Juan (Giovanni) Borgia

Quanto all'accusa che si vuole celata nella pala d'altare del 1507, commissionata da Maria Enriquez a Paolo da San Leocadio, oggi attribuita ad Esteve, suo allievo, c'è molto da dire. Sul dipinto campeggia una splendida Madonna con Bambino affiancata da San Domenico e da Santa Caterina; ai loro piedi ci sono quattro uomini. Sulla sinistra, in corrispondenza di San Domenico, ve n'è uno che depone una spada in terra, conversando con un altro giovane uomo inginocchiato in fervente preghiera, cui la stessa Madre Divina porge una rosa, è sotto la minaccia di un losco assassino armato di coltello, che trovarsi alle sue spalle. Si è lungamente ritenuto che nel dipinto fosse celata la verità sull'omicidio di Giovanni: Cesare, dopo aver ucciso il fratello, depone la spada su consiglio di Goffredo, che lo affianca. Niente di più fantasioso. La scena riprodotta è bene probabile che rappresenti i fratelli Borgia, ma non lancia accuse. Anzi, secondo la mia modesta opinione, è vero il contrario. La rappresentazione contenuta in quel dipinto è la seguente: Giovanni, raffigurato in corrispondenza dell'immagine di Santa Caterina, padrona degli infermi e dei moribondi, minacciato di morte da uno sconosciuto, riceve una rosa, emblema del sangue versato di Cristo, quasi a simboleggiare una sorta di comunione dei loro destini ed una benedizione; mentre Cesare, sotto l'immagine di San Domenico, la cui santa vita è simbolo di umiltà, depone la propria spada in Spagna, abbassando il capo, sottomettendosi, come avvenuto nella realtà. Non dimentichiamoci che, all'epoca in cui era stato dipinto il quadro, egli Cesare era già morto, aveva rinunciato a tutto, anche alla vita, in quel suolo familiare eppur nemico. L'interpretazione data, peraltro, trova riscontro nello stesso stile pittorico di San Paolo di San Leocadio, pittore di Reggio Emilia ma di formazione ferrarese, il quale, come noto, aveva importato la pittura rinascimentale in Spagna, arricchendola con influenze fiamminghe. È proprio il richiamo al particolare tipicamente fiammingo, infatti, che aiuta a comprendere il senso della scena dipinta. La spada non viene tenuta dall'Elsa, come ci si aspetterebbe in un'espressione sfigurata, dove l'accento sull'omicidio deriverrebbe proprio dalla mano che impugna ancora la spada assassina mentre viene deposita, bensì viene tenuta dalla lama, in segno di rispetto e sottomissione di umiltà - e torna la simbologia legata alla figura di San Domenico - cosa che più facilmente fa pensare al ruolo di Cesare negli ultimi anni della sua vita, legato da fedeltà al generalissimi del Re di Spagna.