Simonetta Vespucci

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    simonetta

    Ritratto di Simonetta Vespucci (?), Sandro Botticelli (Multinazionale Marubeni, Tokyo)



    CITAZIONE

    Simonetta Cattaneo Vespucci: la “Top-Model” del Rinascimento


    Simonetta Cattaneo Vespucci, la donna piu’ bella del Rinascimento, la Venere vivente, “Modella” di Botticelli, morta precocemente, la sua bellezza è un mito Ma chi era in realtà Simonetta Cattaneo? Nacque probabilmente a Portovenere (una singolare coincidenza per una località che già in epoca romana si chiamava Portus Veneris) da una nobile famiglia ligure. Appena quindicenne sposò Marco Vespucci, cugino del celebre Amerigo e si trasferì a Firenze dove condusse una vita riservata, finché non incontrò Giuliano che, probabilmente, ne vide il ritratto nella bottega del Botticelli. L’esile figura, i biondi capelli (una rarità a quell’epoca in Italia) e i profondi occhi grigi, le valse il titolo di “la bella di Firenze”. Forse fu solo un amore platonico. Certo è che fu la coppia più ammirata del momento. I Medici erano i più ricchi, i più colti, i più potenti, i più fortunati, sembravano la personificazione del periodo aureo di Firenze. E se Lorenzo incarnava la gestione del potere, il bel Giuliano, colto, idealista, esprimeva la gioia di vivere rinascimentale.

    Simonetta Cattaneo Vespucci (Fezzano, 28 gennaio (?) 1453 – Firenze, 26 aprile 1476) fu una nobildonna del Rinascimento, amata da Giuliano de’ Medici, il fratello minore di Lorenzo il Magnifico. Ritenuta dai suoi contemporanei come la più bella donna vivente, fece da modella a Sandro Filipepi detto il Botticellii per la Nascita di Venere, per La Primavera e numerosi altri dipinti. Fu musa ispiratrice anche per numerosi altri artisti, tra i quali si distinse Piero di Cosimo, che dipinse il Ritratto di Simonetta Vespucci, dove compare vestita come Cleopatra con un aspide al collo.Divenne poi il soggetto dei più famosi artisti come il Verrocchio, il Ghirlandaio, Filippo Lippi e di poeti come il Poliziano (che ne fece la protagonista de Le stanze della Giostra), il Pulci e lo stesso Lorenzo il Magnifico.

    Giuliano e Simonetta: sarà proprio Botticelli a ritrarli insieme nel suo capolavoro, La Primavera. In questo quadro il giovane De Medici indossa le vesti di uno scultoreo Mercurio e la Cattaneo, ondeggiante nei suoi veli, è una delle Tre Grazie, quella che si trova al centro e viene ritratta di profilo. E ancora, nel Venere e Marte, il volto della dea dell’amore è sempre quello angelico e soave di Simonetta. Nata dai nobili genovesi Gaspare Cattaneo della Volta e Cattochia Spinola de Candia nel 1453, gli storici non sono concordi circa il suo luogo di nascita, se Fezzano di Portovenere (La Spezia) o Genova, il cui nome fu poi leggendariamente legato proprio alla nascita di questa “Venere vivente”. Nell’aprile del 1469, andò incontro al giovanissimo sposo Marco Vespucci, un cugino lontano di Amerigo Vespucci, nella chiesa gentilizia di San Torpete, assistita dal Doge e da tutta l’aristocrazia genovese. Una versione più accreditata ritiene che Simonetta accompagnò giovinetta i genitori in esilio nella villa che la famiglia Cattaneo possedeva a Fezzano di Portovenere. La madre aveva sposato in prime nozze Battista I Fregoso (1380-1442) da cui aveva avuto una figlia Battistina andata sposa al duca di Piombino Jacopo III Appiano. Nell’esilio i Cattaneo furono anche ospitati dall’Appiani a Piombino dove Piero Vespucci, padre di Marco, era spesso ospite per ragioni di affari. A Piombino venne combinato il matrimonio tra Simonetta e Marco. Il giovane sposo era da poco stato inviato dal padre Piero a Genova per studiare i sapienti ordinamenti del Banco di San Giorgio], di cui era procuratore appunto Gaspare Cattaneo, che nel 1464 era stato testimonio della dedizione di Genova a Francesco Sforza, duca di Milano. Marco Vespucci, accolto dai Cattaneo, si era innamorato perdutamente di Simonetta e il matrimonio era stato una logica conseguenza visto l’interesse dei Cattaneo a legarsi con una potente famiglia di banchieri fiorentini, intimi dei Medici. La recente caduta di Costantinopoli e la perdita delle colonie orientali aveva infatti particolarmente colpito la famiglia Cattaneo. La coppia si stabilì a Firenze. L’arrivo degli sposi coincise con l’assunzione di Lorenzo il Magnifico a capo della Repubblica. I due fratelli Lorenzo e Giuliano accolsero gli sposi nel palazzo di via Larga e in loro onore organizzarono una sontuosa festa nella villa di Careggi. Si susseguirono brevi anni di feste e ricevimenti in una vita sontuosa di cui la corte medicea era il centro. L’apice si raggiunge con il “Torneo di Giuliano”, un torneo cavalleresco svoltosi in piazza Santa Croce nel 1475. Giuliano, secondo quanto immortalato dal poemetto Stanze per la giostra di Angelo Poliziano, vi partecipò, vincendo, perché vi era in lizza un ritratto di Simonetta dipinto dal Botticelli, sul quale era riportata l’iscrizione La Sans Pareille, “La senza paragoni”. Simonetta fu la trionfatrice e venne proclamata “regina del torneo”. La sua straordinaria bellezza e la sua grazia avevano ormai conquistato tutti, in primis Giuliano. Il Pulci le dedicò alcuni leziosi sonetti e anche il Magnifico la celebrò nelle sue Selve d’Amore. Ma sarà la pittura a lasciarci numerose e splendide testimonianze di questa fanciulla che rimane considerata la più bella donna del Rinascimento. Di lei vi è un ritratto del Botticelli alla Galleria Palatina e un altro di Piero di Cosimo al Museo Condé di Chantilly. L’esistenza di Simonetta comunque fu una vera e propria meteora fugace, perché solo un anno dopo moriva di tisi, il 26 aprile 1476, all’età di ventitré anni, poco più di un anno dopo il famoso torneo. Nessun rimedio potè salvarla, nemmeno Maestro Stefano, il medico personale di Lorenzo de Medici.

    Per la sua scomparsa Lorenzo il Magnifico scrisse il sonetto che inizia con “O chiara stella che co’ raggi tuoi…”, dove la immagina salita in cielo ad arricchire il firmamento. Una folla immensa partecipò al funerale e sfilò davanti alla sua bara che era stata lasciata scoperta perché tutti potessero ammirare la bellezza che la morte non aveva offuscato. Simonetta fu sepolta nella chiesa d’Ognissanti, nella Cappella Vespucci affrescata dal Ghirlandaio, il 27 Aprile 1476. Nella stessa Chiesa, sul pavimento c’è anche la tomba di Botticelli che aveva chiesto di essere sepolto ai suoi piedi. Esattamente due anni dopo anche Giuliano morì, assassinato nella congiura dei Pazzi, che segnò la fine del momento più splendido della Firenze medicea.

    Sette anni più tardi, Piero di Cosimo dipinse una Cleopatra con le sembianze di Simonetta Cattaneo, con un aspide attorno al collo: era certamente un inquietante ricordo della fine prematura, ma il serpente è anche un simbolo erotico e tutto il quadro, del resto, ha una doppia chiave di lettura in bilico tra il rigoglio della vita e la morte in agguato.

    E questo, dolce e struggente, è il sonetto composto da Lorenzo il Magnifico in morte di Simonetta:

    O chiara stella, che coi raggi tuoi

    togli alle tue vicine stelle il lume,

    perché splendi assai più che ‘l tuo costume?

    Perché con Phebo ancor contender vuoi?


    Forse i belli occhi, quali ha tolti a noi

    Morte crudel, che omai troppo presume,

    accolti hai in te: adorna del lor nume,

    il suo bel carro a Phebo chieder puoi.


    O questo o nuova stella che tu sia,

    che di splendor novello adorni il cielo,

    chiamata essaudi, o nume, i voti nostri:


    leva dello splendor tuo tanto via,

    che agli occhi, che han d’eterno pianto zelo,

    sanza altra offensïon lieta ti mostri.


    I ritratti di Simonetta erano sparsi per tutta Firenze ed i cittadini erano affascinati a tal punto dalla bellezza della ragazza da darle il soprannome di “La bella Simonetta”. L’amore fra Giuliano e Simonetta fece fantasticare per decenni i fiorentini. Nove anni dopo la morte della ragazza, Sandro Botticelli ultimò il suo quadro più famoso, La nascita di Venere: il grande pittore usò una tela con il suo volto per riprenderne le sembianze e immortalarla per sempre. Alcuni sostengono che lo stesso Botticelli fosse innamorato di Simonetta, un amore mai dichiarato, espresso solo attraverso i numerosi ritratti. Oltre al famoso dipinto della Galleria degli Uffizi, molte delle donne nei quadri di Botticelli assomigliano a Simonetta. Lasciò,tra le sue volontà, una richiesta: chiese di essere sepolto ai suoi piedi. Fu accontentato dalla famiglia Vespucci, che permise che la salma venisse tumulata nella chiesa di Ognissanti, nella loro cappella privata. Curiosità La Nascita di Venere è uno dei pochi dipinti pagani di Botticelli che non sono stati distrutti dalla Chiesa Cattolica. Un’altra leggenda racconta infatti che Lorenzo il Magnifico avrebbe protetto il dipinto dall’ira della Chiesa per lasciare al fratello Giuliano un ricordo della donna amata.

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    CITAZIONE
    Simonetta Cattaneo Vespucci, la celebre nobildonna del Rinascimento, è ancora ritenuta da molti musa e amante di Sandro Botticelli. Ma fu davvero così?

    La “bella Simonetta”, la “sans par”: questi i due soprannomi con cui è passata alla leggenda una delle più celebri nobildonne del Rinascimento fiorentino, Simonetta Vespucci, nata Cattaneo (Genova o Portovenere, 1453 - Firenze, 1476). Una donna ritenuta di bellezza ineguagliabile, oggetto del desiderio di moltissimi uomini della Firenze della metà del Quattrocento, esponente di una delle famiglie genovesi di più antica nobiltà (i Cattaneo), andata in sposa a soli sedici anni al banchiere Marco Vespucci (parente del più noto Amerigo, il navigatore che ha dato il nome all’America), morta giovanissima (ad appena ventitré anni, probabilmente di peste) e accostata al nome di molti artisti del tempo, per i quali avrebbe posato. Molti hanno voluto riconoscere il suo volto, per esempio, nella Venere o nella personificazione della Primavera di Sandro Botticelli (Firenze, 1445 - 1510), e si è voluto persino attribuire ai due un legame affettivo, anche sulla base di una leggenda (destituita di ogni fondamento) secondo la quale Botticelli avrebbe chiesto di essere sepolto accanto a Simonetta nella chiesa di Ognissanti. I due furono effettivamente sepolti all’interno dell’edificio di culto fiorentino, ma perché le tombe di famiglia di entrambi si trovavano nella stessa chiesa (i Vespucci erano titolari di una cappella, mentre Botticelli fu sepolto nel cimitero di Ognissanti). Cosa c’è dunque di vero in questa storia?

    Ci sono sicuramente degli elementi che ci lasciano supporre che Sandro Botticelli e Simonetta Vespucci si conoscessero. Nel 1464 il padre di Sandro, Mariano Filipepi (gioverà ricordare che Sandro Botticelli, in realtà, si chiamava Alessandro Filipepi), aveva acquistato una casa in via Nuova, attigua alle abitazioni della famiglia Vespucci, nel quartiere di Borgo Ognissanti. In questa casa dimorò in seguito anche Sandro, almeno dal 1470 e fino alla fine dei suoi giorni. Che ci fossero tra i Filipepi e i Vespucci dei rapporti di buon vicinato è testimoniato dal fatto che i Vespucci garantirono alcune commissioni al pittore, tra le quali di sicuro il Sant’Agostino nello studio della chiesa di Ognissanti (i Vespucci, oltre a essere titolari di una cappella nella chiesa, ne erano stati anche tra i principali finanziatori). Su Simonetta, invece, ci sono pochissimi documenti. Conosciamo data e probabile luogo di nascita da un documento del catasto fiorentino del 1469 (anno del suo matrimonio), che la indica come nata a Genova (il fatto che di recente sia stato proposto il borgo di Portovenere come suo luogo di nascita è dovuto al fatto che la famiglia Cattaneo aveva dei possedimenti nella zona del golfo spezzino, e al fatto che il nome di Simonetta non è menzionato nei registri genovesi del tempo) e di sedici anni d’età. All’epoca, quindi, si trovava già a Firenze. Tuttavia, non esistono (o non ci sono arrivati) documenti che possano testimoniare un rapporto tra Sandro e Simonetta. Come sarebbe nato, dunque, il mito di Simonetta Vespucci “musa di Botticelli”?

    In seguito alla sua scomparsa avvenuta nel 1476, Simonetta diventò oggetto di un’autentica venerazione da parte dei poeti della Firenze medicea, che in lei vedevano una sorta di personificazione del concetto di bellezza. Lo stesso Lorenzo il Magnifico scrisse, in sua memoria, quattro sonetti, il più famoso dei quali recita: "O chiara stella che co’ raggi tuoi / Togli alle tue vicine stelle il lume, / Perché splendi assai più del tuo costume? / Perché con Febo ancor contender vuoi? / Forse e begli occhi, quali ha tolto a noi / Morte crudel, che omai troppo presume, / Accolti hai in te: adorna del lor nume, / El suo bel carro a Febo chieder puoi. / O questo o nuova stella che tu sia, / Che di splendor novello adorni el cielo, / Chiamata esaudi, nume, e voti nostri: / Leva dello splendor tuo tanto via, / Che agli occhi, c’han d’etterno pianto zelo, / Senz’offension lieta ti mostri". Nelle chiose ai sonetti, il Magnifico scriveva di aver ricevuto l’ispirazione dopo aver osservato, una notte, una stella luminosissima in cielo: secondo la sua sensibilità poetica, quella non poteva esser altro che l’anima della giovane (e questo particolare ci dà già un’immagine chiara delle proporzioni che il mito di Simonetta aveva già raggiunto). Il poeta Bernardo Pulci, nella sua lirica in terzine di endecasillabi In morte di Simonetta Cattaneo genovese, la descrive come “delizia e zelo” dei regni di Venere, la paragona alla “Laura bella” di Petrarca e alla Beatrice di Dante, e la saluta immanginandola come una “ninfa che in terra un freddo sasso cuopre / Benigna stella or su nel ciel gradita”. E come una ninfa la immaginò anche Angelo Poliziano: la ragazza era infatti protagonista delle Stanze per la giostra del magnifico Giuliano di Pietro de’ Medici, nel quale si favoleggiava di un amore idilliaco (o, per meglio dire, platonico) tra Simonetta e Giuliano de’ Medici, il fratello del Magnifico ucciso nel 1478 nel corso della congiura dei Pazzi. Poliziano descrive l’apparizione della giovane in questi termini: "Candida è ella, e candida la vesta / Ma pur di rose e fior dipinta e d’erba: / Lo inanellato crin dell’aurea testa / Scende in la fronte umilmente superba. / Ridegli attorno tutta la foresta, / E quanto può sue cure disacerba. / Nell’atto regalmente è mansueta; / E pur col ciglio le tempeste acqueta".

    Da queste descrizioni a immaginarla dunque musa di artisti il passo è stato molto breve. Per esempio, il grande Aby Warburg volle trovare nel poemetto di Poliziano la fonte letteraria che avrebbe ispirato Botticelli nella realizzazione dei suoi due grandi capolavori. Si noterà, infatti, come la descrizione della ninfa di Poliziano ben si adatti alla Primavera di Botticelli, e su questa base s’è voluto pensare che i personaggi femminili di molte opere botticelliane potessero essere identificati con la bella genovese. Al fine di corroborare tale ipotesi, si tiravano in ballo alcune righe della Vita di Botticelli di Giorgio Vasari: l’aretino ci informa infatti che nel guardaroba del duca Cosimo I, suo contemporaneo, figuravano due “teste di femmina in profilo”, “una delle quali si dice che fu l’inamorata di Giuliano de’ Medici”. Questa asserzione di Vasari è stata dunque interpretata (forzatamente, si potrebbe dire) per avvalorare l’ipotesi che Botticelli avesse effettivamente realizzato un ritratto di Simonetta Vespucci (benché Vasari non specifichi meglio chi fosse questa “inamorata”), che si è alternamente voluto identificare nel "Ritratto di dama" dello Städel Museum di Francoforte, in quello della Gemäldegalerie di Berlino o, ancora, nel "Ritratto di giovane donna" della Galleria Palatina.<b> Tutti questi tre dipinti, in passato, furono ritenuti il ritratto di Simonetta Vespucci: <b>oggi, invece, si tende a escludere ipotesi di questo tipo, e per cercare di trovare un’identità alle tre giovani sono stati proposti molti nomi, senza che ne sia mai stato individuato uno soddisfacente.</b

    Ci sono poi opere di altri artisti delle quali Simonetta sarebbe la protagonista: la più celebre è probabilmente il cosiddetto "Ritratto di Simonetta Vespucci come Cleopatra", opera di Piero di Cosimo (Firenze, 1462 - 1522) conservata al Musée Condé di Chantilly in Francia. <b>C’è però da notare che quando la ragazza scomparve, Piero di Cosimo era un adolescente, aveva poco più di tredici anni. Si tratterebbe dunque di un ritratto postumo, che non deve pertanto essere considerato come un dipinto che raffiguri le fattezze esatte della giovane: sarebbe una sorta di omaggio artistico, un ritratto idealizzato che voleva celebrare la donna con l’arte, allo stesso modo in cui i poeti la celebravano con le parole.
    Se, per esempio, per Poliziano la giovane moglie di Marco Vespucci era una ninfa, per Piero di Cosimo sarebbe potuta essere una Cleopatra: non dimentichiamo inoltre che, per una donna di alto lignaggio come Simonetta, posare nuda per un pittore sarebbe stato considerato estremamente sconveniente (e, oltretutto, posare per un pittore era consuetudine non troppo diffusa nel Quattrocento: lo sarebbe diventata solo a partire dal secolo successivo). Peraltro, analisi condotte sul dipinto di Piero di Cosimo già nel 1970 dimostrarono come l’iscrizione apposta alla base del dipinto, e in seguito utilizzata per giustificare l’identificazione della donna, risalisse in realtà alla fine del Cinquecento. E sempre decisamente labile (per non dire infondata) sarebbe l’ipotesi che vuole Simonetta come la ninfa che compare completamente nuda nella perduta "Educazione di Pan" di Luca Signorelli, dipinto del 1490 che è stato letto anche come una celebrazione del polizianesco amore tra Giuliano de’ Medici e Simonetta.

    Qual è, dunque, la verità? Ci dispiace davvero essere poco romantici, ma la verità è che NON conosciamo alcun dipinto che ci abbia tramandato le reali fattezze di Simonetta Vespucci. Allo stesso modo, non è stato mai trovato alcun documento capace di provare che Simonetta abbia posato per Botticelli, o quanto meno sia mai comparsa in una sua opera. La critica più recente ha ormai smontato queste ipotesi ritenendole riflesso di un vero “culto” per Simonetta Vespucci che si diffuse negli anni Settanta e Ottanta del Quattrocento a Firenze e che, con tutta evidenza, esercitò una notevole influenza anche sulla critica ottocentesca e novecentesca. Questo però non significa che, all’epoca, non fossero esistiti dei ritratti forse anche veramente somiglianti: in una lettera inviata dal suocero di Simonetta, Piero Vespucci, a Lucrezia Tornabuoni, madre di Lorenzo il Magnifico e Giuliano de’ Medici, si fa riferimento a un’immagine di Simonetta che sarebbe stata regalata a Giuliano dopo la scomparsa della ragazza. Il fatto che i ritratti di Berlino e Francoforte (escludiamo la poco avvenente dama della Palatina) abbiano un grado di idealizzazione piuttosto elevato potrebbe far discutere parecchio sull’eventualità di ipotizzare che uno dei due sia quella “immagine” citata da Piero Vespucci. Ma forse, come ha di recente scritto lo storico dell’arte Stefan Weppelmann in una scheda di catalogo sul ritratto di Berlino, “la domanda se i dipinti di Berlino e Francoforte rappresentino davvero Simonetta Vespucci sembra di gran lunga meno rilevante rispetto al loro possibile ruolo di immagini letterarie e, di conseguenza, al loro intento di raffigurare la formulazione umanistica dell’ideale di bellezza”. Perché alla fine, osservando queste opere, non vediamo altro che donne ideali che ci trasmettono il canone di bellezza della Firenze quattrocentesca: e non è di certo poco!

    finestresullarte

    Edited by florentinenymph - 28/6/2020, 11:22
     
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    Forse fu solo un amore platonico.

    Beh ho sempre immaginato che lo fosse! Come gioco di corte, diciamo, visto che lei era sposata? Ciò non toglie che per avere ispirato le Stanze lui doveva esserne molto preso, d'altronde pare che la Vespucci fosse molto popolare proprio per la sua bellezza.

    Sull'identificazione della Venere e di altre donne di Botticelli con lei invece sono un po' più scettica, mi sembra la classica leggenda popolare romantica (alla Flora = Lucrezia Borgia), basata su poco o nulla di storico. D'altronde le donne di Botticelli si assomigliano, come quelle di Leonardo eccetera.
     
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    In realtà non si sa con certezza il tipo di 'rapporto' che ebbero effettivamente Simonetta e Giuliano. Resta il fatto che lei era sposata, per cui è molto probabile che il loro fosse esattamente un amore platonico di estrema ammirazione, e che fu accettato senza troppi problemi dai Vespucci.

    Anch'io sono scettica quanto te per quanto riguarda il suo volto. Quando sento il nome di Simonetta, l'immagine che mi viene per prima in mente è quello della Flora; poichè la raffigurazione del quadro descrive le stesse sembianze della ninfa immaginata dal Poliziano ne Le Stanze, appunto Simonetta.
     
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    Sì ma ci sta immaginarsela come ci pare, ad esempio io la immagino come quella Cleopatra con l'aspide al collo perché è un profilo bello ma anche realistico.
     
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    In una biografia letta lo scorso anno, si presume anche che Simonetta sia stata ritratta in seno alla famiglia del marito in questa Madonna della Misericordia del Ghirlandaio, nella chiesa di Ognissanti. L'artista potrebbe averla ritratta nella fanciulla con il mantello rosa sulla destra:

    1280px-Domenico_ghirlandaio,_madonna_della_misericordia,_ognissanti,_Firenze

    Edited by theflorentineangel - 27/12/2016, 13:11
     
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    Ho letto che pare che Lorenzo, più che essere innamorato di Simonetta la usò , passatemi il termine, per riuscire a tenere buono Alfonso D'Aragona che pare fosse innamorato della Vespucci anche se non è scontato che fosse un rapporto solamente platonico. Sicuramente se questa notizia fosse vera getterebbe un altro sguardo sulla figura della Vespucci e su quella di Lorenzo e se non altro sarebbe interessante comprendere se la Vespucci avesse idea di quello che stava facendo o solamente se prese d'Aragona come uno dei tanti ammiratori. In ogni caso secondo me darebbe una visione della Simonetta Vespucci non solo come una musa, ma anche come una pedina politica utilizzata da Lorenzo in un affaire abbastanza delicato perciò potrebbe indicare una certa fiducia , un po' come la Contessa di Castiglione ? So che il paragone è azzardato però mi è venuto subito in mente.
     
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    Se il Magnifico l'avesse 'usata' come pedina in quella determinata occasione non saprei proprio :/ Il fatto che Alfonso sia rimasto affascinato da Simonetta è vero, ma il loro incontro avvenne di passaggio a Firenze, poichè egli presiedeva il grande corteggio diretto a Ferrara di Eleonora D'Aragona che andava sposa a Ercole I d'Este.

    A causa delle scarse informazioni sulla vita della Vespucci, è difficile scendere molto nei dettagli, però questa cosa mi sembrerebbe interessate! :3
     
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    Stiamo parlando del babbo di Sancia, giusto? Non ne sapevo nulla ma sarebbe molto curioso perché sbaglio o si ricama già del rapporto tra sua moglie Ippolita e (di nuovo) Lorenzo? =D
     
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    Sisi, proprio lui: Alfonso II di Napoli!
     
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    Che carina! È un collana giusto? **
    Su un sito online qualche tempo fa trovai dei bellissimi ciondoli a soggetto Simonetta e Botticelli. Se dovessi ritrovarlo appena ho del tempo ve lo linko volentieri <3

    Edited by theflorentineangel - 9/8/2017, 12:14
     
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    collana giusto?

    Sii! <3
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    Su un sito online qualche tempo fa trovai dei bellissimi ciondoli a soggetto Simonetta e Botticelli. Se dovessi ritrovarlo appena ho del tempo ve lo linko volentieri <3

    Io ho un'amica che fa gioielli e per me aveva fatto una collana con "ragazza con l'orecchino di perla" di Veermer 😍
     
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    Come promesso questo è il sito, se siete curiose di darci un'occhiata. C'è pochissimo, ma quei ciondoli sono una meraviglia! <3 Se andaste su Etsy trovereste tantissime altre cose al riguardo ^__^
     
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    @Conny ma che carina tua zia *_* molto creativa con h tocco rinascimentale!
     
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    @conny guarda sono entrata appositamente per farti i complimenti, la collana è stupenda ed amo quel tipo di decori, fanno molto anni '20.
     
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