che egli preferisca aver fama di sodomita che di ladro: "I re si dilettano di sodomia, ma non rubano. Gli dei hanno amato i ragazzi: cosa c'e' di male se anche Cavicchiolo ama? " 64,

    3) Che non solo "lo" fanno i grandi della Terra, ma persino gli dei della mitologia greca. E questa la risposta scelta dal Cellini quando uno scultore rivale lo zittisce in pubblico dicendo: "Oh sta' cheto, soddomitaccio! ". "O pazzo," replica Benvenuto, "tu esci dei termini: ma Iddio 'I volessi che io sapessi fare una cosi' nobile arte, perche' e' si legge ch'e' I'uso' Giove con Ganimede in paradiso e qui in terra e' la usano i maggiori imperatori e i piu' gran re del mondo. Io sono un basso ed umile omiciattolo, il quale ne potrei ne saprei impacciarmi d'una si mirabil cosa"65.

    4) Che col coito sodomitico non si prendono malattie veneree. Cosi conclude il Cammelli, che nel sonetto "Madonna, alla franciosa son vestito", lamenta di essersi "infranciosato" (ossia di aver preso la sifilide): Ora attendete (considerate) un poco / a quanto strazio se ritrova al mondo / chi toglie (sceglie) il quadro (vulva) e lascia stare il tondo (ano)66. E un'argomentazione che dovette aver fortuna in tutta Europa se ancora nel I623, al processo contro Theophile de Viau, uno dei capi d'imputazione fu proprio quello di aver dichiarato"che era tormentato da uno scolo, e che tutte le volte che si assentava dalla compagnia carnale dei ragazzi, il che diceva con termini assai volgari, non mancava mai di prendersi lo scolo"67.

    5 ) Che migliora la vista perche' spurga gli umori nocivi dal corpo. Cosi ancora Francesco Beccuti: Roma, Venezia, Fiorenza e Bologna / ed ogni altra citta' c'ha del civile, / desta fa quel mistier, dormendo il sogna; / e' mestier reverendo e signorile, (degno di preti e signori) / che ci assotiglia la vista e l'ingegno 68. E il gia' citato Bouchard a spiegarci meglio perche' la sodomia gioverebbe alla vista, secondo l'antica teoria degli "umori" del corpo: "Si dice schiarirsi la vista perche' facendosi molta meno effusione di sperma nel bugerar che nel chiavar (dato che l'estremo piacere che se ne prova, fa eiaculare quasi immediatamente) gli spiriti non si dissipano molto, e per conseguenza la vista non si indebolisce; al contrario essa si ristora e rinforza, per il sommovimento degli spiriti che questa volutta' causa per tutto il corpo, che essendo troppo rapida e impetuosa non li lascia interamente dissolvere ne dissipare"69. Anzi, secondo l'informatore di Bouchard, un medico francese di Roma, la sodomia e' ottima contro le emorroidi, le irritazioni intestinali (per cio' consigliata anche da Ippocrate!) e insomma, per la salute. Persino nelle barzellette riappare l'argomento: "L'ho fatto", diceva #n ribaldo, "per chiarir la vista". "Questo non e' vero, figliuolo", rispose il confessore. "Se fosse cosi', vedrei fin a Napoli" 70.

    6) Che le donne sono un sesso perfido e inferiore: "Ne sono (...) alcuni, li quali della divina et humana legge scordati Venere mascula diletta, con dar pessimo esempio alla imperita moltitudine. Ascrivon o al femineo sesso della loro intemperantia la cagione; affermano le donne esser insolenti, impie, crudeli, e de costumi intollerabili; la lor faccia e bellezza non esser altro che fuoco, cerusa, unti e roscio adulterino, cosa fastidiosa"71. E se tutto questo non bastava per mettere a posto la coscienza, si poteva sempre improvvisare su due piedi una scusa, come fece quel tale che accusato di aver sodomizzato un ragazzo con cui dormiva (era normale all'epoca coricarsi in due o piu' nello stesso letto per scaldarsi) si era scusato dicendo che nel sogno o dormiveglia aveva pensato di avere un rapporto con una donna72.Naturalmente questo tipo di argomentazioni raffazzonate non convinceva sempre: spesso anzi ce ne si faceva beffe, proprio come il Bellincioni: Voi errate com'un, del qual dico io, / che, dormendo con un, gliel meno' bene, / poi d isse: Io m i cred ea ch e fusse il mio .

    Fonte: www.neurolinguistic.com/proxima/articoli/art-33.htm
     
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    Ahahah alcune sono bellissime (altre sono terribili) però ecco anche il doversi giustificare con argomentazioni "ragionevoli" è indicativo XD
    Grazie!
     
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    Fatto trovato su "Forse non tutti sanno che a Roma..." di Ilaria Beltramme: nel '500 nella chiesa di San Giovanni a Porta Latina si celebravano matrimoni tra omosessuali. Riferiva Montaigne:

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    S. Giovanni a Porta Latina, chiesa nella quale certi Portoghesi avevan fondato anni fa una strana confraternita: si sposavan fra maschi alla messa, con le stesse cerimonie che noi usiamo per il nostro matrimonio, facevan comunione insieme, leggevano lo stesso nostro vangelo nuziale e poi dormivano e abitavano insieme.

    Il Tribunale Criminale del Governatore arrestò il 20 luglio 1578 undici imputati che vennero condannati al rogo il mese dopo.
     
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    Be’ ma interessantissimo questo *__* avrei preferito una fine senza rogo, però davvero curioso che esistessero delle forme di matrimonio gay anche all’epoca, anzi forse erano quasi organizzati meglio di oggi. Mi domando da quanto andasse avanti come pratica 🤔
     
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    Vero? Sembra che non se ne sappia molto più di così perché la Chiesa non ne ha certo parlato e se si hanno queste informazioni è solo per Montaigne e per le notizie dell'arresto! Beltramme:

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    Trovato un saggio che si può leggere gratis! Matrimoni omosessuali nella Roma del tardo Cinquecento: su un passo del «Journal» di Montaigne
    di Giuseppe Marcocci.
     
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