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.CITAZIONENapoli: Presepe del 1478 di Pietro e Giovanni Alamanno proveniente dalla chiesa di San Giovanni a Carbonara, oggi al Museo della Certosa di San MartinoCITAZIONEFaremmo un torto alla storia del presepe, se parlassimo soltanto di quello napoletano e non anche del presepe rinascimentale del secolo XV.Eccellono in quel periodo opere d’arte quali le maioliche invetriate e policrome dei Della Robbia e bassorilievi di veri e grandi artisti come quello del rossellino nella chiesa di Sant’Anna a Napoli.
Cominciano a configurarsi presepi veri e propri come quelli scolpiti in legno di gusto nordico. (ad esempio le figure degli Alamanno in San Giovanni a Carbonarsa a Napoli)
Ed ancora assai espressive sono le figure di Giovanni di Nola in cui è già marcatamente presente accanto all’ampio respiro delle opere rinascimentali un’attenta ricerca di carattere tipica di tutti i presepi napoletani.
Nello stesso periodo rinascimentale hanno il loro sviluppo i presepi pugliesi e lucani.
Sono presepi del tutto particolari che occupano un’intera cappella o addirittura il transetto destro o sinistro di una chiesa.
Anche qui non mancano pastori di tipo popolare, ma nel paesaggio si distingue subito nella sua grandiosità la scena sacra a differenza dei presepi napoletani.
Tutti questi presepi di cui quello materano incastonato nei Sassi assume una dimensione unica,sono quasi tutti policromati.
L’artista più noto del presepio pugliese è Stefano da Putignano un autentico caposcuola.
fonte
Presepe di Leonessa (XV secolo):CITAZIONEWhilst the term “Christmas” first became part of the English language in the 11th century as an amalgamation of the Old English expression “Christes Maesse”, meaning “Festival of Christ”, the influences for this winter celebration pre-date this time significantly.
Winter festivals have been a popular fixture of many cultures throughout the centuries. A celebration in expectation of better weather and longer days as spring approached, coupled with more time to actually celebrate and take stock of the year because there was less agricultural work to be completed in the winter months, has made this time of year a popular party season for centuries.
Whilst mostly synonymous with Christians as the holiday commemorating the birth of Jesus (the central figure of Christianity), celebrating on the 25th December was a tradition that was borrowed, rather than invented, by the Christian faith and is still celebrated by Christians and non-Christians alike today. Indeed the Roman celebration of Saturnalia, in honour of Saturn the Harvest God, and the Scandinavian festival of Yule and other Pagan festivals centred on the Winter Solstice were celebrated on or around this date. As Northern Europe was the last part of the continent to embrace Christianity, the pagan traditions of old had a big influence on the Christian Christmas celebrations.
The official date of the birth of Christ is notably absent from the Bible and has always been hotly contested. Following the instigation of Christianity as the official religion of the Roman Empire in the latter part of the 4th century, it was Pope Julius I who eventually settled on 25 December. Whilst this would tie in with the suggestions of the 3rd century historian Sextus Julius Africanus that Jesus was conceived on the spring equinox of 25 March, the choice has also been seen as an effort to ‘Christianise’ the pagan winter festivals that also fell on this date. Early Christian writers suggested that the date of the solstice was chosen for the Christmas celebrations because this is the day that the sun reversed the direction of its cycle from south to north, connecting the birth of Jesus to the ‘rebirth’ of the sun.
In the Early Middle Ages, Christmas was not as popular as the Epiphany on 6 January, the celebration of Jesus’ baptism and the visit from the three kings. Indeed, Christmas was not originally seen as a time for fun and frolics but an opportunity for quiet prayer and reflection during a special mass. But by the High Middle Ages (1000-1300) Christmas had become the most prominent religious celebration in Europe, signalling the beginning of Christmastide, or the Twelve Days of Christmas as they are more commonly known today.
The medieval calendar became dominated by Christmas events starting forty days prior to Christmas Day, the period we now know as Advent (from the Latin word adventus meaning "coming") but which was originally know as the "forty days of St. Martin" because it began on 11 November, the feast day of St Martin of Tours.
Although gift giving at Christmas was temporarily banned by the Catholic Church in the Middle Ages due to its suspected pagan origins, it was soon popular again as the festive season in the Middle Ages became a time of excess dominated by a great feast, gifts for rich and poor and general indulgence in eating, drinking, dancing and singing.
Many monarchs chose this merry day for their coronation. This included William the Conqueror, whose coronation on Christmas Day in 1066 incited so much cheering and merriment inside Westminster Abbey that the guards stationed outside believed the King was under attack and rushed to assist him, culminating in a riot that saw many killed and houses destroyed by fire.
Some well known modern Christmas traditions have their roots in the Medieval celebrations:
Christmas or Xmas? Although many people frown upon the seemingly modern abbreviation of Xmas, X stands for the Greek letter chi, which was the early abbreviation for Christ or the Greek ‘Khristos’. The X also symbolises the cross on which Christ was crucified.
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historic-uk
Canti natalizi rinascimentali:CITAZIONECarole e mottetti del Rinascimento per rivivere la spiritualità del Natale
I canti natalizi d'epoca medievale e rinascimentale assumono oggi toni al limite della provocazione; risuonano quasi come un monito, nella loro abissale distanza dai vuoti e incalzanti richiami consumistici che quotidianamente accompagnano il periodo d'Avvento. Melodie scarne, come fossero scolpite nella roccia, così vere ed essenziali, nel conferire giusto peso e rilievo all'Evento che vanno celebrando, da risultare a tratti imbarazzanti; brani che, alle nostre orecchie di uomini ormai del Terzo Millennio, possono quasi assumere il senso di una sorta di "esercizio spirituale", utile per addentrarsi nell'autentico clima del Santo Natale. A partire dalla semplicità e immediatezza dell'atmosfera festosa che anima il cd Gabriel's Greeting (pubblicato da Hyperion e distribuito da Sound and Music), all'interno del quale il gruppo Sinfonye recupera alcune testimonianze della tradizione cattolica inglese compresa tra XIII e XV secolo; una policroma sequenza di composizioni corali e strumentali "a tema", dove carole e mottetti si alternano a vivaci pezzi dal carattere popolare e dall'andamento quasi danzante, sull'accompagnamento di liuto, ghironda, fiddle (una sorta di violino medievale) e percussioni. In uno spirito di gioia spontanea che nulla toglie alla profonda vena spirituale della raccolta, come testimonia la splendida Ave Maria, virgo virginum, gioiello devozionale incastonato in un codice risalente alla metà del '200. Con sfumature maggiormente riflessive e meditative, nell'album Old World Christmas (pubblicato da Archiv e distribuito da Universal Music Italia) l'ensemble vocale americano Pomerium, diretto da Alexander Blachly, ripercorre l'antico repertorio natalizio a 360 gradi; un affascinante viaggio nella musica sacra si traduce in un progetto di alto valore storico e artistico, in cui le originali melodie gregoriane monodiche vengono affiancate alle più tarde elaborazioni a più voci, realizzate dai maggiori esponenti della scuola polifonica rinascimentale. Meritano una citazione particolare alcuni degli assoluti capolavori che Blachly e compagni rileggono con tecnica ineccepibile e sincera partecipazione: Preter rerum seriem di Desprez, Conditor alma siderum di Dufay, O Sapientia di Ramsey e Reges Tharsis et insulae di Byrd.
avvenire
Poi ci sono queste foto graziosissime di un Natale rinascimentale organizzato ad Urbino:
Edited by phèdre - 29/11/2016, 21:11. -
xcusemymonkey.
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Il ragazzino con gli occhiali e poi vestito da cortigiano è EPICO, per non parlare del ragazzone che mi ricorda Giovanni De' Medici.
Comunque notizie interessantissime, anche se non sono esattamente una fan dei lavori dei Della Robbia... Insomma, in mezzo a tutti gli eccessi, sicuramente si dava al Natale un significato diverso anche se questa ''semplicità'' mi ricorda più il Medioevo che il Rinascimento.. -
marie..
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I colori mi disturbano però sono bei lavori <3
E ovviamente ho trovato un dolce tipico ùù è della corte estense a partire dal XV secolo - quindi l'avrà mangiato Lucrezia! Inoltre pare che "pampapato" derivi da "Pane del Papa", quindi c'entrerà pure con Alessandro VI.CITAZIONEIl Pampapato e la Corte Estense
Nella provincia ferrarese, le origini storiche dell’arte culinaria sono legate alle fastose tradizioni della Corte degli Estensi dove il dolce era noto e apprezzato fin dal XV secolo.
I primi riferimenti al prodotto possiamo trovarli nel Libro della Interada della Casa Estense dove si racconta che il Duca Borso d’Este, in data 11 novembre del 1465, consegnò ad un suo maggiordomo “un ducato d’oro da mettere dentro un panpepato che sarebbe poi stato offerto agli invitati”.
Contemporaneamente operava presso la Corte di casa d’Este uno dei più famosi cuochi dell'epoca, Cristoforo da Messisbugo, creatore di piatti unici che tuttora rappresentano in modo superbo l’espressione culinaria delle risorse alimentari locali.
Grazie al suo trattato di scalcheria del 1549, ovvero una raccolta delle preparazione gastronomiche offerte alla corte, veniamo a conoscenza dell’esistenza di Panpepati di zucchero.
A darne notizia è lo storico toscano Righi Parenti, il quale ci lascia testimonianza di un ulteriore dettaglio rilevante ai fini della presente relazione storica, descrivendo la forma come identica a quella attuale, ovvero: “a forma di cupoletta, come lo zucchino degli alti prelati, reso bruno da un’abbondante glassa di cioccolato che gli donava una certa aristocrazia in quel tempo quando il cacao era alimento prerogativa dei signori ”.
Il passaggio del dolce dal Convento del Corpus Domini di Ferrara alla Corte Estense, viene confermato dal particolare legame che quest’ultima aveva con il monastero.
Infatti, all’interno del Convento, sono presenti le tombe in cui hanno avuto sepoltura alcuni appartenenti alla famiglia d'Este quali Ercole I, Eleonora d'Aragona, Alfonso I, con la sua seconda moglie Lucrezia Borgia, Alfonso II ed, infine, Eleonora (figlia di Alfonso I d’Este) e Lucrezia (figlia di Ercole II), che vissero a lungo la loro vocazione monastica in questo luogo.
fonteCITAZIONELa lunga strada
dai Tre Grandi Pani medievali
al Panettone
[....] La vera origine del panettone va ricercata nell’usanza diffusa nel medioevo di celebrare il Natale con un pane più ricco di quello di tutti i giorni. Un manoscritto tardo quattrocentesco di Giorgio Valagussa, precettore di casa Sforza, attesta la consuetudine ducale di celebrare il cosiddetto rito del ciocco. La sera del 24 dicembre si poneva nel camino un grosso ciocco di legno e, nel contempo, venivano portati in tavola tre grandi pani di frumento, materia prima per l’epoca di gran pregio. Il capofamiglia ne serviva una fetta a tutti i commensali, serbandone una per l’anno successivo, in segno di continuità.
Anche un’altra realtà storica avvalora la derivazione del panettone dal grande pane di frumento natalizio: fino al 1395 tutti i forni di Milano (tranne il prestino dei Rosti, fornitore dei più abbienti) avevano il permesso di cuocere pane di frumento solo a Natale, per farne omaggio ai loro clienti abituali. L’abitudine di consumare pane di frumento a Natale, quindi, è molto antica. Non c’è da stupirsi, perché molte altre città italiane ed europee condividevano l’usanza del pane arricchito della festa. Solo quello di Milano, però, è diventato il panettone.
Di questa lunga evoluzione sono documentate alcune fasi. Nel 1606, secondo il primo dizionario milanese-italiano (Varon milanes), il Panaton de Danedaa era un Pan grosso, qual si suole fare il giorno di Natale, per Metafora un’inetto [sic], infingardo, da poco. Francesco Cherubini ce ne dà una descrizione più ricca nel suo celebre Vocabolario milanese-italiano in cinque volumi (stampato tra il 1839 e il 1856; il terzo volume M-Q è del 1841). Il Panattón o Panatton de Natal come una Spe[cie] di pane di frumento addobbato con burro, uova, zucchero e uva passerina (ughett) o sultana, che intersecato a mandorla quando è pasta, cotto che sia risulta a molti cornetti. Grande e di una o più libbre sogliamo farlo solo a Natale; di pari o simil pasta ma in panellini si fa tutto l’anno dagli offellai e lo chiamiamo Panattonin – Nel contado invece il Panatton suole esser di farina di grano turco e regalato di spicchi di mele e di chicchi d’uva […].
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Edited by phèdre - 29/11/2016, 21:02. -
xcusemymonkey.
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CITAZIONEreso bruno da un’abbondante glassa di cioccolato
Di già? Quindi era amarognolo, perché se non sbaglio la cioccolata si dolcificò abbastanza tardi, o sbaglio?. -
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Forse lì s'era già nel '500? . -
xcusemymonkey.
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Beh se il trattato è della seconda metà del Cinquecento, forse, però magari Lu non lo ha mangiato per un pelino... Faremo le dovute ricerche quando sarà uu . -
.CITAZIONEIl pandoro è una golosità tipica veronese, delicata, soffice, “cresciuta”, che ha trovato un posto d’onore nelle tavole natalizie italiane. La sua storia è ricca di aneddoti e leggende. L’attuale versione del pandoro risale all’ottocento come evoluzione del “nadalin”, il duecentesco dolce della città di Verona. Il suo nome e alcune delle sue peculiarità risalirebbero invece ai tempi della Repubblica Veneziana (prospera nel Rinascimento fino all’esibizionismo grazie al commercio marittimo con l’oriente), dove sembra fra l’offerta di cibi ricoperti con sottili foglie d’oro zecchino, ci fosse anche un dolce a forma conica chiamato “pan de oro”. Un’altra storia assegna la maternità del pandoro alla famosa brioche francese, che per secoli ha rappresentato il dessert della corte dei Dogi.
xCITAZIONELe prime notizie storiche risalgono quasi a 2000 anni fa e fanno riferimento ai Celti che consideravano l'abete come una divinità; ma quando il centro Europa abbracciò la fede cristiana si iniziò a propagare l'usanza di appendere sui rami degli alberi doni o cibo per i bambini bisognosi. I Celti chiamavano l'abete "Dannenbaumen" cioè "amico verde dell'uomo" perché sui suoi rami ci appendevano mele e cialde che i viandanti raccoglievano come simbolo di ospitalità. Nel Medioevo Frate Bonifacio, di ritorno proprio dalla Germania parlò con il Papa di queste usanze e così si cominciò ad allestire nelle chiese accanto agli altari, abeti carichi di doni e frutta simboli dell'abbondanza; alla fine di ogni rito i fedeli potevano raccogliere questi frutti. Solo nel Rinascimento però la nascita dell'albero venne annotata ufficialmente su pergamena, anche se 100 anni prima fu già annotata da Martin Lutero, ma siccome era ritenuto eretico tutti i suoi scritti vennero bruciati. L'usanza dell'albero di Natale nelle case private iniziò alla fine del '700 in Germania, mentre in Francia si dovette aspettare il 1840.
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E un carol tedesco <3
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marie..
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Carol francese:
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E attenzione, questo è catalano! (Rodrigoooo XD). -
marie..
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Alcuni presepi del XV secolo e XVI secolo: CITAZIONECalvi dell'Umbria - TR - Presepe in terracotta della metà del XVI secolo, restaurato nel 2007, opera dei fratelli abruzzesi Giovanni e Raffaele di Montireale
fonteCITAZIONEArte popolare, XV secolo. Angeli per il Presepe della chiesa di San Giovanni a Carbonara di Napoli. Sculture lignee di Scuola napoletana dei Fratelli Pietro e Giovanni Alemanno, 1478
Presepe di San Giovanni a Carbonara, Napoli (1484), Pietro e Giovanni Alemanno.
Edited by marie. - 15/12/2013, 00:32. -
.CITAZIONE«Nadal l'è un vecio da la barba grisa - scriveva il poeta Berto Barbarani - l'è de le feste el capo de fameia...». E allora facciamogli festa anche a pranzo. La tavola di Natale è, oggi come ieri, ricca di pietanze tradizionali, di usanze giunte fino a noi. Tra i cibi più in uso in passato si segnalano i primi di pasta ripiena cotta nel brodo di cappone (o gallina), il cappone lessato, al quale in seguito si andrà sostituendo il tacchino arrostito. I ricettari del passato offrono tante ricette per cucinare cappone e tacchino, per farcirli in diversi modi. Qualche ricetta del Rinascimento? Ecco allora il cappone lessato (o anche arrostito) e farcito con un composto di formaggio grattugiato, noci tritate e pestate, mollica di pane bagnata nel brodo di carne, burro fresco, uva passa, uova, pepe, cannella e zafferano o con mandorle pestate, ricotta, zucchero, uva passa, spezie, uova e latte. Con il cappone altro cibo tradizionale del grande giorno (in uso ancor oggi) era la mostarda, che doveva essere preparata molto bene a Padova, dato che quella padovana era definita «bona» in un antico ricettario. Pare che la senape, che è uno degli ingredienti, fosse considerata uno stimolante della digestione. Mentre fin dai tempi di Pitagora si credeva che migliorasse la memoria e tenesse allegri.
Una salsa alla senape veniva consigliata in un almanacco veneziano dell'Ottocento: tritare una manciata abbondante di prezzemolo con aglio, acciughe e capperi, aggiungere sale, pepe e senape, stemperare con succo di limone. Una tradizione gastronomica, molto apprezzata, delle feste di Natale, che porta a tavola i colori dell'agricoltura veneta è il radicchio o meglio sono i radicchi: il rosso di Treviso, il variegato di Castelfranco, quelli di Chioggia e di Verona.
Considerato da un dilettante-poeta il contorno migliore per l'anguilla del Sile alla Vigilia di Natale il radicchio rosso veniva gustato un tempo nelle osterie il 31 dicembre con il salame cotto sulla graticola. Si può servire crudo o cotto in insalata o preparato secondo le tradizionali ricette venete («radicio col lardo», sulla graticola, fritto, al forno), ma potrebbe anche essere ingrediente privilegiato di una ricetta del Cinquecento: le frittelle di erbe. Si preparavano con erbe tritate, farina, vino bianco, uva passa, olio, un po' di zafferano.
E per finire ecco i dolci: il classico pandoro, magari tagliato orizzontalmente e servito con lo zabaione, il panettone e il mandorlato, dolce della Vigilia e delle feste, composto da mandorle, miele e zucchero, albume d'uovo. Il suo successo forse nasce anche da antiche credenze sulla materia prima e sulle loro proprietà. Gli esperti consigliavano di mangiare le mandorle col miele o con lo zucchero perché sarebbero più digeribili.
(Maria Tescione)
Il cappone è da secoli il re del Natale Nel Rinascimento «amava» le mandorle
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Christmas carol cinquecentesco courtesy delle instancabili Mediaeval Baebes:
Video
VideoCITAZIONEGaudete, gaudete! Christus est natus
Ex Maria virgine, gaudete!
Rejoice, rejoice! Christ is born
Of the Virgin Mary — rejoice!
Tempus adest gratiæ
Hoc quod optabamus,
Carmina lætitiæ
Devote reddamus.
The time of grace has come—
This that we have desired,
Verses of joy
Let us devoutly return.
Deus homo factus est
Natura mirante,
Mundus renovatus est
A Christo regnante.
God has become man,
To the wonderment of Nature,
The world has been renewed
By the reigning Christ.
Ezechielis porta
Clausa pertransitur,
Unde lux est orta
Salus invenitur.
The closed gate of Ezechiel
Is passed through,
Whence the light is born,
Salvation is found.
Ergo nostra contio
Psallat iam in lustro;
Benedicat Domino:
Salus Regi nostro.
Therefore let our gathering
Now sing in brightness
Let it give praise to the Lord:
Greeting to our King.. -
.CITAZIONENATALE: CHI HA INVENTATO L'ALBERO DI NATALE?
[I]l primo vero albero di Natale, così come lo conosciamo noi, fu introdotto in Germania, nel 1611, dalla duchessa di Brieg [...].
La tradizione di decorare alberi per celebrare il Natale, comunque, era già molto diffusa prima del 1600 nelle regioni europee a nord del fiume Reno, zone in cui era più popolare la dottrina protestante rispetto a quella cattolica. I cattolici, infatti, dopo la riforma di Martin Lutero (1483-1546), consideravano un’usanza protestante quella di decorare alberi per celebrare il Natale. Furono soprattutto i prussiani, dopo il Congresso di Vienna (1814-1815), a contribuire alla sua diffusione anche all’interno dei paesi cattolici. A Tallinn (Estonia), per esempio, già nel 1441, fu eretto un grande abete nella piazza del municipio, attorno al quale uomini e donne non sposati ballavano alla ricerca di un’anima gemella .
Il presepe , un altro elemento tipico della tradizione natalizia di molti paesi, invece, è stato inventato proprio da un famosissimo italiano: San Francesco d’Assisi! Durante la notte di Natale del 1223, a Greccio (Lazio) , il santo rievocò la nascita di Gesù attraverso la prima vera rappresentazione vivente dell’evento. In più, celebrò la Santa Messa e tenne una famosa predica in modo da rendere comprensibile la vicenda a cui stavano assistendo anche a coloro che non sapevano leggere le Sacre Scritture. Secondo la leggenda, il fantoccio usato per raffigurare Gesù Bambino prese vita più volte, durante la messa, fra le braccia di San Francesco.
xCITAZIONESecondo in molti l'albero di Natale nasce proprio qui. Almeno se ne consideriamo la sua accezione moderna. A Tallinn, in Estonia nel 1441, fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell'anima gemella. La tradizione fu poi ripresa dalla Germania del XVI secolo. Anche se la città di Riga, in Lettonia, è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia: era il 1510.
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Siparietto di Crozza sul panettone e il Moro, la battuta è scritta ma vi consiglio di ascoltarla per sentire il Moro che parla come Bossi XD CITAZIONEAcqua, farina, burro, uova, uvetta e canditi. Lo fanno ancora come ai tempi di Ludovico il Moro con la stessa, identica ricetta. E infatti fu proprio Ludovico il Moro il primo a chiedersi... Ma anche a voi fanno cagare i canditi? Sono 500 anni che gli italiani si fanno la stessa domanda. Comunque la ricetta è quella e tutti lo fanno così.
click click. -
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Documentario A Tudor Feast at Christmas, al momento in onda in italiano su raistoria:
Video. -
.CITAZIONEIl Natale a Firenze nel Rinascimento
Nella Firenze medievale e rinascimentale, durante il giorno della vigilia di Natale, era tipica usanza cittadina bruciare nel camino un grosso ceppo (spesso di quercia o d'olivo), le cui faville, che salivano in alto, erano interpretate come auspici. La mattina seguente, la cenere del ceppo bruciato, veniva raccolta e sparsa sui campi, come voto augurale di protezione delle messi.
E' curioso notare come, a quel tempo, i fiorentini usassero il termine "ceppo" come sinonimo di "dono" o "regalo". Alla vigilia di Natale, all'interno delle loro abitazioni, le famiglie attendevano la mezzanotte, per scambiarsi gli auguri; in quell'occasione, i ragazzi venivano allontanati per permettere ai genitori di preparare i "ceppi portadoni", che contenevano al loro interno dolci e frutta ed erano ornati con pigne dorate, ramoscelli d'abete, fiori di carta colorata e candeline. Quando non erano fatti in casa, i ceppi venivano acquistati da venditori ambulanti sotto la loggia del Mercato Nuovo.
Insieme a questa tradizione, nella Firenze quattrocentesca, era ampiamente diffusa la produzione artigianale delle figure di gesso da destinare al presepe (la tradizione risale all'epoca di San Francesco d'Assisi che, nel 1223, realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività; il termine "presepe" deriva dal latino "praesaepe", cioè greppia, mangiatoia, ma anche recinto chiuso, all'interno del quale venivano custoditi ovini e caprini). Alcuni dei presepi furono addirittura animati attraverso meccanismi particolari, come quello realizzato dal Buontalenti per Francesco I de' Medici.
L'iconografia del presepio ebbe un impulso nel Quattrocento, grazie ad alcuni grandi maestri della pittura: il Botticelli, nell'Adorazione dei Magi (Firenze, Galleria degli Uffizi), raffigurò alcuni personaggi della famiglia Medici; Giotto dette il suo contributo con la Natività della Cappella degli Scrovegni a Padova. Nel Quattrocento, anche Luca e Andrea Della Robbia rappresentarono scene della Natività nelle loro graziose terrecotte, la più significativa delle quali è presente nel convento de La Verna (un'altra famosa terracotta robbiana, con sfondo affrescato da Benozzo Gozzoli, si trova nel duomo di Volterra). Sempre in quel periodo, Filippino Lippi compose la Natività che è oggi esposta al Museo Diocesano di Milano; Piero della Francesca l'opera dedicata alla nascita di Cristo che è possibile ammirare alla National Gallery di Londra; il Correggio quella della Pinacoteca di Brera.
La sera del 24 dicembre, allegre e chiassose compagnie, al suono di trombe e liuti, intonavano canzoni e filastrocche, una delle quali, nota come "Cicalata", veniva fatta cantare ai bambini e recitava più o meno così: "Ave, Maria del Ceppo, Angiolo Benedetto, l'Angelo mi rispose: Ceppo mio bello, portami tante cose!".
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