Niccolò Machiavelli e "Il Principe"

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  1. Nainerouge
     
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    Beh, non poteva difenderlo dato il grave errore politico che aveva suscitato la sua caduta, però lo ritiene "imitabile" e dice che "non può trovare e più freschi esempli che le azioni di costui".
    Io ho sempre pensato che Machiavelli ci fosse rimasto malissimo per come Cesare, un uomo brillante, temerario, geniale, perse tutto quanto conquistato alla velocità della luce a causa di quell'unico cedimento, come se si fosse, in un certo senso, appoggiato sugli allori proprio nel momento in cui doveva essere più vigile. Ci ho sempre letto la delusione di un sostenitore accanito, tipo tifoso di calcio che a sei giornate dalla fine vede sfumare il sogno dello scudetto perché la squadra s'è convinta che ormai il primo posto è assicurato e quindi si rilassa. (lo so, esempio molto da uomo della strada, ma è calzante XD)

    Non è un caso che il penultimo capitolo del Principe sia dedicato proprio ad una diesamina sulla fortuna, su quale sia la sua natura e di come solo gli uomini dotati di virtù siano capaci di volgerla a proprio vantaggio:
    CITAZIONE
    Nondimanco, perché el nostro libero arbitrio non sia spento, iudico potere essere vero che la fortuna sia arbitra della metà delle azioni nostre, ma che etiam lei ne lasci governare l'altra metà, o presso, a noi.

    (cap. XXV, par.2)

    e ancora:
    CITAZIONE
    Ma, restringendomi più a' particulari, dico come si vede oggi questo principe felicitare, e domani ruinare, sanza averli veduto mutare natura o qualità alcuna: il che credo che nasca, prima, dalle cagioni che si sono lungamente per lo adrieto discorse, cioè che quel principe che s'appoggia tutto in sulla fortuna, rovina, come quella varia.

    (XXV, par.4)

    infine, secondo me l'amarezza della conclusione del capitolo VII in parte riflette quella strettamente personale -confinante con la disperazione- di Machiavelli per la propria caduta politica (va detto che però lui aveva anche fatto tutto il possibile per salvare la repubblica fiorentina e che quindi la rovina dipese da quella parte di fortuna non governabile dagli uomini virtuosi), che lo portò a scrivere al Vettori:
    CITAZIONE
    poiché la fortuna vuol fare ogni cosa, ella si vuole lasciarla fare, stare quieto e non le dare briga e aspettar tempo che la lasci fare qualche cosa agli uomini; e allora starà bene a voi durare più fatica, vegghiare più le cose, e a me partirmi di villa e dire: eccomi.

    e qui soprattutto si legge la disperazione:
    CITAZIONE
    perché io mi logoro, e lungo tempo non posso star cosí che io non diventi in povertà contennendo, appresso al desiderio arei che questi signori Medici mi cominciassino adoperare, se dovessino cominciare a farmi voltolare un sasso

    (Lettera all'ambasciatore fiorentino a Roma Francesco Vettori, 10 dicembre 1513)


    insomma, ripeto, nel suo "idolo", o comunque stimato, Cesare Borgia secondo me Machiavelli vedeva molto se stesso e la sua vicenda, ed è per questo che il giudizio finale sul Valentino lascia l'amaro in bocca.




    (scusate, mi sono dilungata, è che su Machiavelli potrei parlare ore ed ore XD)
     
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107 replies since 20/5/2011, 12:20   2493 views
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